Alexiei ha scritto:Mi sto sforzando di comprendere bene le definizioni che mi avete dato ( grazie! ),
Prego, ma io non ho fatto nulla, ha fatto tutto killing_buddha!
ma mi servirebbe capire in maniera un pò più "PALPABILE" la differenza tra unospazio duale ed uno vettoriale ad esempio, non so se riesco a farmi capire. Studiando mi sono convinto che lo spazio duale e la dualità hanno stretta correlazione con le operazioni di trasposizione e gli spazi vettoriali perpendicolari, non so se è giusto però perchè su questo argomento ho una confusione totale.
Eh ma non ti preoccupare perché è normale, si tratta di un concetto dai mille significati molto diversi tra loro. Parlo un po' a ruota libera, per il significato preciso di ciò che dico riferisciti al post di killing_buddha.
Lo spazio duale è l'ambiente in cui vivono le
forme lineari (*), degli aggeggi che possono agire linearmente sui vettori, restituendo dei numeri. Sotto questo ombrello cadono una miriade di oggetti matematici e te ne elenco qualcuno. L'esempio più scemo (ma essenziale) riguarda lo spazio vettoriale \( \displaystyle \mathbb{R}^n \) , i cui elementi consideriamo come vettori colonna \( \displaystyle \begin{pmatrix} \xi^1 \\ \vdots \\ \xi^n \end{pmatrix} \) . Allora i vettori riga \( \displaystyle \begin{pmatrix} \eta_1 & \ldots & \eta_n \end{pmatrix} \) sono delle forme lineari, e la maniera che hanno di agire è quella ovvia: \( \displaystyle \displaymath \begin{pmatrix} \eta_1 & \ldots & \eta_n \end{pmatrix} \begin{pmatrix} \xi^1 \\ \vdots \\ \xi^n \end{pmatrix} =\sum_{i=1}^n \eta_i \xi^i \)
(Sostanzialmente, inoltre, è a questo che ci si riconduce in tutti gli spazi vettoriali di dimensione finita).
Geometricamente questo è significativo. Sia infatti \( \displaystyle M \) un iperpiano di \( \displaystyle \mathbb{R}^n \) : allora esso si può rappresentare con una equazione del tipo \( \displaystyle \displaymath \sum_{i=1}^n \eta_i x^i =0 \) Ti ricorda niente? Questa corrispondenza tra iperpiani e forme lineari, unita alla ovvia corrispondenza tra forme lineari e punti dello spazio, è importante in geometria proiettiva.
Quindi
una maniera di interpretare le forme lineari (in dimensione finita) è pensare ad esse come alle
equazioni di iperpiani. (Questa interpretazione viene da
Cailotto, pag. 81, §4.8).
Ma le forme lineari intervengono in moltri altri ambiti e con significato molto diverso da questo. Prendiamo ad esempio uno spazio vettoriale di dimensione infinita come \( \displaystyle C^1 (\mathbb{R}^n) \) , lo spazio vettoriale delle funzioni differenziabili con continuità su tutto \( \displaystyle \mathbb{R}^n \) . In questo caso i vettori sono delle funzioni e una operazione lineare su di esse è la derivazione parziale in 0, che ad una funzione \( \displaystyle f \) associa il numero \( \displaystyle \frac{\partial{f}}{\partial{x_i}}(0) \) . Di più: comunque si prenda un vettore di direzione, la derivata direzionale in 0 è una forma lineare in maniera del tutto analoga. Abbiamo così creato una copia di \( \displaystyle \mathbb{R}^n \) nello spazio vettoriale duale a \( \displaystyle C^1 (\mathbb{R}^n) \) : questo è molto importante in geometria differenziale.
Come puoi immaginare si potrebbe andare avanti MOLTO a lungo. Le applicazioni di questo concetto sono moltissime (e non si limitano alla geometria). Usandolo concretamente, con il tempo riuscirai a fartene una idea precisa.
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(*) anche
funzionali lineari o
covettori, tutti sinonimi ma con sfumature diverse di significato.