_stan
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Nel mondo di oggi sembra che si siano persi dei valori fondamentali: parole come “amicizia”, “amore”, “famiglia”, “rispetto” sono ormai utilizzate a scopo utilitaristico e interessato, perdendo quel connotato di gratuità e universalità che hanno avuto nel passato. Oggi si guarda con apatia chi ci sta vicino, si instaurano rapporti con l’altro solo perché si pensa che un giorno questi possa essere di utilità. I rapporti tra gli esseri umani, quindi, sono cambiati e, purtroppo, in peggio.
Nel mondo di oggi si fa molta attenzione alla materialità: si desiderano sempre più oggetti e non più valori e persone. Anche l’atto del donare, quindi, è cambiato nel tempo. Enzo Bianchi, in Dono. Senza reciprocità, fa una differenza tra “dare” e “donare”. L’azione del dare è fine a se stessa «perché nel dare c’è la vendita, lo scambio, il prestito». Donare, invece, significa mettere in gioco se stessi, perché si impiega del tempo per trovare un qualcosa da affidare nelle mani dell’altro, e vuol dire anche compiere un gesto libero e spontaneo verso chi ci sta vicino senza aspettarci nulla in cambio. Del resto, come sostiene Mark Anspach in Cosa significa ricambiare? Dono e reciprocità, «la generosità è una cosa che si impara». Oggi purtroppo sono poche le persone che donano per il semplice gusto di farlo, ma non mancano esempi di coloro che sono disposti a offrire se stessi per aiutare il prossimo. Un esempio è dato da Matt Jones che, nel luglio del 2007, si è privato di un rene per donarlo a una persona a lui sconosciuta, Barbara Bunnel, semplicemente per fare del bene al prossimo. Il suo gesto ha creato una catena di generosità: il marito di Barbara, infatti, a donato a sua volta il proprio rene ad un’altra persona il cui parente ha fatto altrettanto. Secondo me donare deve essere un gesto proveniente dal profondo del cuore, libero e spontaneo. Non si deve donare all’altro per ricevere un contraccambio e soprattutto non è soltanto un dono materiale ciò che conta. Io ritengo che abbia più valore il regalare agli altri il nostro tempo e le nostre attenzioni. Mi ha molto colpito la lettura del brano tratto da una novella della scrittrice Grazia Deledda, Il dono di Natale. In essa viene narrato di un regalo che un padre fa alla sua famiglia. Il dono che egli porta non è un oggetto, ma un piccolo bambino rosso con due riccioli sulle tempie appena nato nella notte di Natale che giace con gli occhi aperti nel suo canestro. Io penso che non ci sia un dono più grande di questo per la propria famiglia: un bimbo da stringere fra le proprie braccia. Del resto anche il Dio cristiano ha fatto un dono immenso all’umanità: suo Figlio e anche questo piccolo bambino è stato il destinatario, appena nato, dei doni da parte dei magi, come raffigurato mirabilmente dalla tela Adorazione dei Magi di Parmigianino. Purtroppo, però, il dono sta assumendo un connotato negativo, il dono si è inserito in un’ottica di tornaconto, perché lo si usa per comprare l’altro limitandone la libertà. Inoltre molto spesso il dono ricevuto non viene accettato, «può diventare uno strumento di pressione che incide sul destinatario, può trasformarsi in strumento di controllo, può incatenare la libertà dell’altro invece di suscitarla». Come sostiene anche Theodor W. Adorno in Minima moralia. Meditazioni della vita offesa, l’uomo ha dimenticato il vero significato della parola “donare”, scordandosi addirittura di come si fa a fare un regalo. Infatti oggi non si dedica più tempo a trovare il regalo giusto, di solito si compra ciò che anche l’acquirente desidera ma di qualità inferiore o qualche articolo da mercato e si regala a scopo utilitaristico. Inoltre si dona solo una briciola di quanto si possiede e alle volte lo si fa perché i mass media ci spingono a provare un senso di pietà o perché col donare si vuole coprire il male (è il caso, ad esempio, degli aiuti umanitari in caso di guerra). Oggi, quindi, ci sono davvero pochi atti di vera e propria generosità. Io ritengo sia necessario riscoprire il vero valore del dono perché altrimenti si rischia di diffondere sempre più la mentalità dell’egoismo e del raggiungere in ogni modo il proprio tornaconto.