Quando gli insegnanti bloccano i topic

Messaggioda jack22 » 07/07/2018, 11:48

ma questa abitudine di bloccare i topic così di punto in bianco :D

Ben Shapiro sosteneva che l'unica forma di discorso vietato è quella che esplicitamente incita alla violenza. E chi pensa che qualunque altro discorso debba essere vietato solo perchè non gli piace è fascista :-D

Poi voi nel vostro forum siete liberi di cancellare topic e bloccarli. Potete anche scrivere tutto ciò nel vostro CV e inviarlo a Kim Jong-Un. Magari vi assume come insegnante. Non come insegnante in una scuola della Corea del Nord. Proprio come insegnante suo personale :-D
jack22
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Re: Quando gli insegnanti bloccano i topic

Messaggioda gugo82 » 07/07/2018, 12:03

Moderatore: gugo82

Come se non avessimo riconosciuto il solito rompiscatole...
Negli anni te la sei presa con: immigrati, meridionali, insegnanti, ed altre categorie che nemmeno ricordo, giusto per il “gusto” di innescare polemiche e non per creare una discussione costruttiva.

Questi giochetti dialettici valli a fare all’oratorio.


Quanto alle accuse di “fascismo”, faccio mie le parole di un compaesano blogger:
Cos’è il fascismo (e perché l’accusa di essere un fascista – digitale, in questo caso – non regge nemmeno per sbaglio)?

Emilio Gentile, uno dei #massimiesperti di Storia e dello Studio del Fascismo, propone la seguente definizione:
il fascismo è un fenomeno politico moderno, nazionalista e rivoluzionario, antiliberale e antimarxista, organizzato in un “partito milizia”, con una concezione totalitaria della politica e dello Stato, con una ideologia a fondamento mitico, virilistica e antiedonistica, sacralizzata come religione laica, che afferma il primato assoluto della nazione, intesa come comunità organica etnicamente omogenea, gerarchicamente organizzata in uno Stato corporativo, con una vocazione bellicosa alla politica di grandezza, di potenza e di conquista, mirante alla creazione di un nuovo ordine e di una nuova civiltà.

[da E. Gentile (2004) Il fascismo in tre capitoli, Laterza, n.d.gugo82]

Dopo aver letto questa definizione, perché l’accusa di essere fascista – e più nello specifico una sorta di fascista digitale 2.0 – è una “cagata pazzesca”(cit.)?
Prima di tutto, perchè non sono un fenomeno politico.
Non ho intenti nazionalisti o antiliberali. Nè milizie private o personali. Non aspiro alla creazione di comunità organizzate in maniera gerarchica, non sono un superuomo, non ho vocazioni bellicose e di certo non miro a sovvertire alcuno status quo.

Volendo riconvertire questa cosa nel mondo 2.0, non miro a impadronirmi del web o a sovvertirlo, non ho supporter che picchiano (fisicamente o digitalmente) qualcuno (né ho mai incitato a farlo), e benchè abbia amministrato forum, siti e pagine facebook (essendo quindi uno dei vertici di una gerarchia di una associazione digitale) non ho mai aspirato alla trasformazione di questo potere (chiaramente effimero) in un qualcosa di fisico o politico (d’altronde non mi chiamo Beppe Grillo).
Ecco perché l’accusa di “fascista” (digitale o meno) è stupida e insensata.
Oltre che totalmente fuori luogo.

Ma andiamo al secondo punto.
Perché è giusto e sacrosanto bannare i rompipalle dal proprio profilo?
Parlo, naturalmente, per me.
Tutto quello che faccio è limitato all’esposizione di idee e opinioni, o a condivisioni di ciò che faccio, limitatamente al mio spazio digitale personale.
Non vado in giro su profili, pagine facebook o gruppi random a spammare la mia roba.
Raramente commento su profili di amici, in calce ad articoli su blog o negli appositi spazi su YouTube a meno che non abbia qualcosa da dire che contribuisca ad arricchire la discussione.

Scrivo sul mio blog.
Pubblico i miei video sul mio canale YouTube.
Posto cazzate sulla mia fanpage facebook.
Scrivo libri su temi che interessano a me.

Nel fare questo, non ho mai puntato la pistola alla tempia per convincere qualcuno a leggere un mio articolo, vedere un mio video, commentare un mio post o comprare uno dei miei libri. E non avendo una milizia privata, non ho mai mandato a manganellare nessuno per avere in cambio supporto o “popolarità”.
Il “mi piace” alle mie pagine o l’iscrizione ai miei canali youtube da parte di un numero “X” di persone sono libere e spontanee.
E liberamente e spontaneamente la parola e l’opinione è concessa a tutti.
A patto di rispettare le regole basiche di sana convivenza.

Uno tizio random che come prima cosa mi scrive che sono “Uno stronzo”, “un coglione” o “un fascista”, senza aggiungere altro, non rispetta le regole di cui sopra. E poiché mette in chiaro, sin da subito, che non vuole avere alcun dialogo, non vedo per quale motivo dovrei dialogare con chi non vuole farlo in partenza.

Nell’ottimo saggio “L’arte dei social media”, Guy Kawasaki, uno dei #massimiesperti al mondo di social media menagement dice, testualmente: “Non esitare a ignorare, cancellare, bloccare o segnalare troll e spammer. Non sei tenuto a interagire con questi personaggi.”
E quindi, l'unica risposta valida, certe volte, è proprio quella della seguente canzone CULT di Alberto Sordi.

E se concedo sempre il beneficio del dubbio a chi eccede in irruenza o passione (anche perché personalmente mi piace discutere – anche in maniera animata – con chi ha la competenza di saper tenere una discussione), non mi interessa perdere tempo con i maleducati o troll.
Soprattutto se sin dal primo scambio di battute si palesano, esattamente, per quello che sono.

D’altra parte internet è un luogo meraviglioso anche perché, democraticamente, ci concede il diritto di dialogare solamente con chi vogliamo.
E per quale motivo dovrei rinunciare a questo sacrosanto diritto?
Sono sempre stato, e mi ritengo ancora un dilettante. Cioè una persona che si diletta, che cerca sempre di provare piacere e di regalare il piacere agli altri, che scopre ogni volta quello che fa come se fosse la prima volta. (Freak Antoni)
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