Come premessa ricordo che, a basi e basi duali degli spazi fissate, è (con \( \circ \) indico la dualità canonica)
\[
v\circ\xi = \sum_i x_iy_i
\] per ogni vettore \( v\in V \) e \( \xi\in V^* \) di coordinate \( x_i \) e \( y_i \) rispettivamente. Ricordo anche che, se \( \phi\colon U\to V \) è lineare, esiste un'unica mappa \( \phi^*\colon V^*\to U^* \) tale che
\[
u\circ\phi^*(\xi) = \phi(u)\circ\xi
\] per ogni \( \xi\in V^* \), \( u\in U \).
Ora la domanda. Per provare che la matrice dell'applicazione trasposta di una lineare \( \phi\colon U\to V \) è la trasposta della matrice di \( \phi \), diciamo \( A \) e \( B \), rispettivamente, la matrice di \( \phi \) e la matrice di \( \phi^* \) - in due basi di \( U \) e \( V \), e nelle loro basi duali; vale allora l'uguaglianza in coordinate1 \[
{}^ty({}^tBx) = {}^ty(Ax)
\] dove \( y \) è il vettore delle coordinate di \( \xi\in V^* \), e \( x \) è il vettore delle coordinate di \( u\in U \). La tesi, mi si dice, discende dall'unicità di \( \phi^* \). Mi sono incasinato: perché?
Io porrei \( \psi \) pari all'applicazione lineare \( U\to V \) di matrice \( {}^tB \) nelle basi opportune, e interpreterei la precedente come
\[
u\circ\phi(\xi) = u\circ\psi(\xi)
\] Allora la tesi segue dal fatto che \( \circ \) è bilineare non degenere.
P.s. Non vale scrivere esplicitamente \( B \), quello so farlo anch'io!
- Se c'è il dubbio: basta applicare la prima affermazione che ho fatto, qua su. ↑