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Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: "Ove tende questo vagar mio breve [...]?"
Autore: Castellari Valentina
Scuola: Liceo scientifico
Descrizione: "Ove tende questo vagar mio breve [ ] ?" Gli uomini, nel corso dei vari secoli, si sono sempre confrontati, attraverso la loro arte e la loro conoscenza, con domande esistenziali come questa. Dare un senso alla propria vita è, infatti, essenziale per colui che non si accontenta di rimanere in superficie, e cerca di guardare oltre l'apparenza delle cose.
Attraverso i secoli, molti grandi artisti ci hanno lasciato opere che testimoniano il loro impegno nel trovare una risposta a tale domanda.
Un esempio significativo nella letteratura italiana è rappresentato da Giacomo Leopardi; la sua opera è infatti quasi tutta attraversata dalla ricerca del significato della vita. Possiamo trovare questo tema sia all'interno delle sue poesie, sia nelle opere in prosa: lo "Zibaldone", che è la raccolta dei suoi pensieri, e le "Operette Morali".
Area: umanistica
Materie trattate: Italiano, da Leopardi a Montale, l'incapacità di arrendersi ad un destino d'infelicità , Inglese, Eliot, dalla desolazione delluomo solo alla speranza nella fede, Filosofia, Kierkegaard, la fede come antidoto contro la disperazione, Storia dell'Arte, Friedrich, in cammino verso linfinito
Bibliografia: L. Sergiacomo, C. Cea, G. Ruozzi, M. De Meo, "I volti della letteratura" vol. 4, 6, Paravia, 2005 G. Leopardi "Operette Morali" a cura di Laura Melosi, BUR, 2008 "Quando beltà splendea, La poesia di Giacomo Leopardi" autori vari, Itaca, 2008 "Montale e la ricerca del varco" autori vari, Itaca, 2002
T. S. Eliot "Cori da «La Rocca»" introduzione di P. Bigongiari, traduzione di R. Sanesi, commento di D. Rondoni, BUR, 1994 http://carabelta.free.fr
N. Abbagnano, G. Fornero "Figure della Filosofia" Paravia, 2000 E. Di Stefano, "Friedrich" Giunti, 2001 "Friedrich, Un viandante su un mare di luce" Itaca, 2002
Nonostante questa visione negativa e pessimistica della vita dell’uomo, Leopardi crede
che il desiderio di un significato sia un’aspirazione ineliminabile dalla vita dell’uomo, di
cui costituisce, anzi, il principale motore dell’esistenza, come dice Farfarello:
“Dunque, amandoti necessariamente del maggiore amore che tu sei capace,
necessariamente desideri
d d il
l più
ù che
h puoi l
la f
felicità
l à propria; e non potendo
d mai di
d gran
lunga essere soddisfatto di questo tuo desiderio, che è sommo, resta che tu non possi
fuggire per nessun verso di non essere infelice.” 8
Perciò l’uomo non può smettere di chiedersi quale sia il senso della propria vita, ed
all’interno dei suoi componimenti, sia in prosa che in versi, spesso Leopardi pone
domande, a vari interlocutori, che cercano di riempire il vuoto lasciato nell’anima:
[…] Dimmi, o luna: a che vale
al
l pastor la
l sua vita,
la vostra vita a voi? dimmi: ove tende
questo vagar mio breve,
il tuo corso immortale?
[…] Ma perché dare al sole,
perché reggere in vita
chi poi di quella consolar convenga?
Se la vita è sventura,
perché da noi si dura?
[…] a che tante facelle?
Che fa l'aria infinita, e quel profondo
infinito Seren? che vuol dir questa
solitudine immensa? ed io che sono? 9
A queste domande sull’esistenza dell’uomo un altro autore italiano, circa un secolo
dopo, cercherà di rispondere; per Montale,infatti, la ricerca del significato della vita è il
vero compito del poeta. 10
Quest’ultimo non è un uomo eccezionale, con particolari qualità che gli consentano di
trovare una risposta, è semplicemente caratterizzato da una visione disillusa della vita e
da una particolare attitudine per guardare oltre l’apparenza delle cose.
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì
ì qualche
l h storta sillaba
ll b e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Per Montale la poesia è comunque strumento primario di testimonianza della
condizione di sofferto smarrimento esistenziale; essa può in effetti almeno aiutarci a
non ci
prendere coscienza, senza finzioni, del negativo che ci circonda, in cui
riconosciamo
riconosciamo, a cui non vogliamo appartenere
appartenere. 11
Ma il poeta non si ferma qui, non si può rassegnare al comune destino umano
d’infelicità: egli non rinuncia all’idea che la vita “deve”, in qualche modo, avere un
significato e la sua poesia deve essere una continua ricerca di quel varco che anche solo
senso della vita.
per un istante gli mostri il
[
[…]
] talora
l ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di natura,
il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
il filo da sbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Ciò però si rivela spesso un “miracolo” del tutto improbabile:
[
[…]
] Ma l’illusione
l illusione manca […]
[ ] 12
Nonostante l’impotenza del poeta nel conferire un senso alle sofferenze e all’infelicità
umana, non si spegne in lui la speranza che tale miracolo si compia:
Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il
l nulla
ll alle
ll mie spalle,
ll il
l vuoto d
dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano,
voltano col mio segreto 13
E questa speranza è sufficiente a far proseguire questa inarrestabile ricerca,
[…] perché tutte le immagini portano scritto:
“più in là!” 14
th
The greatest British‐American poet of 20 century, Thomas Stearns Eliot, […] 15
[…] was born in St. Louis, Missouri, on September 26, 1888. His life and literary work are
strongly characterized by a rational search for meaning in life and, in particular, the first
part of his literary production is focused on the absence of a meaning in the lives of
men. 16
This absence is represented in the mean work of his first period, The Waste Land, by the
symbol of the desert. Moreover, in this work, the desert represents the unhappiness,
loneliness and Evil as the absence of Good, of a meaning which gives sense to life: which
the water.
is represented by 17
This element is essential for life, like the meaning of life is essential to make a man feel
alive, and its absence will determine alienation.
This keeping remark the absence of water expresses the anguished and endless search
for meaning. 18
From the years of "Gerontion" and "Waste Land" the author begins a process of inner
meditation, which will bring him to join the Church of England in 1927. This led to a
radical change in his life and his works. 19
In faith he succeeds in finding a meaning to life, a light, a way that does not erase the
limits and moral contradictions of men, but defeats the darkness of meaninglessness,
the desert. 20
In the choruses from "The Rock", in fact, life is represented as fatigue. The man is a
worker struggling with the effort of working, to build, to search for the meaning of his
life. The “Stranger”, i.e. the church, doesn’t come to promise a way to escape from this
It represents, instead, the advent of Christ, which is what allows us not to make
effort.
our efforts
ff in vain, in the
h construction in, and
d against, the
h d
desert. This
h gives us a h
hope to
find a meaning in life.
As Workmen say:
We would build the beginning and the end of this street.
We build the meaning:
A Church for all
And a job for each
Each man to his work 21
Come l’opera di Leopardi, il pensiero di Kierkegaard non fu considerato dai suoi
contemporanei e sarà pienamente rivalutato solo all’inizio del ‘900 con l’esistenzialismo.
Nato in Danimarca nel 1813, egli fu educato da un padre anziano in un clima di severa
suo pensiero filosofico.
religiosità, che influenzò sempre molto la sua vita e il 22
Kierkegaard vede la condizione umana pervasa dalla disperazione. Essa è inerente alla
personalità stessa dell’uomo, al rapporto tra l’io e se stesso e strettamente legata alla
natura dell’io.
Il rapporto dell’io con se stesso, per Kierkegaard, può avere tre forme, riconducibili ai tre
stadi
d dell’esistenza
d ll’ da
d lui
l teorizzati. 23
L’uomo infatti può non volere essere se stesso, cercando di rompere il proprio rapporto
con sé.
Ciò è riconducibile allo stadio della “vita estetica”, nel quale l’uomo non fa una scelta,
ma incentra la propria vita nella ricerca di emozioni inedite, escludendo la ripetizione e
ogni cosa che
h la
l vita presenta di
d banale
b l e insignificante.
f La vita dell’esteta
d ll’ è una
successione ininterrotta di istanti indipendenti gli uni dagli altri, è la forma di vita di chi
esiste nell’attimo, fuggevolissimo e irripetibile.
Tuttavia, al di là della sua apparenza gioiosa e brillante, la vita estetica è condannata alla
dispersione, alla noia e al fallimento esistenziale. Infatti, vivendo attimo per attimo ed
evitando le scelte impegnative, scegliendo di non scegliere, l’esteta finisce per rinunciare
ad una propria identità e per avvertire,con
avvertire con disperazione,
disperazione il vuoto della propria esistenza
senza centro e senza senso.
Come egli stesso dice: “Chiunque vive esteticamente è disperato, lo sappia o non lo
sappia, la disperazione è l’ultimo sbocco della concezione estetica della vita.”
Questa disperazione, se autentica, può mostrare all’esteta la vanità delle sue esperienze
di vita superiore, lo stadio etico.
e spingerlo a compiere il salto verso un genere 24
La vita etica nasce appunto da questa scelta.
È la scelta di chi vuole essere profondamente se stesso. Al contrario della vita estetica, la
vita etica si fonda sulla continuità,e sulla scelta ripetuta che l’individuo fa di se stesso e
del proprio compito, ed è simboleggiata dallo stato matrimoniale.
Tuttavia, pur collocandosi
ll d su di
d un piano più
ù alto
l rispetto alla
ll vita estetica, anche
h l
la vita
etica è destinata al fallimento.
Infatti, voler essere se stesso ad ogni costo significa ancora voler essere l’io che non si è
veramente, un io autosufficiente e compiuto . Ma l’uomo etico non può fare a meno di
se stesso.
riconoscere la propria limitatezza e di scoprirsi finito, perciò insufficiente a 25
L’unica via d’uscita dalla disperazione, è, per Kierkegaard, la fede.
Questa è l’eliminazione della disperazione, è la condizione in cui l’uomo, pur
orientandosi verso se stesso e volendo essere se stesso, non si illude della propria
autosufficienza, ma riconosce la sua dipendenza da Dio.
In questo caso, la
l volontà
l àd
di essere se stesso non urta contro l’impossibilità
l’ bl à
dell’autosufficienza che determina la disperazione, perché è una volontà che si affida alla
potenza da cui l’uomo stesso è posto, cioè Dio. La fede sostituisce quindi alla
disperazione la speranza e la fiducia in Dio.
È questo lo stadio religioso, cioè il “rapporto assoluto con l’Assoluto”, in cui l’individuo,
al di là della limitatezza della vita etica, si apre totalmente a Dio, riuscendo a
andando
vincere l’angoscia
l angoscia e la disperazione che lo costituiscono come uomo.
uomo
La fede porta però l’uomo al di là della ragione e di ogni possibilità di comprensione:
essa è assurdità, paradosso e scandalo; è, per Kierkegaard, il capovolgimento
paradossale dell’esistenza: di fronte all’instabilità radicale dell’esistenza costituita dal
cui tutto è
possibile, la fede si appella alla stabilità del principio di ogni possibilità, a Dio,
possibile. 26
Caspar David Friedrich è uno dei massimi esponenti della pittura romantica. Le sue
opere riflettono fortemente il tema proprio del romanticismo del rapporto tra l’uomo e
l’assoluto. Nelle opere di Friedrich vi è una forte tensione verso l’infinito, rappresentato
dagli stupendi scenari naturali da lui ritratti.
Molti
l suoi d
dipinti rappresentano l’
l’asprezza e l
la grandezza
d d
delle
ll montagne, il
l l
limite
dell’esperienza terrena, il confine ultimo del cammino dell’uomo che tende all’infinito. 27
Proprio tale cammino è il soggetto di questo quadro, dove la meta è rappresentata dal
crocifisso, fine e mezzo del cammino stesso. La donna, che reggendosi alla croce porge
la mano all’uomo, evidenzia, infatti, il sostegno dato dalla fede nella faticosa ascesa. La
linea dell’orizzonte, sia ad indicare il
Croce è inoltre l’unico elemento che oltrepassa la
Cristo come signore di
d quella
ll immensa vastità,
à sia a farne
f il
l collegamento
ll tra l’umano
l’ e il
l
divino, tra il finito e l’infinito. 28
Anche in questa seconda opera la scansione dei piani, sottolineata dai colori e dalla luce,
e la progressiva semplificazione delle forme, culminante nella piramide luminosa del
Watzman, incitano all’ascesa e all’ascesi. Al cammino fisico si associa quello spirituale,
pericoli
come suggeriscono i rimandi simbolici: i dirupi e i tronchi sradicati indicano i
d
della
ll vita terrena d
destinata alla
ll morte; la
l roccia e l’abete
l’ b rappresentano l
la f
forza d
della
ll
fede e l’energia della speranza, mentre il ghiaccio perenne della cima simboleggia la
perfetta eternità di Dio. 29
Il viandante sul mare di nebbia è considerato uno dei massimi capolavori della pittura
romantica. L’opera rappresenta un viandante solitario che, giunto alla sommità di un
picco roccioso, contempla una sconfinata veduta, i cui contorni sono avvolti dalla
nebbia.
La posizione di
d spalle
ll d
del
l protagonista coinvolge
l immediatamente
d l
lo spettatore,
proiettandolo nella sua stessa meditazione: egli è assorto nella contemplazione di
qualcosa che è al di sopra della comprensione umana, alla quale tende e dalla quale è
fortemente attratto.
Questo quadro è l’emblema del tema del viandante, ovvero l’uomo che continuamente
tutto se stesso, senza stancarsi mai.
deve ricercare la verità della sua vita, impegnando 30
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32
Castellari Valentina Liceo Scientifico Rambaldi - Valeriani (Imola)
A. S. 2008/2009 classe 5^ B
“Ove tende questo vagar mio breve ?”
[…]
Da Leopardi a Montale: l’incapacità di arrendersi ad un destino
di infelicità
Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi