31/03/2021, 20:28
anonymous_58f0ac ha scritto:Ema2003 ha scritto: i miei timori vertevano più sul fatto che alla Bicocca essa è mischiata ad economia. Ora, sicuramente sono due discipline collegate, però mi sarebbe piaciuto conoscere il parere di chi magari ha frequentato un corso di laurea affine a questo, poiché, sarà che sono maschio e dunque poco multitasking per definizione, ma tendo ad avere poca fiducia nel fare più cose insieme.
Ovviamente ci sarà qualcosina di Economia. All'università non studierai mai una cosa e basta.
Considera comunque che il corso di laurea in Statistica, solitamente, è uno dei più puri!
P.S. Anche a me i corsi di laurea in cui si studiano troppe cose diverse tra loro (come ad esempio Economia e Management, Ingegneria Gestionale, Ingegneria Matematica, ecc.) non mi sarebbero mai piaciuti.
31/03/2021, 21:21
Ema2003 ha scritto:s Quanto a microeconomia, ho trovato queste slide https://www.coris.uniroma1.it/sites/def ... ONOMIA.pdf ed alcuni file word, ma gli argomenti sono più o meno quelli. Sono cose molto interessanti! In più, mi sembra anche di essere riuscito a capire qualche grafico, quindi davvero, partiamo col piede giusto (anche se c'è sempre quello "spettro" di fare matematica che mi assilla )
Quanto a macroeconomia, ti linko ciò che ho consultato: http://www-3.unipv.it/webdept/p_24_05.pdf e http://eco.uninsubria.it/webdocenti/gbe ... -2015%20(1).pdf
31/03/2021, 22:00
Sergio ha scritto:Gabriella, perdonami, ma che senso ha consigliare a un ragazzo di 17 anni di leggere quel Blanchard per capire cosa vuol dire studiare macroeconomia? Quella è roba che - fammi esagerare un po' - trovi tutti i giorni leggendo il Sole 24 Ore.
Se avesse senso approfondire cosa vuol dire "studiare economia" (e per me non ne ha, per me ha molto più senso chiedersi "cosa voglio fare da grande") allora gli consiglierei piuttosto le Lezioni di macroeconomia di Blanchard e Fischer.
01/04/2021, 08:40
Sergio ha scritto:Ema2003 ha scritto:non mi spaventa l'idea di farmi un primo semestre di clausura
Bene. E allora lascia perdere la strana idea di studiare adesso per prepararti a quello che dovrai studiare dopo. Qualsiasi cosa studiassi adesso, la dovresti poi riaffrontare in un modo completamente diverso. Perché perdere tempo? Ho visto qualche studente proveniente dallo scientifico affrontare con spavalda sicurezza l'esame di analisi 1 ("io queste cose già le so") e poi naufragare miseramente.
Pensa a completare i tuoi studi e a porti domande - perdonami - un po' più concrete.Ema2003 ha scritto:Dell'economia, appunto, so molto poco; però, già soltanto l'idea di capire meglio la realtà circostante (perché, alla fine, economia lo permette; difatti la vedo un po' come fisica, ma sul piano umano: fisica consente di comprendere la natura; economia i mercati, le politiche economiche ecc...) mi piace parecchio e, oltretutto, come dicevi anche te, mi sembra un ottimo connubio tra materie umanistiche e discipline matematiche
Opinione personale: questo mi sembra il modo peggiore di affrontare il problema.
Se sei indeciso tra A e B, scegliere un "connubio" (?) non ti dà sia A che B, in realtà non ti dà né A né B. Il motivo è quello già detto da altri: dovrai sempre più specializzarti.
Se puoi permetterti di vivere di rendita, puoi studiare quello che ti pare. Se il tuo obiettivo è insegnare nelle scuole superiori o tentare la carriera universitaria più o meno pure. Altrimenti le prime domande da porsi sono: quali studi mi darebbero maggiori possibilità di trovare un lavoro di mia soddisfazione? Tra questi, quale preferirei?
Prima devi decidere "cosa fare da grande", poi cosa studiare.
Non solo: devi anche decidere se il tuo orizzonte è solo italiano oppure no. In Italia c'è poco, altrove c'è di più.
Matematica, fisica e statistica sono discipline molto diverse, ma possono offrire sbocchi in enti o aziende che cerchino personale per lavori di tipo quantitativo. Esempio: da qualche anno le banche assumono ogni tanto persone con una laurea scientifica per il controllo dei rischi. Sembra quasi un aspetto "economico": in un bilancio ci sono un attivo e un passivo, come fare in modo che il mio attivo (per una banca sono prestiti, ma anche titoli e immobili) non si riduca per eventi avversi tanto da farmi incorrere in perdite non sostenibili? Ma di laureati in economia che si occupino di queste cose non ne ho visti. Ho visto invece matematici, statistici e anche una ragazza con un dottorato in fisica teorica (in due parole: dalle orbite degli elettroni alle oscillazioni del prezzo delle opzioni).
Statistica ed economia sono due discipline molto diverse, ma c'è una branca della statistica detta "statistica economica" che è quella che si occupa del PIL, degli indici dei prezzi, dei tassi di attività e di occupazione ecc. In teoria si occupa anche di un approccio alla realtà economica ben diverso da quello degli economisti, ma in pratica di questo si occupano solo pochi specialisti nelle istituzioni europee per analisi economiche regionali.
L'econometria sembra un connubio tra statistica ed economia, ma per molti aspetti è una disciplina a sé stante. A proposito:Questo può valere per la matematica finanziaria che si studia nella scuola superiore, ma se provassi a guardare un testo di econometria dedicato alla finanza (o di matematica attuariale) troveresti un mondo la cui complessità nemmeno immagini.Ema2003 ha scritto:Quanto a matematica finanziaria, non ti linko cosa ho consultato per il semplice fatto che non mi fa né caldo né freddo: si usano strumenti matematici diciamo consueti, come funzioni e limiti, ma applicati a questioni economiche.
Comunque, studiare seriamente econometria in Italia è escluso. Basta guardare che preparazione richiedono i bandi per econometrici pubblicati dalla Banca d'Italia.
Ecco, comincia da qui: decidi cosa vuoi fare da grande, poi guarda i bandi dei concorsi per vedere che tipo di preparazione si richiede per fare quello che vorresti fare. Oppure anche, se ti interessa il lavoro fatto da qualcun altro che abbia un nome e un cognome, studiati il suo curriculum.
Mi sembrerebbe più utile che approfondire la termodinamica o cercare improbabili "connubi".
01/04/2021, 10:53
Sergio ha scritto:Ema2003 ha scritto:Quelle poche volte che affronto tale questione, mi piace dividere i lavori in 2 categorie: lavori che impegnano sempre e lavori che impegnano un po' meno. Detta così, sembra una cosa da bambino di quinta elementare, ma spiego immediatamente: ci sono lavori, come quelli che secondo me si possono fare con una laurea in economia, che impegnano sempre, bisogna portarsi il lavoro a casa; insomma, si ha poco tempo libero (questo è ciò che penso io; non so come sia di fatto la vita di, non so, un manager o uno che lavora in Borsa, ma è questa l'impressione che ho; se le cose in realtà non sono così, beh, ben venga); per quanto concerne la seconda categoria, mi riferisco eminentemente a lavori come l'insegnante che, per carità, impegnano sì, specialmente quando si hanno da correggere tante verifiche, ma, tendenzialmente, credo che l'insegnante un po' di tempo libero lo abbia.
Ho avuto anch'io 17 anni e credo di capirti, ma la metterei in termini diversi.
Ci sono lavori che piacciono, che ci si porta volentieri dietro in ogni momento. Per fare un esempio forse un po' estremo, mio padre, avvocato, è morto nell'ospedale in cui era stato ricoverato per un infarto, si era portato il lavoro da casa e ha lavorato fino a poche ore prima della morte.
Ci sono poi lavori che vengono vissuti come un tributo da pagare alla sopravvivenza. Ci sono giovani il cui motto è "la mia vita comincia quando esco dal lavoro". All'inizio sembra andare tutto bene. Si comprano la macchina, la moto, la reflex professionale con teleobiettivo da due metri, la sofisticata stazione multimediale... ma poi con gli anni il prezzo da pagare - cioè il tempo da riservare a un lavoro che non dà altre soddisfazioni che qualche soldo - diventa sempre più pesante. O si cerca altro, quando è comunque un po' tardi, o si deve sopportare una crescente frustrazione.
Morale: io non mi metterei a scegliere un lavoro solo perché mi lascia più tempo libero.Ema2003 ha scritto:Una costante, invero, c'è ed è quella della ricerca: inizialmente, avrei voluto laurearmi in lingue e letterature straniere, per poi divenire professore universitario. Solo che ho abbandonato il progetto perché so bene che, in Italia, per fare il dottorato serve fare, come dire, captatio benevolentiae (per usare un eufemismo) ai professori; senza questo, si può essere Natalino Sapegno, ma non si verrà mai ammessi.
1) Può essere un degnissimo progetto.
2) A volte va come dici tu, altre volte gli ordinari portano avanti i loro candidati (sì, anche con bandi ad personam) solo perché li stimano e vedono in loro validi collaboratori. Altre volte ci sono concorsi "veri", in cui qualche posto è assegnato in partenza, ma non tutti.
3) Il mio punto di vista è che all'estero, almeno in certi paesi, va decisamente meglio ed è per questo fondamentale includere sbocchi all'estero tra le proprie prospettive. Il punto di vista di mia figlia è che al momento prova in Italia, perché è stimata da ordinari di due facoltà. Ha avuto borse con bandi ad personam perché gli ordinari della sua facoltà volevano che facesse ricerca da loro, ora ha un assegno di ricerca ottenuto esclusivamente per meriti in una facoltà diversa dalla sua. È però un percorso maledettamente lungo e quindi... mi tengo il mio punto di vista
01/04/2021, 11:52
Sergio ha scritto: Macroeconomia di Blanchard è un testo che può leggere chiunque, anche in altri percorsi di studio. Va più che bene per uno che voglia fare il commercialista, oppure per una persona di cultura che voglia farsi un'idea della materia, ma un economista che si fermasse a quel testo non andrebbe da nessuna parte e dovrebbe affrontare gli argomenti con ben altro approccio.
E così torniamo al punto: mi sembra decisamente sbagliato confondere tra "cultura personale" e "lavoro". Purtroppo non si può sperare che sia scontato trovare un lavoro che dia adeguate soddisfazioni semplicemente scegliendo gli argomenti che più interessano sul piano culturale. E questo per due motivi: sul piano "lavoro" gli sbocchi professionali scarseggiano (in concreto: sono veramente tanti quelli che si trovano a dover fare un lavoro che non ha nulla a che vedere con quanto hanno studiato), sul piano "culturale" non si può avere una chiara idea di cosa si studierà prima di seguire concretamente un corso di studi. Basta pensare a quante persone, che scrivono anche qui, cambiano strada dopo la triennale.
01/04/2021, 12:17
Sergio ha scritto:Ema2003 ha scritto:Lei potrebbe dire: "Ma la scelta devi farla tu!"
A parte il fatto che qui ci si dà del tu, lo dico davvero: "Ma la scelta devi farla tu!"
Posso solo dirti cosa farei io: matematica.
Motivo: in facoltà come statistica o (soprattutto) economia si studia all'inizio meno matematica di quella che davvero servirebbe e recuperare poi dopo, anche se è in qualche modo possibile, non è la stessa cosa. Ci sono economisti e statistici di primo piano che hanno iniziato studiando matematica.
Ma la scelta devi farla tu
01/04/2021, 12:29
gabriella127 ha scritto:Sergio ha scritto: Macroeconomia di Blanchard è un testo che può leggere chiunque, anche in altri percorsi di studio. Va più che bene per uno che voglia fare il commercialista, oppure per una persona di cultura che voglia farsi un'idea della materia, ma un economista che si fermasse a quel testo non andrebbe da nessuna parte e dovrebbe affrontare gli argomenti con ben altro approccio.
E così torniamo al punto: mi sembra decisamente sbagliato confondere tra "cultura personale" e "lavoro". Purtroppo non si può sperare che sia scontato trovare un lavoro che dia adeguate soddisfazioni semplicemente scegliendo gli argomenti che più interessano sul piano culturale. E questo per due motivi: sul piano "lavoro" gli sbocchi professionali scarseggiano (in concreto: sono veramente tanti quelli che si trovano a dover fare un lavoro che non ha nulla a che vedere con quanto hanno studiato), sul piano "culturale" non si può avere una chiara idea di cosa si studierà prima di seguire concretamente un corso di studi. Basta pensare a quante persone, che scrivono anche qui, cambiano strada dopo la triennale.
Ma chi ha detto che si deve fermare lì? Gliel'ho detto esplicitamente a Ema2003, dopo può vedere dopo tante altre cose, anche avanzate. Io, come sai, amo la matematica e certo preferisco libri formalizzati, ma per me Blanchard è ottimo per avere una panoramica in cui inquadrare le cose. E Ema cerca di avere un'idea di che cosa parla l'economia.
E comunque avevo detto a Ema2003 che avevo in mente due libri per macro e due libri per micro, e intanto gli avevo detto i primi, da cui secondo me era meglio iniziare, ma de gustibus..
Ma ti pare che io ho studiato economia su libri tipo Blanchard? E' ovvio che se si fa economia poi si fa altro.
C'è anche macroeconomia più avanzata, che in effetti poco c'entra con i manuali di macro undergraduated. Ma secondo me dopo.
Comunque Ema ha la sua testa, e deciderà lui quali cose leggere.
Mi sembra moolto prematuro pensare al lavoro .
Dovrebbe prima capire quale materia gli piace (certo immaginando anche un futuro lavorativo, volendo) , perché, secondo me e per mia esperienza , forzarsi a fare una cosa che piace poco per motivi pratici può portare a insuccessi (oltre che a frustrazione).
Certo, se uno ha urgenza di lavorare per motivi economici, è diverso, ma ognuno sa qual è la sua situazione.
01/04/2021, 15:27
Sergio ha scritto:Motivo: in facoltà come statistica o (soprattutto) economia si studia all'inizio meno matematica di quella che davvero servirebbe e recuperare poi dopo, anche se è in qualche modo possibile, non è la stessa cosa. Ci sono economisti e statistici di primo piano che hanno iniziato studiando matematica.
Ma la scelta devi farla tu
01/04/2021, 23:39
Ema2003 ha scritto:... abbiamo seguito un corso di economia, ma molto pragmatico: intendo dire che all'inizio, vabbè, è partito con qualche nozione di macroeconomia (ma spiegata piuttosto male), poi proponeva capitoli e capitoli sulle carte di credito.
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