Premesso che professork ha fatto un ottimo lavoro, aggiungo solo un paio di appunti. Alla fine siamo Ingegneri, quel che conta è capire se ciò che facciamo "ci piglia" oppure no
Come giustamente ha indicato professork, la potenza si può esprimere sia in termini di salto entalpico che di lavoro fornito al fluido. Nel secondo caso, per un sistema aperto, scriviamo:
\[ P = \dot{m} \int vdp \]
Dove v è il volume specifico, \( \dot{m} \) la portata, p la pressione. Essendo il fluido che lavora nella pompa incomprimibile possiamo ridurre a:
\[ P = \dot{m} v \Delta p \]
Manca quindi da moltiplicare per il volume specifico, almeno, rispetto quanto professork ha scritto sopra. Non è un problema in ogni caso, puoi prenderti il volume specifico al punto 1.
Per quanto riguarda invece l'ipotesi sulla temperatura di uscita, ne comprendo ovviamente le ragioni, altrimenti l'esercizio sarebbe irrisolvibile, ma è chiaramente un'ipotesi che non ha senso. E' un'ipotesi che nei miei 6 anni di esami di Ingegneria Energetica non mi è mai capitato fare. Anzi, farla, avrebbe voluto significare non aver capito niente. Tra l'altro lo scambiatore non è nemmeno disegnato in controcorrente, il che rende l'assunzione ancora più assurda, considerata la temperatura in uscita di 150.
Per concludere sul surriscaldamento: in generale i cicli sono surriscaldati a meno che non venga specificato diversamente. Stessa cosa per il punto in uscita dalla turbina: il titolo è di solito intorno lo 0.9-0.95, non va considerato 1 a meno che non sia specificato chiaramente. Questo è quantomeno quello che poi succede anche nella realtà. Per andare ancora più nel dettaglio, nella realtà si esegue un'ottimizzazione tecno-economica tra quanto conviene espandere ulteriormente (più si espdande, più si va giù col titolo) e quanto si perde in operation & maintenaince sulla turbina (più il titolo è basso, più gocce di liquido hai, più le pale si erodono e di conseguenza più spesso devi intervenire con operazioni di manutenzione).