Secondo me la verità è che gli autori dei libri sono spesso pigri... e altrettanto di frequente poco interessati all'immedesimazione nel lettore, il che rispecchia fedelmente la scarsa attitudine della nostra società all'empatia.
Dopo questa ventata di ottimismo e bei pensieri, sono d'accordo con entrambi, nel senso che presentare un problema del genere è del tutto inefficace, tanto quanto presentare direttamente il problema "astratto" salvo negli studenti già orientati ed interessati al pensare in questi termini.
A mio avviso, dopo anni di sperimentazioni, credo che la chiave di volta sia non tanto presentare un problema vicino o lontano dalla realtà di tutti i giorni, ma piuttosto darne una motivazione.
A un problema del genere la prima domanda che mi farebbe uno studente è "ma perché non può mangiare le ciliege senza farsi tutti sti problemi? glieli do io i soldi per comprarne un altro barattolo". Il punto è che spesso i ragazzi (giustamente) vedono questi problemi come un'inutile complicazione di una situazione semplice, secondo me la differenza sta nel modificare tali problemi per giustificare in modo ragionevole e comprensibile una situazione o un comportamento chiaramente artificioso.
Ad esempio così :
"Siamo al Cairo, in Egitto, e Abdul dopo aver commesso un efferato omicidio, non riuscendo a rubare una jeep, scappa a piedi nel deserto credendo di essere inseguito dai parenti della vittima. Essendo stancante scappare nel deserto e non avendo ne acqua ne cibo con se, Abdul percorre ogni ora metà della distanza dell'ora precedente, sapendo che la terza ora percorre 5 km , e che l'oasi più vicina è a 40 km, riuscirà il nostro assassino ad arrivare fino all'oasi e sopravvivere? e si si dopo quante ore?"
Poi ovviamente se ormai l'avversione per la matematica e per "l'usare il cervello" è nata, c'è poco da fare.
Un altro ostacolo secondo me forte è la lingua, i nostri studenti sono praticamente tutti analfabeti funzionali, quindi quello che ho scritto è difficilmente comprensibile, anche parole come "efferato" 2 studenti su 3 non saprebbero cosa vuol dire, anche se maggiorenni.
In ogni caso è chiaro che qua si sta parlando di "tamponare" un problema insolubile, l'istruzione occidentale ha completamente fallito, la cosa giusta(o che si avvicina al "giusto") sarebbe costruire in maniera reale e sperimentale, la situazione astratta una, due, tre, dieci volte, prendere un barattolo di ciliege e farglielo mangiare seguendo quella regola, creare un "gioco gestionale" dove le risorse vengono elargite secondo prefissate regole, in modo che tocchino con mano la situazione che gli si vuol fare risolvere, e solo dopo che hanno toccato letteralmente con mano l'importanza di questi problemi (perché ad esempio perdono al gioco) allora si può sperare che riescano facilmente a visualizzare il problema astratto oltre e soprattutto ad essere motivati(per associazione comparativa) a risolverlo.
Ma questo è impensabile, non c'è il tempo, non c'è la volontà, non ci sono le risorse, non siamo ancora culturalmente pronti, forse fra 500 anni o più ne riparleremo
"In matematica non si capiscono le cose. Semplicemente ci si abitua ad esse."
[John von Neumann]