_antoniobernardo
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Didattica generale e Didattica disciplinare, la matematica
di Bruno D'Amore e Franco Frabboni (Bruno Mondadori, 2005, pp. 150, € 14.00)

La didattica è l'ultima nata delle scienze che si occupano dell'educazione. Sostanzialmente si occupa del trasferimento di conoscenze e di modelli di vita sociale da un 'emittente' (un genitore, un insegnante, un mediatore culturale: libro, tv, computer, .) a un 'ricevente' (le età generazionali: infanzia, adolescenza, gioventù, età adulta e senile).

Perciò essa è, essenzialmente, scienza della comunicazione all'interno dei contesti formativi.


La didattica ha una doppia identità: la didattica disciplinare e la didattica generale. La didattica disciplinare si occupa di curricolo (contenuti essenziali di ciascuna disciplina, linguaggi e metodologie di ricerca), di luoghi della formazione (aula-classe, aula-esercitazione, aula-specializzata), di strategie per l'insegnamento (lezione, lavoro di gruppo, ricerca, tecnologie), di strategie per l'apprendimento (costruzione di percorsi didattici a misura d'allievo), di valutazione. La didattica generale si occupa della trasversalità delle conoscenze (curricolo), dei laboratori multidisciplinari e dell'ambiente socioculturale (luoghi della formazione), dell'insegnamento in team e dell'apprendimento in gruppo (strategie dell'insegnamento-apprendimento), della valutazione diagnostica e formativa.

Rimane da chiarire l'annosa questione se la didattica sia un'arte, un mestiere, o una disciplina scientifica. Secondo gli autori, la didattica è rimasta a lungo prigioniera di una prima ideologia pedagogica che le ha negato il diritto a uno statuto scientifico sull'idea che il saper insegnare appartiene al 'talento' dell'insegnante. La didattica è rimasta prigioniera anche di una seconda ideologia pedagogica secondo la quale essa non possiede la capacità dell'autofondazione scientifica che invece possiede la filosofia dell'educazione. Nella versione del 'problematicismo didattico', proposta dagli autori, essa diviene scienza dell'educazione.

Anzitutto, essa osserva e cataloga quei fatti dell'esperienza che, rilevanti per ripetitività/frequenza, possono dare luogo a congetture teoriche, a ipotesi epistemiche; successivamente costruisce un assunto interpretativo, una possibile idea di natura teorica; infine, ritorna ai fatti dell'esperienza elevandoli a banco di prova della teoria precedentemente formalizzata.

L'insegnante, sostengono gli autori, è un mediatore: non dispensa il Sapere di cui è a conoscenza, ma lo trasforma da "sapere accademico" a "sapere da insegnare". Questa azione è un atto creativo che tiene conto della singolarità dell'allievo e della situazione reale in cui si trova a operare. Infine, trasforma con un'azione di ingegneria didattica il "sapere da insegnare" in un "sapere insegnato".

In questo passaggio gli autori sottolineano il ruolo del contratto didattico, implicito o esplicito, tra studente e docente, che regola le abitudini del docente attese dall'allievo e i comportamenti degli allievi attesi dal docente.

Per quanto attiene l'insegnamento della matematica e delle discipline scientifiche, gli autori si pongono la questione se gli elementi che lo scienziato colloca per primi nella costruzione logica della propria disciplina debbano necessariamente essere insegnati per primi oppure se non si possa ripercorrere l'evoluzione storica delle idee che hanno portato di epoca in epoca a scegliere gli elementi primi di una disciplina.

Il libro è una sintesi delle riflessioni che gli autori fanno da tempo sulla didattica e sulla didattica della matematica, utile per insegnanti e 'apprendisti' insegnanti.