tecnos ha scritto:Come dici tu lo ha preso il ricorso quindi...
Non voglio portare avanti una discussione su questo punto perchè potrebbe diventare oziosa. Però per favore, basta con le difese d'uffico di comportamenti corporativi e lobbistici che sono assolutamente inaccettabili. E anche un ingegnere dovrebbe riconoscere, per onestà intellettuale, che nel comportamento del suo ordine professionale qualcosa di poco trasparente c'è stato (allo stesso modo, se vogliamo, di come molti farmacisti non hanno difficoltà ad ammettere le magagne del loro ordine).
Che l' OdI perdesse il ricorso al tar era scontato in quanto la normativa vigente era chiara ed evidente. E' grave però questa invasione in un campo che non è di sua competenza.
Ma sopratutto sono gravi le pressioni che ha fatto presso il Miur per ottenere a suo tempo una normativa a favore dei suoi iscritti. Non sono abituato a parlare a vanvera e se faccio queste affermazioni ho i miei buoni motivi, visto che parlo di una questione di cui, purtroppo, sono dovuto diventare esperto.
Quanto alla questione del doppio lavoro, secondo me non si tratta di una questione che non riguarda solo gli ingegneri ma chiunque esercita una libera professione e insegna.
Io, quando prendo servizio in una scuola, devo firmare un foglio in cui, sotto la mia responsabilità, dichiaro di non avere altri contratti di lavoro dipendente. Se ne avessi, dovrei rinunciare all'insegnamento. Chi esercita la libera professione invece può tranquillamente farlo.
In linea di massima io sono contrario a permettere il cumulo fra l'insegnamento e un altro lavoro, tranne nei casi in cui da questo ne possa giovare la didattica. Per essere chiari, un ingegnere edile che insegna costruzioni, se esercita la libera professione ha un qualcosa in più. Se insegna matematica le cose sono diverse (anche se ho sentito qualcuno sostenere la cretinata che chi progetta case, ponti e dighe è in grado di mettere questo fatto al servizio della didattica della matematica).
Con i problemi di un mondo del lavoro che diventa sempre più ingestibile, mi sembra quantomeno sconsigliabile la difesa ad oltranza del doppio lavoro (che, ripeto, non riguarda certo solo gli ingegneri).
Se a questo aggiungiamo la considerazione del fatto che l'insegnamento porta via almeno 35 ore alla settimana (per chi ovviamente non si limita alle 18 ore in classe), allora, se non si vuole trascurare una delle due attività, credo che una scelta vada fatta.