da gugo82 » 29/04/2019, 20:24
In realtà non ci sono un “buon” modo di procedere ed un “cattivo” modo.
Mi sovvengono pochi risultati di Calcolo Integrale che presuppongono il Calcolo Differenziale: i vari criteri di integrabilità per funzioni monotone, continue ed i Criteri di Riemann e Vitali-Lebesgue non sono basati sul Calcolo Differenziale eppure sono i risultati che servono per descrivere (in maniera più o meno fine) quali sono le funzioni integrabili secondo Riemann.
Analogamente, la teoria dell’integrale di Lebesgue tratta di funzioni tanto irregolari che immaginare di poterle derivare è un peccato capitale.
Anche il Teorema Fondamentale del Calcolo Integrale (TFCI), che si potrebbe prendere come esempio, in fondo è un risultato di Calcolo Differenziale: una funzione costruita in una certa maniera è derivabile ed ha una derivata così e così. Quindi può essere trattato in connessione con le derivate, così come tutti i teoremi sulle primitive ed i metodi di integrazione indefinita.
Pertanto, non c’è nulla di “cattivo” nel proporre prima il Calcolo Integrale e dopo il Calcolo Differenziale.
Più che altro è una scelta di stile, come tante, che il Matematico è chiamato a fare.
P.S.: Ripensandoci a posteriori, in realtà la scelta di stile che determina il modo di presentare gli argomenti dipende essenzialmente da cosa si considera Calcolo Integrale.
Spiego.
Il nome “Calcolo Integrale” viene fuori, storicamente, dalle ricerche sul come effettivamente si calcolassero gli integrali, su quali fossero le funzioni (elementarmente) integrabili e sul legame tra derivazione ed integrazione. In questo senso, i teoremi classici che riguardano il Calcolo Integrale hanno a che fare con le derivate ed il legame è sancito dal TFCI. Pertanto in molti trattati il Calcolo Integrale viene posposto al Calcolo Differenziale come raccolta di risultati ancillari a quest’ultimo.
Tuttavia, tra metà ‘800 e primo quarto del ‘900, l’approccio alla teoria degli integrali è cambiata drasticamente ed è diventata autonoma rispetto al Calcolo Differenziale. Infatti, le nozioni fondamentali del Calcolo Integrale, i.e. la definizione di integrale, le proprietà dell’integrale, l’individuazione e la caratterizzazione delle funzioni integrabili, non dipendono in alcun modo da proprietà di regolarità (cioè dalla derivabilità) ma da proprietà di livello molto più basico. Dunque, se con Calcolo Integrale si intende lo studio dell’integrale (di Riemann, ad esempio) in sé, è sensato preporre il Calcolo Integrale al Calcolo Differenziale (al quale vanno “aggiunti”, come risultati ancillari, tutti i teoremi -TFCI, formule di integrazione indefinita, etc…- che consentono effettivamente il calcolo esplicito di alcuni integrali elementari).
Si potrebbe dire, in maniera tranchant, che il primo modo di procedere è quello “classico”, dal punto di vista “antico” dei padri del Calcolo, mentre il secondo modo di procedere è quello “moderno”, dal punto di vista dei padri dell’Analisi.
Sono sempre stato, e mi ritengo ancora un dilettante. Cioè una persona che si diletta, che cerca sempre di provare piacere e di regalare il piacere agli altri, che scopre ogni volta quello che fa come se fosse la prima volta. (Freak Antoni)