Re: Si può parlare di coscienza in terza persona?

Messaggioda mgrau » 12/06/2017, 13:32

Fioravante Patrone ha scritto:1. secondo me le robbe quantistiche non c'entrano niente


Perfettamente d'accordo. Questo infilare la meccanica quantistica a destra e a manca mi sa tanto di pensiero "new age"
Fioravante Patrone ha scritto:3. prima o poi conosceremo i processi chimico-fisici che stanno "dietro" il fenomeno della coscienza, per cui la potremo certamente studiare in terza persona, più o meno come possiamo studiare il lievito o la ruggine.

In totale disaccordo. Quel che penso - o temo - è che non c'è molto da trovare "dietro", ossia che, sotto l'aspetto fisico, credo che sappiamo abbastanza sul funzionamento del cervello, e non sarà una più precisa mappatura delle connessioni a risolvere il mistero.

Fioravante Patrone ha scritto: Con il "rivelatore di pensieri" si potrà sapere cosa passa per la testa (e per la trippa) di un'altra persona

Perchè no? Se sta pensando 2+2=4, o al PIN del suo bancomat, mi pare del tutto possibile. Ma se sta mangiando una fragola, e noi non abbiamo mai mangiato una fragola, non sarà così che potremo conoscere il sapore della fragola.
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Re: Si può parlare di coscienza in terza persona?

Messaggioda Fioravante Patrone » 12/06/2017, 14:31

Fioravante Patrone ha scritto:
3. prima o poi conosceremo i processi chimico-fisici che stanno "dietro" il fenomeno della coscienza...

In totale disaccordo. Quel che penso - o temo - è che non c'è molto da trovare "dietro", ossia che, sotto l'aspetto fisico, credo che sappiamo abbastanza sul funzionamento del cervello, e non sarà una più precisa mappatura delle connessioni a risolvere il mistero.


Mica mi spaventa essere in disaccordo con qualcuno, eh! Però forse c'è un fraintendimento, dovuto al fatto che ho sintetizzato un cicicnin (ergo, colpa mia sicuramente).
Ok che sappiamo già un sacco di cose sul funzionamento del cervello (fisica/chimica). Mettiamola così, allora: è un po' un problema come da ingegneri, che mica mettono in discussione la fisica, ma dalla fisica non ricavano un granché quando devono studiare strutture complicate. Faccio ancora un piccolo tentativo per spiegarmi meglio. Ammettiamo che sappiamo il meccanismo di funzionamento dei neurotrasmettitori: ma ci sono aspetti sia di dettaglio che di sistema ed organizzazione complessiva del sistema nervoso, che sono lì a sfidarci perché proviamo a capirli. Penso a quelle cosa tipo le "proprietà emergenti" (con le quali mio nipote tempo fa mi faceva una capa tanta...). Sono aspetti sistemici che non hanno dietro nessuna magia, ma solo son complicati da capire. Non so se mi sono spiegato (ne dubito), ma è dalla comprensione di questi aspetti che poi deriva la possibilità di "misurare" non solo cosa pensi, ma che sensazione provi. Non vedo per quale motivo la sensazione che provi prima volta che assaggi una fragola dovrebbe essere refrattaria ad una analisi "oggettiva" (in altri termini, io posso sapere quale è la sensazione che tu provi).
Certo che deve passare ancora un po' di acqua sotto i ponti, ma non capisco per quale motivo ci dovrebbe essere una sorta di complessità inesplorabile. Anche se, pensando ad esempio alla complessità computazionale, può benissimo essere che la resistenza si riveli alla fin fine "invincibile".


PS:
mgrau ha scritto:...
Questo infilare la meccanica quantistica a destra e a manca mi sa tanto di pensiero "new age"
...

Vedi? Sei già capace di leggere nel pensiero altrui :-D
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Re: Si può parlare di coscienza in terza persona?

Messaggioda mgrau » 12/06/2017, 18:39

Fioravante Patrone ha scritto:Mica mi spaventa essere in disaccordo con qualcuno, eh!)

Ma non avevo intenzione di spaventare nessuno....

Fioravante Patrone ha scritto: Non vedo per quale motivo la sensazione che provi prima volta che assaggi una fragola dovrebbe essere refrattaria ad una analisi "oggettiva" (in altri termini, io posso sapere quale è la sensazione che tu provi).

Dipende da cosa intendi per "sapere". Se vuoi dire che possiamo sapere, neurone per neurone, cosa stanno facendo, non c'è problema. Se invece intendi dire che tu "senti" il gusto della fragola, allora non so immaginare in che modo ti possa dare il suo responso il sofisticato rivelatore che immagini di usare, in modo da farti sentire qualcosa. Qualcosa come "elettrodi nel tuo cervello" o cose del genere? Beh, anche questo potrebbe non essere un problema. Però.... qui si fa implicitamente l'ipotesi che tu abbia applicato il Sofisticato Rlvelatore ad un cervello analogo al tuo, per cui, alla fine, si tratta di replicare i famosi pattern neurali da un cervello all'altro, ma dello stesso modello. Una cosa fantascientifica oggi, ma in linea di principio non impossibile. Ma cosa succede fra cervelli - o, a questo punto, fra SISTEMI diversi? Cosa sente una rana quando acchiappa una mosca? Pensi davvero di poterlo "sapere"? Non sarebbe come prendere un eseguibile per Windows e caricarlo pari pari su un Apple? Sì, i bit sono gli stessi, però... non funziona
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Re: Si può parlare di coscienza in terza persona?

Messaggioda dan95 » 12/06/2017, 20:42

Questo thread è spettacolare non appena prendo una laurea in filosofia vi rispondo...
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"La capacità di scegliere è un dono che la natura fa all'uomo. Scegliere è un dono che l'uomo fa a se stesso." D.B.

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Re: Si può parlare di coscienza in terza persona?

Messaggioda Meringolo » 12/06/2017, 21:41

mgrau ha scritto:
Si può parlare di coscienza in terza persona?


ti consiglio il libro di D.Dennet "L'Io della Mente"
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Re: Si può parlare di coscienza in terza persona?

Messaggioda mgrau » 12/06/2017, 21:57

Meringolo ha scritto:
ti consiglio il libro di D.Dennet "L'Io della Mente"


Conosco; non ricordo gran che, ma ricordo di averlo trovato insoddisfacente. Mi pare fosse il solito approccio computazionale, ricorsività, ecc, cose che secondo me lasciano il tempo che trovano.
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Re: Si può parlare di coscienza in terza persona?

Messaggioda Overflow94 » 12/06/2017, 22:31

Chiaramente stiamo parlando di cose diverse. Tu metti l'accento sull'intelligenza, la logica, la capacità deduttiva, Godel, Popper, Penrose, ecc ecc ; sono questioni interessanti certamente, ma che non scalfiscono neanche di striscio la questione del "sentire", che per me è tutt'uno col senso di "esserci".


Quello che tu chiami “sentire” è molto vago e indefinito, come ti sei reso conto non si riesce a fornire una spiegazione del perché un uomo può farlo e una macchina no, perché non si riesce a definire che cosa è. Ora, di certo io non sono riuscito a spiegarlo nel migliore dei modi, ma invece la definizione di coscienza che ho portato, penso sia più consistente, per molti versi è chiaro come la natura della mente umana sia diversa da quella di un’intelligenza artificiale. Potresti vederla come una definizione più formale del tuo “sentire”, cioè il sentire di una macchina è diverso da quello di uomo proprio perché in un uomo un’esperienza non è mai fine a se stessa ma produce conoscenza. Dal momento in cui mangi la fragola essa diventa un nuovo oggetto del tuo mondo non precedentemente costituito, un mondo fatto di regole e categorie flessibili oltre ogni limite. Mentre una macchina può avere solo regole e oggetti precostituiti, o almeno con dei template fissati, una nuova esperienza in lei potrà solo andare a riempire un contenitore, non a generarne di nuovi.

In totale disaccordo. Quel che penso - o temo - è che non c'è molto da trovare "dietro", ossia che, sotto l'aspetto fisico, credo che sappiamo abbastanza sul funzionamento del cervello, e non sarà una più precisa mappatura delle connessioni a risolvere il mistero.


Il mio campo è il machine learning e ti posso dire che ce lo sogniamo la notte di poter creare un’AI con le caratteristiche che ha il cervello umano. Per esempio il principale metodo per ottimizzare i pesi delle connessioni sinaptiche tra neuroni è la discesa del gradiente, metodo brutalmente ignorante che si basa sul retropropagare la derivata e sperare che converga a un ottimo locale sufficientemente buono. Questo ci costringe a usare funzioni di attivazione che abbiano buone proprietà rispetto alla derivazione, cioè lineari o pseudo-lineari, che non tendano ad annullare il gradiente, altrimenti l’apprendimento diventerebbe impossibile. Ecco sappiamo che il cervello usa funzioni di attivazione altamente non lineari, non abbiamo idea di come ottimizzi le proprie sinapsi, sicuramente non opera la discesa del gradiente. Non mi sembra assurdo pensare che sia qualcosa di più simile alla quantum annealing https://en.wikipedia.org/wiki/Quantum_annealing . Google sta anche comprando computer quantistici costruiti all’unico scopo di fare quantum annealing per trovare ottimi globali su reti neurali, al fine di finanziare l’interesse e la ricerca nel settore https://en.wikipedia.org/wiki/D-Wave_Systems .

Ok che sappiamo già un sacco di cose sul funzionamento del cervello (fisica/chimica). Mettiamola così, allora: è un po' un problema come da ingegneri, che mica mettono in discussione la fisica, ma dalla fisica non ricavano un granché quando devono studiare strutture complicate. Faccio ancora un piccolo tentativo per spiegarmi meglio. Ammettiamo che sappiamo il meccanismo di funzionamento dei neurotrasmettitori: ma ci sono aspetti sia di dettaglio che di sistema ed organizzazione complessiva del sistema nervoso, che sono lì a sfidarci perché proviamo a capirli. Penso a quelle cosa tipo le "proprietà emergenti" (con le quali mio nipote tempo fa mi faceva una capa tanta...). Sono aspetti sistemici che non hanno dietro nessuna magia, ma solo son complicati da capire. Non so se mi sono spiegato (ne dubito), ma è dalla comprensione di questi aspetti che poi deriva la possibilità di "misurare" non solo cosa pensi, ma che sensazione provi. Non vedo per quale motivo la sensazione che provi prima volta che assaggi una fragola dovrebbe essere refrattaria ad una analisi "oggettiva" (in altri termini, io posso sapere quale è la sensazione che tu provi).

Certo che deve passare ancora un po' di acqua sotto i ponti, ma non capisco per quale motivo ci dovrebbe essere una sorta di complessità inesplorabile. Anche se, pensando ad esempio alla complessità computazionale, può benissimo essere che la resistenza si riveli alla fin fine "invincibile".


Nei miei post precedenti non mettevo in dubbio il fatto che un giorno potremmo capire il “come” funziona il cervello, mettevo in dubbio il fatto che ne capiremo mai il “perché”. Anche ammesso che si possa comprendere per filo e per segno come funziona il cervello e costruirne un modello, saremo in grado di dimostrare le proprietà matematiche di questo modello? Cioè di capire cosa è o non è in grado di fare? Poiché anche noi usiamo lo stesso modello non sarebbe una contraddizione? Certo adesso è fuori contesto, ma non è da escludere che un domani quanto ci troveremo a formalizzare il problema non incorreremo davvero nell’incompletezza di Godel. Detto questo, certo l’uomo potrebbe non aver bisogno della teoria per passare alla pratica, come ha fatto la natura. Per esempio, come dicevo prima, simulando l’evoluzione e allora potrebbe creare un’intelligenza vera aldilà di ogni limite teorico.

Ma facciamo un passo in dietro, siamo sicuri di poter capire il come? Se i fenomeni quantistici sono parte integrante del modo in cui funziona il cervello allora il suo stato potrebbe essere inconoscibile. Oltre alla logica anche la fisica potrebbe porre un limite invalicabile allo studio e la comprensione della coscienza.

Dipende da cosa intendi per "sapere". Se vuoi dire che possiamo sapere, neurone per neurone, cosa stanno facendo, non c'è problema. Se invece intendi dire che tu "senti" il gusto della fragola, allora non so immaginare in che modo ti possa dare il suo responso il sofisticato rivelatore che immagini di usare, in modo da farti sentire qualcosa. Qualcosa come "elettrodi nel tuo cervello" o cose del genere? Beh, anche questo potrebbe non essere un problema. Però.... qui si fa implicitamente l'ipotesi che tu abbia applicato il Sofisticato Rlvelatore ad un cervello analogo al tuo, per cui, alla fine, si tratta di replicare i famosi pattern neurali da un cervello all'altro, ma dello stesso modello. Una cosa fantascientifica oggi, ma in linea di principio non impossibile. Ma cosa succede fra cervelli - o, a questo punto, fra SISTEMI diversi? Cosa sente una rana quando acchiappa una mosca? Pensi davvero di poterlo "sapere"? Non sarebbe come prendere un eseguibile per Windows e caricarlo pari pari su un Apple? Sì, i bit sono gli stessi, però... non funziona


“I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”. Wittgenstein ha risposto nel migliore dei modi a questa domanda. In poche parole Wittgenstein sosteneva che ci fosse un isomorfismo tra forma di vita e linguaggio, due entità possono comunicare solo nella misura in cui condividono lo stesso modello del mondo. Se anche il leone potesse parlare, per capirlo dovresti aver vissuto nella savana e dovresti essere un leone. In informatica si dice che due AI possono comunicare solo se hanno la stessa ontologia. Riportandolo al nostro contesto per sapere perfettamente cosa prova la rana quando prende la mosca, il tuo cervello dovrebbe essere identico al suo, dovresti essere la rana.
Ultima modifica di Overflow94 il 13/06/2017, 08:30, modificato 2 volte in totale.
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Re: Si può parlare di coscienza in terza persona?

Messaggioda seven » 12/06/2017, 22:51

Overflow94 ha scritto:Riportandolo al nostro contesto per sapere perfettamente cosa prova la rana quando prende la mosca, il tuo cervello dovrebbe essere identico al suo, dovresti essere la rana.

Esattamente. La qual cosa è anche suggerita dal buon senso. Addirittura le persone che non hanno provato qualcosa non sono in grado di capire cosa sente chi sta provando quella cosa. Per questo la comprensione e la saggezza passano anche per l'esperienza.
Rispondendo all'autore della domanda, per me è no, non si può capire la sensazione senza compararla ad una propria già provata.

Pur non avendo studiato AI, overflow94, la penso allo stesso modo riguardo all'esempio del leone, insomma impossibilità di percepire il mondo allo stesso modo se l'ontologia è differente. Mi fa piacere che la scienza tocchi questi argomenti.
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Re: Si può parlare di coscienza in terza persona?

Messaggioda mgrau » 13/06/2017, 13:14

Overflow94 ha scritto:Quello che tu chiami “sentire” è molto vago e indefinito, come ti sei reso conto non si riesce a fornire una spiegazione del perché un uomo può farlo e una macchina no, perché non si riesce a definire che cosa è.


Eh certo che è vago. Però:1- non vorrei gettare subito la spugna. 2 - a parte il come e il perchè, non sono neppure sicuro del "cosa": chi l'ha detto che un uomo sente (beh, questo lo sappiamo) e una macchina no? Lo sai tu? E come lo sai? E gli animali? E quali? Tutti? E le piante? Insomma, anche l'ontologia (per metterla giù dura) è parecchio vaga.

Overflow94 ha scritto:Il mio campo è il machine learning e ti posso dire che ce lo sogniamo la notte di poter creare un’AI con le caratteristiche che ha il cervello umano.


Ma guarda, io ti auguro di cuore che tu possa riuscirci. In fondo, perchè no? Il cervello umano è un oggetto fisico, non credo contenga ingredienti soprannaturali, quindi...
Solo, quando ci sarai riuscito, il problema sarà ancora più imbarazzante. Perchè oggi, in cui gli unici sistemi che si comportano come esseri umani sono appunto solo gli esseri umani, non costa molta fatica supporre che gli altri siano fatti più o meno come noi, e che sentano male quando si scottano, o provino piacere mangiando un bel gelato; sarebbe anche poco "polite" sospettare che il nostro prossimo sia fatto di automi. Ma estenderemo questa condiscendenza anche ai tuoi robot? Mah... e, ad ogni modo, dovrà essere per forza un articolo di fede?
Qui viene fuori un altro argomento - non ricordo se è già uscito - Possiamo essere sicuri che qualcosa, altro da noi, sente? (non: "reagisce agli input": SENTE) Esiste, o è immaginabile, qualche prova? (non : indizio; prova). Visto che il bravo Turing, che stupido non era, non è riuscito a tirar fuori niente di meglio che il test, dovremmo essere pessimisti.

Notare che il buon Cartesio arriva a dire "cogito, ergo sum", ma non so, non mi risulta, che dicesse "cogitat, ergo est". Anche se io avrei preferito che dicesse "Sento male se mi scotto, ergo sum", perchè il suo cogitare potrà benissimo essere fatto dall'AI.

Con questo vorrei mettermi al riparo dalle obiezioni riguardo al leone, Wittgenstein, ecc. D'accordo che "esperienze" fatte da "sistemi" diversi siano incomunicabili. Alla fine dobbiamo rassegnarci alla limitatezza del nostro hardware. In fondo, non potremo mai vedere con le orecchie come i gufi e i pipistrelli, nè con la pelle, come i pesci elettrici, e amen.
Ma anche sapere se ci sono "esperienze" di questo tipo, è un obiettivo irraggiungibile? Nel solito senso, c'è un "soggetto" dietro queste esperienze?
E con questo, intendo rispondere anche a
seven
. Cioè, non pretendo di comprendere l'esperienza di un altro; mi basterebbe sapere che c'è.
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Re: Si può parlare di coscienza in terza persona?

Messaggioda seven » 13/06/2017, 13:59

mgrau ha scritto:E con questo, intendo rispondere anche a
seven
. Cioè, non pretendo di comprendere l'esperienza di un altro; mi basterebbe sapere che c'è.

Se vuoi un metodo scientifico, immagino non esista e mai esisterà. È questione di buon senso, rasoio di Occam. Per simmetria se io sento, vedendo che ci sono entità simili, in misura diversa, su questo mondo deduco che sentano similmente, in misura diversa.
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