_antoniobernardo
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Il nipote ritiene Petros Papachristos, fratello di suo padre, la pecora nera della famiglia: di lui non conosce altro che le critiche del padre, nonostante lo zio non dia l’impressione di meritarsele, visto che è cortese, rispettoso e gentile e, a Ekali, conduce una vita semplice, dedicandosi al giardinaggio e agli scacchi. A quattordici anni, il mistero che circonda lo zio diventa per il nipote una vera ossessione. La lettera della Società Matematica Ellenica offre al nipote una buona occasione per saperne di più: con la scusa della riunione settimanale dei boy-scout, raggiunge lo zio a Ekali, ma non ottiene nulla.
Il padre è infuriato, ma poi decide di soddisfare la sua curiosità: questo stravagante personaggio ha mostrato fin dalla fanciullezza un’eccezionale predisposizione per la matematica.
Iscritto precocemente all’Università di Berlino, si è laureato appena diciannovenne, diventando professore ordinario a soli ventiquattro anni. Rientrato in Grecia nel 1940, a causa della guerra, ha dovuto imparare a convivere con il disprezzo dei fratelli, che ritenevano che avesse sprecato il grande dono che gli era stato elargito da Dio, il suo fenomenale talento matematico. Secondo il padre, “il grande segreto della vita è di porsi sempre obiettivi raggiungibili”, per questo lo zio Petros rappresenta un “esempio da evitare”.
Questo racconto non allontana il nipote dallo zio, ma aumenta la sua ammirazione per lui e cambia il suo atteggiamento nei confronti della matematica. Al penultimo anno delle superiori, il nipote confida allo zio la sua decisione di dedicarsi alla matematica, ma lo zio cerca di dissuaderlo, convinto che in matematica “se non sei il migliore, non sei nulla” e che “un matematico che sia soltanto di media levatura è una tragedia ambulante”. Per impedirgli di seguire una strada che potrebbe portarlo al fallimento e all’infelicità, lo zio decide di proporgli un problema: il nipote avrà tre mesi di tempo per tentare di risolverlo ma, nel caso fallisca nell’impresa, dovrà rinunciare alle proprie ambizioni matematiche. Fallita la prova, il nipote si iscrive a economia in una prestigiosa università statunitense. Al terzo anno, si trova a condividere la stanza con Sammy Epstein, un matematico fenomenale. Un giorno, decide di sottoporgli il problema che non era stato in grado di risolvere e Sammy gli rivela che si tratta della Congettura di Goldbach. Arrabbiato, il nipote scrive una terribile lettera allo zio e successivamente, incitato da Sammy, decide di iscriversi a matematica.
Recatosi in Grecia per le vacanze estive, incontra lo zio che, per giustificare il proprio comportamento, lo invita ad ascoltare la storia della sua vita. ziopetros.png Parla della propria ambizione di diventare un grande matematico, della sua amicizia con Ramanujan e della collaborazione con Hardy e Littlewood. Parla anche del lavoro alla dimostrazione della congettura, avvenuto in una tale segretezza che, nonostante abbia dimostrato un paio di importanti teoremi, ha deciso di non pubblicarli, per non consentire ad altri di seguire la strada fruttuosa che era convinto di aver intrapreso.
Dopo aver vissuto un paio d’anni lontano dal mondo matematico, viene invitato a trascorrere al Trinity College l’anno accademico 1932-33 e nel marzo di quell’anno incontra Alan Turing, che gli chiede aiuto per interpretare un articolo scritto in tedesco. L’articolo tratta del Teorema di Gödel, con il quale il logico tedesco ha dimostrato che esistono enunciati dei quali non si può dire se siano veri o falsi. Zio Petros sente nel teorema la minaccia che incombe sulle sue ambizioni e, nel dicembre del 1936, riceve un telegramma di Turing, con il quale viene informato della dimostrazione del teorema di indecidibilità: non si può sapere in anticipo se un enunciato è dimostrabile oppure no. Alla luce di queste nuove scoperte, zio Petros perde il suo entusiasmo per continuare a lavorare alla congettura e, alla vigilia della seconda guerra mondiale, lascia la Germania e ritorna in patria.
Alla richiesta del nipote, sul perché abbia cerca di distoglierlo dal seguire le sue inclinazioni, lo zio risponde che era convinto che non avesse un particolare talento per la grande matematica.
Rientrato negli Stati Uniti, il nipote decide di scegliere economia aziendale: in parte per l’insicurezza incentivata dalle parole dello zio, in parte per la paura di scegliere, come lo zio, la strada dell’infelicità. Ripresi i contatti con lo zio una volta tornato ad Atene, insieme giocano a scacchi e imparano a conoscersi meglio. Alla richiesta del nipote di poter essere messo a conoscenza del lavoro sulla congettura di Goldbach, lo zio si impegna, nei due mesi e mezzo successivi, a spiegare i propri tentativi di dimostrazione. Arrivati al metodo geometrico, il metodo “dei fagioli”, lo zio si infervora e si appassiona durante la spiegazione e alle provocazioni del nipote, che lo accusa di aver fallito, si chiude in se stesso. Impegnato a dimostrare la congettura, lo zio non vuole che nessuno si avvicini, nemmeno il nipote.
Finché una notte, il nipote riceve una strana telefonata dallo zio, che gli dice di aver dimostrato la congettura e gli chiede di recarsi da lui con un altro matematico, perché faccia da testimone. Arrivato a Ekali con il medico dello zio, il nipote trova il congiunto morto.
Daniela Molinari