Si può comprendere agevolmente con il modello classico dell'elettrone legato elasticamente. Essendo la frequenza propria di un elettrone "molto" legato notevolmente maggiore della frequenza propria di un elettrone "poco" legato, il primo caso è quello che più si avvicina alla condizione di risonanza.
BRN ha scritto:... se per estrarre un elettrone dal core serve molta più energia rispetto all'estrazione di un elettrone di valenza ...
Immagina di voler mettere in oscillazione
con la stessa ampiezza due oscillatori armonici classici (aventi la stessa massa e inizialmente in quiete) "più" o "meno" legati, insomma, con frequenze proprie diverse (costanti elastiche diverse, ovviamente maggiore per quello più legato, minore per quello meno legato). Immagina di volerlo fare applicando una forzante sinusoidale. Evidentemente, se si vuole determinare un'oscillazione
avente la stessa ampiezza, l'oscillatore più legato necessita di una quantità di energia maggiore dell'oscillatore meno legato, $[E=1/2kA^2]$. Tuttavia, se la frequenza della forzante sinusoidale è tale che l'oscillatore più legato si avvicini di più alla condizione di risonanza, potresti raggiungere lo scopo con questo, che richiede più energia, e non raggiungerlo con l'altro, che ne richiede meno. Qual è la morale? Che l'oscillatore meno legato necessitava di meno energia ma la forzante sinusoidale non è stata in grado di dargliene a sufficienza; che l'oscillatore più legato necessitava di più energia e la medesima forzante ha avuto la bontà di dargliela. Insomma, se si è compreso il concetto di risonanza, non c'è molto di cui stupirsi.