_antoniobernardo
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Immanuel Kant nasce il 22 aprile 1724 a Königsberg, capoluogo della Prussia orientale e florido centro portuale e nella stessa città  cessò di vivere il 27 febbraio 1804.

Proveniva da una famiglia assai modesta che soltanto al figlio più promettente, Immanuel, diede la possibilità  di proseguire gli studi fino all'Università . Il filosofo ricevette un'educazione religiosa dalla sua famiglia sotto l'influenza del movimento pietista.

Nel 1732 entrò al "Collegium Fridericianum" di Königsberg nel 1732 subito si contraddistinse negli studi, pur senza rivelare quelle attitudini scientifiche e filosofiche che si evidenziarono nel filosofo, nel 1740, anno in cui si iscrisse all'Università .

In questo periodo Kant comincia gli studi di matematica, della fisica di Newton ma anche di filosofia. Forse fu proprio nel corso degli studi universitari che cominciò a sviluppare la sua opposizione nei confronti di qualunque forma di dogmatismo. Presto sia il rigore morale del pietismo che il razionalismo illuminista divennero i componenti fondamentali dell'educazione del nostro filosofo.

Nel 1747 si laureò con una tesi dal titolo “Pensieri sulla vera estimazione delle forze vive”? mediante la quale tentava di conciliare il punto di vista cartesiano e leibniziano. In seguito lavorò per circa nove anni come precettore presso famiglie autorevoli della Prussia orientale. In tale periodo si occupò anche della redazione di alcuni lavori che pubblicò nel 1755 di ritorno a Königsberg con l'intenzione di intraprendere la carriera universitaria.

Nello stesso periodo conseguì il dottorato di ricerca chiedendo la cattedra di matematica che gli fu negata. Nel 1764 gli fu offerta la cattedra di poetica, con l'impegno, tra l'altro, di scrivere poesie d'occasione. Il filosofo prussiano non accettò e proseguì ad insegnare come libero precettore. Le sue lezioni ebbero un apprezzabile successo. Esse trattavano diversi argomenti: matematica, fisica, filosofia, geografia, antropologia. L'autore desiderava, talvolta, di fuggire da un'esistenza limitata; ma più potente era in lui la contrastante propensione a una vita statica e con estrema precisione regolata dall'abitudine. Infatti, non volle mai spostarsi da Königsberg, neanche quando ricevette delle offerte per occupare dei ruoli importanti.

Bisogna tener presente che la sua costituzione fisica non era di certo esuberante; così la sua vita condotta in maniera regolata gli consentiva di raccogliere tutte le sue energie nello studio. L'immane compito filosofico che Kant si era prefisso, lo indusse alla scelta di una vita ritirata, caratterizzata da consuetudini e di libri. Le opere più rilevanti di tale periodo sono: la Storia universale della natura e teoria del cielo, in cui si precorre, in forma molto differente, la teoria di Laplace (1796) sulla formazione del sistema solare, la , per cui, per chiarire la «discrepanza» fra l'indivisibilità  delle monadi e l'illimitata divisibilità  dello spazio, si intende quest'ultimo non come una sostanza, ma come risultato dell'azione reciproca delle monadi.

Tali lavori, come anche la Nuova teoria del movimento e della quiete e il Tentativo di introdurre nella filosofia il concetto delle grandezze negative in cui si discerne tra opposizione reale e contraddizione logica, manifestano idee scientifiche autentiche e autonome sia da Newton sia da Leibniz, che Kant spesso cerca di armonizzare; comunque il loro valore non è scientifico ma filosofico.

Kant, che pure non aveva mai gradito il razionalismo wolffiano, in tale periodo si avvicina agli scritti di David Hume, i quali contribuiscono in modo decisivo a scuoterlo ed egli incomincia a contestare il valore delle dimostrazioni tradizionali dell'esistenza divina. Più che di scetticismo, è tale un momento di crisi, in cui l'accertata insufficienza della passata filosofia induce Kant alla ricerca di una filosofia nuova, che in lui comincia a portare a maturazione.

Dopo il periodo precritico, Kant ritorna alla visione newtoniana di uno spazio assoluto, libero dai corpi; bisognerà  modificare lo spazio da oggettivo in soggettivo, e il periodo critico avrà  inizio.

Nel 1769 Kant conseguì una cattedra universitaria di logica e metafisica. Kant mantenne il suo incarico sino alla scomparsa, rifiutando offerte pure molto più attraenti, come nel 1778 quando non accolse l'invito da parte dell'università  di Halle. Nella dissertazione iniziale del 1770, De mundi sensibilis atque intelligibilis forma et principiis, che finisce quella che nella vita e negli scritti del pensatore prussiano è chiamato lo stadio precritico.

Kant svela il nuovo principio: spazio e tempo non esistono in sé, ma sono forme generalmente soggettive in cui noi regoliamo i fenomeni. Resta, comunque, il problema della conoscenza intellettuale. In tale studio viene a galla il problema del rapporto fra le due forme della conoscenza sensibile, spazio e tempo, e la realtà . Kant prende il problema molto sul serio e medita sulla questione per dieci anni, quando esce, fra i suoi scritti più celebri quella che egli stesso chiama "rivoluzione copernicana". Una riflessione attenta sulle funzioni intellettuali convince Kant che la forma dell'intera conoscenza deve regolarsi sulle funzioni dell'individuo, poste a priori nello spirito; per tale ragione Hume aveva invano cercato il principio della causalità  nei dati dell'esperienza. Tutta la Critica della ragion pura , è volta a espandere tale scoperta, destinata ad innovare non soltanto il pensiero di Kant, ma l'intera filosofia. E dal momento che tale teoria era destinata ad essere equivocata, Kant volle darne nel 1783 un'enunciazione più chiara con lo scritto dal titolo Prolegomeni a ogni metafisica futura che potrà  presentarsi come scienza. La maggiore differenza fra la Critica e i Prolegomeni consiste nel che la prima mediante la dottrina delle forme a priori della conoscenza dimostra che, grazie a queste, è possibile chiarire l'esistenza della scienza. La critica, invece essendo rigorosa, parte dall'esistenza della scienza per provare che vi devono essere forme a priori.

Fondata la necessità  scientifica, Il pensatore prussiano fonda il dovere morale, con l' opera intitolata [url=http://books.google.it/books?id=MJcrTG6tJsAC&printsec=frontcover&dq=inauthor:%22Immanuel+Kant%22&hl=it&ei=X5pRTZTRLIbwsgay2NDqBg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=3&ved=0CDIQ6AEwAg#v=onepage&q&f=false]Fondazione della metafisica dei costumi[/url](): anche in questo caso, è l'esperienza di fatto quella che dà  lo spunto a cercare i principi a priori della morale, che verranno più ordinatamente trattati nella[url=http://books.google.it/books?id=IeO4ty4Rf9cC&pg=PR5&dq=Critica+della+ragion+pratica+testo+originale&hl=it&ei=7ZpRTZfGB5Oe4AbSm82ECQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CDgQ6AEwAQ#v=onepage&q&f=false). Questi scritti, insieme con la Critica del giudizio(http://books.google.it/books?id=Z1yYXs6Mf5cC&pg=PA1&dq=Critica+del+giudizio&hl=it&ei=OJtRTcaVDobtsgb xLDlBg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CDQQ6AEwAQ#v=onepage&q&f=false] Critica della ragion pratica[/url] , nonostante vogliano essere una semplice preparazione della metafisica della natura e dei costumi che l'autore si propone di dare, in verità  rappresentano il nucleo di gran lunga più rilevante della filosofia kantiana.

Con l'opera dal titolo Princìpi metafisici della scienza della natura si sforzano di derivare a priori dal sistema delle categorie indicato nella Critica della ragion pura tutti i princìpi della fisica che è considerata la vera scienza della natura che è in grado di arrivare fin dove può arrivare la conoscenza matematica dei fenomeni. Nell'opera dal titolo [url=http://books.google.it/books?id=MJcrTG6tJsAC&printsec=frontcover&dq=inauthor:%22Immanuel+Kant%22&hl=it&ei=X5pRTZTRLIbwsgay2NDqBg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=3&ved=0CDIQ6AEwAg#v=onepage&q&f=false]La Metafisica dei costumi[/url] , il nostro pensatore opera una suddivisione tra una dottrina del diritto e una dottrina della virtù; la prima viene considerata la scienza delle azioni, l'accordo esterno con la legge, la seconda la determinazione interiore. Nulla di nuovo ci dice la parte etica, ma nella parte che trattava di filosofia, del diritto la mentalità  propriamente giuridica di Kant ha modo di esprimersi in teorie appassionanti e originali.

Il fine ultimo del diritto, infatti, è far sì che il libero uso dell'arbitrio dell'individuo nella società  possa coesistere con la libertà  del prossimo. Il rapporto giuridico secondo Kant interessa solo le persone, esso non ha mai luogo tra gli uomini e le cose. La trattazione del diritto pubblico manifesta idee liberali di derivazione francese, ma collocate in un contesto culturale differente. L'idea della libertà , che si attua per gradi secondo un disegno misterioso agli uomini, è pure ciò che dà  senso alla storia: questa è il tema che ritroviamo nella sua opera Idea di una storia universale dal punto di vista cosmopolitico . La guerra è l'unico modo mediante il quale la società  può raggiungere un assetto giuridico stabile, come il nostro autore scrive nell'opera Per la pace perpetua in cui esce fuori un modello di organizzazione statale che poggia su basi federative. Degni di nota sono altresì gli sviluppi religiosi dell'etica kantiana, che rinveniamo nello scritto La religione nei limiti della semplice ragione. Anche per quanto concerne il rapporto con la religione, Kant non amava avere nessun vincolo che limitasse la sua libertà  di pensiero. È celebre la sua risposta alla censura subita nel 1794 dalla seconda edizione dello scritto "Religione entro i limiti della semplice ragione".

Il Filosofo, dovendo ricevere la censura di buon grado, non mancò però di commentare: "se tutto ciò che viene detto deve essere vero, non è dato con questo anche il dovere di proclamarlo apertamente". Egli si domandò, infatti, nella seconda edizione della se "chi ha raccomandato, negli esercizi religiosi domestici, anche il canto di inni, abbia riflettuto che una devozione così rumorosa (e già  per questo farisaica), comportasse un gran disturbo pubblico, imponendo anche al vicinato o di prender parte al canto o di rinunciare ad ogni occupazione intellettuale".

Immanuel Kant si spense nella città  natale di Konigsberg il 27 febbraio 1804. Sulla sua lapide sono riportate le sue parole più celebri, tratte dalla Critica della ragion pratica: "Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me".

Le fasi più importanti del pensiero Kantiano. Il primo periodo della produzione di Kant è contrassegnato dall'interesse verso le scienze e la filosofia naturale, nell'intento di rappresentare i fenomeni senza fare ricorso a cause solamente ipotetiche. Nella Storia universale della natura e teoria del cielo, sotto l'influenza di Newton, il filosofo applica le forze di attrazione e repulsione per formulare una teoria meccanicistica concernente la formazione dell'universo, senza avere bisogno di fare ricorso ad argomenti teologici per spiegare i fenomeni naturali. Alle opere che trattano temi scientifici, segue una serie di scritti tesi a sperimentare una riorganizzazione della filosofia, nei quali vanno gradualmente abbozzandosi i temi di quella che sarà  più avanti la filosofia trascendentale kantiana. Nella Critica della ragion pura Kant si propone di sottomettere a giudizio la ragione dell' uomo.

Per critica della ragion pura qui si intende l'osservazione rigorosa "della facoltà  della ragione per quanto concerne tutte le conoscenze a cui può aspirare a prescindere da ogni esperienza", al fine di qualificare la metafisica come scienza. La conoscenza dovuta all'esperienza è detta a posteriori, mentre quella che è libera dall'esperienza è detta a priori. Soltanto la conoscenza a priori è universale e necessaria. La conoscenza è composta da una materia (le impressioni sensibili scaturenti dall'esperienza) e da una forma (l'ordine e l'unità  che le nostre facoltà  conferiscono alla materia).

L'esperienza scientifica, come opera nella matematica e nella fisica, è una sintesi a priori, vale a dire che include giudizi sintetici a priori, dove sintetico vuol dire che il predicato associa qualche cosa di nuovo al soggetto, e a priori significa universale e necessario e perciò non scaturente dall'esperienza. L'opera perciò si pone l'obiettivo di rispondere alla domanda come siano possibili giudizi sintetici a priori, ovvero come è possibile la scienza, considerato che opera con simili giudizi.

La Critica della ragion pura vuole analizzare gli elementi formali, o trascendentali, della conoscenza, dove con trascendentale s'intende una conoscenza "che si occupa non di oggetti, ma del nostro modo di conoscenza degli oggetti". Questa inversione nel rapporto conoscitivo per cui è l'oggetto accolto dalla sensibilità  e pensato dall'intelletto che si adatta al soggetto conoscente e non viceversa è definita da Kant la rivoluzione copernicana del pensiero.

La Critica della ragion pura si divide nell'estetica trascendentale e nella logica trascendentale, la quale è a sua volta suddivisa in analitica trascendentale (analitica dei concetti e analitica dei principi) e dialettica trascendentale. L'estetica trascendentale determina le forme pure della sensibilità , entro cui le sensazioni sono ordinate. Queste sono le intuizioni pure di spazio e di tempo, che hanno una realtà  empirica ed una realtà  trascendentale, influenzando il modo delle cose di apparire a noi. Se la sensibilità  è recettività , l'intelletto è immediatezza e la sua attività  è il giudizio.

La logica trascendentale astrae dal contenuto empirico e tratta dei concetti puri, o categorie dell'intelletto. L'attività  dell'intelletto si manifesta durante l'osservazione secondo classi (quantità , qualità , relazione, modalità ) che si articolano in funzioni intellettuali, le dodici categorie: unità , realtà , sostanzialità  e inerzia, possibilità  e impossibilità , molteplicità , negazione, causalità  e dipendenza, esistenza e inesistenza, totalità , limitazione, comunanza e reciprocità  di azione, necessità  e casualità . Per applicare le categorie agli oggetti dell'esperienza necessita il passaggio della deduzione trascendentale. Se, infatti, nella sensibilità  il molteplice dell'esperienza è ordinato secondo le intuizioni di spazio e di tempo, nell'intelletto il molteplice dato dalla sensibilità  deve assoggettarsi "alle condizioni dell'unità  sintetica originaria dell'appercezione": l'Io penso. Obiettivo della Critica della ragion pratica è l'indagine delle condizioni della morale.

Nell'individuo è vigente una legge morale (un fatto della ragione) che comanda quale imperativo categorico, vale a dire illimitatamente. Tale legge del dovere comanda per la sua forma di legge, come regola che prescrive di ubbidire alla ragione, e per questo a differenza della massima (che regola il comportamento individuale) deve essere generale, principio oggettivo valido per tutti: indica come fine il rispetto della persona umana e dichiara l'indipendenza della volontà  come pure l'autonomia della ragione.