Dal 26 febbraio al 26 giugno è possibile visitare, presso la sede del MUSE, il Museo delle Scienze di Trento, la mostra “MadeinMath. Scopri la matematica del mondo”.

Realizzata in collaborazione con il Centro Matematita dell’Università degli Studi di Milano e dell’Università degli Studi di Trento e il Centro PRISTEM dell’Università Bocconi di Milano, la mostra ripropone il percorso di “MateinItaly. Matematici alla scoperta del futuro”, che si è svolta presso la Triennale di Milano da settembre a novembre 2014, ma con alcune sottolineature legate proprio al tema della matematica nella quotidianità.
Nella visita al Museo, quattro coppie di cubi rimandano al percorso espositivo ospitato al secondo piano, proponendo quattro semplici giochi matematici (sul primo cubo il testo, sul secondo la soluzione) nei quali si mescolano logica e realtà.
La mostra si apre con un pannello intitolato “Il mestiere del matematico”, con il quale si cerca di rispondere alla domanda “Ma, esattamente, il matematico che cosa fa?” Inventa teorie, definizioni e teoremi, ma al tempo stesso cerca di risolvere problemi concreti. Il pannello ci mette in guardia: nella mostra non troveremo solo questo, ma anche matematici che, guidati dalla curiosità, affrontano questioni puramente teoriche.
Guidati dalla frase di Filolao di Crotone “Tutto ciò che si conosce ha un numero”, facciamo l’ingresso nella prima sala, dedicata alla scoperta dell’irrazionalità e alla figura di Fibonacci. La visione di alcuni filmati ci accompagna alla scoperta dei numeri, insieme alle tre brevi interviste di Giorgio Vallortigara, neuroscienziato dell’Università degli Studi di Trento, che ci sottolinea la difficoltà del contare a colpo d’occhio. Per verificare quanto spiegato teoricamente, siamo invitati a “giocare” alla postazione interattiva, nel tentativo di contare in un istante delle palline rosse e possiamo renderci conto di persona, grazie alla statistica che tiene conto di tutti i tentativi, che maggiore è il numero più difficile è il conteggio.
La seconda installazione è dedicata a Galileo Galilei e possiamo verificare come il modello eliocentrico abbia costituito una notevole semplificazione rispetto a quello geocentrico: basta selezionare un pianeta per vedere le orbite degli altri pianeti e del Sole dal suo punto di vista, un modo originale per osservare la realtà con occhi diversi. Con una proiezione dettagliata a tutta parete, possiamo osservare un nuotatore in acqua, una folla in una piazza, lo scorrimento del traffico e il volo degli stormi di uccelli con gli occhi di chiunque o indossando gli occhiali del matematico: la nostra attenzione è catturata dagli schemi, dai vettori, dai diagrammi che sono sottesi a queste situazioni e possiamo quindi vedere la matematica nella realtà. Due sono i protagonisti di questo ambito: il matematico Alfio Quarteroni, dell’École Polytechnique di Lausanne, che con le sue interviste ci spiega cosa significhi realizzare dei modelli e in quale ambito si possano applicare e i progetti della Moxoff srl, “una realtà unica nel suo genere, composta da ingegneri specializzati nello sviluppo e nell’applicazione di modelli matematici e numerici innovativi”.
La terza sala è dedicata alla fisica: vediamo quindi l’immagine della Terra prima del 1492 e le rappresentazioni della Terra che l’uomo ha cercato di realizzare nel corso dei secoli: scopriamo, con l’aiuto di un software, che non è così semplice “appiattire” la Terra e rappresentare ciò che è tridimensionale e curvo nelle due dimensioni. In questa sala, una parete è dedicata alla figura di Vito Volterra, unico tra i matematici ad avere il coraggio di dire no al fascismo nel 1931, rifiutandosi, insieme ad altri dodici docenti universitari, di fare il giuramento di fedeltà al fascismo. Commovente la sua lettera, dimostrazione della sua integrità. Devo dire che, in questo ambito, ho colto un’assenza importante: nell’esposizione alla Triennale, si era trovato lo spazio per evidenziare l’importanza del lavoro di Volterra, nello studio del modello predatore-preda, rendendo il matematico non solo unico per le sue scelte di vita, ma anche attuale per i suoi studi.
Lo spazio successivo sottolinea l’importanza dell’astrazione in matematica: aver preso coscienza dei modelli che ci rappresentano la realtà può indurci a pensare che la matematica abbia solo un fine utilitaristico, ma la sua bellezza va oltre. “Ciò che oggi può dimostrarsi, una volta fu solo immaginato” è la frase di William Blake che sovrasta la riflessione di Ciro Ciliberto, matematico dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata: lo studioso ci spiega a cosa serva la matematica pura e evidenzia cosa accende la curiosità intellettuale dei matematici. All’ingresso nella sala, la nostra attenzione viene attirata da un iperdodecaedro, ovvero l’analogo quadridimensionale del dodecaedro ed ecco che perdiamo la nozione del tempo grazie al software che ci presenta lo sviluppo dei solidi tridimensionali e quadridimensionali.
La conclusione è dedicata ai giovani, ovvero ai matematici del futuro. Possiamo scoprire dove si fa matematica in Italia, possiamo ascoltare le interviste ai giovani ricercatori e possiamo lasciarci stupire dal grafico che ci mostra la risicata presenza delle donne nell’ambito scientifico: il numero di laureate supera il numero dei maschi laureati in matematica, ma in ambito accademico continua a prevalere la figura maschile del matematico. In altre parole, la mostra si chiude lasciando aperta una domanda, alla quale forse troveranno una risposta i matematici del futuro!
“Napoleone amava dire che il progresso e il perfezionamento della matematica sono intimamente legati alla prosperità dello Stato. La matematica allora è una cosa seria – altro che espressioni e radicali doppi – ma qualche volta ai matematici piace giocare: lo scoprirete visitando la mostra.”
Daniela Molinari

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