_antoniobernardo
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"La filosofia penso debba essere fatta da spiriti scientifici, e in servigio della scienza" «La filosofia della natura è caduta nel nulla. I nuovi idealisti credono di sbarazzarsi del suo peso morto ritenendo ogni forma di studio della natura come una maniera di attività pratica, indifferente al pensiero. In tal guisa, non solo impoveriscono l'idealismo ma, ciò che è più grave per dei pensatori storicisti, commettono un errore antistorico. Perché tutta la storia della filosofia, almeno della filosofia occidentale, prende norma e ispirazione dal pensiero naturalistico».

Federigo Enriques (1871 - 1946)

"il progresso della scienza è procedimento di approssimazioni successive dove dalle deduzioni parzialmente verificate dalle contraddizioni eliminanti l'errore delle ipotesi implicite, sorgono nuove induzioni più precise, più probabili, più estese" I problemi della scienza, 1906.

«La corrispondenza fra i concetti scientifici e la realtà sensibile rimane sempre una corrispondenza approssimata, ma il valore obiettivo della razionalità del sapere consiste in ciò che il processo della scienza è un processo di approssimazioni successive illimitatamente perseguibile». Scienza e razionalismo, 1912.

"La domanda consueta, se le Matematiche debbono educare piuttosto l'intuizione o la logica, è viziata per una imperfetta visione del valore dell'insegnamento. Infatti il presupposto di codesta domanda è che logica ed intuizione si lascino separare come facoltà distinte dell'intelligenza, laddove esse sono piuttosto due aspetti inscindibili di un medesimo processo attivo, che si richiamano l'un l'altro". Insegnamento Dinamico, Università di Bologna.

"Ho avuto la fortuna di assistere a qualche lezione di aritmetica o di geometria pratica, in cui il discente si metteva a conversare coi ragazzi facendosi - anche lui - un poco ignorante, ricercando insieme con loro, suggerendo, a tentoni, la via che essi stessi dovevano percorrere per guadagnare la verità. E, mentre ammiravo l'intelligente attività della guida, trascinato anch'io nell'esercizio della scolaresca animata, mi chiedevo perché lo stesso metodo non si dovesse adoperare anche con alunni di età più matura... perché no?, anche coi giovanotti che vengono a studiare alle nostre università. Forse che non era questo il metodo di Socrate, ritratto al vivo nei Dialoghi di Platone?" Insegnamento Dinamico.

"Di ogni dottrina si studi le origini, le connessioni, il divenire, non un qualsiasi assetto statico; e però che un grado di verità più alto serva ad illuminare il più basso da cui è uscito; che insomma - dopo avere studiato la scienza - ce ne valiamo per comprendere la storia. Quale modo più largo di comprensione quale più vasta esperienza didattica, che l'annodarsi dei problemi e l'urtarsi delle difficoltà entro lo spirito di tutti gli studenti, che hanno faticato prima di noi, nella scuola del mondo?" Insegnamento Dinamico.

Così Guido Castelnuovo (1865 - 1952) in uno scritto del 1928 ricorda i lavori sulle superfici algebriche svolti assieme ad Enriques: " ... per rintracciare la via nell'oscurità in cui ci trovavamo siamo stati condotti a divinare alcune proprietà che dovevano sussistere, con modificazioni opportune, per le superfici (regolari ed irregolari) di ambedue le vetrine; mettevamo poi a cimento queste proprietà con la costruzione di nuovi modelli. Se resistevano alla prova, ne cercavamo, ultima fase, la giustificazione logica. Col detto procedimento, che assomiglia a quello tenuto nelle scienze sperimentali, siamo riusciti a stabilire alcuni caratteri distintivi tra le due famiglie di superficie".

Nella prima metà del secolo XIX in Italia soltanto Cattaneo aveva difeso con energia la necessità di aprire la filosofia alle istanze della scienza. Nel 1906, intervenendo a Milano al convegno della Società Filosofica Italiana Enriques sostiene, in polemica con il ministro della Pubblica istruzione, "l'assurdità di preparare i futuri filosofi con una esclusiva educazione storica e letteraria», rivendicando per la matematica "un posto d'onore fra gli insegnamenti che preparano alla filosofia".

Nel successivo congresso della Società a Parma afferma che "il rinascimento filosofico nella scienza contemporanea" chiude definitivamente la stagione del positivismo, "l'epoca che si distinse su tutte come antifilosofica e che fu in realtà dominata da una filosofia particolare", il positivismo appunto. enriques80.png

Il Domenicale del Sole 24 Ore del 17 Aprile 2011 dedica la copertina al centenario dell'Italia della scienza a cui un secolo fa Croce e Gentile negarono dignità culturale attaccando il matematico Federigo Enriques. I danni durano ancora oggi. Riusciremo a cambiare rotta? Armando Massarenti scrive l'articolo titolato: Così l'Italia azzoppò la scienza nell'Aprile 1911. Il matematico Enriques fu sbaragliato dall'idealismo di Croce. Fu l'inizio di una egemonia della cultura umanistica che ha allontanato il nostro paese dalla modernità.

Il 6 Aprile 1911 si tenne il congresso della Società filosofica italiana, fondata e presieduta dal grande matematico Federigo Enriques, un formidabile organizzatore culturale, autore di libri di storia della scienza, cofondatore della casa editrice Zanichelli e di riviste filosofiche e scientifiche. Enriques riteneva che una filosofia degna di una società moderna non potesse che essere pensata in stretta connessione con l'avanzare delle scienze... Come si poteva negare il connubio tra scienza e filosofia come se Leibnitz e Cartesio non fossero stati insieme filosofi e scienziati oltre che fondatori della filosofia moderna.

Ma fu proprio quel tono sprezzante e liquidatorio a inasprirsi durante la disputa e a segnare la sconfitta di Enriques. Gli fu dato platealmente dell'incompetente e non solo in campo filosofico. Fu invitato in maniera insultante, a parlare solo della sua materia, cioè di matematica, un sapere non per veri filosofi ma per quegli "ingegni minuti" che sarebbero appunto gli scienziati.

Coinvolto dalla polemica, Croce finse di non ricordare che la nascita della filosofia occidentale avvenne assieme alla scienza e alla matematica tutte comprese nella physis (filosofia naturale) sin dai tempi dei presocratici. Pitagora e Talete furono matematici e filosofi allo stesso tempo. Aristotele, è considerato il principale ispiratore filosofico e logico di Euclide per la stesura dei suoi Elementi.

Il provincialismo dell'idealismo crociano arrivò ad ignorare il peso e la fama dei collaboratori internazionali (Mach, Poincaré, Carnap, Cassirer, Rutherford, Lorentz, Russell, Einstein, ecc.) della rivista Scientia fondata e diretta da Enriques.

Qualche ravvedimento ebbe forse invece Gentile che, in tempi successivi, invitò Enriques a dirigere la sezione scientifica della enciclopedia Treccani.

Secondo Umberto Bottazzini, Enriques appare come una complessa figura di intellettuale, che si misura con i grandi temi della scienza e della filosofia e vive da protagonista gli entusiasmi e le delusioni che attraversano la cultura italiana dei primi decenni del secolo scorso: la grande stagione della matematica, e il suo progressivo declino negli anni tra le due guerre, il contemporaneo trionfo dell'idealismo, la sconfitta dei progetti di riforma della scuola e dell'università improntati ad una cultura scientifica.

Durante la seconda guerra mondiale anche tra i vertici militari italiani si manifestò la scarsa attenzione ai progressi della scienza e della tecnologia (Marconi). Questa miopia portò alla disfatta della Marina che, ignorando l'esistenza del Radar sulle navi inglesi, subì a Matapan una dura sconfitta. Gli ammiragli non avevavano neanche considerato gli studi, peraltro perentoriamente fermati perché inutili (le battaglie navali non si ingaggiano di notte!), che da tempo erano stati condotti presso l'Accademia Navale di Livorno da Ugo Tiberio e Nello Carrara, brillanti ufficiali delle armi navali, esperti di elettronica e telecomunicazioni.

Scrive Gilberto Corbellini che nel 1978 Felice Ippolito sosteneva che il problema stava nell'estrazione culturale della classe politica italiana: "politici sono e sono stati molti uomini di cultura, ma in generale di estrazione umanistica. Non abbiamo avuto quasi nessun ministro di formazione tecnica o scientifica nel senso di scienze fisiche o applicate".

Scrivendo nel 1998 sul sistema della ricerca in Italia dopo il 1945, Antonio Ruberti affermava che la causa dei ritardi risiedeva in una radicata e profonda difficoltà a considerare le scienze naturali parte della cultura "ovvero nel peso che il tipo di formazione e di cultura prevalente nella classe politica ha di fatto esercitato".

Se ci troviamo in queste drammatiche condizioni, e non siamo in grado di garantire un futuro ai nostri figli, lo dobbiamo a una cultura umanistica conservatrice e dannosamente pervasiva.

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