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Bruno D'Amore, Più che 'l doppiar de li scacchi s'inmilla, Incontri di Dante con la matematica

dante.jpg Bruno D'Amore insegna Didattica della matematica alle Università di Bologna e Bolzano, si è occupato della matematica presente nell'opera di Dante e su questo argomento ha scritto alcuni saggi. Due di questi saggi sono riportati in appendice al libro e sono particolarmente interessanti per chi si occupa di questo tema.

Il libro però non è un saggio storico-scientifico ma un vero e proprio romanzo, in dodici episodi, costruito intorno al personaggio di Dante.

Sullo sfondo del racconto un mondo culturale in continuo fermento e soprattutto il passaggio dall'aritmetica classica a quella moderna che si basa sulle 'figure degli indi' (i numeri indiani o arabi) e sui nuovi algoritmi per risolvere le moltiplicazioni tra numeri.

Questo tema è affrontato già nel primo episodio. Dante, come tutti i genitori, cerca di aiutare il figlio Jacopo alle prese con una moltiplicazione: XXIV via XXXII (24 per 32) che deve essere calcolata senza l'aiuto dell'abaco ma con lo stilo. La novità lo appassiona tanto che va direttamente dal maestro, Paolo dell'Abaco, a farsi spiegare i nuovi algoritmi per la moltiplicazione, l'uso dello zero e altre 'magie' sui numeri. Discutendo con Lauretta, figlia minore di Guido Novello, sui classici problemi irrisolvibili con riga e compasso, la trisezione dell'angolo, la duplicazione del cubo e la quadratura del cerchio, trova l'ispirazione per la chiusura del paradiso:

Qual è 'l geometra che tutto s'affige

per misurar lo cerchio, e non ritrova,

pensando, quel principio ond'elli indige,

tal era io a quella vista nova:

veder volea come si convenne

l'imago al cerchio e come vi s'indova;

In una locanda, mentre si reca a Bologna, incontra Eraldo da Todi, e si fa spiegare il teorema secondo il quale ogni triangolo inscritto in una semicirconferenza è rettangolo: o se del mezzo cerchio far si pote triangol si ch'un retto non avesse. Da un allievo di Paolo dell'Abaco si fa calcolare il numero di chicchi di riso necessario a coprire la scacchiera raddoppiando ad ogni casella, secondo la famosa leggenda di Sissa Nassir: 18 446 744 073 709 551 615

L'incendio suo seguiva ogni scintilla;

ed eran tante, che 'l numero loro

più che 'l doppiar delli scacchi s'inmilla.

In altri episodi si parla di logica, calcolo delle probabilità, infinito, numeri di Fibonacci e indovinelli vari.

Il libro è particolarmente indicato per gli studenti liceali appassionati di matematica che non riescono ad apprezzare il grande poeta, perché costretti a leggere e rileggerne l'opera e le sottili note dei suoi commentatori.

La prefazione dell'autore può senz'altro essere condivisa da molti studenti di ora e di sempre:

"Per quanto la nostra insegnante di Lettere si impegnasse, recitandone, più che leggendone, interi brani, Inferno, Purgatorio e Paradiso si rivelarono per noi allievi in età adolescenziale di una noia mortale. [...] All'ultimo anno di Università, però, Ettore Carruccio mi fece conoscere certi scritti suoi e di altri famosi matematici italiani su Dante: si trattava di testi profondi che 'leggevano' la Commedia ed altri scritti del Poeta alla luce di un'interpretazione matematica."

D'Amore in questo libro è veramente riuscito a colmare lo storico divario tra la cultura umanistica e quella scientifica.