da Faussone » 03/07/2015, 22:42
Direi che non ci siamo.
Il gas espandendosi adiabaticamente diminuisce di temperatura e non aumenta, e comunque la temperatura è un'altra variabile di stato, non è l'entropia.
Una trasformazione termodinamica è irreversibile se non è possibile in alcun modo riportare l'universo alla stato a cui si trovava prima della trasformazione, quindi se non è possibile ripercorrere la trasformazione nel verso opposto.
Questa impossibilità è dovuta al secondo principio della termodinamica che afferma che non è possibile compiere una trasformazione il cui unico risultato è quello di assorbire calore da una sorgente e trasformarlo tutto in lavoro, senza cedere calore ad una sorgente a temperatura inferiore.
Nel primo esempio che ho fatto abbiamo un cilindro adiabatico che si espande contro una pressione esterna costante, all'inizio ho un gas compresso a pressione maggiore di quella esterna, alla fine ho che il gas nel cilindro è alla stessa pressione esterna. Il lavoro che il gas ha fatto verso l'esterno è pari a $p_e Delta V$ pari anche alla variazione di energia interna del gas, che da primo principio sarà diminuita visto che il sistema è adiabatico.
Ora però se comprimo il gas per riportarlo alle condizioni di prima, in qualunque modo lo comprimo, il lavoro che faccio sul gas sarà maggiore di quello fatto in espansione dal gas, perché non appena premo sul pistone la pressione del gas sale via via ad un valore sempre più grande della pressione esterna.
Siccome il cilindro è adiabatico alla fine quando ho riportato il gas al volume di prima la sua energia interna, e quindi la sua temperatura (e pressione), sarà maggiore di quella iniziale.
Non sono quindi allo stesso stato di prima della trasformazione perché tra espansione e ricompressione ho dovuto fare un lavoro netto sul gas, lavoro che mi ritrovo in termini di energia interna. Posso pensare di riportare tutto nelle condizioni iniziali trasformando quella energia interna che ho in lavoro, in modo che la temperatura del gas sia alla fine pari a quella iniziale e che il lavoro complessivo netto alla fine sia nullo, ma purtroppo a causa del secondo principio questo non è possibile: non posso prendere quel calore in più nel gas e trasformarlo in lavoro senza alcun altro effetto.
Pertanto non è possibile in alcun modo ritornare allo stato di prima dell'espansione.
Invece di far espandere il gas contro una pressione esterna costante, se lo avessimo fatto espandere contro una pressione esterna che fosse diminuita gradualmente rispetto a quella del gas, (con espansioni infinitesime che avessero mantenuto la pressione esercitata sul pistone dall'esterno pari sempre alla pressione del gas all'interno), allora la trasformazione sarebbe stata reversibile perché avremmo potuto poi ripercorrere in compressione esattamente il cammino di prima.
Questo si traduce quantitativamente osservando che l'entropia del gas dopo l'espansione, nel caso di espansione adiabatica contro una pressione esterna costante, è maggiore di quella di prima dell'espansione, mentre nel caso di espansione adiabatica graduale, contro una pressione esterna opportunamente dosata, l'entropia tra prima e dopo l'espansione sarebbe rimasta la stessa.
Il legame tra entropia e secondo principio è legata alla diseguaglianza di Clausius (non parlo di come si arriva a tale diseguaglianza, ci sono vari modi per arrivarci, tutti però derivano dal secondo principio).
La diseguaglianza di Clausius si enuncia scrivendo che $sum \frac{Delta Q}{T} leq 0$ per una trasformazione ciclica irreversibile (o passando all'integrale $oint \frac{delta Q}{T} leq 0$), ove l'uguale a zero vale solo per trasformazione ciclica reversibile.
La variazione di entropia tra due stati (diversi) B e A si definisce come $S_B-S_A equiv int_A^B \frac{delta Q}{T}_"rev"$, integrale calcolato lungo un qualunque cammino reversibile.
Discende così dalla diseguaglianza di Clausius che per una trasformazione irreversibile adiabatica la variazione di entropia deve essere maggiore di zero per cui l'entropia dell'universo (che possiamo considerare un sistema adiabatico) deve per forza aumentare ogni qualvolta si ha una trasformazione irreversibile.
Questo si dimostra osservando che
$oint \frac{delta Q}{T}=int_A^B \frac{delta Q}{T}_"irrev"+int_B^A \frac{delta Q}{T}_"rev" leq 0$
per cui:
$int_A^B \frac{delta Q}{T}_"irrev" leq -int_B^A \frac{delta Q}{T}_"rev" = int_A^B \frac{delta Q}{T}_"rev" equiv S_B-S_A$
(c'è da osservare che $-int_B^A \frac{delta Q}{T}_"rev" = int_A^B \frac{delta Q}{T}_"rev"$ , ma tale passaggio non sarebbe possibile se la trasformazione da B a A non fosse reversibile, perché non potrei percorrerla al contrario).
Quindi alla fine:
$S_B-S_A geq int_A^B \frac{delta Q}{T}_"irrev"$ e visto che per trasformazioni irreversibili adiabatiche il calore scambiato è nullo si ha che per trasformazioni adiabatiche deve essere
$S_B-S_A geq 0$
Riguardo al secondo esempio citato sopra prova tu a scrivere perché si tratta di trasformazione irreversibile.