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Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: La Crisi
Autore: Casotto Mattia
Descrizione: dall'ottobre del 2008 la crisi è entrato nel nostro immaginario collettivo.la tesi propone un'analisi interdisciplinare sull'attuale crisi economica,trattando inoltre un'altra crisi che ha mutato la sensibilità intellettuale europea dall'inizio de
Materie trattate: Matematica,Economia,Storia,Filosofia,Italiano,Inglese
Area: umanistica
Sommario: Matematica,Teoria dei Giochi,Il conflitto nell'economia Economia,Crisi del 2008,le cause e l'accrescersi della bolla finanziaria Storia,Grande Depressione del 29, i grandi errori del passato Filosofia,Nietzsche,Crisi dei Valori-Nichilismo Italiano,Pirandello,le conseguenze del Nichilismo nell'elaborazione della poetica dell'Umorismo Filosofia,Sartre,La Nausea,cenni sull'esistenzialismo francese Inglese,Thomas Beckett,l'esistenzialismo in Waiting For Godot
Tali concetti a prima vista ostici saranno comprensibili dopo l’esposizione del
“Dilemma del Prigioniero”, l’“osso di gomma” della teoria dei giochi.
La polizia arresta due criminali con l’accusa di aver commesso un grave reato.
Non vi sono prove sufficienti per incriminarli; tutto quello che la polizia può
effettivamente provare è un’accusa per eccesso di velocità. Il pubblico
ministero vorrebbe vivamente chiudere il caso, e quindi fa la seguente
proposta ad ognuno dei due prigionieri, che si trovano in celle separate:
- Ecco cosa ti offro: se confesserai il crimine denunciando il tuo complice,
aiutandoci in tal modo a risolvere il caso, ti lascerò libero, e archivieremo la
piccola questione dell’eccesso di velocità. In questo caso, il tuo complice
rimarrà in prigione per dieci anni, e il caso sarà chiuso per sempre. Questa
offerta, tuttavia, è valida solo se il tuo complice non confessa, cioè non ci
aiuta a fare chiarezza sulla faccenda. Se anch’egli confessa, allora,
naturalmente la tua confessione non sarà di grande valore, dal momento che
avremo scoperto la verità anche senza il tuo aiuto. In tal caso, ognuno di voi
rimarrà in carcere per cinque anni. Se nessuno di voi confessa, non riusciremo
purtroppo a incriminarvi, ma adotteremo severe sanzioni riguardo l’incidente
piuttosto sgradevole dell’eccesso di velocità, ed entrambi sarete condannati
ad un anno di reclusione. Infine, devo informarti che una identica offerta è
stata fatta al tuo complice. Aspetto la tua risposta per domani alle dieci in
punto. Pensaci bene, potresti essere già libero alle undici!
Rappresentando il gioco in forma normale ne risulta una tabella di questo
tipo: Secondo Criminale
Confessa Non Confessa
Confessa -5 , -5 0 , -10
Primo Criminale Non -10 , 0 1 , 1
Confessa
Dove il numero N di giocatori è 2, le strategie S sono 2, il payoff è il numero
di anni di reclusione per ogni strategia e il numero di volte n in cui il gioco è
ripetuto è 1.
Esulando da tutti i fattori psicologici che legano i due prigionieri (come
amicizia, lealtà) le maniere di porsi di fronte al problema sono principalmente
due: attuando un’ottica individualista o un’ottica collettiva.
Nel primo caso, mirerò solo alla mia situazione e al mio utile. Ne consegue
che dovrò scegliere di confessare la colpevolezza del mio compagno, perché
se egli non confessa raggiungo il massimo utile (scarcerazione immediata) e
se egli confessa avrò il danno minore (5 anni di pena anziché 10).
La strategia cambia se l’ottica non è più individuale ma collettiva, ovvero
mirando all’utile di tutti e non a quello personale. Se si guarda non più solo al
payoff personale ma all’insieme degli utili la mia strategia sarà quella di non
confessare perché così si raggiunge il massimo guadagno collettivo (un anno a
testa).
E’ evidente che perseguire il bene collettivo in questo gioco è la strategia
migliore per entrambi perché una ottica individualista porta inevitabilmente a
far scontare ad ambo i prigionieri 5 anni di detenzione.
Il dilemma del prigioniero in sé non ha soluzione, ma può essere riproposto in
ambito economico con dinamiche più complesse, come nell’esempio del
problema della pastura comune.
Un villaggio ha un terreno pascolativo comune. Dieci contadini possiedono
una mucca ciascuno, e tutte e dieci le mucche pascolano nella pastura
comune. Gli animali di conseguenza ingrassano, nutrendosi, chi più, chi
meno, dell’erba del pascolo. I contadini si arricchiscono, e uno o due di loro
presto si permettono l’acquisto di un’altra mucca. Quando il primo contadino
manda la sua seconda mucca, la situazione rimane pressoché invariata.
Forse a ogni mucca spetta ora una quantità di erba lievemente inferiore,
forse un vitello grasso diventerà un po’ meno grasso. Ma nel momento in cui
il settimo contadino compra una seconda mucca, tutti gli animali cominciano
a mostrarsi seriamente affamati, e il valore totale delle diciassette mucche
diminuisce fino a diventare inferiore a quello delle mucche iniziali. Nel corso
di questa successione di eventi, due mucche valgono sempre più di una sola,
ed è quindi vantaggioso per ogni contadino comprarne una seconda – fino a
quando non sono tutte decimate dalla fame.
Schematizzando il conflitto in maniera semplificata ne può conseguire una
tabella con i seguenti valori: Il resto dei contadini
Acquista un’altra Non acquista
mucca un’altra mucca
Acquista 2 , 2 4 , 1
Ho due mucche Ho due mucche
un’altra
mucca molto magre piuttosto grasse
Tu Non acquista 1 , 4 3 , 3
un’altra Ho una mucca Ho una mucca
mucca molto magra molto grassa
Di fronte a questo gioco la logica che determina l’applicazione di una data
strategia è la stessa del dilemma del prigioniero.
Una rappresentazione più dettagliata richiederebbe una tabella più complessa,
in cui mostrare se ognuno dei dieci contadini applica l’una o l’altra strategia. Il
grande merito della teoria dei giochi è che in situazioni così complesse si può
riuscire a determinare la situazione in cui si può raggiungere un’equilibrio,
ovvero una combinazione di strategie tali che ciascun giocatore non abbia
alcun interesse a modificare la propria strategia individuale mentre gli altri
mantengono inalterate le proprie. Sostanzialmente è una condizione in cui un
giocatore che cambi la propria strategia può solo rimetterci, senza possibilità
di guadagno: tale condizione, nota come Equilibrio di Nash, ha valso al suo
scopritore John Nash, a cui è stato dedicato il film “A Beatiful Mind”, il premio
Nobel per l’economia nel 1994.
La teoria dei giochi, fornendo sia un metodo sia soluzioni di fronte a conflitti a
prima vista impossibili da comprendere, ha un’applicazione che spazia in tutti
gli ambiti del sapere, dalla biologia alla fisica quantistica, dalla psicologia
umana alla economia.
L’ECONOMIA COME GIOCO
Nell’economia le situazioni di conflitto sono alla base stessa dello scambio
economico. Sia nella produzione, dove si deve scegliere la strategia ottimale
da applicare alle condizioni che determinano cosa si può produrre e a quale
costo, sia nel consumo, nella scelta del prodotto. Conflitto è ciò che consegue
dalla principale legge dell’economia della domanda e dell’offerta.
Ponendoci di fronte all’economia come un gioco e decidendo quale strategia
applicare di fronte ad essa, ci ritroveremo nello stesso bivio in cui siamo
incappati di fronte al Dilemma Del Prigioniero: se scegliere un’ottica
individualista o un’ottica collettiva. Questa differenza d’approcci di fronte ad
un sistema economico ha dato origine a due sistemi completamente
contrapposti tra loro: il capitalismo e il comunismo. Dalla caduta del Muro di
Berlino è innegabile che quest’ultimo abbia miseramente fallito i suoi intenti. Il
perseguimento di un’ottica individualista nell’economia e il conseguente
capitalismo ha permesso all’umanità di effettuare quel balzo qualitativo che è
stato effettuato nelle rivoluzioni industriali. Ad una prima grossolana
interpretazione dell’economia come gioco si può confermare l’esistenza della
cosiddetta mano invisibile teorizzata da Adam Smith nel lontano 1776
secondo cui ogni individuo, benché mosso esclusivamente dalla prospettiva
del guadagno personale, sembra essere guidato da una benefica mano
invisibile così da rendere il miglior servizio possibile al bene comune, come
ben dimostrato da una citazione della sua opera magna “La ricchezza delle
nazioni”:
“In verità,generalmente, egli né intende promuovere l’interesse pubblico, né
sa quanto lo sta promuovendo [..] egli mira soltanto al proprio guadagno, e in
questo come in altri molti casi, è condotto da una mano invisibile a
promuovere un fine che non rientrava nelle sue intenzioni [..] Perseguendo il
proprio interesse, egli spesso promuove quello della società in modo più
efficace di quanto intende realmente promuoverlo (p.584, Libro IV)
Gli economisti Kenneth Arrow e Gerald Debreu hanno affrontato il tentativo di
generalizzare le transazioni tipiche di un’economia sotto le insegne della
Teoria Dei Giochi, riuscendo a trovare l’esistenza di un punto d’equilibrio di
Nash in condizioni economiche abbastanza generali. Tale teorema, chiamato
“Teorema generale dell’equilibrio”, è divenuto un importante strumento di
analisi nella teoria economica moderna ed è valso loro il premio Nobel per
l’economia.
Tale teorema sembra quindi giustificare la “Mano Invisibile” di Smith, solo che
tale teorema è applicabile in condizioni abbastanza generali che non si
verificano realmente.
I fattori che possono compromettere l’esistenza di questa mano invisibile sono
qui enunciati da Samuelson e Nordhaus:
“Quando sono assenti freni e contrappesi alla perfetta competizione
darwiniana, quando l’attività economica deborda al di fuori dei mercati,
quando le entrate sono distribuite in modi politicamente inaccettabili, quando
la domanda dei consumatori non riflette i loro bisogni – quando si crea una
qualunque di queste condizioni, allora l’economia non è guidata da una mano
invisibile verso uno stato ottimale.“
Questa lezione dimostra la propria veridicità proprio nella crisi economica che
la finanza sta affrontando adesso: la totale deregolamentizzazione della
finanza mondiale, il crescente divario tra reddito della popolazione ricca e
quella povera sono infatti tra le due principali cause dell’attuale crisi
economica. LA CRISI ECONOMICA DEL 2008
L’autunno dell’anno scorso, dopo un’estate in cui i prezzi hanno presentato
comportamenti schizofrenici come la benzina ad un euro e cinquanta, il
raddoppio del prezzo del grano, s’è inaugurato con il fallimento della banca
Lehman Brothers e il successivo crollo delle Borse mondiali. In tale periodo
viene fatta iniziare l’attuale Crisi Economica, una crisi che lungi dall’essere
terminata si sta propagando adesso nell’economia reale di tutti i giorni, dopo
aver distrutto le borse finanziarie mondiali.
Gli economisti stimano che la Crisi Economica abbia bruciato un intero anno di
Pil Mondiale (50.000 miliardi di dollari). I mezzi dispiegati per evitare il
peggio, fino a marzo 2009, ammontano a 5500 miliardi di dollari. Che,
aggiustato per tener conto dell’inflazione equivalgono a sette volte il costo
della guerra nel Vietnam. Una domanda sovviene lecita: come è potuto
accadere? Come è possibile creare una bolla finanziaria la cui portata ha
paralizzato e paralizzerà ancora lo sviluppo economico mondiale?
LE CAUSE
Per individuare la crepa, che è cresciuta fino a far crollare le fondamenta del
sistema bancario mondiale, bisogna ritornare indietro agli anni ‘70 e ’80, in
cui sono state introdotte due importanti novità nella finanza statunitense. La
prima è la cartolarizzazione introdotta all’inizio degli anni settanta. La
cartolarizzazione permette alle banche di non detenere il debito dovuto al
credito che rilascia al cliente. Esse hanno l’opportunità di prendere il proprio
diritto di credito, unirlo ad altri e impacchettarlo in un titolo finanziario e
venderlo sul mercato. I guadagni del titolo azionario sono dati dai tassi
d’interessi pagati dal cliente. Le banche ne guadagnano in due punti, si
liberano del rischio d’insolvenza, scaricato sul mercato azionario ed inoltre
hanno immediata liquidità, grazie alla vendita del pacchetto nelle Borse
mondiali.
La seconda novità fu attuata dopo l’amministrazione Reagan, ovvero la
liberalizzazione del mercato bancario statunitense. Prima della liberalizzazione
le banche di ogni Stato americano non potevano muoversi aldilà del confine di
ogni Stato, e i servizi offerti risentivano dell’oligopolio che veniva
necessariamente a crearsi, dando alle banche grossi guadagni sicuri. Le
liberalizzazioni hanno abolito i limiti geografici aumentando l’offerta e di
conseguenza diminuendo il costo delle prestazioni bancarie, dando così la
spinta alla grossa crescita economica che gli USA hanno vissuto fino a tempi
recenti. La liberalizzazione ha comportato una diminuzione dei profitti delle