_antoniobernardo
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Se ci viene alle mani qualche volume, per esempio di teologia o di metafisica scolastica, domandiamoci: contiene qualche ragionamento astratto sulla quantità o sui numeri? No. Contiene qualche ragionamento sperimentale su questioni di fatto e di esistenza? No. E allora gettiamolo nel fuoco perchè non contiene che sofisticherie ed inganni. David Hume, 1711-1776.

"Come le scienze dell'uomo costituiscono l'unico fondamento per le altre scienze, così la sola base solida per le scienze dell'uomo deve essere l'esperienza e l'osservazione.

E non dobbiamo sorprenderci che l'applicazione della filosofia sperimentale alla ricerca morale abbia tardato più di un secolo rispetto alla sua applicazione alle scienze naturali; si tratta infatti dello stesso tratto di tempo che separa l'origine di queste scienze: da Talete a Socrate , infatti, la distanza temporale è quasi equivalente tra il mito Bacone e alcuni filosofi inglesi (Locke, Shaftesbury, Mandeville, Butler, etc.) che hanno iniziato a porre la scienza dell'uomo su di un nuovo livello... Questo dimostra che per quanto le altre nazioni possano rivaleggiare con noi in poesia, e superarci in alcune altre arti dilettevoli, i progressi della ragione e della filosofia non possono che essere raggiunti in una terra di tolleranza e di libertà".

"Io ho di me stesso l'immagine di un uomo, il quale dopo aver cozzato in molti scogli, ed evitato a malapena il naufragio passando in una secca, conservi ancora la temerarietà di mettersi per mare con lo stesso battello sconquassato, con l'intatta ambizione di tentare il giro del mondo nonostante queste disastrose circostanze".

"Mi si potrebbe chiedere se sono sicuramente convinto delle argomentazioni che vado propugnando con tanta fatica e se sono realmente uno di quelli scettici i quali sostengono che tutto è incerto e che in nessuna cosa possiamo giungere a un giudizio attendibile di verità o di falsità: risponderei che la domanda è del tutto superflua e che né io né nessun altro è mai stato sinceramente e a lungo di questa opinione. Per assoluta e inevitabile necessità la natura ci ha costretti a giudicare come a respirare e a sentire... Chiunque si sia preso la pena di confutare i cavilli dello scetticismo totale ha in realtà combattuto senza antagonista... la mia intenzione era soltanto quella di far constatare al lettore la verità della mia ipotesi: che tutti i nostri ragionamenti intorno alle cause e agli effetti derivino da nient'altro che dall'abitudine; e che il credere è più propriamente un atto della parte sensitiva che non della parte cogitativa della nostra natura".

"Da cose che appaiono simili ci aspettiamo effetti simili. Questa è la somma di tutte le nostre conclusioni sperimentali". (David Hume, 1711-1776. Ricerche sull'intelletto umano e sui principi della morale).

I libri non dovrebbero mai essere bruciati, ma Hume vuole mettere in guardia contro il pregiudizio metafisico e antiscientifico. E' interessante confrontare il passo sopra citato con quello attribuito a Buddha (Non credete a una cosa perchè molti ne parlano...). Anche nelle organizzazioni capita che certe decisioni (investimenti, dismissioni, nuove strategie etc.) siano prese ignorando (o peggio manipolando) dati di fatto ed elaborazioni numeriche: in questo caso non si è fuorviati dalla metafisica, ma da altri interessi che non coincidono con quelli della sopravvivenza e della crescita dell'organizzazione.

Il secondo pensiero pone l'accento sull'insopprimibile ritardo delle scienze dell'uomo, e quindi anche dei problemi delle organizzazioni, rispetto alle scienze della natura: per Hume la ragione umana è schiava delle passioni, ma senza passioni la ragione non potrebbe esistere. La tolleranza e la libertà (filosofia anglosassone), rispetto ad altre arti dilettevoli (filosofia ed arte continentale), sono fucina di idee e stimolo alla realizzazione del cambiamento. cascade_of_books-alicia_martin.jpg

Nei testi sopra riportati, la mente impegnata nella soluzione di problemi, viene rappresentata con la metafora della navigazione; tale metafora, anche se con significati diversi, sarà ripresa nel 1900 dal positivista logico O. Neurath. Wittgenstein con la sua filosofia ha concluso che non esistono problemi filosofici (ma solo linguistici) e pertanto si è trovato nella situazione di colui che "salito a livelli superiori deve gettare la scala di cui si è servito" rimanendo così intrappolato; Hume al contrario ritiene che la sua posizione, agnostica più che scettica, benché indimostrabile come qualunque filosofia, sia l'unico strumento pratico che consente di affrontare con spirito critico e tollerante i problemi reali della vita.

Il quarto pensiero ricorda le difficoltà in cui ricorre lo scetticismo radicale nella soluzione pratica dei problemi. Lo scetticismo non può essere confutato mediante la ragione, e questo asserto comporterà il risveglio di Kant dal sonno dogmatico, ma esso non fornisce alcun appiglio per risolvere le situazioni problematiche (ne lo forniscono le filosofie dei nostri giorni da esso malamente derivate quali il relativismo, il post-modernismo, il pensiero debole ecc.).

David Hume è un lucidissimo critico del principio di causalità (vedi il quinto pensiero) e mette in guardia dal ritenere che successioni temporali di eventi siano necessariamente indizio di connessione causale.

Ad esempio - sostiene Hume - se, non conoscendo i meccanismi interni degli orologi, ascoltiamo un orologio A suonare sistematicamente 5 secondi prima di un orologio B potremmo sospettare che il suono di A sia "causa" dello "effetto" suono di B. In statistica questo effetto è stato chiamato, in tempi molto successivi a Hume, collinearità; è celebre l'esempio che mostrava matematicamente una forte correlazione tra consumi di whisky e calo delle vocazioni religiose.

Nelle organizzazioni il principio di causa ed effetto è fondamentale sia per impostare piani strategici sia per controllare i processi realizzativi (vedi ad esempio i diagrammi causa-effetto o diagrammi a spina di pesce utilizzati nel controllo della qualità).

Come sostiene Hume chiunque ha combattuto contro lo scetticismo totale ha combattuto senza antagonista, quello contro cui il filosofo vuole mettere in guardia, ed il consiglio è prezioso per qualunque organizzazione, è l'uso affrettato e indiscriminato della induzione per inferire da fatti particolari regole generali.

Quasi tutti i filosofi dell'inizio del Settecento, e in particolare Hobbes, Locke e Leibnitz ritenevano che le leggi matematiche, ed in particolare la geometria euclidea, fossero inerenti al progetto dell'universo. L'unica eccezione significativa fu Hume che nel suo Trattato (1739) negò l'esistenza di leggi o successioni necessarie di eventi nell'universo, sostenendo che da queste successioni gli esseri umani erano indotti a concludere che esse si sarebbero sempre ripetute nello stesso modo. La scienza è quindi puramente empirica: in particolare le leggi della geometria euclidea non sono verità fisiche necessarie.

L'influenza di Hume fu storicamente soppiantata dalla risposta data da Kant nella Critica della ragion pura, ma alcuni filosofi posteriori, tra cui Bertrand Russell, ritennero al contrario che il razionalismo di Kant e l'idealismo di Hegel potessero essere confutati con gli argomenti usati da Hume.

Assieme ad A. Smith (vedi), economista scozzese contemporaneo e amico, Hume può essere considerato un antesignano della filosofia culturale ed economica della 'globalizzazione'; valga per tutti il seguente pensiero da lui scritto nel 1742: "Nulla è più favorevole alla nascita della civiltà e della cultura di un numero di stati indipendenti collegati dal commercio e dalla politica".