Zero87 ha scritto:Senza perdersi nei meandri della risposta alla domanda "cos'è l'intelligenza" ci sono persone intelligentissime nemmeno diplomate o che non sanno usare un pc. Non è una laurea o uno studio a far acquisire una determinata intelligenza.
PS. Se non ricordo male, il principio di induzione è un assioma con cui si costruisce $\NN$.
stormy ha scritto:@schiele
a mio parere,i tuoi voti alti sono ascrivibili alla categoria dei fenomeni paranormali
raramente ho letto in così poche righe un tale cumulo di sciocchezze
edit: il titolo del thread è ineccepibile
Schiele. ha scritto:Il principio d'induzione non lo ritengo vero
Schiele. ha scritto: Per quanto riguarda invece la dimostrazione per assurdo, una volta giunti alla contraddizione si dice ''perciò l'ipotesi non può essere vera, dev'essere vero il contrario'' senza però dire da dove arriva quel ''perciò''. Lo dite voi, perchè vi sembra ''strano'' e quindi aggiungete ''perciò'' ma una giustificazione a questo perciò non c'è.
Moderatore: gugo82
Epimenide93 ha scritto:Non sei (necessariamente) poco intelligente, sei un [neo]intuizionista. Non sei il solo. Certo, i matematici intuizionisti costituiscono una sparuta minoranza, in quanto generalmente i matematici sono (più o meno consapevolmente) formalisti o [neo]platonici. (Per esperienza sono portato a dire che quelli che non si pongono il problema sono in genere formalisti ignari.)
Puoi continuare tranquillamente la tua carriera da matematico (se è quel che vuoi fare) facendo matematica intuizionista, sono pochi i posti in cui la si porta avanti, ma ci sono. Banalizzando, chi opera in quel campo si occupa di riscoprire l'acqua calda, ma in maniera costruttiva, oppure di giocare con ipotesi ed enunciati per trovare il risultato costruttivo che più si avvicina alla versione non costruttiva. Il che è molto utile per le implementazioni di tipo informatico, ad esempio. Nella storia è capitato sia che dimostrazioni costruttive di fatti già dimostrati altrimenti abbiano portato ad una maggiore comprensione dell'argomento in questione, sia che una dimostrazione costruttiva abbia portato solo una valanga di contazzi poco significativi. È un lavoro ingrato fare matematica seria senza l'assioma della scelta, ma se senti di avere la vocazione ben venga. Mi viene in mente che c'è un utente di questo forum cui ho sentito dire più volte (a titolo d'esempio) che sarebbe curioso di vedere che apporto alla matematica potrebbe dare una dimostrazione costruttiva del teorema di Van Kampen.
I logici si pongono il problema molto più dei matematici, tanto è vero che la logica intuizionista si sviluppa parallelamente alle altre ed è un campo molto attivo. Probabilmente uno spirito come il tuo può essere utile per favorire una certa coesione di un lavoro propriamente matematico col lavoro dei logici. Se mastichi l'inglese puoi documentarti facilmente sullo stato dell'arte degli approcci costruttivi ai vari rami della matematica.
Detto ciò, è comunque evidente che sei il primo ad avere problemi a distinguere tra infinito potenziale e attuale. Il principio di induzione funziona con un infinito potenziale, infatti tu non ottieni un passaggio al limite applicandolo, ma solo la garanzia della validità per qualsiasi quantità finita. Con la comune costruzione/identificazione di \(\mathbb{N}\) con i cardinali finiti hai che \(\aleph_0 \not\in \mathbb{N}\), non ha proprio senso mettere in relazione il principio di induzione con un infinito attuale. Certo, le cardinalità finite sono infinite, ma non sta lì il punto delicato della questione, a meno che tu non sia anche un finitista/ultraintuizionista. Ad ogni modo quelli in cui vale il principio di induzione od il principio del terzo escluso sono modelli logici come tanti altri, la matematica è grande, c'è gente che lavora su teorie degli insiemi strutturali e gente che lavora su versioni costruttive di ZF, ognuno ha i suoi gusti e sceglie ciò per cui è portato, senza interferire col lavoro degli altri.
D'altro canto dovresti capire che l'impostazione filosofica non ha niente a che fare con la validità degli altri modelli, un sistema assiomatico è quel che è, punto, (così come un caso particolare di una teoria astratta non è qualcosa di più concreto) se non riesci a cogliere la separazione tra quel che tu chiami "realtà" e l'universo matematico (che nomini ma tratti in maniera piuttosto ambigua) o un qualsiasi sistema assiomatico devi lavorarci su, il realismo di Galileo è morto da un pezzo, ora sappiamo che abbiamo dei modelli e dei fenomeni e gente che si occupa di scegliere i modelli adatti per descrivere dei fenomeni, fine, il gap tra fenomeno e modello non è colmabile, il modello è una costruzione puramente astratta, se anche dovesse avere un suo peso ontologico (come io credo che sia) l'intersezione con ciò che riguarda i fenomeni nel senso classico è comunque vuota. Puoi rifiutarlo, ma questa visione è il punto più forte dell'approccio odierno alle scienze e dell'utilizzo dell'astrazione in generale. Io e te siamo agli antipodi, in quanto io sono platonico, e sebbene per me sembri assurdo non accettare l'assioma della scelta (e a dire il vero anche quello di Tarski) almeno quanto a te sembra assurdo il principio del terzo escluso, non mi sognerei mai di usarlo se sto lavorando in ZF duro e puro. La propria personale visione filosofica della matematica è una cosa bella e spesso stimolante, ma essere un matematico significa anche imparare a lavorare in un sistema di assiomi che non ci garba. Puoi trovare più naturale un mondo in cui valga l'ipotesi generalizzata del continuo rispetto ad uno in cui non vale, ma se per qualche motivo lavori ad una teoria in cui viene rifiutata non hai scelta. Se lavori in ambito tradizionale, allora vale il principio del terzo escluso, e devi saperlo usare, punto. Ovviamente quando potrai scegliere tu di cosa occuparti potrai liberartene serenamente. Forse.
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