Dualità aiuto!!!

Messaggioda Alexiei » 09/12/2009, 10:08

Salve, sonouno studente universitario alle prese con lo studio dell'algebra lineare.
Sto "studiando" la dualità, tra virgolette perchè non riesco proprio a capirla, non risco proprio ad arrivarci concettualmente e diciamo ad "immaginarmi" uno spazio duale per esempio. Studio molto la teoria di questo capitolo ma mi trovo sempre arreso. Qualcuno è in grado di spiegarmi in parole semplici il concetto alla base della dualità?

Vi ringrazio
Alexiei
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Messaggioda killing_buddha » 09/12/2009, 10:43

Sintetizzando al massimo, questo è quello che si può dire.


  1. Definizione (spazio duale): Sia \( \displaystyle V \) uno spazio vettoriale di dimensione finita sul corpo \( \displaystyle \mathbb{K} \) . Definiamo come spazio duale di \( \displaystyle V \) lo spazio vettoriale delle applicazioni lineari da \( \displaystyle V \) su \( \displaystyle \mathbb{K} \) .

    \( \displaystyle V^* := \text{Hom}\,(V,\mathbb{K})\qquad\qquad\eqno{(\text{D})} \)
  2. Osservazione: Se \( \displaystyle V \) è spazio vettoriale di dimensione finita su \( \displaystyle \mathbb{K} \) , la sua dimensione è

    \( \displaystyle \dim_\mathbb{K}V^* = \dim_\mathbb{K}\text{Hom}\,(V,\mathbb{K}) = \dim_\mathbb{K}V\cdot \dim_\mathbb{K}\mathbb{K}=\dim_\mathbb{K} V \)

    Fissata una base \( \displaystyle \mathcal{V}=\{v_1,\dots,v_n\} \) di \( \displaystyle V \) , una base di \( \displaystyle V^* \) è fatta da \( \displaystyle \{v_1^*,\dots,v_n^*\} \) , ove \( \displaystyle v_j^* \colon V\to \mathbb{K} \) è definita da \( \displaystyle v_j^*(v_i)=\delta_{ij} \) , intendendo \( \displaystyle \delta_{ij} \) come il simbolo di Kronecker.
  3. Proposizione: In base a quanto osservato in (2), lo spazio \( \displaystyle V \) è (non canonicamente) isomorfo al suo duale, mediante la mappa che manda \( \displaystyle u=\sum_{i=1}^n \alpha_i v_i \) in \( \displaystyle u^*=\sum_{i=1}^n \zeta_i v_i^* \) .
  4. Definizione (applicazione bilineare): Siano \( \displaystyle U,V \) spazi vettoriali di dimensione finita su \( \displaystyle \mathbb{K} \) , in particolare sia \( \displaystyle \dim_\mathbb{K}U=m, \dim_\mathbb{K}V=n \) . Una applicazione bilineare tra \( \displaystyle U \) e \( \displaystyle V \) è una applicazione \( \displaystyle g\colon U\times V\to \mathbb{K} \) che sia lineare in ciascuna delle due variabili. L'insieme \( \displaystyle \text{Bil}\,(U\times V,\mathbb{K}) \) delle applicazioni bilineari da \( \displaystyle U\times V \) in \( \displaystyle \mathbb{K} \) è uno spazio vettoriale di dimensione finita su \( \displaystyle \mathbb{K} \) e vale

    \( \displaystyle \dim_\mathbb{K}\text{Bil}\,(U\times V,\mathbb{K}) = \dim_\mathbb{K}U\cdot\dim_\mathbb{K}V=mn \)

    Una sua base è costituita dall'insieme delle applicazioni \( \displaystyle \epsilon_{ij} \) definite da
    \( \displaystyle \displaystyle
    \epsilon_{ij}(u_r,v_s) =
    \begin{cases}
    1 & \text{se}\, (i,j)=(r,s)\\
    0 & \text{altrimenti}
    \end{cases} \)
    (edit) \( \displaystyle g\colon U\times V \to \mathbb K \) si dice non degenere se \( \displaystyle g(u,v)=0 \) per ogni \( \displaystyle v\in V \) (risp.: per ogni \( \displaystyle u\in U \) ) implica che \( \displaystyle u=0 \) (risp: implica che \( \displaystyle v=0 \) ).
  5. Definizione (dualità): Una applicazione bilineare non degenere tra \( \displaystyle V \) e il suo duale si dice dualità.
  6. L'applicazione bilineare

    \( \displaystyle \circ\colon V\times V^* \to \mathbb{K} \)
    \( \displaystyle (v,\xi)\longmapsto v\circ \xi = \xi(v)\in\mathbb{K}\qquad\qquad\eqno{(\text{CD})} \)

    è non degenere: essa si dice dualità canonica tra \( \displaystyle V \) e \( \displaystyle V^* \) . Fissato un vettore \( \displaystyle v\in V \) , essa si "fattorizza" come \( \displaystyle \varphi_v=\circ(v,\cdot)\colon V^*\to \mathbb{K} \) : è la mappa che manda \( \displaystyle \xi \) in \( \displaystyle \xi(v) \) per \( \displaystyle v\in V \) fissato. In tal modo \( \displaystyle \varphi_v \in \text{Hom}\,(V^*,\mathbb{K})=: V^{**} \) . Gli spazi \( \displaystyle V \) e \( \displaystyle V^{**} \) sono allora canonicamente isomorfi mediante la mappa di "valutazione" \( \displaystyle \text{ev}_v\colon V\to V^{**} \) che manda \( \displaystyle v \) in \( \displaystyle \varphi_v \) .
  7. Osservazione: Una data applicazione bilineare \( \displaystyle g \) non degenere induce gli isomorfismi di spazi vettoriali

    \( \displaystyle \text{Hom}\,(V, U^*) \cong \text{Bil}\,(U\times V,\mathbb{K}) \cong \text{Hom}\,(U,V^*)\qquad\qquad\eqno{(\text{BD})} \)

    dati dalle mappe \( \displaystyle v\mapsto g(\cdot,v) \) e \( \displaystyle u\mapsto g(u,\cdot) \)
Ultima modifica di killing_buddha il 09/12/2009, 13:38, modificato 2 volte in totale.
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Messaggioda dissonance » 09/12/2009, 12:38

@killing_buddha: Manca la definizione di applicazione bilineare non degenere, credo convenga darla per non confondere Alexiei.
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Messaggioda Alexiei » 09/12/2009, 21:51

Mi sto sforzando di comprendere bene le definizioni che mi avete dato ( grazie! ), ma mi servirebbe capire in maniera un pò più "PALPABILE" la differenza tra unospazio duale ed uno vettoriale ad esempio, non so se riesco a farmi capire. Studiando mi sono convinto che lo spazio duale e la dualità hanno stretta correlazione con le operazioni di trasposizione e gli spazi vettoriali perpendicolari, non so se è giusto però perchè su questo argomento ho una confusione totale.

Grazie mille della pazienza!
Alexiei
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Messaggioda dissonance » 09/12/2009, 23:23

Alexiei ha scritto:Mi sto sforzando di comprendere bene le definizioni che mi avete dato ( grazie! ),
Prego, ma io non ho fatto nulla, ha fatto tutto killing_buddha!
ma mi servirebbe capire in maniera un pò più "PALPABILE" la differenza tra unospazio duale ed uno vettoriale ad esempio, non so se riesco a farmi capire. Studiando mi sono convinto che lo spazio duale e la dualità hanno stretta correlazione con le operazioni di trasposizione e gli spazi vettoriali perpendicolari, non so se è giusto però perchè su questo argomento ho una confusione totale.
Eh ma non ti preoccupare perché è normale, si tratta di un concetto dai mille significati molto diversi tra loro. Parlo un po' a ruota libera, per il significato preciso di ciò che dico riferisciti al post di killing_buddha.

Lo spazio duale è l'ambiente in cui vivono le forme lineari (*), degli aggeggi che possono agire linearmente sui vettori, restituendo dei numeri. Sotto questo ombrello cadono una miriade di oggetti matematici e te ne elenco qualcuno. L'esempio più scemo (ma essenziale) riguarda lo spazio vettoriale \( \displaystyle \mathbb{R}^n \) , i cui elementi consideriamo come vettori colonna \( \displaystyle \begin{pmatrix} \xi^1 \\ \vdots \\ \xi^n \end{pmatrix} \) . Allora i vettori riga \( \displaystyle \begin{pmatrix} \eta_1 & \ldots & \eta_n \end{pmatrix} \) sono delle forme lineari, e la maniera che hanno di agire è quella ovvia: \( \displaystyle \displaymath \begin{pmatrix} \eta_1 & \ldots & \eta_n \end{pmatrix} \begin{pmatrix} \xi^1 \\ \vdots \\ \xi^n \end{pmatrix} =\sum_{i=1}^n \eta_i \xi^i \)
(Sostanzialmente, inoltre, è a questo che ci si riconduce in tutti gli spazi vettoriali di dimensione finita).
Geometricamente questo è significativo. Sia infatti \( \displaystyle M \) un iperpiano di \( \displaystyle \mathbb{R}^n \) : allora esso si può rappresentare con una equazione del tipo \( \displaystyle \displaymath \sum_{i=1}^n \eta_i x^i =0 \) Ti ricorda niente? Questa corrispondenza tra iperpiani e forme lineari, unita alla ovvia corrispondenza tra forme lineari e punti dello spazio, è importante in geometria proiettiva.

Quindi una maniera di interpretare le forme lineari (in dimensione finita) è pensare ad esse come alle equazioni di iperpiani. (Questa interpretazione viene da Cailotto, pag. 81, §4.8).

Ma le forme lineari intervengono in moltri altri ambiti e con significato molto diverso da questo. Prendiamo ad esempio uno spazio vettoriale di dimensione infinita come \( \displaystyle C^1 (\mathbb{R}^n) \) , lo spazio vettoriale delle funzioni differenziabili con continuità su tutto \( \displaystyle \mathbb{R}^n \) . In questo caso i vettori sono delle funzioni e una operazione lineare su di esse è la derivazione parziale in 0, che ad una funzione \( \displaystyle f \) associa il numero \( \displaystyle \frac{\partial{f}}{\partial{x_i}}(0) \) . Di più: comunque si prenda un vettore di direzione, la derivata direzionale in 0 è una forma lineare in maniera del tutto analoga. Abbiamo così creato una copia di \( \displaystyle \mathbb{R}^n \) nello spazio vettoriale duale a \( \displaystyle C^1 (\mathbb{R}^n) \) : questo è molto importante in geometria differenziale.

Come puoi immaginare si potrebbe andare avanti MOLTO a lungo. Le applicazioni di questo concetto sono moltissime (e non si limitano alla geometria). Usandolo concretamente, con il tempo riuscirai a fartene una idea precisa.

____________________________________
(*) anche funzionali lineari o covettori, tutti sinonimi ma con sfumature diverse di significato.
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Re: Dualità aiuto!!!

Messaggioda bernardo1504 » 15/11/2018, 12:07

Qualcuno potrebbe gentilmente darmi un ulteriore chiarimento su questa parte del post:

"Questa corrispondenza tra iperpiani e forme lineari, unita alla ovvia corrispondenza tra forme lineari e punti dello spazio, è importante in geometria proiettiva."

Grazie mille
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Re: Dualità aiuto!!!

Messaggioda dissonance » 15/11/2018, 15:05

Sono passati dieci anni, chi cacchio si ricorda cosa stavo pensando all'epoca. :-) Poi la geometria proiettiva l'ho toccata pochino in tutto questo tempo. Mi pare che qualcosa avevo letto sul libro di Sernesi, "Geometria 1", e poi c'erano le dispense dei padovani. Chissà se passa di qua Martino ci può dare qualche link fresco.
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Re: Dualità aiuto!!!

Messaggioda bernardo1504 » 16/11/2018, 14:55

Mi aveva molto incuriosito l'argomento e malgrado il tempo trascorso ho osato provare. La conversazione era stata citata in un altro post che avevo letto di recente.
Ho praticamente dissotterrato un fossile
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