Aspetta un po’ però... Quelle che hai riportato sono
la stessa definizione, solo scritte (entrambe male) con termini diversi.
In quello che segue $Omega subseteq CC$ è aperto ed $f:Omega-> CC$. Come noto, la funzione a valori complessi $f(z)$ di una variabile complessa $z=x+iy$ si può (canonicamente) riguardare come una funzione di $Omega$ (pensato come aperto in $RR^2$) in $RR^2$, i.e. come una trasformazione piana: ciò si fa sostituendo $z=x+iy$ in $f(z)$ e separando il reale dall’immaginario. Si ottiene così una coppia di funzioni reali $u(x,y), v(x,y)$ delle due variabili reali $(x,y) in Omega$.
Fatta questa premessa necessaria per introdurre le notazioni, le definizioni cui mi riferivo io sono le seguenti (ordinate dalla più forte a quella più debole):
La $f$ è olomorfa in $Omega$ se $u,v in C^1(Omega)$ (in senso reale) e se le uguaglianze:
\[ \tag{CR}
\begin{cases} u_x(x,y) = v_y(x,y) \\
u_y(x,y) = -v_x(x,y)
\end{cases}
\]
(dette
condizioni di Cauchy-Riemann)
1 valgono per ogni $(x,y) in Omega$.
La $f$ è olomorfa in $Omega$ se per ogni $z_0 in Omega$ esiste finito il limite complesso:
\[
\lim_{z \to z_0} \frac{f(z) - f(z_0)}{z - z_0} =: f^\prime (z_0) \in \mathbb{C}
\]
e se la funzione $f^\prime : Omega -> CC$ è continua in $Omega$, i.e. se $f^\prime in C(Omega)$.
2
[N.B.: Qui interviene la derivata complessa di $f$, definita (come nel caso reale) quale limite finito del rapporto incrementale.
Questa definizione è, tuttavia, facilmente dimostrabile equivalente alla precedente.]
La $f$ è olomorfa in $Omega$ se $f in C(Omega)$, se $u$ e $v$ sono differenziabili (in senso reale) in $Omega$ e se le (CR) valgono per ogni $(x,y) in Omega$.
[N.B.: Questa definizione è più debole della prima, poiché il requisito “$u,v in C^1(Omega)$” è rimpiazzato dal meno stringente “$u,v in C(Omega)$ e differenziabili in $Omega$”. Infatti è noto (o dovrebbe esserlo) da Analisi II che “$u in C^1$“ implica “$u$ differenziabile”, ma in generale non vale il viceversa.]
La $f$ è olomorfa in $Omega$ se $f in C(Omega)$ (continua rispetto alla variabile complessa), se $u$ e $v$ sono (parzialmente) derivabili in $Omega$ (rispetto alle variabili reali) e se le (CR) valgono per ogni $(x,y) in Omega$.
[N.B.: Questa è più debole della precedente, poiché il requisito “$u,v$ differenziabili in $Omega$” è rimpiazzato dal meno stringente “$u,v$ derivabili in $Omega$”. Infatti è noto da Analisi II che esistono funzioni derivabili ma non differenziabili.
L’equivalenza tra questa definizione e quella iniziale è il cosiddetto
Teorema di Looman–Menchoff.]
La $f$ è olomorfa in $Omega$ se $f$ è limitata intorno ad ogni punto di $Omega$ (in senso complesso)
3, se $u$ e $v$ sono (parzialmente) derivabili in $Omega$ (rispetto alle variabili reali) e se le (CR) valgono per ogni $(x,y) in Omega$.
[N.B.: Questa è più debole della precedente, poiché il requisito “$f$ continua in $Omega$” è rimpiazzato dal meno stringente “$f$ localmente limitata in $Omega$”. Infatti è noto da Analisi I che ogni funzione continua è localmente limitata, ma anche che non vale il viceversa (poiché esistono funzioni localmente limitate ma non continue).
L’equivalenza di questa definizione con quella iniziale è il cosiddetto
Teorema di Montel.]
Poi, se non erro, le richieste possono essere ulteriormente indebolite... Vado a memoria (il che è una cosa pessima, visto che non mi occupo di queste cose da anni), ma mi sembra di ricordare che la derivabilità si può richiedere anche solo quasi ovunque in $Omega$ e che si possano indebolire ancora di più le ipotesi su $f$.
Ma ora non trovo riferimenti, mi spiace.
Infine, per tornare a te: all’inizio è meglio usare la prima o la seconda delle definizioni che ho proposto, perché sono quelle che danno più agio nei calcoli.
Sono sempre stato, e mi ritengo ancora un dilettante. Cioè una persona che si diletta, che cerca sempre di provare piacere e di regalare il piacere agli altri, che scopre ogni volta quello che fa come se fosse la prima volta. (Freak Antoni)