È più utile o dannoso dire di non fare un errore?

Messaggioda otta96 » 18/10/2021, 10:25

Ciao a tutti, alle superiori una volta mi era successo che la prof di matematica una volta ci stava per dire di stare attenti a non fare un certo errore ricorrente, ma poi ha cambiato idea e non ci ha detto qual'era perchè secondo lei in questo modo non ci veniva in mente da principio di farlo.
Secondo voi se ci sono degli errori molto comuni e molto diffusi è meglio dire quali sono con l'avvertenza di non farli o non dirli per non farli venire in mente?
Io penso che da una parte chi è un po' più attento ne gioverebbe da sapere quali sono così li evita, ma magari chi è meno attento si ricorda bene l'errore ma non si ricorderà se è quello o il suo opposto l'errore e si confonde e a volte sbaglia, quindi meglio non dirglielo.
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Re: È più utile o dannoso dire di non fare un errore?

Messaggioda Martino » 18/10/2021, 10:40

Secondo me è ovviamente utile ma se lo studente è disattento o non interessato o non troppo acuto non farà molta differenza. Inoltre in queste cose quello che fa la differenza è la strategia globale, non questi dettagli. E se un dettaglio fa veramente la differenza vuol dire che probabilmente la conoscenza dello studente non è molto profonda. In altre parole se versi un litro d'acqua nell'oceano non si può negare che adesso ci sia più acqua ma è quasi irrilevante. Se invece versi un litro d'acqua in una vasca un po' di differenza la stai facendo ma solo perché la capacità totale è ridotta.
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Re: È più utile o dannoso dire di non fare un errore?

Messaggioda megas_archon » 18/10/2021, 10:58

Beh, dipende; rispondere compiutamente significa scrivere una "fenomenologia dell'errore" e della sua capacità formativa.

- E' più istruttivo sentirsi dire che la dimostrazione "ingenua" del teorema di Hamilton-Cayley è sbagliata? E' più istruttivo scoprirlo da sé e capire il motivo? Dipende da quanto quel motivo è profondo; è una patologia o nasconde un fatto peculiare?

- E' più istruttivo sentirsi dire che alcune implicazioni sono vere solo in un verso, oppure no? Alcune volte è istruttivo trovare da soli dei controesempi (la serie armonica non converge, anche se il suo termine generale è infinitesimo), e altre non necessariamente (la funzione di Weierstraß).

- Alcune volte un fatto apparentemente ovvio (quante soluzioni ha questa diofantea? Gli zeri di questa funzione stanno su una retta? Una curva chiusa divide il piano in esattamente due regioni connesse?) è difficile ad arbitrio; in particolare per risolvere il primo sono stati fatti molti "errori" (supporre che ogni dominio sia un UFD), e oggi chiamiamo quegli errori "algebra commutativa".

Incorporare tutte queste declinazioni distinte del concetto di "errore" è abbastanza una pia illusione.
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Re: È più utile o dannoso dire di non fare un errore?

Messaggioda gabriella127 » 18/10/2021, 14:38

otta96 ha scritto:Secondo voi se ci sono degli errori molto comuni e molto diffusi è meglio dire quali sono con l'avvertenza di non farli o non dirli per non farli venire in mente?


Io penso che la professoressa si riferisse a errori piuttosto marchiani, a livello di liceo.
Secondo me, se si tratta di errori ricorrenti e diffusi, è bene dirlo, ma dirlo con forza, in modo che si ricordi e lo sentano anche i più duri di orecchie, caso mai urlando, in modo che l'urlo e l'eventuale lesione del timpano lo facciano ricordare :-D .
Ricordo un professore di analisi della Sapienza che raccontava che lui per un anno, durante il corso, ogni volta, prima di cominciare la lezione, scriveva alla lavagna $ sqrt(x^2)=|x|$. L'errore ricorrente era ovviamente $ sqrt(x^2)=x $.

Io in genere ho fatto così, per economia, ma è lo stesso, e mi sembrava che funzionasse. Certo per poche cose, non è che si può urlare spesso :) .

Per errori più sofisticati e 'avanzati' penso sia diverso, lì effettivamente l'errore può avere un senso didattico.

Detto questo, la professoressa non ha affatto torto a porsi il problema, si può istintivamente ricordare la cosa errata che prima non veniva in mente.

Un esempio tipico, che capitava a me, sono i false friends in inglese. Li ho sempre trovati pessimi, perché ti inducono a fare associazioni erronee che prima manco ti venivano in mente.
Ad esempio, a me non mi era mai venuto in mente che 'to demand' in inglese potesse significare 'domandare', ma una volta letto il false friend mi ritrovavo a fare una associazione che prima nel cervello non avevo.

Perciò dicevo che bisogna dirlo con forza, in modo che si ricordi e non ci si confonda.
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Re: È più utile o dannoso dire di non fare un errore?

Messaggioda otta96 » 18/10/2021, 14:51

Si comunque mi riferivo più che altro alla didattica delle superiori, con errori del tipo che ha detto gabriella127.
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Re: È più utile o dannoso dire di non fare un errore?

Messaggioda gugo82 » 19/10/2021, 18:50

Abbastanza ricorrente è "qual" con l'apostrofo... :wink:
Sono sempre stato, e mi ritengo ancora un dilettante. Cioè una persona che si diletta, che cerca sempre di provare piacere e di regalare il piacere agli altri, che scopre ogni volta quello che fa come se fosse la prima volta. (Freak Antoni)
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Re: È più utile o dannoso dire di non fare un errore?

Messaggioda @melia » 19/10/2021, 19:31

gugo82 ha scritto:Abbastanza ricorrente è "qual" con l'apostrofo... :wink:

Ti aspettavo al varco quando ho letto “qual’ “ nella domanda.
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Re: È più utile o dannoso dire di non fare un errore?

Messaggioda gabriella127 » 19/10/2021, 20:00

Però va detto che su qual è e qual'è c'è un dibattito, alcuni vogliono che la grammatica sia modificata e sia accettato come corretto anche qual'è , che è diventato piuttosto frequente. Al momento non è stato modificato, ma qual'è viene considerato più accettabile che in passato, almeno in contesti non troppo formali.

Comunque qual'è è presente nella letteratura meno recente:

Qual’è il piacere che volete da me? (C. Collodi, Le avventure di Pinocchio)

Do un’occhiata alla casa e capisco qual’è la camera (F. Tozzi, Ricordi di un impiegato).
(dal dizionario Treccani).

E' possibile che sarà più in là accettato ufficialmente.
D'altra parte, ricordate che a scuola ti dicevano (almeno ai mei tempi) che non si doveva dire a me mi piace, ma a me piace? Invece adesso a me mi piace è corretto.

Qui sotto un link all'Accademia dell Crusca per il dibattito (non so quanto appassionante :) ) su qual è.
https://accademiadellacrusca.it/it/cont ... rafia/7435

Insomma, otta96, puoi non fare harakiri per il qual'era nella domanda :D: puoi sempre dire che ti ispiri a Tozzi e Collodi, e sei del partito del qual'è con l'apostrofo, dopo approfonditi dibattiti con i cruscanti.
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Re: È più utile o dannoso dire di non fare un errore?

Messaggioda 413 » 19/10/2021, 20:15

otta96 ha scritto:Io penso che da una parte chi è un po' più attento ne gioverebbe da sapere quali sono così li evita, ma magari chi è meno attento si ricorda bene l'errore ma non si ricorderà se è quello o il suo opposto l'errore e si confonde e a volte sbaglia, quindi meglio non dirglielo.

Il problema è: gli errori vanno ricordati o capiti?
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Re: È più utile o dannoso dire di non fare un errore?

Messaggioda otta96 » 19/10/2021, 20:45

gugo82 ha scritto:Abbastanza ricorrente è "qual" con l'apostrofo... :wink:

Ettepareva che lo sbagliavo :oops:
Cerco sempre di farci attenzione ma stavolta ci ho anche riflettuto lì per lì, ma alla fine ho sbagliato.

gabriella127 ha scritto:Insomma, otta96, puoi non fare harakiri per il qual'era nella domanda :D: puoi sempre dire che ti ispiri a Tozzi e Collodi, e sei del partito del qual'è con l'apostrofo, dopo approfonditi dibattiti con i cruscanti.

Non farò harakiri ma non sapevo nemmeno di questa discussione, sarei più per il vecchio modo di pensare comunque.

413 ha scritto:Il problema è: gli errori vanno ricordati o capiti?

Meglio se capiti, ma non so quanto sia ragionevole sperare di farlo capire a tutti, già se a tutti si facesse almeno ricordare non mi sembrerebbe male.
Comunque mi riferivo più agli errori nella matematica, non mi era venuto in mente che il discorso si poteva applicare anche agli altri ambiti :lol: Ma in effetti se ne può parlare anche negli altri ambiti.
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