All’inizio di questo anno scolastico, gli allievi della Parrs Wood High School di Manchester hanno scoperto di essere stati coinvolti in un progetto innovativo, che probabilmente verrà poi esteso a tutte le scuole del Regno Unito. Il progetto riguarda la matematica finanziaria e l’abilità dei giovani nel gestire i propri soldi. L’iniziativa è nata in seguito al Rapporto Thoresen, elaborato per il Ministero del Tesoro del governo britannico, che ha dato avvio a una ricerca riguardante l’educazione finanziaria dei cittadini.

Nel rapporto viene dimostrato che investire una sterlina in un progetto di educazione finanziaria fa risparmiare diciassette sterline, che verrebbero spese in servizi di consulenza per prendere adeguate decisioni in ambito finanziario.

D’altra parte, tutti noi ci ritroviamo, presto o tardi, a fare i conti con scelte finanziarie importanti, come la richiesta di un mutuo per acquistare una casa o di un leasing per l’auto nuova, indipendentemente dalle nostre scelte professionali.

Nel marzo 2010 è quindi nato il Money Advice Service, un ente dedicato alla consulenza su problematiche finanziarie. Proprio questo ente ha rilevato che gli adulti britannici non capiscono termini e acronimi finanziari e questo genera una perdita, in media, di 423 sterline l’anno (ovvero di circa 530 euro).

Martin Lewis, giornalista finanziario e conduttore televisivo, creatore del sito www.moneysavingexpert.com, ha convinto gli istituti scolastici della necessità di far conoscere qualche nozione di matematica finanziaria agli studenti delle scuole superiori, considerando quanto sia importante che i giovani sappiano gestire i propri soldi e che conoscano le conseguenze di un debito.

La situazione non è certo migliore in Italia e, nel quarto capitolo del documento La Buonascuola https://labuonascuola.gov.it/ , si parla proprio dell’esigenza di ampliare le conoscenze economiche degli studenti, colpiti, secondo l’indagine Ocse del 2012, da un grave analfabetismo finanziario. Il documento richiama la necessità di procedere a una “valorizzazione delle discipline economiche anche all’interno del percorso dei licei scientifico e classico”, rendendo l’economia “una disciplina accessibile agli studenti di tutte le scuole di secondo grado.”

Questo analfabetismo non lascia certo indifferente la New Lib Society, un’associazione culturale nata per iniziativa di giovani studenti nel dicembre del 2013. L’associazione “vuole incoraggiare e diffondere nella società l’analisi critica e rigorosa dei fatti e l’uso di una dialettica costruttiva”. È per questo che nel novembre dello scorso anno ha promosso una raccolta di firme per chiedere l’introduzione dello studio dell’economia nei programmi scolastici.

Il Progetto Matefin “prevede di incorporare ai programmi di matematica del quinto ed ultimo anno di tutti i licei poche basilari nozioni economiche, che possono aiutare i cittadini di domani ad essere più consapevoli e pronti ad affrontare il mondo che li circonda”.

Il progetto in questione è, secondo l’associazione, limitato sia a livello orario che nella richiesta dei prerequisiti, ma mira a fornire un lessico finanziario di base, nozioni di capitalizzazione semplice e composta e di ammortamento dei debiti. Dal punto di vista matematico, è certo, non è richiesta nessuna nuova nozione, visto che si tratta di argomenti già affrontati nel corso degli anni precedenti, ma le quindici ore necessarie per fornire un’idea chiara di questi argomenti di base non sono certo poche, se consideriamo che il monte ore annuale di matematica di una quinta liceo scientifico (una delle scuole con il maggior numero di ore di matematica) prevede 130 ore e dedicarne quindici alla matematica finanziaria, al momento non prevista dai programmi ministeriali, è una scelta che pochi insegnanti farebbero. Forse si può pensare a un corso pomeridiano finalizzato proprio all’apprendimento dei concetti di base, in modo da scalfire questo analfabetismo finanziario che può avere, come viene sottolineato dalle ricerche inglesi, conseguenze di un certo peso sulla finanza nazionale.

Daniela Molinari

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