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Tesina interdisciplinare sul concetto di limite nella scienza.
Materie trattate: Tutte : italiano, latino, matematica, fisica,arte, storia, filosofia, inglese, geografia astronomica
Il titolo e il tema che ho scelto per il mio percorso sulle materie da noi studiate in questi anni di Liceo Scientifico e approfondite in questo ultimo anno, é quello sui "LIMITI DELLA SCIENZA" con i vari collegamenti che esso comporta sia nelle materie umanistiche che in quelle scientifiche.
Questo argomento mi ha molto interessato in quanto gli studi scientifici da me intrapresi fino ad oggi, mi impongono di approfondire una questione molto sentita relativa al rapporto tra scienza e morale ed ai limiti stessi della scienza.
Il rapido sviluppo della scienza ha sollevato e continua a sollevare una serie di problemi spinosi per gli strettissimi rapporti che lo legano a uno dei campi più delicati della morale.
Se da una parte si é assunto nei confronti della scienza un atteggiamento più cauto sia per quanto riguarda le sue possibilità conoscitive, sia per quanto riguarda i suoi esiti pratici, dall'altra si ritiene che la scienza e la tecnica, se ben dirette possono aiutare individui e popoli a raggiungere sempre migliori condizioni di vita.
Io, comunque, sono del parere che la scienza può mettere nelle mani dell'uomo un potere gigantesco che rischia, se male usato, di annullare la vita sul nostro pianeta. Gli effetti della bomba atomica ne sono un esempio. Come pure gli ultimi sviluppi raggiunti dalle scienze biomediche e soprattutto dall'ingegneria genetica, hanno riportato ed accentuato il distacco tra scienza e morale: la fecondazione artificiale, i trapianti di organi, l'eutanasia, la manipolazione dei caratteri ereditari. Ma non bisogna mettere in discussione la ricerca scientifica in quanto tale, ma solo evitare che la scienza possa arrogarsi il diritto di "stravolgere" il corso dell'esistenza, o asservita al volere dei vari capi di governo, procurasse armi sempre più nocive.
L'impegno degli scienziati deve essere, perciò solo quello di esplorare sempre più a fondo l'affascinate mistero dell'uomo, di sventare le minacce che , purtroppo incombono sul nostro pianeta in misura ogni giorno più grave. Gli scienziati , sono consapevoli delle dannose conseguenze dovute da un incontrollato utilizzo delle loro scoperte.
Gli argomenti proposti nel mio percorso riguardano il pensiero che ogni singolo autore ha espresso sul concetto della scienza e dei suoi limiti.
In Filosofia ho approfondito il pensiero e l'analisi scientifica di Karl Popper.
In Fisica ho trattato il principio di indeterminazione di Werner Heisenberg come limite e sconvolgimento della fisica classica, il quale aprì le porte ad una nuova fisica, la fisica quantistica.
In Matematica ho individuato l'introduzione del concetto matematico di derivata che supera il concetto di limite stesso. Il concetto di limite, sebbene utilissimo per sostituire ad un punto un intervallo ha comunque dei difetti poiché a noi serve qualcosa che ci permetta di vedere la funzione nella sua interezza e quel qualcosa sarà la derivata.
n Latino ho scelto la figura di PLINIO IL VECCHIO, scrittore enciclopedico e naturalista del I secolo dopo Cristo, il quale in una sua opera "Naturalis Historia" riesce a raccogliere tutta la conoscenza di allora in un opera consultabile facilmente; mostrando così il limite della conoscenza di quel tempo, fino a dove era stata raggiunta.
In Inglese ho scelto MARY SHELLEY che con il suo romanzo FRANKENSTEIN mostra un primo esempio di scienziato che manipolando la natura e peccando di "overreach" cioè di andare oltre i limiti della conoscenza crea un essere vivente, un mostro che sfugge al suo controllo e lo uccide.
In Italiano invece ho approfondito il movimento letterale dei futuristi che profetizzavano il progresso e il loro tema principale non era più la natura ma bensì la macchina; non solo ma il concetto di limite l'ho evidenziato anche in un passo dello Zibaldone di pensieri del Leopardi, anche nei versi di un'altra sua opera "la Ginestra" "Qui mira e qui ti specchia, - Secol superbo e sciocco" dove con un passo decisamente polemico, l'autore deride l'ingenua vanteria umana che crede nel magnifico progresso e si illude di sicure conquiste. Pregevole anche la critica nei confronti del progresso e nella macchina in sostituzione all'uomo nelle "Operette Morali".
In Storia dell'Arte ho associato il movimento futurista La Storia del ventesimo secolo ha risentito molto dello sfruttamento delle armi nucleari da quel fatidico 6 agosto 1945 quando scoppiò la prima bomba atomica su Hiroshima e mi è sembrato doveroso scegliere la seconda guerra mondiale come periodo storico da trattare.
In Geografia Astronomica ho approfondito l'argomento "Universo" con le teorie sulla sua origine e l'analisi dei corpi celesti che lo compongono. Sulla base degli studi fin qui svolti posso concludere che qualsiasi scoperta scientifica sarà sempre legittima e ben accetta, a patto però, (da qui il mio concetto di limite della scienza) che non pretenda mai di assumere alcuna posizione di controllo o superiorità nei confronti della vita dell'uomo.
FILOSOFIA
KARL POPPER
POPPER
Innanzi tutto vorrei cominciare illustrando il metodo del procedere scientifico
elaborato da K. Popper (Vienna,1902-1994).In Congetture e Confutazioni 1972
Popper oppone al vecchio metodo induttivo-sperimantale, che procede dal particolare
controlli induttivi
al generale, il nuovo medito basato sui che consiste nell’avanzare
un’ipotesi teorica e nel derivare da essa delle conseguenze che vengono
successivamente affidate al vaglio dell’esperienza.
Il primo problema di cui si occupa P. è quello dell’induzione che sta alla base della
ricerca scientifica in quanto afferma che se qualche cosa è vera in una quantità di casi
osservati, essa è vera anche in casi simili non ancora vagliati. P. dirà che l’induzione
non esiste e che non ha senso.
due tipi enumerazione
Finora si era parlato di di induzione: quella per e quella per
eliminazione. La prima prevede appunto che se osserviamo un fenomeno sempre allo
stesso modo un certo numero di volte possiamo allora affermare che quel fenomeno è
eliminazione
sempre vero, fondando così una teoria (cigni). Quella per è invece quel
processo per cui se attraverso numerosi esperimenti riusciamo a decidere quali teorie
sono false, quella che rimarrà sarà sicuramente vera. Ma i sostenit0ori di questa teoria
non si rendevano conto che il numero di teorie rivali è sempre infinito, anche se di
regola, in un momento particolare possiamo prendere in considerazione solo un
numero finito di teorie.
L’induzione è un circolo vizioso della mente, per affermarla infatti occorre un
ulteriore procedimento induttivo alle spalle di cui posso dimostrare l’infondatezza e
così via all’infinito. le teorie non
La conseguenza immediata di questa critica al metodo induttivo è che
sono mai verificabili empiricamente. Il verificazionismo è un mito o un’utopia, in
quanto, per verificare completamente una teoria e una legge, dovremmo aver presenti
tutti i casi. Inoltre se le conseguenze di una teoria sono in numero infinito i controlli
per verificarla sarebbero sempre in numero finito. Popper elabora quindi il suo
criterio di falsificabilità: innanzi tutto una teoria è scientifica nella misura in cui può
venir smentita dall’esperienza (piove), se i suoi enunciati risultano in potenziale
falsificatori potenziali:
conflitto con delle osservazioni, con dei più questi sono
numerosi, più ricco è il suo contenuto scientifico.
Ciò significa che ciò che si può imparare dall’esperienza, non è la verità di una teoria,
un’asimmetria logico tra verificazione e
ma la falsità di un’ipotesi. Esiste inoltre
falsificazione : miliardi e miliardi di conferme non rendono certa una teoria, mentre
basta un solo fatto negativo per falsificarla: siccome una teoria , per quanto
confermata resta sempre smentibile, allora bisogna tentare di falsificarla, per poter
eventualmente proporre una teoria migliore. Quando una teoria ha superato il
corroborata
confronto con un’esperienza potenzialmente falsificante, si dice .
Tuttavia questo non dice nella sulle sue capacità di sopravvivere a controlli futuri, è
soltanto un temporaneo criterio di scelta per il quale si tende a preferire in un dato
momento una teoria piuttosto che un’altra, finchè non ne subentra una migliore.
La scienza per Popper si evolve e muta, progredisce anche se con momenti di arresto
la verità assoluta
e di caduta. Nessuna teoria è assoluta, anche se trovassimo non
potremmo mai affermarla, perché non potremmo mai verificare tutte le infinite
conseguenze di questa teoria onnicomprensiva. Lo scopo della scienza è quello di
raggiungere teorie sempre più verosimili e il progresso consiste nel riconoscere la
verosimiglianza
maggior di una teoria rispetto ad un’altra.
FISICA
HEISENBERG WERNER
Principio di indeterminazione di Heisenberg
Secondo la meccanica classica è possibile determinare sia la posizione che la velocità
di una particella in movimento. A livello atomico, invece, posizione e quantità di
moto non possono essere specificate contemporaneamente con la stessa precisione. L’
errore commesso viene determinato in base al principio di indeterminazione
formulato nel 1927 da Werner Heisemberg. Si dice quindi che la conoscenza della
posizione e della quantità di moto di una particella sono complementari, ovvero non
si può determinare la posizione (y) di una particella senza alterarne la velocità (p).
Il principio di indeterminazione di Heisenberg può essere espresso in termini
matematici dalla relazione: h
p y
∆ ∆ ≥
y π
2
nella quale:
= incertezza sulla posizione
y = incertezza sulla quantità di moto (velocità)
py
= costante di Planck (che vale 6,6 x 10 Joule/sec.)
-34
h principio di indeterminazione
Il può essere meglio compreso se si considera che per
posizione
misurare la di un oggetto microscopico (ad esempio, un elettrone), è
necessario investirlo con un raggio di luce (fotoni) che ne modifica inevitabilmente la
velocità
velocità. Lo stesso si verifica se cerchiamo di determinare la di una elettrone
o di una qualsiasi altra particella subatomica.
Oltre alla posizione e alla velocità della particelle, il principio di indeterminazione
tempo:
pone limiti anche alla misura simultanea di grandezze come l'energia e il se
si cerca di determinare con precisione l'energia di una particella, diminuirà
inevitabilmente il grado di accuratezza con cui conosciamo la sua durata, e viceversa.
h
E t
∆ ∆ ≥ π
2
Tale aspetto produce delle conseguenze del tutto incompatibili alla luce della nostra
esperienza ordinaria (che fa riferimento alle leggi della fisica classica): il grado di
indeterminazione esistente tra energia e tempo fa si che delle particelle (ad esempio
emergere dal nulla
una coppia elettrone-positrone), possano per una frazione
infinitesimale di secondo (inferiore a 10 secondi), prima di svanire nuovamente.
-20
Einstein sotto scacco !
Albert Einstein non era soddisfatto del principio di indeterminazione, e sfidò Niels
Bohr con il seguente famoso esperimento mentale: "Riempiamo una scatola con del
materiale radioattivo che emette radiazioni casuali. La scatola ha uno sportello, che
viene aperto e chiuso immediatamente, da un orologio, a un preciso istante,
permettendo così a un po' di radiazione di uscire. In questo modo il tempo è già noto
con precisione. Vogliamo ancora misurare la variabile coniugata energia, con
precisione. Non c'è problema dice Einstein: pesiamo la scatola prima e dopo.
L'equivalenza tra massa ed energia, derivante dalla relatività speciale ci permetterà di
determinare precisamente quanta energia ha lasciato la scatola". Bohr ribatté come
segue, per di più applicando l'equivalenza massa-energia sviluppata proprio da
Einstein: "Se l'energia esce, la scatola è più leggera e si solleverà leggermente sulla
bilancia. Questo cambia la posizione dell'orologio. Quindi l'orologio devia dal nostro
sistema di riferimento stazionario, e quindi per la relatività speciale, la sua
misurazione del tempo sarà diversa dalla nostra, portando ad un inevitabile margine
d'errore". Infatti, un'analisi dettagliata mostra che l'imprecisione è correttamente data
dalla relazione di Heisenberg.
All'interno della diffusa (ma non universalmente accettata) interpretazione di
Copenaghen della meccanica quantistica, il principio di indeterminazione è inteso
come il fatto che a un livello elementare, l'universo fisico non esiste in forma
deterministica, ma piuttosto come una collezione di probabilità, o potenziali. Ad
esempio, il modello (probabilità di distribuzione) prodotto da milioni di fotoni che
passano attraverso una fessura di diffrazione, può essere calcolato usando la
meccanica quantistica, ma il percorso esatto di ogni fotone non può essere predetto da
nessun metodo conosciuto. L'interpretazione di Copenaghen sostiene che non può
essere predetto da nessun metodo.
Ed è questa interpretazione che Einstein stava mettendo in discussione quando disse:
"Non credo che Dio abbia scelto di giocare a dadi con l'universo". Bohr, che era uno
degli autori dell'interpretazione di Copenaghen rispose: "Einstein, smettila di dire a
Dio cosa deve fare", a cui Feynman aggiunse "Non solo Dio gioca a dadi, ma li lancia
dove non possiamo vederli".
Einstein era convinto che questa interpretazione fosse errata. Il suo ragionamento era
che tutte le distribuzioni di probabilità precedentemente conosciute, sorgessero da
eventi deterministici. La distribuzione di un lancio di moneta può essere descritta con
una distribuzione di probabilità (50% testa e 50% croce). Ma questo non significa che
i movimenti fisici siano impredicibili. La meccanica classica può essere usata per
calcolare esattamente come ogni moneta atterrerà, se le forze agenti su di essa sono
conosciute. E la distribuzione testa/croce si allineerà con la distribuzione di
probabilità (date forze iniziali casuali).
Einstein assunse che ci fossero delle variabili nascoste nella meccanica quantistica
che sottostanno alle probabilità osservate. Né Einstein né altri sono mai riusciti a
costruire una teoria della variabile nascosta soddisfacente, e la disuguaglianza di Bell
illustra alcuni aspetti critici di questa ricerca. Anche se il comportamento di una
particella individuale è casuale, è correlato al comportamento delle altre particelle.
Quindi, se il principio di indeterminazione è il risultato di qualche processo
deterministico, deve essere il caso che particelle poste a grande distanza trasmettano
istantaneamente l'informazione a tutte le altre, per assicurare che ci sia una
correlazione nel comportamento.
Tuttavia, recentemente è stato proposto un meccanismo basato su una teoria classica
del pendolo, il quale genera impredicibilità e quantizzazione a partire da un sistema
deterministico. Gli autori della teoria non sanno al momento come verificare questa
ipotesi. MATEMATICA
Perche' le derivate ?
Il concetto di limite, sebbene utilissimo per sostituire ad un punto un intervallo ha
comunque dei difetti: infatti applicando il concetto di limite ad un punto io posso
avere solamente una visione locale di una funzione: e' come se volessi studiare una
strada di notte approfittando della luce di qualche lampione: potrò vedere in quel
punto e nelle vicinanze di quel punto ma se voglio sapere cosa succede un po' più in
là dovrò avere un altro lampione.
A noi serve qualcosa che ci permetta di vedere la funzione nella sua interezza e quel
qualcosa sarà la derivata.
Immaginiamo di avere una funzione ed un punto sull'asse delle x cui corrisponde un
punto sull'asse y; se pensiamo che il punto sull'asse x si sposti con regolarità cosa
vedrò sull'asse y?
Vedrò che il punto sull'asse y va più veloce o meno veloce a seconda della pendenza
della funzione:
se si osserva la figura a fianco si
vede che a frecce uguali sull'asse x
corrispondono frecce diverse
sull'asse y e questo e' dovuto alla
velocità con cui si aggregano i punti
sulla y rispetto ai punti sulla x.
Prima la funzione (il punto sull'asse
y corrispondente alla x) scende
rapidamente poi man mano rallenta
di velocità fino a fermarsi dove c'e'
il minimo e quindi cambia direzione
e prende velocità salendo verso
l'alto.
Se ora noi riusciamo ad esprimere come varia di velocità il punto sulla y al variare di
x in modo regolare avremo un qualcosa che ci permetterà di vedere la funzione tutta
intera e non solo una piccola parte come nel caso del limite.
Ora si tratta di esprimere matematicamente questo concetto:
Come varia il punto sull'asse y quando il punto sull'asse x si sposta regolarmente?
Sul concetto di rappresentazione di una funzione
E' utile ricordare, per ben capire il concetto di funzione, che la
funzione e' il collegamento esistente fra due variabili, e si può
rappresentare, per funzioni reali di variabili reali, mediante il
collegamento esistente fra due rette; ora queste rette di solito si
rappresentano mediante un sistema di assi ortogonali e la funzione diventa l'insieme
dei punti che ad una x fanno corrispondere una y;
Modo diverso di spiegare questo concetto secondo il prof Dino Betti
che trova un po' riduttiva questa idea di funzione è :