Re: come si indica una funzione e sua definizione

Messaggioda lisdap » 10/04/2012, 14:46

Io intendo questo: prendo una videocamera e faccio un video a un uccello (schematizzabile come un punto) che si muove nello spazio. Limitatamente alla situazione che ho descritto, la posizione del punto materiale rispetto ad un certo sistema di riferimento fisso sul terreno è una grandezza variabile. E' chiaro che se mi riferisco ad un'altra situazione reale, la posizione può essere una grandezza costante. Se proprio vogliamo essere precisi, dovremmo parlare di "posizione dell'uccello di nome $x$ in data $y$ e all'istante $z$".
Poi, nello stesso momento in cui faccio il video all'uccello, faccio un video alla lancetta del contagiri di una certa macchina che si muove sulla strada (perdona la fantasia :-D ).
A questo punto premo il tasto rewind sulle due camere, prendo una penna e un pezzo di carta e, nello stesso istante in cui registro un certo valore di posizione, registro un certo valore di giri/min. Scrivo dunque l'insieme formato da questi due valori, ${a,b}$, $a,b in RR$. Ora, se io faccio leggere ad un amico l'insieme che ho scritto, lui mi dirà: "scusa Giuseppe, ma $a$ è il valore della posizione o dei giri/min? E $b$? Allora io correggo l'insieme ${a,b}$ in $(a,b)$ e dico:"il primo elemento della coppia ordinata fa riferimento alla posizione, mentre il secondo al numero dei giri dell'auto che transitava in quel momento". Il mio amico, quindi, non avrò ora più nulla da obiettare. Mando avanti i video e ripeto questo lavoro, ottenendo un numero elevato di coppie. Infine metto queste coppie in un insieme, e vedo se godono di una certa proprietà. Se è il caso, chiamo tale insieme funzione.
Per ultimo, mi adopero per trovare un'equazione le cui soluzioni coincidano con il mio insieme di coppie ordinate: in questo modo, potrò descrivere il fenomeno che ho studiato semplicemente per mezzo di pochi simboli, e qui sta la potenza della Matematica!
Perdona la fantasia, però era per evidenziare la generalità del concetto di funzione e più in generale di relazione.
Io sono dell'idea che il matematico, il fisico e l'ingegnere debbano lavorare insieme in virtù dello stesso obiettivo. Il fisico e l'ingegnere si preoccupano di osservare la realtà e di capirla, poi il matematico li aiuta nel processo di astrazione e di elaborazione della teoria.

P.S=E' evidente che la corrispondenza giri-posizione, che non per forza deve essere una funzione, non ha alcun interesse fisico, ma puramente matematico.
lisdap
 

Re: come si indica una funzione e sua definizione

Messaggioda G.D. » 11/04/2012, 12:33

Perdonami ma io continuo a "sentire" il contorsionismo mentale di cui scrivevo in precedenza.

lisdap ha scritto:...la posizione del punto materiale rispetto ad un certo sistema di riferimento fisso sul terreno è una grandezza variabile. E' chiaro che se mi riferisco ad un'altra situazione reale, la posizione può essere una grandezza costante. Se proprio vogliamo essere precisi, dovremmo parlare di "posizione dell'uccello di nome $x$ in data $y$ e all'istante $z$".


Io torno a scrivere: NO!

Io non amo la Fisica e non apprezzo il modo "disinvolto" con cui i fisici utilizzano gli strumenti che i matematici mettono a loro disposizione, perché anche la Fisica prevede un corpo di definizioni: in particolare, la parte di metrologia della Fisica raccoglie queste definizione in una specie di "vocabolario" (mi perdonino i fisici se non ne conosco il nome tecnico esatto) nel quale c'è scritto che una grandezza fisica è una caratteristica o una manifestazione di un corpo o di un fenomeno che può essere quantificata ovvero espressa per mezzo di numeri correlati ad un campione di questa caratteristica o di questa manifestazione. Che una grandezza fisica sia variabile o costante non esiste nemmeno lontanamente! Quando su un manuale di Fisica c'è scritta una cosa del tipo "... nel moto circolare uniforme la velocità (istantanea) è (in modulo) costante..." non si vuole significare che la grandezza fisica velocità istantanea è costante, si vuole significare che la misura della grandezza fisica velocità istantanea che caratterizza il moto circolare uniforme presenta una componente, quella relativa alla misura dell'intensità (o modulo) di questa grandezza, la cui misurazione nel tempo non fornisce misure diverse.
Mi rendo conto che trattasi mero tecnicismo e di puntualizzazioni che risultano più fastidiose e spocchiose che utili, ma, dato che in questo topic ne stiamo facendo una questione di principio circa il concetto di funzione e circa la sua definizione astratta esatta in Algebra, non mi sembra il caso di prenderci "licenze poetiche".

Ergo: non è che esitano grandezze fisiche costanti e grandezze fisiche variabili, esistono le grandezze fisiche e basta, che esistono in quando esiste un metodo (diretto o indiretto) che permette di misurarle ed è la misura, cioè il numero risultato dell'operazione di misura, altrimenti detta "misurazione", che può essere costante o variabile. Chiarito questo possiamo poi commettere abusi di linguaggio!

lisdap ha scritto:Poi, nello stesso momento in cui faccio il video all'uccello, faccio un video alla lancetta del contagiri di una certa macchina che si muove sulla strada (perdona la fantasia :-D ).
A questo punto premo il tasto rewind sulle due camere, prendo una penna e un pezzo di carta e, nello stesso istante in cui registro un certo valore di posizione, registro un certo valore di giri/min. Scrivo dunque l'insieme formato da questi due valori, ${a,b}$, $a,b in RR$. Ora, se io faccio leggere ad un amico l'insieme che ho scritto, lui mi dirà: "scusa Giuseppe, ma $a$ è il valore della posizione o dei giri/min? E $b$? Allora io correggo l'insieme ${a,b}$ in $(a,b)$ e dico:"il primo elemento della coppia ordinata fa riferimento alla posizione, mentre il secondo al numero dei giri dell'auto che transitava in quel momento". Il mio amico, quindi, non avrò ora più nulla da obiettare. Mando avanti i video e ripeto questo lavoro, ottenendo un numero elevato di coppie.


Corro il rischio di sembrare un rompi palle: mi spieghi qual è la correlazione tra il volo dell'uccello e i giri per minuto registrati sulla console della macchina? In quale esperimento dovrebbe risultare di interesse per un fisico cercare di collegare due fenomeni palesemente non solo non correlati ma del tutto dissociati ed indipendenti l'uno dall'altro?

Ammesso e non concesso che esista un siffatto esperimento, di solito (cioè sempre) in Fisica si esprimono le misure accompagnandole con le unità di misura che esprimono il grado di omogeneità tra la misura effettuata e l'evento osservato, ovvero quanto senso abbia la misura riportata se riferita all'osservazione di un fenomeno caratterizzato e descritto per mezzo di determinate grandezze fisiche. Ergo nel momento in cui piazzi i valori \(a\) e \(b\), devi accompagnare ciascun valore con l'unità di misura sicché sarà alquanto improbabile che una persona che sappia "leggere" quelle misure non sappia rendersi conto di quale grandezza ciascuna misura misuri!

lisdap ha scritto:Infine metto queste coppie in un insieme, e vedo se godono di una certa proprietà. Se è il caso, chiamo tale insieme funzione.


Diciamo che questo ci sta!
Da un punto di vista matematico non ce ne frega niente se la posizione dell'uccello e i giri per minuto del motore dell'auto siano cose correlate o meno, ci interessa che le coppie abbiano una determinata caratteristica.
Però, se vogliamo astrarre, diciamo anche che non basta dire che l'insieme delle coppie ordinate costituisce una funzione: la funzione consiste nel dato di un dominio, di un codominio e di una parte del prodotto cartesiano del dominio e del codominio ed è solo questa parte di questo prodotto cartesiano che tu hai avendo l'insieme delle coppie ordinate.

Un'altra cosa che non condivido è quando scrivi (nel precedente intervento) che "il fatto che una grandezza sia funzione di un'altra indica che la grandezza che varia, varia perché varia la grandezza di cui è funzione".
Da un punto di vista fisico questo non è mica esatto: non è mica il trascorrere del tempo che produce l'accelerazione di un corpo in caduta libera, è la forza di gravità. Il punto è che si può far corrispondere l'aumento di velocità di un corpo in caduta libera con gli istanti di tempo e quindi dire che la velocità del corpo in caduta libera varia col tempo. Ma non è il tempo la causa fisica di questa variazione di velocità. La causa fisica (lo "zampino") è (quello del)la gravità.

Infine non capisco perché mescolare i concetti: il concetto astratto di applicazione con quello empirico dell'osservazione sperimentale con quello dei fenomeni correlati con quello delle cause di un effetto fisico! Tutto questo ti ha portato a sentenziare che l'utilizzo di un concetto astratto per legare due grandezze di cui una non è la causa fisica del cambiamento dell'altra sono tali per cui una è la causa fisica dell'altra proprio perché abbiamo potuto legarle per mezzo di un concetto astratto!

Comprendi?
"Everybody lies"
"La morte sorride a tutti: un uomo non può fare altro che sorriderle di rimando"
"Eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità"
"No! Provare no! Fare. O non fare. Non c'è provare!"
Avatar utente
G.D.
Cannot live without
Cannot live without
 
Messaggio: 4457 di 6398
Iscritto il: 11/05/2007, 22:00

Re: come si indica una funzione e sua definizione

Messaggioda lisdap » 11/04/2012, 14:00

WiZaRd ha scritto:Io non amo la Fisica e non apprezzo il modo "disinvolto" con cui i fisici utilizzano gli strumenti che i matematici mettono a loro disposizione, perché anche la Fisica prevede un corpo di definizioni: in particolare, la parte di metrologia della Fisica raccoglie queste definizione in una specie di "vocabolario" (mi perdonino i fisici se non ne conosco il nome tecnico esatto) nel quale c'è scritto che una grandezza fisica è una caratteristica o una manifestazione di un corpo o di un fenomeno che può essere quantificata ovvero espressa per mezzo di numeri correlati ad un campione di questa caratteristica o di questa manifestazione. Che una grandezza fisica sia variabile o costante non esiste nemmeno lontanamente! Quando su un manuale di Fisica c'è scritta una cosa del tipo "... nel moto circolare uniforme la velocità (istantanea) è (in modulo) costante..." non si vuole significare che la grandezza fisica velocità istantanea è costante, si vuole significare che la misura della grandezza fisica velocità istantanea che caratterizza il moto circolare uniforme presenta una componente, quella relativa alla misura dell'intensità (o modulo) di questa grandezza, la cui misurazione nel tempo non fornisce misure diverse.
Mi rendo conto che trattasi mero tecnicismo e di puntualizzazioni che risultano più fastidiose e spocchiose che utili, ma, dato che in questo topic ne stiamo facendo una questione di principio circa il concetto di funzione e circa la sua definizione astratta esatta in Algebra, non mi sembra il caso di prenderci "licenze poetiche".

Innanzitutto ti ringrazio per la risposta. Tra il mio pensiero e il tuo ci sono molte differenze. Io non metto assolutamente in dubbio ciò che sai, però, come la maggior parte dei matematici, ho l'impressione che accetti la definizione di funzione, il concetto di coppia ordinata ecc... senza chiederti minimamente quali sono i motivi che hanno spinto lo scienziato a formalizzare queste cose. E' impossibile che un tizio si è svegliato un giorno e gli sono venute in mente queste cose. Io, in quanto aspirante ingegnere, mi sforzo di comprendere tali motivazioni e di cercare di ricostruire il percorso che ha portato alla formalizzazione di un certo concetto: per me imparare la definizione di funzione senza sapere perchè è nato il concetto di funzione non ha alcun senso. Un matematico costruisce le sue conoscenze su dei pilastri che egli accetta cosi come sono.
Ad un matematico la domanda "perchè qualcuno un bel giorno ha parlato di coppia ordinata" non gli interessa, e la reputa priva di significato, cosi come accade per molte domande di questa natura che io faccio su questo forum.
E poi mi innervosisce la netta separazione che alcuni utenti di questo forum, tra cui anche tu, fanno tra matematica e fisica, ritenendole ognuna indipendente dall'altra. Per me non è così, ma non lo dico io, visto che i più grandi scienziati erano dei tuttofare (matematici, fisici, ingegneri, ecc..).


WiZaRd ha scritto:Corro il rischio di sembrare un rompi palle: mi spieghi qual è la correlazione tra il volo dell'uccello e i giri per minuto registrati sulla console della macchina? In quale esperimento dovrebbe risultare di interesse per un fisico cercare di collegare due fenomeni palesemente non solo non correlati ma del tutto dissociati ed indipendenti l'uno dall'altro?

ho fatto questo esempio per esprimere la generalità del concetto di funzione.

WiZaRd ha scritto:Diciamo che questo ci sta!
Da un punto di vista matematico non ce ne frega niente se la posizione dell'uccello e i giri per minuto del motore dell'auto siano cose correlate o meno, ci interessa che le coppie abbiano una determinata caratteristica.
Però, se vogliamo astrarre, diciamo anche che non basta dire che l'insieme delle coppie ordinate costituisce una funzione: la funzione consiste nel dato di un dominio, di un codominio e di una parte del prodotto cartesiano del dominio e del codominio ed è solo questa parte di questo prodotto cartesiano che tu hai avendo l'insieme delle coppie ordinate.

Certo.
WiZaRd ha scritto:Un'altra cosa che non condivido è quando scrivi (nel precedente intervento) che "il fatto che una grandezza sia funzione di un'altra indica che la grandezza che varia, varia perché varia la grandezza di cui è funzione".
Da un punto di vista fisico questo non è mica esatto: non è mica il trascorrere del tempo che produce l'accelerazione di un corpo in caduta libera, è la forza di gravità. Il punto è che si può far corrispondere l'aumento di velocità di un corpo in caduta libera con gli istanti di tempo e quindi dire che la velocità del corpo in caduta libera varia col tempo. Ma non è il tempo la causa fisica di questa variazione di velocità. La causa fisica (lo "zampino") è (quello del)la gravità.

però ci sono delle situazioni in cui quello che ho scritto è vero. Pensa alla portata di un rubinetto e al valore dell'angolo di apertura del rubinetto. Se io faccio variare tale angolo, la portata varierà, e la variazione dell'angolo di apertura è la causa della variazione della portata.

WiZaRd ha scritto:Infine non capisco perché mescolare i concetti: il concetto astratto di applicazione con quello empirico dell'osservazione sperimentale con quello dei fenomeni correlati con quello delle cause di un effetto fisico!
Comprendi?

Perchè il concetto astratto è appunto nato dall'osservazione dei fatti, ecco perchè mi ostino a mescolarli.

In ogni caso le mie domande, alle quali nessuno ha dato una risposta precisa, sono brevi e molto semplici:
1) Quando in analisi si dice "consideriamo la funzione $y=3x$, in realtà si sta dicendo: consideriamo quell'insieme di coppie ordinate che coincide con l'insieme di coppie ordinate che risolvono l'equazione $y=3x$"?
2) Perchè poi si dice anche spesso: "consideriamo la funzione $3x$"?
Potremmo non essere d'accordo sulla "genesi" del concetto di funzione, anzi, forse tu la reputi una questione priva di interesse; però, ti prego, rispondimi in maniera precisa alle ultime due domande.
Grazie e buona giornata :smt023
lisdap
 

Re: come si indica una funzione e sua definizione

Messaggioda G.D. » 11/04/2012, 15:44

lisdap ha scritto:
Testo nascosto, fai click qui per vederlo
WiZaRd ha scritto:Io non amo la Fisica e non apprezzo il modo "disinvolto" con cui i fisici utilizzano gli strumenti che i matematici mettono a loro disposizione, perché anche la Fisica prevede un corpo di definizioni: in particolare, la parte di metrologia della Fisica raccoglie queste definizione in una specie di "vocabolario" (mi perdonino i fisici se non ne conosco il nome tecnico esatto) nel quale c'è scritto che una grandezza fisica è una caratteristica o una manifestazione di un corpo o di un fenomeno che può essere quantificata ovvero espressa per mezzo di numeri correlati ad un campione di questa caratteristica o di questa manifestazione. Che una grandezza fisica sia variabile o costante non esiste nemmeno lontanamente! Quando su un manuale di Fisica c'è scritta una cosa del tipo "... nel moto circolare uniforme la velocità (istantanea) è (in modulo) costante..." non si vuole significare che la grandezza fisica velocità istantanea è costante, si vuole significare che la misura della grandezza fisica velocità istantanea che caratterizza il moto circolare uniforme presenta una componente, quella relativa alla misura dell'intensità (o modulo) di questa grandezza, la cui misurazione nel tempo non fornisce misure diverse.
Mi rendo conto che trattasi mero tecnicismo e di puntualizzazioni che risultano più fastidiose e spocchiose che utili, ma, dato che in questo topic ne stiamo facendo una questione di principio circa il concetto di funzione e circa la sua definizione astratta esatta in Algebra, non mi sembra il caso di prenderci "licenze poetiche".


Innanzitutto ti ringrazio per la risposta. Tra il mio pensiero e il tuo ci sono molte differenze. Io non metto assolutamente in dubbio ciò che sai, però, come la maggior parte dei matematici, ho l'impressione che accetti la definizione di funzione, il concetto di coppia ordinata ecc... senza chiederti minimamente quali sono i motivi che hanno spinto lo scienziato a formalizzare queste cose. E' impossibile che un tizio si è svegliato un giorno e gli sono venute in mente queste cose. Io, in quanto aspirante ingegnere, mi sforzo di comprendere tali motivazioni e di cercare di ricostruire il percorso che ha portato alla formalizzazione di un certo concetto: per me imparare la definizione di funzione senza sapere perchè è nato il concetto di funzione non ha alcun senso. Un matematico costruisce le sue conoscenze su dei pilastri che egli accetta cosi come sono.
Ad un matematico la domanda "perchè qualcuno un bel giorno ha parlato di coppia ordinata" non gli interessa, e la reputa priva di significato, cosi come accade per molte domande di questa natura che io faccio su questo forum.
E poi mi innervosisce la netta separazione che alcuni utenti di questo forum, tra cui anche tu, fanno tra matematica e fisica, ritenendole ognuna indipendente dall'altra. Per me non è così, ma non lo dico io, visto che i più grandi scienziati erano dei tuttofare (matematici, fisici, ingegneri, ecc..).


Sono d'accordo che non è possibile che un tizio una mattina si sia svegliato ed abbia iniziato la giornata dicendo "Siano \(S\) e \(T\) due insiemi non vuoti: si dice applicazione...", però non penso nemmeno che la definizione di applicazione come insieme di coppie ordinate sia arrivata in seguito ad osservazioni empiriche effettuate in altre discipline scientifiche che hanno spinto alla necessità di determinare una correlazione tra le cose osservate. Penso che dopo le osservazioni empiriche che hanno prodotto il problema di correlare le cose osservate si sia giunti a definire le funzioni senza definirle, ovvero pensandole come leggi che associano elementi ad altri elementi, e che, in seguito alla crisi fondazionale della Matematica ed alla successiva ristrutturazione della stessa sulla Teoria degli Insiemi per quanto concerne il suo aspetto fondazionale, si sia poi arrivati alla definizione astratta di applicazione. Ma questo è quello che immagino io.

Al che tu potresti chiedermi perché con tanta disinvoltura tiro fuori quello che semplicemente immagino senza sapere se è andata effettivamente come immagino. Al che io ti risponderei che è esattamente quello che stai facendo tu! Nel momento in cui tu ci chiedi se è corretto dire quello che hai scritto a proposito del collegamento tra l'esperimento dell'uccellino e della macchina e il concetto di funzione perché vuoi capirne la genesi, perché vuoi capire i motivi per i quali ci si è inventati questo "coniglio nel cilindro", ci stai chiedendo se quello che immagini risponde a verità o no, ci stai chiedendo se la tua percezione delle motivazioni pratiche che hanno portato all'introduzione di un certo concetto è più o meno rispondente al vero.

Ovviamente nel momento in cui si fa una domanda del genere, a meno che uno non pensi che il concetto di funzione (o di quello che è) sia nato dalla necessità di contare gli asini che volano, se uno espone una teoria ragionevole (cioè il concetto è nato da necessità pratiche), la risposta non può essere che chi fa la domanda è un visionario. Ma non può essere nemmeno che chi fa la domanda ha centrato il punto. Credo che la risposta più corretta sia quella che invita ad andare a studiare un po' di storia della Matematica. Ma a che serve studiare la storia della Matematica, l'evoluzione di un concetto dalla sua forma embrionale, casereccia ed elementare se non si accetta prima l'astrazione del concetto e la sua forma ideale? Come si fa a comprendere il nesso tra il concetto "terra-terra" ed il concetto astratto se prima non ci si abitua al concetto astratto? E come si fa ad abituarsi al concetto astratto se prima non ci si abitua al fatto che il concetto astratto a seconda degli ambiti possa essere trattato in modo più "user friendly"?

Credo che tu commetta l'errore di ritenere che la Matematica "Elementare" sia una Matematica "elementare", quindi commetti l'errore di volere interpretare la genesi del concetto nel momento in cui vedi che il concetto è espresso in un modo ed usato in un altro e questo fatto ti sembra costituire un'incongruenza alla base del concetto in questione.

Credo che sarebbe più opportuno comprendere prima il concetto astratto e quello pratico, capire il perché della necessità dell'uno e dell'altro ed infine prendere un libro di storia della Matematica e leggere come sono andate le cose.

lisdap ha scritto:
Testo nascosto, fai click qui per vederlo
WiZaRd ha scritto:Un'altra cosa che non condivido è quando scrivi (nel precedente intervento) che "il fatto che una grandezza sia funzione di un'altra indica che la grandezza che varia, varia perché varia la grandezza di cui è funzione".
Da un punto di vista fisico questo non è mica esatto: non è mica il trascorrere del tempo che produce l'accelerazione di un corpo in caduta libera, è la forza di gravità. Il punto è che si può far corrispondere l'aumento di velocità di un corpo in caduta libera con gli istanti di tempo e quindi dire che la velocità del corpo in caduta libera varia col tempo. Ma non è il tempo la causa fisica di questa variazione di velocità. La causa fisica (lo "zampino") è (quello del)la gravità.

però ci sono delle situazioni in cui quello che ho scritto è vero. Pensa alla portata di un rubinetto e al valore dell'angolo di apertura del rubinetto. Se io faccio variare tale angolo, la portata varierà, e la variazione dell'angolo di apertura è la causa della variazione della portata.


Giusto. Ma come l'avevi messa giù sembrava che fosse una cosa valida in generale.

lisdap ha scritto:
Testo nascosto, fai click qui per vederlo
WiZaRd ha scritto:Infine non capisco perché mescolare i concetti: il concetto astratto di applicazione con quello empirico dell'osservazione sperimentale con quello dei fenomeni correlati con quello delle cause di un effetto fisico!
Comprendi?

Perchè il concetto astratto è appunto nato dall'osservazione dei fatti, ecco perchè mi ostino a mescolarli.


Pienamente d'accordo ma ripeto quanto sopra: come fai tu, utilizzi le esigenze pratiche legate alle osservazioni ed alle esperienze empiriche per giustificare l'astrazione del concetto anziché giustificare la versione "maccheronica" del concetto che viene data in pasto allo studente prima che egli sia pronto ad assimilare il concetto astratto.

Nota che tu sei passato dalla rilevazione dei tempi e della posizioni, all'insieme dei tempi e delle posizioni, alle coppie ordinate con tempi e posizioni, quindi all'insieme di queste coppie ordinate, alla proprietà di unicità della prima coordinata e quindi alla definizione astratta di funzione. Faccio un paragone volutamente esagerato ed iperbolico: è come se uno cercasse di capire perché Klein ha "ridefinito" la Geometria iniziando direttamente con i problemi che gli Egizi avevano nell'arare i campi, collegando questi agli strumenti algebrici utilizzati da Klein.

lisdap ha scritto:In ogni caso le mie domande, alle quali nessuno ha dato una risposta precisa, sono brevi e molto semplici:
1) Quando in analisi si dice "consideriamo la funzione $y=3x$, in realtà si sta dicendo: consideriamo quell'insieme di coppie ordinate che coincide con l'insieme di coppie ordinate che risolvono l'equazione $y=3x$"?
2) Perchè poi si dice anche spesso: "consideriamo la funzione $3x$"?
Potremmo non essere d'accordo sulla "genesi" del concetto di funzione, anzi, forse tu la reputi una questione priva di interesse; però, ti prego, rispondimi in maniera precisa alle ultime due domande.
Grazie e buona giornata :smt023


Bisognerebbe andare a chiederlo a quelli che in questo modo si esprimono. Sarebbe più "sano" dire: "Consideriamo la funzione di \(\mathbb{R}\) in \(\mathbb{R}\) definita dall'assegnazione \(x \mapsto 3x\) (dove è sottinteso - motivo la definizione di applicazione - che \(x \in \mathbb{R} \land 3x \in \mathbb{R}\))...". Sarebbe ancora più "sano" dire che il dominio ed il codominio devono essere a priori esplicitamente dichiarati. Quando ci si esprime in quel modo si vuole significare appunto questo. L'uso di quelle espressioni è dovuto al fatto che, se con \(y\) io denoto gli elementi del codominio, allora per alcuni di questi ha senso affermare che \(y=3x\) e per altri no, sicché l'assegnazione potrebbe (con molta licenza) diventare \(x \mapsto y\) con \(y\) tale che sia sensato scrivere \(y=3x\). Inoltre, in generale, fissato l'universo di lavoro (e.g. \(\mathbb{R}\) per chi fa Analisi 1), si è interessati a lavorare con funzioni aventi come dominio la più grande parte dell'universo di lavoro in cui abbia senso l'assegnazione proposta (il cosiddetto dominio naturale sui testi del liceo) e come codominio tutto l'universo di lavoro. Tenendo conto di questi due fattori, alcuni (per svariate ragioni di cui andrebbe chiesto singolarmente e di volta in volta conto) tagliano la testa al toro e, sottintendendo quanto sopra, si esprimono sic et simpliciter scrivendo quello che scrivono.
"Everybody lies"
"La morte sorride a tutti: un uomo non può fare altro che sorriderle di rimando"
"Eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità"
"No! Provare no! Fare. O non fare. Non c'è provare!"
Avatar utente
G.D.
Cannot live without
Cannot live without
 
Messaggio: 4458 di 6398
Iscritto il: 11/05/2007, 22:00

Re: come si indica una funzione e sua definizione

Messaggioda lisdap » 11/04/2012, 21:06

WiZaRd ha scritto:
Giusto. Ma come l'avevi messa giù sembrava che fosse una cosa valida in generale.


Ciao, volevo tornare un attimo su questo aspetto, visto che mi sembra abbastanza interessante, almeno dal punto di vista fisico.
Prendiamo due insiemi $A$ e $B$ e due quantità $x$ e $y$ che variano rispettivamente in $A$ e $B$ (due variabili in poche parole).
Consideriamo un insieme $C$ di coppie ordinate $(a,b)$ con $a in A$ e $b in B$.
Questo insieme può godere di varie proprietà:
1) Esistono almeno due coppie ordinate diverse con lo stesso primo elemento. Se questa proprietà è verificata in $C$, allora si può concludere che se la variabile $y$ varia in $B$ non è detto che debba necessariamente verificarsi anche una variazione di $x$ in $A$. Sei d'accordo con questa affermazione (non so se abbia un significato matematico, ma certamente fisico ce l'ha!)?
2) L'insieme è una funzione, quindi la proprietà $1$ non è verificata. Si può allora senza dubbio concludere che se $y$ varia in $B$, allora sicuramente anche $x$ varierà in $A$.
Prendiamo ora lo stesso insieme $C$ di prima e scambiamo i primi elementi delle varie coppie con i secondi, o viceversa.
Otterremo un insieme $C'$ di coppie ordinate dove il primo elemento della coppia sta in $B$ ed il secondo in $A$.
Come prima, si ha:
3) $C'$ non è una funzione, quindi concludiamo che se si verifica una variazione di $x$ nell'insieme $A$ non è detto che contemporaneamente varia anche $y$ in $B$.
4) $C'$ è una funzione, dunque se $x$ varia in $A$, allora possiamo concludere che contemporaneamente $y$ dovrà variare in $B$.
Ripeto, non so se quello che ho scritto ha significato matematico, però mediante semplici esempi si capisce che ha significato fisico.
Innanzitutto, se ciò che ho scritto ti sembra avere un senso matematico, è corretto?
Infine, fisicamente, sei d'accordo con il concludere che se un'insieme di coppie ordinate gode allo stesso tempo delle proprietà $2$ e $4$ (cioè la funzione è biunivoca e quindi invertibile), allora tra le due variabili $x$ ed $y$ c'è un legame reale di causa ed effetto?
Ultima modifica di lisdap il 11/04/2012, 21:24, modificato 1 volta in totale.
lisdap
 

Re: come si indica una funzione e sua definizione

Messaggioda lisdap » 11/04/2012, 21:19

WiZaRd ha scritto:Ergo: non è che esitano grandezze fisiche costanti e grandezze fisiche variabili, esistono le grandezze fisiche e basta, che esistono in quando esiste un metodo (diretto o indiretto) che permette di misurarle ed è la misura, cioè il numero risultato dell'operazione di misura, altrimenti detta "misurazione", che può essere costante o variabile. Chiarito questo possiamo poi commettere abusi di linguaggio!

Certo, hai ragione, mi sono espresso io male. Non ha senso dire che una grandezza fisica è variabile, ma che la misura di una certa grandezza fisica può fornire valori diversi e quindi essere assimilabile ad una variabile matematica, giusto?
lisdap
 

Re: come si indica una funzione e sua definizione

Messaggioda G.D. » 11/04/2012, 23:06

lisdap ha scritto:
Testo nascosto, fai click qui per vederlo
WiZaRd ha scritto:
Giusto. Ma come l'avevi messa giù sembrava che fosse una cosa valida in generale.


Ciao, volevo tornare un attimo su questo aspetto, visto che mi sembra abbastanza interessante, almeno dal punto di vista fisico.
Prendiamo due insiemi $A$ e $B$ e due quantità $x$ e $y$ che variano rispettivamente in $A$ e $B$ (due variabili in poche parole).
Consideriamo un insieme $C$ di coppie ordinate $(a,b)$ con $a in A$ e $b in B$.
Questo insieme può godere di varie proprietà:
1) Esistono almeno due coppie ordinate diverse con lo stesso primo elemento. Se questa proprietà è verificata in $C$, allora si può concludere che se la variabile $y$ varia in $B$ non è detto che debba necessariamente verificarsi anche una variazione di $x$ in $A$. Sei d'accordo con questa affermazione (non so se abbia un significato matematico, ma certamente fisico ce l'ha!)?


Beh... direi di sì. Nulla di particolare: se abbiamo due coppie ordinate diverse ma con uguale la prima coordinata, allora evidentemente la seconda coordinata è diversa.

lisdap ha scritto:2) L'insieme è una funzione, quindi la proprietà $1$ non è verificata. Si può allora senza dubbio concludere che se $y$ varia in $B$, allora sicuramente anche $x$ varierà in $A$.


Beh... anche questo non è nulla di particolare: se un insieme di coppie ordinate costituisce (il grafico di) una funzione evidentemente due coppie ordinate con diverse seconde coordinate ed uguali prime coordinate non possono esserci.

lisdap ha scritto:...
Infine, fisicamente, sei d'accordo con il concludere che se un'insieme di coppie ordinate gode allo stesso tempo delle proprietà $2$ e $4$ (cioè la funzione è biunivoca e quindi invertibile), allora tra le due variabili $x$ ed $y$ c'è un legame reale di causa ed effetto?


No: un corpo che si muova di moto rettilineo uniforme si muove con velocità costante e l'equazione oraria è \(x=vt+x_{0}\), con ovvio significato delle variabili. Preso come dominio l'insieme dei tempi e come codominio l'insieme delle posizioni, la funzione "definita" da quella equazione è chiaramente biunivoca e quindi invertibile ma non credo sussista un legame fisico di causa-effetto tra lo scorrere del tempo e il mantenersi costante della velocità. La causa fisica che determina la velocità costante è la risultante nulla della somma vettoriale delle forze agenti sul corpo in moto.

lisdap ha scritto:
Testo nascosto, fai click qui per vederlo
WiZaRd ha scritto:Ergo: non è che esitano grandezze fisiche costanti e grandezze fisiche variabili, esistono le grandezze fisiche e basta, che esistono in quando esiste un metodo (diretto o indiretto) che permette di misurarle ed è la misura, cioè il numero risultato dell'operazione di misura, altrimenti detta "misurazione", che può essere costante o variabile. Chiarito questo possiamo poi commettere abusi di linguaggio!

Certo, hai ragione, mi sono espresso io male. Non ha senso dire che una grandezza fisica è variabile, ma che la misura di una certa grandezza fisica può fornire valori diversi e quindi essere assimilabile ad una variabile matematica, giusto?


In un certo senso, se ti fa piacere vederla in questo modo, direi di sì ma molto alla buona: la misura di una data grandezza fisica nell'osservazione di un dato fenomeno è comunque un numero. Se questa grandezza la misuriamo e.g. 10 volte durante l'osservazione del fenomeno e organizziamo le misure in una tabella e nell'intestazione di questa mettiamo una lettera che sta a rappresentare la misura della grandezza, allora quella lettera è in un certo senso usata come una variabile. Ma ripeto: la trovo più che altro una inutile forzatura ed una identificazione fatta molto alla buona.
"Everybody lies"
"La morte sorride a tutti: un uomo non può fare altro che sorriderle di rimando"
"Eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità"
"No! Provare no! Fare. O non fare. Non c'è provare!"
Avatar utente
G.D.
Cannot live without
Cannot live without
 
Messaggio: 4459 di 6398
Iscritto il: 11/05/2007, 22:00

Re: come si indica una funzione e sua definizione

Messaggioda gugo82 » 17/04/2012, 11:40

[OT]

lisdap ha scritto:Ad un matematico la domanda "perchè qualcuno un bel giorno ha parlato di coppia ordinata" non gli interessa, e la reputa priva di significato[...]

Lisdap, la smetti di sparare cazzate?

lisdap ha scritto:[...] cosi come accade per molte domande di questa natura che io faccio su questo forum.

Le domande che poni non sono "prive di significato", ma sono unicamente tediose e tanto semplici che un po' di studio in autonomia il più delle volte basterebbe per rispondervi... Anche per questo in pochi ti vengono dietro.

[/OT]
Sono sempre stato, e mi ritengo ancora un dilettante. Cioè una persona che si diletta, che cerca sempre di provare piacere e di regalare il piacere agli altri, che scopre ogni volta quello che fa come se fosse la prima volta. (Freak Antoni)
Avatar utente
gugo82
Cannot live without
Cannot live without
 
Messaggio: 11464 di 44964
Iscritto il: 12/10/2007, 23:58
Località: Napoli

Re: come si indica una funzione e sua definizione

Messaggioda lisdap » 17/04/2012, 11:50

gugo82 ha scritto:
lisdap ha scritto:Ad un matematico la domanda "perchè qualcuno un bel giorno ha parlato di coppia ordinata" non gli interessa, e la reputa priva di significato[...]

Lisdap, la smetti di sparare cazzate?

A te questa domanda interessa?
gugo82 ha scritto:Le domande che poni non sono "prive di significato", ma sono unicamente tediose e tanto semplici che un po' di studio in autonomia il più delle volte basterebbe per rispondervi... Anche per questo in pochi ti vengono dietro.
[/OT]

Tanto semplici che questo post, come molti altri, è arrivato alla quinta pagina?
Le alternative sono due:
1) sono io un imbecille e non comprendo le risposte che date;
2) siete voi che non sapete rispondere in maniera precisa ad una domanda.
lisdap
 

Re: come si indica una funzione e sua definizione

Messaggioda gugo82 » 17/04/2012, 12:00

lisdap ha scritto:
gugo82 ha scritto:
lisdap ha scritto:Ad un matematico la domanda "perchè qualcuno un bel giorno ha parlato di coppia ordinata" non gli interessa, e la reputa priva di significato[...]

Lisdap, la smetti di sparare cazzate?

A te questa domanda interessa?

Certo: mi interessa come (quasi) tutte le questioni di Storia della Matematica.

Anzi, di solito sono i matematici mediocri e gli ingegneri a pensare che "uno si è alzato la mattina ed ha dato una definizione"... Il resto sà che la genesi di una definizione richiede anni, se non secoli, di perfezionamento.

lisdap ha scritto:
gugo82 ha scritto:Le domande che poni non sono "prive di significato", ma sono unicamente tediose e tanto semplici che un po' di studio in autonomia il più delle volte basterebbe per rispondervi... Anche per questo in pochi ti vengono dietro.
[/OT]

Tanto semplici che questo post, come molti altri, è arrivato alla quinta pagina?
Le alternative sono due:
1) sono io un imbecille e non comprendo le risposte che date;
2) siete voi che non sapete rispondere in maniera precisa ad una domanda.

Leggendo la qualità delle risposte date, sarei tentato di scartare la seconda alternativa.
Sono sempre stato, e mi ritengo ancora un dilettante. Cioè una persona che si diletta, che cerca sempre di provare piacere e di regalare il piacere agli altri, che scopre ogni volta quello che fa come se fosse la prima volta. (Freak Antoni)
Avatar utente
gugo82
Cannot live without
Cannot live without
 
Messaggio: 11466 di 44964
Iscritto il: 12/10/2007, 23:58
Località: Napoli

PrecedenteProssimo

Torna a Algebra, logica, teoria dei numeri e matematica discreta

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite