Re: Qualcuno si ricorda dell'Iraq? Parte seconda ovvero il conflitto Russia/Ucraina

Messaggioda utente__medio » 12/10/2023, 23:18

A rischio di apparire ingenuo, ma qualcuno potrebbe spiegarmi come mai i media e i rappresentanti occidentali non condannano Israele e/o adottano sanzioni nei suoi confronti a causa dei bombardamenti indiscriminati e dell'interruzione di rifornimenti di acqua, cibo ed energia che stanno colpendo anche (e soprattutto) i civili palestinesi?

L'obiettivo è Hamas e il resto sono "effetti collaterali" (al momento si parla di circa 1600 morti tra cui 500 bambini e 300 donne)? Oppure come detto dal ministro della difesa israeliano: <<Combattiamo contro degli animali umani e agiamo di conseguenza>>?
Senza dimenticare l'assenza di corridoi e aiuti umanitari...

Illuminatemi.
"Ci abbaiano, Sancho; segno che stiamo cavalcando!"
utente__medio
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Re: Qualcuno si ricorda dell'Iraq? Parte seconda ovvero il conflitto Russia/Ucraina

Messaggioda Faussone » 13/10/2023, 03:59

@utente_medio
Per questo altro argomento cortesemente potresti aprire un nuovo topic? Che altrimenti non si capisce più nulla.
Grazie.
Faussone
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Re: Qualcuno si ricorda dell'Iraq? Parte seconda ovvero il conflitto Russia/Ucraina

Messaggioda Faussone » 16/10/2023, 16:50

A chi interessa metto in spoiler il resoconto periodico del Colonnello Stirpe sulla situazione in Ucraina.


Testo nascosto, fai click qui per vederlo
Giorno 601

Interessante.
Ho anche fatto un post avvisando che sarei stato via per qualche giorno, e adesso leggo che secondo qualcuno sarei “scappato”... Poi ci sono molti che chiedono aggiornamenti sulla guerra in Medio Oriente.
Le due cose sono correlate, e forse meritano entrambe una spiegazione.
Io sono un ufficiale dell’Esercito in congedo. Ho una professionalità maturata in 40 anni di servizio circa, accompagnata da uno certo orgoglio professionale, godo di una dignitosa pensione e vivo una vita sufficientemente ricca di affetti e relazioni personali. Questo significa che da un lato ho accumulato una certa esperienza in determinati campi, e dall’altro non ho bisogno di espormi costantemente sui social per sentirmi realizzato. Quando lo faccio, è perché ritengo di avere qualcosa da dire che possa costituire – sebbene in minima misura - un servizio al mio Paese: questo perché l’unica cosa che un po’ mi manca è proprio il sentirmi utile verso la mia gente. NON lo faccio per fame di notorietà... E quindi non lo faccio se non sento di avere qualcosa di importante da dire che non sia già stato detto da altri.
In particolare, ritengo di avere una elevata esperienza tecnico-militare specifica relativa al Teatro russo-ucraino, mentre NON ritengo di averne una equivalente relativa al teatro arabo-israeliano: probabilmente ne ho una superiore alla media, ma non tale da potermi esporre con valutazioni e analisi degne di particolare rilevanza, se non a livello generale.
In sostanza: non sono un “tuttologo” e non mi interessa far credere di esserlo.
Sulla guerra in Ucraina ritengo di avere qualcosa da dire, e lo faccio ogni volta che lo reputo necessario, non con continuità tanto per dare aria alla bocca. Se poi sono in giro con i miei figli, ho una chiara idea di quali siano le priorità nella vita.

Detto questo, veniamo alla situazione in ucraina.
Quando sono partito per il mio viaggio, era in corso una “battaglia di incontro” nella breccia di Robotyne fra almeno sei Brigate della “massa di manovra” ucraina e un paio di Divisioni VDV della riserva strategica russa, e avevo scritto che l’esito di tale scontro poteva portare ad un primo sfondamento da parte ucraina oppure ad uno stallo temporaneo.
L’evoluzione di tale battaglia era contemporanea a quella di uno sforzo piuttosto vasto ma anche chiaramente velleitario da parte russa di distrarre risorse ucraine dal loro sforzo principale nel sud con un’azione nel nord dalle parti di Kupyansk.
Negli ultimi dieci giorni le perdite di entrambe le parti nella battaglia di Robotyne sono montate – soprattutto da parte russa – per poi stabilizzarsi e calare senza sostanziali cambiamenti delle rispettive posizioni: gli ucraini non sono stati respinti, ma non hanno neppure sfondato. Nel contempo l’effimero contrattacco a Kupyansk si è ovviamente spento nel nulla.

Contemporaneamente però è successa un’altra cosa: i russi sono riusciti a creare un’altra concentrazione di forze in un settore ancora diverso del fronte, apparentemente senza che questa volta la ricognizione satellitare occidentale la individuasse per tempo, proprio negli stessi giorni in cui avveniva l’aggressione di Hamas nella Striscia di Gaza.
Naturalmente potrebbe essersi trattato di una coincidenza, ma le due cose potrebbero benissimo essere state coordinate... Di fatto è curioso che dopo una serie costante di successi nell’individuazione preventiva delle manovre russe l’intelligence strategica occidentale abbia fallito in due differenti Teatri nell’arco di pochi giorni.
Interessante anche la scelta del settore di contrattacco russo: Avdiivka. Interessante, perché tale settore è nuovamente prossimo al terminale ferroviario di Donetsk, che continua ad essere l’unico a dimostrarsi capace di alimentare sforzi considerevoli da parte russa: in ogni altra zona tali sforzi si esauriscono rapidamente, mentre in prossimità di questo terminale riescono ancora ad esprimere una certa consistenza.

Interessanti anche i commenti di alcuni validi commentatori di parte russa durante tale azione: oltre a compiacersi del fatto di essere riusciti per una volta a conseguire un certo livello di sorpresa tattica, ritenevano anche che finalmente la catena di comando risultasse valida ed efficace, apparentemente grazie ad uno sforzo di porre comandanti competenti nei posti necessari.
Il contrattacco di Avdiivka, contrariamente a quello di Kupyansk, è partito bene per i russi, e ha offerto un raro esempio di tentativo di manovra invece di svilupparsi nel solito assalto frontale: i russi hanno attaccato in maniera efficace con una semplice ma valida manovra “a tenaglia” un settore relativamente tranquillo dopo una breve ma pesante preparazione di artiglieria in stile più “tedesco” che non “russo” (cioè breve, intensa e mirata invece che prolungata e a massa). Durante le prime 24 ore l’attacco ha effettivamente registrato qualche risultato significativo, sia in termini di terreno che di perdite relative.
Dopo poche ore però gli ucraini hanno reagito in maniera rapida ed efficace riorientando il proprio fuoco di artiglieria sfruttando la loro maggiore mobilità (le famose “linee interne”, sommate alla maggior proporzione di mezzi semoventi), e il fronte si è rapidamente stabilizzato mentre le perdite russe sono montate improvvisamente, raggiungendo picchi estremamente elevati.
Risultato conclusivo: anche il contrattacco di Avdiivka, pur organizzato con cura e professionalità, si è concluso con un disastro... Però pare aver raggiunto il risultato minimo di sottrarre alimentazione alla battaglia di Robotyne.
Quindi a questo punto abbiamo un momento di stasi.

Mentre la campagna di Targeting tesa ad isolare la Crimea continua (sembra che un’altra nave da guerra russa sia stata messa fuori combattimento), possiamo tentare di valutare la situazione della controffensiva, e in particolare il “Delta”, o “scostamento” fra le nostre previsioni e aspettative e la situazione creatasi sul campo.
Cominciamo da ciò che è in linea con le nostre previsioni e con il presumibile piano ucraino: l’operazione ha portato ad un consistente degrado delle forze di manovra russe, ad un logorio delle riserve mobili nemiche assai superiore rispetto alle forze proprie impiegate, e orientandosi alla riduzione delle capacità avversarie piuttosto che alla cattura di specifici territori ha ottenuto l’effetto di intaccare le posizioni difensive nemiche fino a forarle in un punto preciso.
Quello che NON è risultato in linea con le previsioni è chiaramente la tempistica della manovra – destinata chiaramente a protrarsi molto più a lungo – e questo a causa di quanto NON avevamo previsto né noi né – chiaramente – il Comando ucraino: la densità dei campi minati russi, di molto superiore alle previsioni. A causa di tale densità, l’intera manovra è risultata estremamente rallentata, con uno stillicidio di perdite reciproche proporzionalmente in linea con le previsioni ma distribuite nel tempo in modo tale da richiedere un’alimentazione maggiore da parte dell’attaccante.

La fotografia del momento ci porta a vedere uno stallo apparente, in cui i due avversari sono entrambi bloccati. Le posizioni relative però sono molto più favorevoli agli ucraini rispetto a quelle di partenza, in quanto la linea difensiva principale dei russi è forata in un punto e notevolmente assottigliata in un altro, e le capacità russe di estendere tale linea in profondità appaiono assai dubbie.
Inoltre le riserve strategiche russe sono praticamente esaurite, e se è vero che il loro impiego ha momentaneamente arrestato l’avanzata ucraina, bisogna vedere se sarà possibile ricostituirle con forze fresche provenienti dalla mobilitazione, e quindi di problematico comando da parte di quadri professionali non disponibili...

A fronte di questo non è chiaro se gli ucraini, bloccato con successo il contrattacco a sorpresa di Avdiivka, avranno le energie necessarie per riorientare tempestivamente le disponibilità di fuoco su Robotyne, oppure se dovranno rifiatare per ricostituire le scorte logistiche dopo queste due battaglie particolarmente costose in termini di munizionamento, e in questo caso dovremo aspettare la fine del Grande Fango autunnale.

Da quello che si vede, sembrerebbe che la diminuzione di fuoco di sostegno a Robotyne abbia costretto gli ucraini ad una pausa operativa per ricostituire le scorte logistiche, mentre i russi appaiono a loro volta senza fiato dopo lo scacco di Avdiivka.
Se le cose stanno così, i russi potrebbero aver ottenuto sebbene a carissimo prezzo un momento di respiro, guadagnando del tempo per prolungare lo scontro durante l’inizio dell’inverno.
Questo tempo verrà utilizzato da entrambi per rafforzarsi; ma mentre i rinforzi russi sono sempre più annacquati dalla presenza di personale inesperto, equipaggiamenti obsoleti e comandanti inesperti, quelli ucraini continuano ad aumentare la percentuale di materiale occidentale moderno; in particolare si avvicina sempre più l’immissione in Teatro degli aerei americani, mentre la stagione invernale potrà solo aggravare la situazione di chi ha una logistica peggiore e opera per linee esterne.
In sostanza: i tempi si sono quasi sicuramente allungati, ma l’esito finale non appare differente rispetto alle previsioni.

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Messaggioda Gi8 » 25/10/2023, 16:09

Faussone ha scritto:...quali sono le alternative possibili adesso? Alternative realistiche e percorribili intendo.
Di certo non è vero che prima di Febbraio 2022 non fossero stati fatti sforzi diplomatici e non si sia tentato nulla, e dopo a me non pare si siano presentate molte possibilità, ma magari mi sbaglio, però, ripeto, quali sarebbero le strade percorribili? E, soprattutto, avrebbe senso e porterebbe a qualcosa di utile e sarebbe saggio percorrerle iniziando a non sostenere più l'Ucraina?
Dopo 20 (!!!!!) mesi di guerra, possiamo considerare alternativa percorribile NON inviare più armi?
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Re:

Messaggioda Faussone » 25/10/2023, 21:40

Gi8 ha scritto:
Faussone ha scritto:...quali sono le alternative possibili adesso? Alternative realistiche e percorribili intendo.
Di certo non è vero che prima di Febbraio 2022 non fossero stati fatti sforzi diplomatici e non si sia tentato nulla, e dopo a me non pare si siano presentate molte possibilità, ma magari mi sbaglio, però, ripeto, quali sarebbero le strade percorribili? E, soprattutto, avrebbe senso e porterebbe a qualcosa di utile e sarebbe saggio percorrerle iniziando a non sostenere più l'Ucraina?
Dopo 20 (!!!!!) mesi di guerra, possiamo considerare alternativa percorribile NON inviare più armi?

E perché mai? A parte che le armi occidentali mi pare stiano servendo parecchio agli ucraini insieme alla loro determinazione, resta sempre la stessa domanda a cui non rispondi... Riformulo in modo leggermente diverso: quale sarebbe il risultato di non inviare armi? Che agli ucraini rimarrebbe solo la determinazione e la Russia di Putin otterrebbe se non il suo obiettivo iniziale comunque un vantaggio dalla guerra di invasione. Non mi pare sarebbe un risultato positivo, né per l'Ucraina né per noi.
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Re: Qualcuno si ricorda dell'Iraq? Parte seconda ovvero il conflitto Russia/Ucraina

Messaggioda Faussone » 27/10/2023, 11:03

Riporto in spoiler un nuovo aggiornamento sulla situazione secondo il Colonnello Stirpe.

Testo nascosto, fai click qui per vederlo
Giorno 612

Praticamente è dall’attacco di Hamas in Israele che non si parla più del conflitto in Ucraina.
Ora, a parte la spaventosa miopia dei media internazionali, sempre tesi all’effetto della notizia piuttosto che alla sua reale dimensione, la ragione di questo dipende anche dal fatto che in generale si è ridotto il flusso di informazioni, e questo a causa del rallentamento delle operazioni da parte ucraina.
Per questo motivo anche io ho rallentato ulteriormente i miei commenti, questo in linea con il mio tentativo di parlare dei fatti quando ci sono, e non di riempire spazi vuoti con il fumo delle mie idee.

A questo punto però occorre aggiornare la situazione, perché la guerra in Ucraina è tutt’altro che finita, e la situazione non è assolutamente congelata.
La controffensiva ucraina, che non mi stancherò mai di ripetere essere orientata “al nemico” piuttosto che “al territorio” e quindi avere per obiettivo la demolizione del potenziale militare avversario e non la liberazione di un particolare rilievo topografico, aveva raggiunto il risultato di forare la larga fascia difensiva russa a sud di Robotyne, provocando l’immissione in combattimento da parte russa delle riserve strategiche principali: nell’ultimo post avevamo visto come questo avesse portato ad una vera e propria “battaglia d’incontro” fra il meglio della massa di manovra ucraina che era stata inserita nella breccia per allargarla, e il meglio della riserva strategica russa inviata nella stessa breccia per richiuderla. L’esito di tale scontro poteva variare fra la chiusura della breccia e la sua trasformazione in un vero e proprio sfondamento.
Alla fine, l’esito è stato per il momento uno stallo: i russi non sono riusciti a chiudere la breccia e gli ucraini non sono riusciti ad allargarla.
L’offensiva russa ad Avdiivka, pur avendo avuto esiti finora disastrosi, ha ottenuto il risultato di far riposizionare (per le famose “linee interne”) il grosso dell’artiglieria di supporto generale ucraina che sosteneva l’avanzata a Robotyne, e questo oltre che bloccare l’avanzata russa ad Avdiivka ha anche tolto mordente a quella ucraina nel sud; l’arrivo delle piogge ha poi ulteriormente frenato il tutto.
Oltre a questi fattori certi, potrebbe essercene uno ulteriore che però posso solo supporre, ma che avrebbe assolutamente senso... E questo ci riporta all’eterno fattore nascosto rappresentato dal sostegno logistico.
Quest’ultimo come detto è l’unico elemento dell’arte militare ad avere una propria inequivocabile dimensione quantitativa dominante su quella qualitativa e “umana” (non importa quanto impegno ci mettano gli uomini: una tonnellata di materiale rimarrà sempre una tonnellata): questo implica che vada calcolato e pianificato con largo anticipo.
I calcoli logistici vanno effettuati con tanto più anticipo quanto maggiori sono i consumi previsti, il che accade in particolare durante le offensive pianificate... Quindi il calcolo delle risorse necessarie (e la pianificazione del loro invio) per la controffensiva d’estate deve essere stato effettuato dagli ucraini in primavera. E potrebbe non essere stato così preciso come si sarebbe voluto.

In particolare, uno dei vantaggi riscontrati dagli ucraini durante l’apertura della breccia a Robotyne è stata la capacità di ruotare le forze inserite sullo sforzo principale, cosa che i russi non riuscivano a fare: in questo modo i russi si logoravano molto più in fretta e subivano maggiori perdite, il che centrava lo scopo principale della manovra ucraina orientata come detto “al nemico”.
Ora però nelle fasi della battaglia d’incontro questa capacità da parte ucraina è venuta meno, con il risultato di un logoramento maggiore delle forze impiegate proprio durante il momento critico. Questo fatto, abbinato alla necessità di riorientare il supporto generale d’artiglieria sull’inatteso fronte di Avdiivka proprio all’inizio delle piogge autunnali, ha “spento” l’azione a Robotyne, facendo “culminare” la controffensiva.

Insomma: questa fase della controfffensiva ucraina – se vogliamo chiamarla “l’Offensiva d’Estate” – si è conclusa.
L’esito al momento è sicuramente discutibile: i guadagni territoriali sono stati minimi (io continuo a ripetere che non erano lo scopo ma la gente vuole vedere lunghe frecce sulle mappe e i nomi delle località liberate), ma il rapporto di perdite – soprattutto considerato che gli ucraini operavano offensivamente e quindi in prospettiva dovevano subirne di più – decisamente favorevole, e la larga fascia difensiva russa è significativamente logorata, così come lo sono le forze russe che la difendono, mentre le forze ucraina al di là della stanchezza non appaiono significativamente danneggiate. In particolare le perdite materiali (calcolabili sui dati georeferenziati di ORYX) appaiono decisamente soddisfacenti, mentre quelle umane sono come sempre più difficili da calcolare, ma appaiono anch’esse favorire gli ucraini almeno da un punto di vista qualitativo, visto che da giugno a ottobre i russi hanno perduto soprattutto forze impegnate nei contrattacchi, e che corrispondevano alle unità mobili qualitativamente superiori a quelle mobilitate incaricate di difendere le trincee.
Resta però il fatto che la controffensiva a questo punto si è fermata almeno per il momento, e che i russi con la loro offensiva a Avdiivka hanno ripreso l’iniziativa.

A questo punto sorgono due domande: riprenderà la controffensiva ucraina nel sud, e come andrà l’offensiva russa a Avdiivka?

La controffensiva nel sud ha culminato per esaurimento logistico e per la necessità di riorientare il fuoco in un altro punto del fronte, non perché sia stata fermata frontalmente da forze avversarie, per cui le condizioni per riprenderla ci sono tutte.
La fascia difensiva russa originale rimane logorata e forata in un punto, e bisognerà vedere se i russi riusciranno a ripristinarla più all’indietro: lo spazio ove farlo non è molto, e l’attività richiede personale (genieri) e soprattutto materiali (mine) la cui disponibilità è in dubbio, e il sostegno logistico per farlo è precario (l’artiglieria ucraina ha ulteriormente allungato il suo braccio con gli ATACMS e le vie di comunicazione del “corridoio” si sono avvicinate).
La massa di manovra ucraina è stata impegnata più o meno tutta, ma adesso sta rifiatando e raggruppando, e tornerà presto disponibile (due-quattro settimane), mentre in termini di materiali ha perduto pochissimi mezzi occidentali; anche il munizionamento non sembra al momento mancare, e il morale resta abbastanza elevato grazie ai successi difensivi ad Avdiivka.
Resta da vedere se il periodo delle piogge basterà a ricalcolare e generare le riserve logistiche necessarie per riprendere la controffensiva appena il fango si sarà indurito.
Purtroppo però a questo punto devo rivedere l’orizzonte temporale: temo che la probabilità di concludere il conflitto entro il 2023 sia calata al di sotto del 50% e si attesti ora al 40%.

Avdiivka però ci fornisce una serie di elementi positivi circa il logoramento progressivo delle forze russe.
Come già osservato, e a differenza della quasi totalità di quelle precedenti, l’offensiva è stata pianificata BENE. Il supporto di fuoco, quello aereo e quello logistico, unitamente alla preparazione intelligence e alla scelta del terreno, sono state professionali.
Però le forze impiegate si sono rivelate assolutamente non all’altezza della missione assegnatagli: non sono state in grado di operare secondo le procedure previste, e hanno subito perdite gravissime senza ottenere finora risultati apprezzabili. Questo è soprattutto da attribuire alla NATURA delle forze impiegate: quasi esclusivamente unità veterane già distrutte in precedenza e ricostituite con personale mobilitato e materiale vario recuperato dai magazzini o appena sfornato in emergenza dall’industria e che il personale non sa adoperare correttamente.

Considerato che quella di Avdiivka è stata chiaramente concepita come un’operazione importante e possibilmente decisiva (lo attestano le dichiarazioni russe su Telegram), appare significativo che per eseguirla NON siano state impiegate forze di élite, e questo conferma come queste siano state letteralmente “esaurite” nei contrattacchi nel corridoio sud. Anche l’evidente incapacità dei minori livelli (soprattutto di compagnia) di operare sul terreno conferma come la scarsità di comandanti di basso grado (tenenti e capitani) dotati di esperienza sia ormai a livelli tragici e impedisca ai russi di operare sul terreno al livello richiesto.

Insomma: l’offensiva russa di Avdiivka ci conferma come il logoramento dell’esercito russo sia ormai ad un livello critico che impedisce lo sviluppo di operazioni offensive efficaci e consenta solo più una difesa a oltranza basata sul sacrificio di masse umane sempre crescenti: uno stato di cose difficile da mantenere nel tempo, e ancor più difficilmente reversibile, a dispetto dell’invio di munizioni e materiali da parte nord-coreana.

La conclusione è: la controffensiva ucraina d’estate è terminata con risultati positivi anche se non decisivi; quella autunnale russa sembra destinata al completo fallimento; quella invernale ucraina non dovrebbe presentare impedimenti e sicuramente proseguirà l’opera di disgregamento dell’esercito russo.
Nel frattempo naturalmente continua il Targeting sistematico effettuato dagli ucraini contro l’infrastruttura operativa e di Teatro russa nelle retrovie e soprattutto in Crimea, mentre il sostegno occidentale (checché se ne discuta sui media o ne starnazzino i fagiani) continua invariato e l’arrivo degli aerei occidentali è sempre più vicino.

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Messaggioda Gi8 » 03/11/2023, 09:14

"Comico" Russo ha scritto:Quanto pensi che durerà il conflitto tra Ucraina e Russia? Hai avuto conversazioni con il presidente Biden e altri?
Giorgia Meloni ha scritto:Vedo che c’è molta stanchezza, devo dire la verità. Da tutti i lati. Siamo vicini al momento in cui tutti capiranno che abbiamo bisogno di una via d’uscita. Il problema è trovarne una che possa essere accettabile per entrambi senza distruggere il diritto internazionale. Ho alcune idee su questo, su come gestire la situazione ma sto aspettando il momento giusto per mettere sul tavolo questo idee.
"Comico" Russo ha scritto:L’Ucraina non sta avendo il successo che tutti ci aspettavamo…
Giorgia Meloni ha scritto:La controffensiva dell’Ucraina forse non sta funzionando come ci aspettavamo. Sta andando avanti ma non ha cambiato le sorti del conflitto. Dunque tutti capiamo che potrebbe durare molti anni se non proviamo a trovare qualche soluzione. Il problema è quale situazione è accettabile per entrambi senza aprire altri conflitti.
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Re: Qualcuno si ricorda dell'Iraq? Parte seconda ovvero il conflitto Russia/Ucraina

Messaggioda Faussone » 03/11/2023, 12:39

Non ho votato FdI e Giorgia Meloni non mi è mai piaciuta e delle sue idee politiche di base non condivido nulla.
Devo dire tuttavia che in politica estera secondo me ha sbagliato ben poco, e persino in questa vicenda, avendo ascoltato per intero lo scambio, lei secondo me ne esce abbastanza bene tutto sommato, meno il suo staff ovviamente.
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Re: Qualcuno si ricorda dell'Iraq? Parte seconda ovvero il conflitto Russia/Ucraina

Messaggioda Faussone » 24/11/2023, 18:16

Altro aggiornamento (in realtà di una decina di giorni fa) del Colonnello Stirpe in spoiler.
Trovo sempre ben centrati i suoi ragionamenti e comunque interessante il suo punto di vista (che io condivido in larga parte anche se non nella sua totalità e in alcuni "dettagli").


Testo nascosto, fai click qui per vederlo
Giorno 629
La guerra in Ucraina continua, anche se se ne parla di meno.
E se se ne parla di meno non è perché ci siano meno sviluppi di prima, ma perché la macchina dei Media ha deliberatamente scelto di occuparsi di altro: non per ragioni politiche, ma di marketing.
Gaza “vende” di più, perché richiama un problema molto ben noto e familiare, e nel contempo distrae da una storia che ormai stava diventando difficile da “vendere” nei notiziari. Questo non significa che Gaza sia un problema più importante, grave o pericoloso: significa solo che “vende” meglio, almeno per il momento.
In realtà, esistono sempre due piani diversi nella nostra visione della realtà che ci circonda: esistono i fatti, ed esiste il modo in cui questi vengono rappresentati da chi ce li propone. Quel “chi ce li propone” è un intermediario, il “medium” (in latino, non in inglese) che ci fornisce l’informazione dopo averla trattata.
Ora, i “media” (plurale del neutro latino “medium”: lo sanno in molti, ma non tutti) che forniscono l’informazione, non lo fanno per gentilezza, ma perché si tratta del loro commercio; si fa presto a dire “servizio pubblico” quando si parla dei media di stato, ma alla fine siccome si devono mantenere (anche) con i proventi del servizio stesso, il loro lavoro è diretto al guadagno, e quindi all’audience che genera commesse pubblicitarie che a loro volta generano ricavo economico.
Se noi tenessimo sempre conto di questo fatto fondamentale, forse ci arrabbieremmo di meno e nel contempo cadremmo meno spesso nei tranelli dell’informazione che ci viene venduta: un po’ come al supermercato scegliamo non solo in base all’etichetta ma anche in base al rapporto qualità prezzo.
Invece spesso cadiamo nella trappola e prendiamo l’informazione per il suo valore nominale, perché si tratta sempre della soluzione più semplice. E siccome siamo annoiati, la prendiamo anche seriamente, e così ci lasciamo coinvolgere: ci “schieriamo”.
Alla fine è la stessa trappola per cui leggiamo la storiella per bambini sulla confezione dei corn-flakes anche se siamo adulti, oppure per cui ci facciamo prendere dall’avvenenza del personaggio che offre la propria immagine per lo spot.
Quindi alla fine i media plasmano le nostre opinioni, anche quando in realtà non hanno un motivo politico per farlo, ma semplicemente una motivazione economica.
Questo naturalmente chi pratica la guerra ibrida lo sa benissimo, e ne approfitta. Lo fa inserendosi malignamente nel flusso delle notizie, a volte anche provocandole, e indirizza tale flusso nella direzione che meglio gli conviene.
Il capolavoro di chi fa guerra ibrida è quando riesce a far coincidere l’interesse commerciale dei media con il proprio. Quando un filone di notizie specifiche attira molto l’attenzione e in più la orientano nella direzione desiderata per raggiungere il proprio obiettivo “ibrido”.
Il caso più classico sono le sofferenze dei civili in guerra.
Si tratta di un argomento classico, che giustamente indigna facendo perno sulle giuste convinzioni morali del nostro pubblico, che tende a identificarsi con le vittime e ad opporsi a chi le provoca. Questo però avviene quando le vittime sono convenientemente pubblicizzate: per cui succede che ci sono vittime “vendute” con successo e altre che vengono del tutto ignorate perché non “vendono” bene. Per esempio i Rohingya birmani “vendono male”, i curdi “vendono” così così, mentre i palestinesi “vendono” benissimo. I congolesi, chissà perché, non “vendono” per niente.
Non starò a dibattere delle ragioni politiche o etiche di ciò: mi basta rimarcare che questo sia un fatto; è sui fatti che si pianifica la condotta delle guerre, comprese quelle ibride.
L’aspetto ibrido del conflitto ucraino è quello dove la Russia ha avuto più successo.
A fronte del completo fallimento in campo militare convenzionale, dove un esercito inizialmente dotato di una superiorità soverchiante è ora costretto a difendere ciò che resta dei territori inizialmente occupati sperando in un congelamento del conflitto che gli lasci in mano almeno qualcosa prima che la situazione sul campo degeneri completamente, l’aspetto ibrido ha fruttato alcuni risultati positivi.
Come ormai andiamo ripetendo da molti mesi, il conflitto ucraino può concludersi solo in due modi: con il ripristino dell’integrità territoriale ucraina e il cambio di Regime russo, oppure con un “congelamento” che lascerà la situazione bloccata ad incancrenirsi fino ad uno scoppio successivo (esattamente la situazione in medio Oriente da ottant’anni, che non credo convenga a nessuno se non a Putin).
La variabile che decide fra i due esiti è costituita dal sostegno occidentale all’Ucraina: fintanto che dura, il primo risultato è solo questione di tempo; ma se cessa, il secondo diventa inevitabile. Ora, siccome il costo reale del sostegno occidentale in realtà è minimo (inferiore al conflitto in Afghanistan per intenderci, del quale ci si era anche a tratti dimenticati), non si capisce come il sostegno dovrebbe ragionevolmente venire a mancare; poiché questo è un fatto, la strategia ibrida russa tende a “vendere” questo fatto con un’immagine differente, tesa a farci vedere un “costo” esorbitante che in realtà per l’Occidente non esiste. Esiste per gli ucraini, naturalmente: ma siccome si tratta di un popolo arrabbiato, pare proprio che loro il costo siano disposti a pagarlo... Quindi occorre “vendere” in Occidente l’idea dell’”adesso basta”.
La strategia dell’”adesso basta” è variegata, e spesso cambia direzione e argomento principe. All’inizio l’argomento era l’”invincibilità” della Russia. Quando questo mito è stato logorato dagli imbarazzanti fallimenti militari di Putin, si è passati alla solidarietà pelosa con i poveri soldati ucraini: ricordate quel “per l’amor del cielo, fermate Zelensky!” durante i contrattacchi estivi ucraini del 2022 e del 2023? Chissà perché lo stesso non si applica durante gli attacchi invernali dei russi a Bakhmut l’anno scorso e ad Avdiivka adesso: i morti fra gli attaccanti sono MOLTO più numerosi nel secondo caso, ma a nessuno viene da dire “per l’amor del cielo, fermate Putin” per salvare i poveri soldati russi.
Ora, questa è manipolazione, tipica della guerra ibrida studiata a tavolino. Chi ci si presta, è un utile strumento di chi la guerra ibrida la studia.
La guerra ibrida è un campo di studi molto vasto e profondo; la pianificazione di una campagna ibrida parallela o meno ad una convenzionale, è una faccenda estremamente complessa, e prevede una serie molto lunga di misure da prendere anche con largo anticipo.
In generale la pianificazione militare prevede fra le altre cose i “piani di contingenza”: pianificazioni dettagliate stese in anticipo per azioni previste probabili ma non già fissate cronologicamente, da attivare eventualmente al momento opportuno.
Personalmente ritengo che l’azione di Hamas del 7 ottobre costituisca proprio la messa in atto di una pianificazione di contingenza.
Lo penso perché si è trattato di un’azione estremamente complessa e molto ben studiata, che nella sua pianificazione di dettaglio richiedeva elementi tecnici, professionali, informativi, economici, logistici ed esecutivi di cui Hamas non dispone e che sono invece propri di uno Stato-Nazione progredito.
Esclusa la collaborazione di un paese arabo (a nessuno dei quali conviene quanto sta succedendo), rimangono solo l’Iran e la Russia ad avere legami storicamente accertati di collaborazione fattiva (anche se non di dipendenza o sudditanza ideologica, trattandosi di un “alleato infido” per entrambi) con Hamas.
Il dito è stato subito puntato sull’Iran, ma francamente a me appare poco plausibile: l’Iran ha i suoi grossi problemi interni adesso, e l’idea che Gaza possa “distrarre” la sua popolazione da tali problemi è sbagliata. Lo dico perché chi si oppone al Regime degli Ayatollah non è affatto ostile a Israele e non si sente affatto “compattato” con il proprio Governo dalla crisi palestinese. Inoltre, se l’Iran fosse stato consenziente all’azione del 7 ottobre, avrebbe attivato Hezbollah shiita (che dall’Iran dipende, a differenza di Hamas che è sunnita) per sfruttare appieno l’effetto sorpresa e massimizzare il danno iniziale a Israele prima che questo potesse mobilitare.
L’attacco di Hezbollah non c’è stato, e l’Iran continua semplicemente a parlare senza fare nulla; Israele stessa sta sostanzialmente ignorando Hezbollah e l’Iran, limitandosi a scambiare qualche razzo in Libano, mentre si concentra su Gaza: non è un problema di concentrazione delle forze, perché Israele una volta mobilitata dispone di forze più che sufficienti per combattere su più fronti, e Hamas non è militarmente un avversario significativo.
Se l’Iran è “innocente” per il 7 ottobre (per quanto un Regime criminale possa essere “innocente”), rimane solo la Russia ad aver potuto fornire il sostegno organizzativo necessario ad Hamas (tipo immagini satellitari) e lo stimolo ad attaccare in un momento preciso (l’inizio dell’azione ad Avdiivka).
Molti insistono che la Russia non ha motivo di attaccare Israele, anzi... Ma non aveva nemmeno motivo di attaccare l’Ucraina, da NOSTRO punto di vista. Il punto di vista di Putin però è MOLTO diverso dal nostro, e si basa sulla convinzione dell’irriducibile contrasto con l’Occidente “collettivo” (di cui Israele è parte organica), sull’irrilevanza dell’opinione delle popolazioni (russa compresa) e sulla costante convenienza ad innalzare la tensione e la confusione a livello globale non solo per disperdere le energie dell’Occidente, ma soprattutto per confondere la sua opinione pubblica.
Per spingere il pubblico in Occidente a dire “adesso basta!”.
“Adesso basta!” significa spingere i governi occidentali a cessare ogni sostegno ai suoi alleati in giro per il mondo (Ucraina, Israele, Taiwan...), visti come “provocatori” e “colonizzatori” anche quando lottano per la propria sopravvivenza, e a lasciare che “le masse” pilotate dalle autocrazie facciano ciò che a loro meglio aggrada indipendentemente dalle conseguenze, che non sarebbero “affare” dell’Occidente (a meno di voler tornare al colonialismo).
Si chiama Guerra Ibrida: l’ultima chance dell’Orso Vladimiro.
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Re: Qualcuno si ricorda dell'Iraq? Parte seconda ovvero il conflitto Russia/Ucraina

Messaggioda gugo82 » 26/11/2023, 03:08

Continuare ad uppare un thread copia/incollando un diario di guerra già disponibile in rete, quando basterebbe un link... Qualcuno mi spiega che senso ha?
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