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Sintesi

Le celle acombustibile come fonte ecologica di energia per il futuro: i propositi del Progetto Hychain

Materie trattate: Scienze della terra, biologia, filosofia, arte, italiano, chimica, fisica

Estratto del documento

tipo baconiano («sapere è potere»); la seconda di tipo marxista (che unifica escatologia e tecnica,

prassi rivoluzionaria e asservimento della natura, ideale utopico e idea di progresso).

Alla pericolosa euforia delle utopie, che da innocui esercizi letterari o filosofici si sono trasformate

in temibili programmi di stravolgimento del mondo, Jonas, prendendo le distanze sia dal

capitalismo, sia dal marxismo, oppone l'elogio della cautela, concepita come «il lato migliore del

coraggio», e afferma che la responsabilità si nutre sia della speranza, sia della paura.

Al principio speranza contrapponiamo il principio responsabilità e non il principio paura. Ma la

paura, ancorché caduta in un certo discredito morale e psicologico, fa parte della responsabilità

altrettanto quanto la speranza, e noi dobbiamo [... ] perorarne ancora la causa, poiché la paura è

oggi più necessaria che in qualsiasi altra epoca in cui, animati dalla fiducia nel buon andamento

delle cose umane, si poteva considerarla con sufficienza una debolezza dei pusillanimi e dei

nevrotici.

Quando parliamo della paura che per natura fa parte della responsabilità, non intendiamo la

paura che dissuade dall'azione, ma quella che esorta a compierla; intendiamo la paura per

l'oggetto della responsabilità. A proposito di quest'ultimo abbiamo già dimostrato che è

sostanzialmente vulnerabile e che c'è quindi da temere per esso.

Questa valorizzazione della paura porta Jonas a parlare di un'

«euristica cioè di una ricerca stimolata da tale stato

della paura»,

d'animo, a cui il filosofo affida la scoperta dei nuovi (e ancora

sconosciuti) principi etici che devono ispirare i nuovi doveri

concreti dell'"individuo tecnologico", al fine di tutelare l'uomo e

il mondo da scelte irresponsabili.

Il timore di una possibile catastrofe ecologica, che porta Jonas a

criticare anche la Chiesa cattolica e il magistero «dissennato» del

papa a proposito della natalità, non conduce il nostro autore

verso esiti pessimistici. Contrariamente ad altri scrittori e filosofi

del nostro tempo, Jonas conserva una moderata fiducia nella

ragione e nella libertà dell'uomo:

Malgrado tutto la mia speranza poggia in ultima analisi sulla ragione umana, quella ragio-ne che

si è già dimostrata così straordinaria nell'ottenere il nostro potere e che ora deve assumere la

guida circoscrivendolo. Dubitare di essa sarebbe irresponsabile.

Il «principio responsabilità» di Jonas si mantiene quindi nel solco del razionalismo occidentale e si

propone come una sorta di "terza via" tra l'eccesso di speranza, simboleggiato dal principio 6

speranza di Bloch, e l'eccesso di disperazione presente in alcune opere di Anders.

Stephan Barron : Ozone

Ozone (1996) : è una delle prime opere in cui Barron utilizza internet. È un’installazione sonora che

traduce in musica la quantità di ozono rilevata in Australia e quella prodotta dalla circolazione

veicolare a Lille.

“Considero quest’opera una forte esperienza fisica. Nel 1994, abitavo in un HLM al centro di Lille.

Nel mio quartiere tutta la vita sociale, l’ecologia urbana, erano perturbate dall’incessante

passaggio delle automobili dei clienti delle prostitute. Dieci volte, venti volte, giorno e notte, le

automobili e i camion passavano facendo vibrare i muri. Il rumore provocato da quel passaggio e

la percezione dello smog mi divennero assolutamente insopportabili.”

L’idea iniziale era quella di inserire un pianoforte programmato

nei luoghi destinati all’esposizione. Questi strumenti che

all’apparenza dovevano sembrare comuni, in realtà dovevano

produrre una musica realizzata attraverso l’interazione di

fenomeni umani e naturali. L’installazione finale doveva essere

composta da un pianoforte inagibile, azionato a distanza da

fenomeni planetari immateriali. Il progetto iniziale prevedeva

l’uso di una macchina singola, azionata da una pompa ad ozono

che metaforicamente ne regolasse l’eccesso presente nella città

per compensare quello che mancava dalla stratosfera. I suoni

Stephan Barron : Ozone acquisiti dalla circolazione veicolare di Lille e dalla rottura

della calotta d’ozono in Australia, furono diffusi simultaneamente nel giardino di un fabbricato

storico di Adelaide, e in una strada ad Roubaix. La “musica era nata senza intervento umano, ma

come prodotto dell’attività planetaria dell'uomo (ozono sprigionato dallo smog urbano) e

dall’interazione con la natura ( la naturale calotta d’ozono e il sole). L’opera durante la fase della

sua realizzazione subì numerose variazioni;all’inizio Barron pensava di costruire delle macchine

specifiche integranti dei rilevatori d’ozono a Lille e dei rilevatori di UVB, che avrebbero permesso

una misurazione diretta della calotta d’ozono in Australia. Tuttavia questi rilevatori erano molto

costosi e molto difficili da installare. Apparve così immediatamente preferibile riutilizzare dei dati

collettivi offerti dagli istituti di ricerca. Nonostante le difficoltà, Barron riuscì ad ottenere i dati

relativi all’inquinamento di Lille dall’istituto AREMA e dal CSIRO ( Commonwealth Scientific

Industrial Research Organisation ) che lo mise in contatto con la Skin Cancer Foundation di

Adelaide (Fondazione per la lotta al cancro della pelle) i dati relativi all’Australia. La fondazione

australiana gli inviò molti grafici sulla misurazione degli ultravioletti B lasciandogli libero accesso

a tutte le misurazioni prese sullo studio della calotta d’ozono e dell’inquinamento. Ozone passò così

da un’installazione autonoma di due luoghi legati tra essi, ad un progetto collegato ad un reticolo di

misure e dati. Il progetto ottenne la possibilità di ricevere un aiuto dalla Villa Médicis Hors-les-

Mures e di essere selezionato dal festival Internazionale di Adelaide. L’installazione fu infine

mostrata al Festival Internazionale di Adelaide, nel marzo del 1996, nel giardino di un fabbricato 7

storico, l’ “Old Treasury Building. Gli altoparlanti vennero nascosti tra le rose e gli alberi del

giardino. Il progetto di inserire due pianoforti fu alla fine modificato, poiché l’installazione doveva

avere luogo all’esterno: in un giardino ad Adelaide, e nelle strade di Roubaix. La scelta finale

previde l’uso di suoni sintetici di pianoforte e di voci numerate, diffuse da altoparlanti. Per Barron

Ozone divenne espressione di inquietudine e di meraviglia. L’inquietudine come presa di posizione

di fronte al pericolo virtuale, la meraviglia come forma di presenza, di partecipazione alla totalità e

alla globalità del pianeta poichè i fenomeni ai quali siamo rapportati sono complessi, immateriali,

informativi, interdipendenti. Ozone diventerà così “un sogno dentro una menzogna. L’ozono è

impalpabile, immateriale, “numerico e mediatico. La nostra sola possibilità per acquisire delle

informazioni è ascoltare esperti e scienziati non senza rimanere perplessi dalle loro affermazioni e

successivamente prendere posizioni legate alla nostra storia personale, fisica, intellettuale e sociale.

Ozone esprime quindi questa perplessità, questa complessità di fenomeni informativi coi quali

siamo costretti a confrontarci. Questa installazione ci invita a coltivare i nostri pensieri e le nostre

percezioni, e senza dubbio ad agire con precauzione e dolcezza nei confronti della Terra. Abbiamo

coscienza dell’interdipendenza tra gli obiettivi locali dell’ecologia urbana e gli obiettivi planetari.

L’inquinamento locale, soggettivo e oppressivo, è inscindibile da quello globale. Il buco dell’ozono

non è che uno dei pericoli che minacciano la sopravvivenza della specie umana sulla faccia della

terra. Ma l’ozono presenta degli aspetti simbolici importanti: per la prima volta, le tecno-scienze ci

informano degli effetti nefasti del progresso, permettendoci di avvertire un pericolo immateriale in

scala globale, per la prima volta, gli esseri umani prenderanno una decisione comune per la

salvaguardia della specie. Il progetto Ozone esprime quindi l’interdipendenza dei fenomeni

planetari. Ci suggerisce di arrivare ad una presa di coscienza individuale e farla sfociare in

un’azione personale, demoltiplicata, di frattura, sia nell’ambiente locale che nel planetario. Le

nostre azioni, i nostri gesti, il nostro destino, da un lato all’altro della terra, sono uniti. A questo

riguardo. Oggi le nazioni del mondo capitalista e consumista non limitano i loro consumi e non

evolvono il loro modello di vita, verso uno meno dominatore e distruttivo. Se gli Australiani (ma

anche gli Inuiti, i Finlandesi e i Patagoni ) sono le principali vittime della scomparsa dell’ozono, i

principali responsabili sono i consumatori europei e gli Americani. La presa di coscienza, e le

misure adottate sul problema dell’ozono cominciare ad avere un effetto benefico, giacché la

diminuzione del buco dell’ozono è possibile, e la prospettiva di un ritorno alla normalità è probabile

per i decenni a venire. Installazione di Ozone

mostrata al Festival

Internazionale di

Adelaide, nel marzo del

1996, nel giardino dell’

“Old Treasury Building

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Italo Calvino : La nuvola di smog

Trama

L’eroe di questa novella è un giornalista che, schiacciato da

un’esistenza qualsiasi, parte alla volta di una grande metropoli

alla ricerca di un destino che lo faccia sentire vivo. La

metropoli rappresenta l’offensiva della polvere soffocante — la

nuvola di smog — che comprime in modo ossessivo la

personalità dell'uomo, conducendola alla miseria e al degrado.

L'unica speranza — smentita dai fatti — che emerge è quella di

un futuro vissuto in spazi verdi, sani e puliti.

Arrivato nella grande città, egli affitta una stanza nella

pensione tenuta da una certa signorina Margariti, un’anziana

sorda e ridotta a un’esistenza monotona, chiusa tra le mura

della propria abitazione. Il giornalista viene assunto come

redattore in un'importante testata dal nome simbolico: «La

Purificazione». Questo giornale, di proprietà dell’ingegnere-

imprenditore Cordà, è l’organo di un'intera società, ma di una

società ammalata. Il direttore infatti è anche presidente

dell’impresa che, più di tutte, inquina la città... Il direttore

responsabile del giornale è Avandero, un maniaco della pulizia,

a tal punto che nel suo ufficio non si trova mai nulla.

L’atmosfera è dunque letteralmente e figurativamente inquinata: ovunque la nuvola di smog fa

sentire la sua presenza pesante. Gli abitanti si adattano perfettamente al paesaggio assurdo,

ripetitivo, burbero; e il giornalista, giuntovi per trovare la vita, il palpabile, trova invece

un’esistenza divisa tra la redazione, la birreria Urbano Ratazzi — altro nome significativo

(Presidente del Consiglio nel 1862 e nel 1867, gestì i rapporti del Regno Sabaudo con Garibaldi,

NsR) — e la sua stanza. Niente di più.

Ogni tanto egli riceve le telefonate della sua fidanzata, la quale abita in un’altra città. Claudia è una

donna bella e di successo, ma solo agli occhi degli altri, poiché lui ha cessato di vederla così, la

percepisce ora velata da una... nuvola di smog. La visita che lei gli fa è un pretesto per discutere

della bellezza dei tempi passati, della morale, che appartiene anch’essa al passato. La coppia si

trova in un delizioso ristorante e osserva un acquario pieno di pesci che trasmette loro allegria, ma 9

anche questo momento di gioia viene interrotto in modo brutale da una famiglia, visibilmente ricca,

che indica col dito il pesce che desidera mangiare come secondo. Un ritorno brusco e doloroso al

prosaico, alla nuvola di smog che governa non solo la vita della gente, ma anche l'anima, i cervelli.

«Tutto è solo crudeltà» è la conclusione di questi due giovani che credevano che la bellezza

nascesse da un contatto tra diverse civiltà. Ma quale contatto può esserci se le civiltà sono

ugualmente una peggiore dell’altra?

L’editore del giornale possiede varie imprese sparse in tutto il mondo, ma la presidenza —

semplicemente onorifica — dell’ E.P.A.U.C.I. (Ente per la Purificazione dell’Atmosfera Urbana dei

Dettagli
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