@ Zilpha: L'ho letto anch'io ed ero indeciso sul segnalarlo... Ma, visto che ci hai pensato tu, mi sento più libero di fare qualche considerazione in merito a tale scritto.
Lo sgomento, che condivido, non è tanto dato dal contenuto dell'articolo che, seppur opinabile, rappresenta una legittima opinione dell'autore.
Il problema è che il sig. Langone: (
1) critica la retorica di altri e però infarcisce il suo scritto di luoghi comuni; (
2) finge di ignorare totalmente la storia del distretto industriale di Bagnoli; (
3) finge di ignorare il ruolo delle attività didattiche laboratoriali nella scuola e della divulgazione scientifica nell'economia del sapere moderno; (
4) esprime opinioni contrastanti circa lo stesso oggetto, i.e. il
darwinismo, in due punti successivi del medesimo scritto.
Il punto (
1) è abbastanza evidente.
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L'invettiva contro Saviano e de Magistris è ben scritta ed anch'io, che non sopporto chi fa retorica o chi trae conclusioni affrettate, condivido il punto; tuttavia è innegabile che la presenza di luoghi comuni rovinino la qualità dello scritto, rendendolo più simile allo sfogo di una persona rozza, rispetto ad una critica di una persona colta. Ad esempio, è scritto:
Manco avessero bruciato vivo Babbo Natale. Ce li vedo proprio, i piccoli napoletani, disperarsi per le sorti della scienza. E’ vero che i padiglioni arrostiti di Bagnoli erano frequentati pure da scolaresche ma la gitarella fuori porta mirava alla comprensione del funzionamento di telescopi e caleidoscopi, sai che spasso.
come se l'essere "piccoli napoletani" fosse una lettera scarlatta che identifica bimbi cui della Scienza non importa nulla; è scritto:
Alla Città della Scienza di gran scienza non se ne faceva, si faceva più che altro divulgazione scientifica, un’altra cosa.
nel quale si esprime il luogo comune, non condiviso da alcuno scienziato di buon senso, che fare divulgazione sia "altro", un'attività secondaria, perché i veri scienziati sono quelli chiusi per settimane in laboratorio, con i capelli sempre in disordine e con problemi relazionali (altri luoghi comuni, che si legano al precedente); è scritto:
I marxisti scientisti della Magna Grecia sognavano di sostituirsi all’industria [...]
il che lascia perplessi, giacché i marxisti hanno bisogno della classe operaria come appoggio per la rivoluzione, dunque perché avrebbero voluto sostituirsi all'industria? Volontà di potenza? O volontà di estinzione? Non è dato saperlo...
Veniamo al punto (
2).
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La storia industriale di Bagnoli è sufficientemente nota, e la riassumo di seguito.
All'inizio del '900, venne concertato di creare un polo siderurgico a Bagnoli, nell'area ovest di Napoli, sfruttando alcune agevolazioni previste dalle leggi del tempo. In pochi si opposero alla nascita del polo, che sfigurò uno dei tratti di costa più belli della città, Coroglio (al lato di capo Posillipo e di fronte all'isolotto di Nisida) immortalato da grandi vedutisti della
scuola di Posillipo (Pitloo su tutti). Men che meno vi si opposero i partiti comunisti, dato che la creazione di una classe proletaria da cui attingere voti era come manna dal cielo.
La vita dello stabilimento proseguì a fasi alterne fino alla fine degli anni '80, periodo in cui il mercato dell'acciaio conobbe una crisi profonda e lo stato, proprietario degli stabilimenti, fu costretto a smembrare e privatizzare la società ILVA-ItalSider.
In particolare, tra il 1988 ed il 1992 tutti gli impianti del distretto industriale di Bagnoli (che, oltre all'acciaieria ItalSider, era costituito da Camentir ed Eternit) vengono chiusi; l'ItalSider è l'impianto che smise di funzionare per ultimo, e fu chiuso perché nessun imprenditore aveva interesse ad investire in quell'impianto.
Quello della chiusura degli impianti e della cassa integrazione degli operai fu un periodo drammatico per Napoli, e lo ricordo ancora (anche se ero bambino), così come ricordo la fiammella del bruciatore sulla cima dell'altoforno, visibile in lontananza quando mi recavo a scuola proprio a Bagnoli.
Dopo il '92, gli impianti vennero progressivamente smantellati e fu deciso che l'area avesse bisogno d'essere bonificata.
Ovviamente, i soldi per la bonifica definitiva non sono mai stati trovati (e/o sono stati dirottati nelle saccocce dei "soliti noti"), dunque la bonifica non è mai stata ultimata.
In questo contesto di disfacimento del tessuto industriale e produttivo, gli unici che si presero la briga di fare qualcosa di concreto furono proprio i "marxisti scientisti della Magna Grecia" capeggiati dal Normalista Silvestrini e spalleggiati (una volta tanto a fin di bene) dalla pessima classe politica napoletana di sinistra.
Detto ciò, è scritto:
I marxisti scientisti della Magna Grecia sognavano di sostituirsi all’industria ed ecco il risultato: l’Italsider pagava lo stipendio a 7.000 operai [...]
il che è
falso: infatti, gli impianti erano stati chiusi e gli operai licenziati perché nessun imprenditore aveva manifestato interesse per l'impianto, non perché Fondazione IDIS voleva "sostituirsi all'industria".
Vero è che:
[...] mentre loro non riescono a pagarlo a 160 dipendenti [...] Alcuni lavoratori avanzano 4 mensilità, altri ne avanzano 16: anche lo stipendio è immateriale [...]
però:
[...] (è immateriale, n.d. Gugo) anche lo stato che ha tradito l’impegno minoritario del 30 per cento e deve al centro 7-8 milioni. E pure la regione Campania che doveva 2 milioni, ha chiesto di accordarsi per 800.000 e non ha mai versato nemmeno quelli.
quindi sui "marxisti scientisti della Magna Grecia" ricade anche la colpa (denunciata da chiunque nell'arco di questi anni) dei ritardi o della totale assenza di contributi da parte degli enti locali e statali.
Per il punto (
3), sulla divulgazione che ne parliamo a fare?
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Siamo membri di una
community virtuale che, nel proprio piccolo, si occupa anche di divulgazione scientifica e riconosciamo tutti che la buona divulgazione sia una componente importante della Scienza Moderna, poiché essa consente di colmare il gap sempre più profondo tra gli scienziati ed i non addetti ai lavori.
L'allargarsi di questo gap, che c'è sempre stato, è una delle pecche più evidenti della società moderna perché l'ignoranza dei metodi e delle finalità della Scienza può generare mostri. Inoltre, accanto alla divulgazione scientifica, deve essere fatto un lavoro di creazione di un etica laica e condivisa, cosa che sfugge a molti (compreso a parecchi editorialisti de Il Foglio).
In quanto all'importanza di attività di laboratorio svolte in maniera sensata, con strumenti appropriati e con l'ausilio di personale preparato, essa è riconosciuta da tutti gli insegnanti che non si sono fossilizzati nel limo della scuola italiana. Detto ciò, dato che la situazione dei laboratori nelle scuole meridionali fa mediamente schifo (soprattutto nei licei scientifici, è questo è davvero paradossale!), è chiaro che l'esistenza di un centro come CdS in cui svolgere attività del genere era da riconoscere come cosa della massima importanza.
Inoltre, è scritto:
[...] i padiglioni arrostiti di Bagnoli erano frequentati pure da scolaresche ma la gitarella fuori porta mirava alla comprensione del funzionamento di telescopi e caleidoscopi, sai che spasso.
e da ciò si comprende come l'autore proietti sulle scolaresche (mediamente costituite da bimbi curiosi) il proprio menefreghismo riguardo la conoscenza scientifica della tecnologia con cui egli stesso ha a che fare quotidianamente. Ora, mentre è comprensibile che un uomo maturo se ne possa fregare di queste cose, perché ha da tempo scelto un proprio percorso in cui conoscere il "funzionamento dei telescopi" non è contemplato né auspicabile, è meno comprensibile che egli estenda tale menefreghismo a bimbi in età scolare, che ancora non hanno compiuto alcuna scelta di vita e che devono poter vagliare ogni possibilità.
Infine, vengo al punto (
4).
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Mi concentro sulla visione della scienza contrabbandata all'inizio dell'articolo:
Alla Città della Scienza di gran scienza non se ne faceva, si faceva più che altro divulgazione scientifica, un’altra cosa. Il fondatore, professor Vittorio Silvestrini [...] non ha mica vinto un Nobel: ha vinto un premio Descartes per la comunicazione scientifica. Bene, bravo, ma la scienza è fatta di scoperte e che cosa abbiano mai scoperto a Bagnoli non è dato sapere.
Questa visione della Scienza, in cui è ritenuto preponderante il ruolo della "scoperta" e, dunque, la lotta per la priorità di attribuzione della scoperta, è un tipico esempio di
darwinismo. Quindi, nel passo citato si elogia la scienza quando essa è darwinista, cioè quando fa sopravvivere i gruppi che "scoprono" a discapito di altri (che "rielaborano", che "insegnano" o che "divulgano").
Ciò stride con lo sfottò finale al darwinismo in senso biologico:
Fra tante lacrime retoriche mi è sembrato sincero il dolore di Edoardo Bennato, nato proprio a Bagnoli: “Ho una figlia di 7 anni e da quando era piccolissima l’ho portata alla Città della Scienza, che era una perla, un centro di cultura strutturato benissimo”. Quindi ho cercato di capire meglio quali fossero queste benedette attività culturali, non potevo credere che Bennato si riferisse solo ai telescopi e ai caleidoscopi. Ho scoperto che nei capannoni dell’ex Italsider si propagandava l’evoluzionismo, una superstizione ottocentesca ancora presente negli ambienti parascientifici (evidentemente anche nei residui ambienti cantautorali). Il darwinismo è una forma di nichilismo e secondo il filosofo Fabrice Hadjadj dire a un ragazzo che discende dai primati significa approfittare della sua natura fiduciosa per gettarlo nella disperazione e indurlo a comportarsi da scimmia.
L'unica parola che mi viene in mente è
schizzofrenia; ma sono aperto ad altre definizioni.
P.S.: Riguardo a Montale, egli sarebbe stato percorso da un certo brivido lungo la schiena dopo aver letto:
Viene in mente il Montale più di destra:
“Con quale voluttà
hanno smascherato il Nulla.
C’è stata un’eccezione però:
le loro cattedre”.
poiché, se non ricordo male, era sua convinzione che non fosse possibile definire una persona dalle parole che proferisce o dalle azioni che compie.
Sono sempre stato, e mi ritengo ancora un dilettante. Cioè una persona che si diletta, che cerca sempre di provare piacere e di regalare il piacere agli altri, che scopre ogni volta quello che fa come se fosse la prima volta. (Freak Antoni)