Boh, mi sembrano sdoppiamenti inutili. Detto fuori dai denti credo che ognuno ha la sua materia: l'informatico ha l'informatica, il chimico la chimica, l'ingegnere elettronico l'elettronica e così via.
Ad ognuno il suo, no?
Malcolm ha scritto:Boh, mi sembrano sdoppiamenti inutili. Detto fuori dai denti credo che ognuno ha la sua materia: l'informatico ha l'informatica, il chimico la chimica, l'ingegnere elettronico l'elettronica e così via.
Ad ognuno il suo, no?
GIOVANNI IL CHIMICO ha scritto:Vorrei sottolineare che l'ingegneria chimica è una disciplina autonoma dalla chimica pura, con alle spalle una storia oramai secolare, al contrario delle nuove ingegnerie fisiche e matematiche.
Inoltre essa ha senso di esistere dal momento che la produzione dei prodotti chimici e dei derivati del petrolio avviene su scala industriale, quindi in un ambito in cui contano gli ordini di grandezza tipici dell'ingegneria.
Se per un chimico la quantà di reagente si misura in moli, per un ingegnere chimico si parla di kilomoli.
Inoltre un ingegnere chimico sa dimensionare pompe, scambiatori di calore, reattori e serbatoi, anche dal punto di vista del calcolo strutturale.
All'ingegnere chimico è demandata anche la sicurezza e la gestione dell'impianto, nonchè lo studio delle tecniche di prevenzione, mitigazione e soppressione degli incidenti industriali, che spesso sono caratterizzati da una frequenza relativamente bassa, ma da una magnitudo estremamente elevata. (Vale la pena ricordare che i grandi incidenti nell'industria chimica hanno falciato molte più vite umane di tutti gli incidenti riguardanti il nucleare).
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