considera la successione $a_k=1$, e la successione $b_k=sum_(n=0)^(k)9/10^n$
È chiaro che se considerassi la somma parziale fino a un certo numero, tipo.. $3$ il numero non sarebbe più periodico, equivalentemente non lo sarebbe più se la fermassi a un qualunque $n_0inNN$. Quindi bisogna considerare la serie. Dietro non c'è solo la questione filosofica della costruzione del numero, ma c'è anche l'idea di limite e del concetto di infinito.
Prendiamo ora $c_k=a_k-b_k$ ovvero:
$d_k=1-sum_(n=1)^(k)9/10^n$
Chiaramente la successione rappresenta la distanza tra i due numeri rispetto ai numeri naturali. Infatti per $n=2$ avremmo:
$a_2=1-0,99=0,01$
Ora proviamo a considera la distanza che ci interessa tra le due, ovvero $0$.
$c_k=1-sum_(n=1)^(k)9/10^n$
$c_k=1-sum_(n=1)^(k)9/10^n+9-9=10-sum_(n=0)^(k)9/10^n$
$c_k=10-9(1-1/10^(k+1))/(1-1/10)=10-(10^(k+1)-1)/10^k=1/10^k=0$
Dunque dopo quei conti otteniamo $c_k=1/10^k$ ovvero la nostra successione che rappresenta la distanza tra quelle due quantità. Ora è chiaro che non esiste un valore tale che sia $c_k=0$ ma la situazione va considerata a limite:
$1-sum_(n=0)^(infty)9/10^n=lim_(k->+infty)1/10^k=0$
Note matematiche
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Questo cosa vuol dire? Che comunque prenda un valore piccolo a piacere(positivo), ne esisterà un altro che dipenderà da quello precedentemente scelto, tale che se prendessi $k$ maggiore di quest'ultimo, la distanza sarebbe minore di quel valore piccolo precedentemente scelto. Ora in simboli risulterebbe così:
$forallepsilon>0 existsp_epsilon>0:k>p_epsilon=>|10^(-k)-0|<epsilon$
Fine note matematiche
Quanto puoi dire che sia vero che: $1>0,overline{9}$? Concettualmente bisogna vedere cosa si intenda per $overline{a}$, ovvero cosa rappresenti. Ragionandoci, potrebbe essere esso stesso un modo per rappresentare ciò che altrimenti sarebbe inteso sotto-forma di limite. Infatti la scrittura $0,overline{9}$ rappresenta una sequenza
infinita di $9$. Molti pensano che in realtà arrivi comunque a parare da qualche parte, ma non ci arriva, poiché è un numero che non si può 'acchiappare'. In effetti quella scrittura intende un valore limite, visto che l'infinito lo trattiamo come caso limite!
Se questo non dovesse bastare, considera il numero $a=1/3$ ovvero $a=0,overline{3}$ le equazioni sono entrambe vere, solo scritte in due modi equivalenti. Per il secondo principio di monotonia delle equazioni, moltiplicando e dividendo per uno stesso numero, l'equazione di partenza è del tutto equivalente. Bene, in virtù di questo principio, moltiplichiamo per $3$.
$3a=3*1/3=1$ e $3a=3*0,overline{3}$
Ma allora $1=0,overline{9}$
La riluttanza nell'accettare questa identità è data, probabilmente, dalla non accettazione del concetto di infinito e ciò che esso rappresenti in matematica. Di fatto quanto puoi dire che $1$ sia minore di $0,overline{9}$ se la distanza tra i due numeri è qualcosa che di per se non esiste? E il motivo per il quale non esiste, è proprio dato dal fatto che i $9$ che nella testa di un essere umano vengono comunque pensati come finiti, in realtà non lo sono.