_stan
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Non c’è atto più bello del donare: esso rappresenta una manifestazione di rispetto, gratitudine e stima nei confronti del prossimo. Siamo soliti fare regali agli altri in occasioni particolari, come un compleanno, un matrimonio, una laurea, o in determinate festività religiose, come il Natale. Rimaniamo molto soddisfatti e appagati quando vediamo che il nostro dono è stato apprezzato poiché è stato in grado di far sorridere qualcuno o di far provare meraviglia.
Si pensi, ad esempio, al volto contento dei bambini quando la mattina di Natale scartano con curiosità il regalo che hanno ricevuto. L’atto del donare, però, non è una cosa semplice. Come afferma Enzo Bianchi in Dono. Senza reciprocità, donare è un’arte difficile perché significa «donare se stessi». Si differenzia dal semplice dare, in quanto regalare qualcosa a qualcuno significa consegnare un bene nelle mani di un altro senza aspettarsi nulla in cambio. Il dono, infatti, deriva dalla libertà e dalla spontaneità del donatore che decide di fare un regalo all’altro per generosità o per amore indipendentemente dalla risposta che riceverà dal destinatario. Oggi, però, rispetto al passato il dono ha perso il suo connotato di naturalezza e spontaneità. Bianchi, infatti, sostiene che oggi si pratica l’atto del dono soprattutto per comprare l’altro limitandone la libertà e anche per nascondere un male (si pensi, ad esempio, agli aiuti umanitari in caso di popoli in guerra). Inoltre il dono è diventato un atto banale, perché si dona una briciola di quello che si possiede a coloro verso i quali i mass media ci fanno provare emozioni (è il caso delle donazioni tramite sms ad associazioni di volontariato). In più «il dono può essere rifiutato con atteggiamenti di violenza o nell’indifferenza distratta, può essere ricevuto senza destare gratitudine e può essere sperperato». Anche Theodor W. Adorno, in Minima moralia. Meditazioni della vita offesa, sostiene che «gli uomini disapprendono l’arte del dono» perché, nel momento in cui fanno un regalo, devono pensare all’altro come un soggetto e, quindi, devono scegliere cosa comprare e impiegare del tempo per farlo. Sta di fatto che regalare qualcosa a qualcuno deve essere un atto che viene dal cuore. Purtroppo oggi non è così. Di solito, sostiene Adorno, regaliamo all’altro qualcosa che desideriamo anche noi, ma lo scegliamo di qualità inferiore. Inoltre oggi non abbiamo più voglia di fare doni e, quindi, non sapendo più cosa regalare, compriamo degli articoli da regalo che non hanno alcun valore affettivo, ma che sono semplici fondi di magazzino. Del resto, come afferma Mark Anspach in Cosa significa ricambiare? Dono e reciprocità, «la generosità è una cosa che si impara» e non si diventa generosi da soli. Pochi sono coloro che donano per il semplice piacere di farlo e che non attribuiscono al loro atto un significato individualistico e interessato. Un esempio di ciò è dato da quanto avvenuto nel luglio del 2007 quando una paziente, Barbara Bunnell, ha ricevuto un rene dal donatore Matt Jones che se ne è privato per la semplice gioia di aiutare il suo prossimo. Questo atto ha creato una «catena di reciprocità generalizzata»: infatti il marito di Barbara ha donato il suo rene a Angela, la cui mamma ha compiuto lo stesso atto verso un altro paziente e così via.

Io ritengo che donare sia un atto di pura generosità verso il prossimo e penso che i doni, anche quelli che non ci piacciono, debbano essere graditi dal destinatario. Bisognerebbe ritornare ai vecchi tempi, quando ci si meravigliava nel momento in cui si riceveva un regalo e si ringraziava di vero cuore chi lo aveva fatto. Donare qualcosa a qualcuno significa anche destare curiosità ed entusiasmo. È il caso, ad esempio, di quanto narrato da Grazia Deledda in una sua novella, Il dono di Natale. L’autrice presenta Felle che è incuriosito da quanto sta avvenendo nella casa dei suoi vicini: il padre di quella famiglia, infatti, deve portare un dono e lui si chiede quale sia. Spinto dalla curiosità, dopo cena, si reca a casa loro e scopre, con meraviglia, che il dono è un bel bambino rosso appena nato nella notte di Natale con due riccioli sulla fronte e gli occhi aperti. A me personalmente piace molto fare regali alle persone a cui voglio bene: avere un pensiero per gli altri significa donare loro un pezzo di me e dedicare del tempo a coloro che mi stanno vicino. Non nascondo che gioisco nel profondo del cuore quando vedo che il mio pensiero è stato gradito. E per me non c’è emozione più bella di questa.