Ciao. Scrivo la mia umile opinione di studentello, maturata nel brevissimo tempo in cui ho avuto a che fare con la matematica fin'ora.
Credo ci sia un grande fraintendimento (almeno della matematica come la vedo [o voglio vederla] io) in chi trova una discrepanza tra numeri e altri oggetti (o in altre forme) del panorama matematico. (Attuale?) (Forse è meglio ottocentesco).
Il "contare", i "contazzi" (siano le moltiplicazioni in colonna o le quadratiche a vomito), ciò che è il
far di conto sono facilmente opponibili al ragionamento matematico deduttivo, alla
geometria. Se
contare è una cosa naturale (associare due collezioni di elementi in modo da indicizzare le une con le altre - le dita di una mano con le pecore di un gregge), tieni presente che non lo sono gli ordinali di Neumann, su cui è definita la moltiplicazione in colonna. Con ciò - è dove voglio andare a parare - intendo dire che più che essere appartenente alla disciplina, il dualismo
conto/
ragionamento è insito nelle persone con scarsa cultura matematica, quando moltiplicare polinomi, sommare, dividere, risolvere equazioni e tutto l'ammasso della matematica liceale - ciò che è chiamato "conto" - è semplicemente applicazione allo sfinimento di deduzioni
1 elementari su oggetti che sarebbero propriamente parte del discorso matematico (i numeri che una formalizzazione ce l'hanno, i polinomi
idem), ma di cui questa parte viene eclissata a favore delle loro proprietà intuitive, a favore di un confuso approccio intuitivo che porta all'accomunamento di "sommo e conto" (le pecore) con "faccio di conto" (in una PA o in un anello). \(\cos\) (?)
Se chiedessi a chi ho giornalmente vicino dov'è il punto di partenza (convenzionale) della matematica, riconoscerebbe probabilmente che è "12
2 anni fa in prima elementare quando ti hanno insegnato a contare" (ZFC fa schifo a tutti). Il problema è quindi il non identificare far di conto e deduzione - cosa fatta appunto nelle scuole inferiori - e relegarli a due aspetti diversi della matematica, quasi fosse una medaglia a due facce; quando a due facce sono invece i sui utilizzatori - chi la
studia, e chi la
usa, dove scegliere la parte da cui stare è un fattore personale. Il problema ancora più grande - l'origine di questa distinzione -, è la non disponibilità presso lo studente medio della matematica come la conosciamo (o come ti piaccia chiamarla), quell'identificare la matematica con le sue dimostrazioni e i suoi teoremi, e non vedere altro se non il ragionamento che è in esse.
In analogia al discorso precedente, avrai ben presente l'immagine di Pascal con il suo
esprit de géométrie: Paolo Serini fa notare che la corretta resa italiana dovrebbe essere "spirito matematico"; il francese dispone dei termini per indicare nativamente questa variante, ma perché il suo autore, trecento anni addietro, non la adottò? Perché le
longues chaînes de raisons furono associate alla geometria e non a Tartaglia? Ciò che evidentemente fa rabbrividire è che la visione comune della matematica sia seicentesca, ferma a quel punto.
Ancora, distinguere
nella matematica il "momento dove studio la teoria" e il "momento dove faccio gli esercizi" lo trovo leggermente infantile: gli integrali interminabili o le disequazioni goniometriche odiabili servono allo studente della matematica, non alla disciplina e non ne fanno parte - e fanno oggettivamente schifo a volte, ma "bisogna" e sono a volte di importanza fondamentale
3. Ne fa parte la definizione di questi enti e le regole che permettono da questa e dal sistema formale dove è data di ricavarne quella ai nostri occhi è un'"algebra" degli oggetti che tale definizione rappresenta.
D'altra parte a formulare un linguaggio che accomuni più realtà sotto uno stesso tetto, un'astrazione che accomuni cose che solo apparentemente sembrano essere legate, a leggere la struttura - di qualsiasi oggetto tu abbia davanti - una preparazione magistrale nella matematica da test d'ingresso a ingegneria non basta: è buona per avere familiarità con roba che è ricorrente (in analisi elementare, in fisica), ma l'analisi dei
Promessi Sposi fatta in seconda superiore è decisamente più vicina al procedimento di astrazione di cui la matematica si nutre (ed è forse sufficiente?).
IMHO
Torno a studiare.