da oruam » 01/05/2008, 09:00
Grazie Sergio, la risposta al dubbio è stata esauriente e anche 'didattica', per me.
Mi è tormentoso addentrarmi, come tu invochi, e giustamente, nella matematica, a causa di una 'impazienza' nei confronti della sua, come dire, simbolizzazione? formalizzazione? che mi ha sin dalla scuola frenato nella comprensione dell'ordine dei problemi, che mi stancava la mente. Ho poi fatto filosofia e, nonostante tutto, qui incontrando la logica formale, dopo filosofia volevo iscrivermi a matematica e a fisica. Poi non ho fatto nulla, nell'ambito della 'Scienza'.
Detto questo, con cui non intendo affatto scusarmi, dato che l'ignoranza di cui sono dotato mi costringe a prendere molte 'facciate' non appena mi espongo alla discussione nel mondo, e mi scuso allora col riconoscere la mia presunzione (cosa non sempre facile), mi pare di capire, dalla tua risposta, che oggetti e proprietà diversi sono sguardi su una 'presunte' stessa realtà da angolature diverse e che, probabilmente, non c'è modo di trovare contraddizione, proprio come per la prospettiva della pittura medievale, messa al confronto con quella rinascimentale, che non è né migliore né peggiore ed è solo altra cosa: oggetti e proprietà diversi, tuttavia derivanti da una stessa realtà o, almeno, da una presunta stessa realtà.
Mi permetto di porti un interrogativo, data la tua disponibilità: se finisco o se mi dirigo OT ci risentiremo in altra circostanza, spero.
La domanda posta in questo 3D, ovvero 'matematica: creazione o scoperta', rilancia l'annosa questione se vi sia una realtà fonte della matematica, o almeno 'suggeritrice' di essa, o se invece noi costruiamo il mondo con strutture mentali matematiche nostre. L'attuale sviluppo della fisica teorica, da quel poco che ho letto, ad esempio, suggerisce l'ipotesi di ulteriori possibili prospettive come le 11 dimensioni del mondo quantistico della teoria delle Stringhe. Ecco, l'interrogativo nasce dalla constatazione di come sia difficile oggi dirsi, o potersi dire 'consapevoli' di una qualche realtà e, tuttavia, di come tale realtà sia fortemente presunta (e con essa tutte le affermazioni che vi ci stanno senza contraddizione). So che per la matematica una data realtà è solo una delle possibili prospettive, e il professor Patrone a suo tempo è stato chiaro nel sottolinearmi che 'non esiste la natura' e che... e che... ecco, le conseguenze sono problematiche, almeno per chi, come tutti quelli che hanno risposto alla domanda qui posta, cerca delle definizioni ultimative di come sia fatto il mondo (di come sia fatta la matematica, dovrei dire, ma quest''oggetto', che è la matematica, non è un forse oggetto tra gli oggetti del mondo e, dunque, la domanda sul suo stato non è anche una domanda indiretta sulla realtà dell'Essere? Insomma, non siamo, volenti o nolenti, tutti costretti ad essere filosofi?).
La questione: il mondo sarà pure come la miriade di forme e volti che Khrisna indica ad Arjuna nella Baghavad-Gita e che la matematica permette di costruire con assiomi diversi senza contraddizione, e tuttavia perché una prospettiva prevale, almeno nella nostra 'forma mentis', sulle altre? Utilità del vivere o che altro? Grazie e complimenti per la tua competenza matematica, pregandoti di scusarmi se pongo questioni forse 'oziose' o datate. Ciao.