@Camillo:
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Camillo ha scritto:So che in alcuni paesi, non ricordo quali le due attività sono divise : chi fa ricerca fa solo quello e chi fa Didattica fa solo quella.
In generale, che io sappia, nemmeno all'estero le due attività sono separate nettamente.
Diciamo che c'è chi si occupa prevalentemente di ricerca (dunque pubblica caterve di articoli, ma insegna in un solo corso all'anno) e chi si occupa prevalentemente di didattica (insegna su più corsi, ma pubblica casomai un solo articolo all'anno).
Forse fanno eccezione solo i grossi nomi della ricerca...
Qui in Italia, il docente è tenuto ad insegnare almeno in due corsi anno, più eventualmente altri scampoli orari che si possono coprire con corsi/mini-corsi per dottorandi o cose del genere (in realtà si guarda il monte ore complessivo dedicato alla didattica; dunque se, ad esempio, due corsi da 6 CFU non ti bastano a coprire il monte ore, devi fare altro).
Continuando la divagazione, ricordo la situazione in cui versava l'università americana descritta da Krantz in
How to Teach Mathematics (se non ricordo male) negli anni '60, col decano del dipartimento che diceva al neo-professore: "Il nosto lavoro è provare teoremi"... Trent'anni dopo (o giù di lì), la musica era cambiata: chi pagava le tasse universitarie (i.e., i genitori) si era finalmente ribellato a questo andazzo, lamentando di pagare un prezzo troppo alto a fronte della scarsa istruzione dei figli; ciò portò alla riforma dell'insegnamento della Matematica universitaria.
Qui sembra che la storia si stia ripetendo.
Sono sempre stato, e mi ritengo ancora un dilettante. Cioè una persona che si diletta, che cerca sempre di provare piacere e di regalare il piacere agli altri, che scopre ogni volta quello che fa come se fosse la prima volta. (Freak Antoni)