vorrei fare qualche precisazione su quanto ho detto nel primo post, correggendo un pò il tiro
è vero che ho cercato di assimilare il momento in cui scelgo gli assiomi ad una forma d'arte, o meglio, ad un momento
creativo, ed è vero che in quel momento sono perfettamente libero (a meno di contraddizioni tra gli assiomi ovviamente)
però è anche vero che non sono cosciente di ciò che i miei assiomi producono
insomma l'artista, quello vero, ha in ogni momento il pieno controllo sulla propria creazione
io invece non so cosa sto veramente producendo, se non per i primi teoremi più banali
dunque, almeno in un primo momento, penso che i matematici scelgano gli assiomi in funzione di un risultato a breve termine, ovvero quello di produrre una matematica "utile", per poi addentrarsi in un secondo momento nel mondo più profondo che questi assiomi hanno creato
ma a proposito di questo mondo e della sua "scoperta"...
cosa succede in realtà? questo pensiero mi ha sempre ossessionato
quando scelgo degli assiomi che succede? istantaneamente si pruduce una "realtà matematica" che io come matematico sono invitato a scoprire, appunto come uno scienziato sperimentale?
e "dove" risiede questa realtà matematica?