Sergio ha scritto:Ema2003 ha scritto:non mi spaventa l'idea di farmi un primo semestre di clausura
Bene. E allora lascia perdere la strana idea di studiare
adesso per prepararti a quello che dovrai studiare
dopo. Qualsiasi cosa studiassi adesso, la dovresti poi riaffrontare in un modo completamente diverso. Perché perdere tempo? Ho visto qualche studente proveniente dallo scientifico affrontare con spavalda sicurezza l'esame di analisi 1 ("io queste cose già le so") e poi naufragare miseramente.
Pensa a completare i tuoi studi e a porti domande - perdonami - un po' più concrete.
Ema2003 ha scritto:Dell'economia, appunto, so molto poco; però, già soltanto l'idea di capire meglio la realtà circostante (perché, alla fine, economia lo permette; difatti la vedo un po' come fisica, ma sul piano umano: fisica consente di comprendere la natura; economia i mercati, le politiche economiche ecc...) mi piace parecchio e, oltretutto, come dicevi anche te, mi sembra un ottimo connubio tra materie umanistiche e discipline matematiche
Opinione personale: questo mi sembra il modo peggiore di affrontare il problema.
Se sei indeciso tra A e B, scegliere un "connubio" (?) non ti dà sia A che B, in realtà non ti dà né A né B. Il motivo è quello già detto da altri: dovrai sempre più specializzarti.
Se puoi permetterti di vivere di rendita, puoi studiare quello che ti pare. Se il tuo obiettivo è insegnare nelle scuole superiori o tentare la carriera universitaria più o meno pure. Altrimenti le prime domande da porsi sono: quali studi mi darebbero maggiori possibilità di trovare un lavoro di mia soddisfazione? Tra questi, quale preferirei?
Prima devi decidere "cosa fare da grande", poi cosa studiare.Non solo: devi anche decidere se il tuo orizzonte è solo italiano oppure no. In Italia c'è poco, altrove c'è di più.
Matematica, fisica e statistica sono discipline molto diverse, ma possono offrire sbocchi in enti o aziende che cerchino personale per lavori di tipo quantitativo. Esempio: da qualche anno le banche assumono ogni tanto persone con una laurea scientifica per il controllo dei rischi. Sembra quasi un aspetto "economico": in un bilancio ci sono un attivo e un passivo, come fare in modo che il mio attivo (per una banca sono prestiti, ma anche titoli e immobili) non si riduca per eventi avversi tanto da farmi incorrere in perdite non sostenibili? Ma di laureati in economia che si occupino di queste cose non ne ho visti. Ho visto invece matematici, statistici e anche una ragazza con un dottorato in fisica teorica (in due parole: dalle orbite degli elettroni alle oscillazioni del prezzo delle opzioni).
Statistica ed economia sono due discipline molto diverse, ma c'è una branca della statistica detta "statistica economica" che è quella che si occupa del PIL, degli indici dei prezzi, dei tassi di attività e di occupazione ecc. In teoria si occupa anche di un approccio alla realtà economica ben diverso da quello degli economisti, ma in pratica di questo si occupano solo pochi specialisti nelle istituzioni europee per analisi economiche regionali.
L'econometria sembra un connubio tra statistica ed economia, ma per molti aspetti è una disciplina a sé stante. A proposito:
Ema2003 ha scritto:Quanto a matematica finanziaria, non ti linko cosa ho consultato per il semplice fatto che non mi fa né caldo né freddo: si usano strumenti matematici diciamo consueti, come funzioni e limiti, ma applicati a questioni economiche.
Questo può valere per la matematica finanziaria che si studia nella scuola superiore, ma se provassi a guardare un testo di econometria dedicato alla finanza (o di matematica attuariale) troveresti un mondo la cui complessità nemmeno immagini.
Comunque, studiare seriamente econometria in Italia è escluso. Basta guardare che preparazione richiedono i bandi per econometrici pubblicati dalla Banca d'Italia.
Ecco, comincia da qui:
decidi cosa vuoi fare da grande, poi guarda i bandi dei concorsi per vedere che tipo di preparazione si richiede per fare quello che vorresti fare. Oppure anche, se ti interessa il lavoro fatto da qualcun altro che abbia un nome e un cognome, studiati il suo curriculum.
Mi sembrerebbe più utile che approfondire la termodinamica o cercare improbabili "connubi".
Buongiorno, lei ha proprio colto nel segno: non so cosa fare da grande. Le faccio i complimenti per aver smascherato tutti i miei tentativi di dissimularlo, "affogando" il problema nella scelta del corso di laurea. Quelle poche volte che affronto tale questione, mi piace dividere i lavori in 2 categorie: lavori che impegnano sempre e lavori che impegnano un po' meno. Detta così, sembra una cosa da bambino di quinta elementare, ma spiego immediatamente: ci sono lavori, come quelli che secondo me si possono fare con una laurea in economia, che impegnano sempre, bisogna portarsi il lavoro a casa; insomma, si ha poco tempo libero (questo è ciò che penso io; non so come sia di fatto la vita di, non so, un manager o uno che lavora in Borsa, ma è questa l'impressione che ho; se le cose in realtà non sono così, beh, ben venga); per quanto concerne la seconda categoria, mi riferisco eminentemente a lavori come l'insegnante che, per carità, impegnano sì, specialmente quando si hanno da correggere tante verifiche, ma, tendenzialmente, credo che l'insegnante un po' di tempo libero lo abbia. Ora, sarà forse un po' la suggestione di intellettuali come Cartesio, Pascal o Goethe, ma coltivo da tempo l'ideale dell'intellettuale completo, che spazi dalle discipline umanistiche a quelle scientifiche, sebbene mi renda conto che è un ideale anacronistico. In tal senso, preferirei mestieri come l'insegnante, per aver tempo di leggere, studiare saggi storici, opere filosofiche e letterarie ecc...; nondimeno, capisco bene che, sul piano pratico, tutto ciò è inutile; se proprio proprio, potrei finire a fare l'opinionista alla Odifreddi in mezzo a mentecatti reazionari, ma probabilmente nemmeno. D'altra parte, però, l'idea di non poter coltivare le mie passioni e di essere sempre costretto ad occuparmi di questioni lavorative, beh, quasi mi spaventa. Ma, allora, che cavolo voglio fare nella vita? Non lo so nemmeno io. Siccome dal suo modo di scrivere arguisco che è una persona con un'esperienza assai maggiore della mia, mi darebbe un consiglio? I miei genitori e i miei nonni, ahimè, per cause di forza maggiore, non hanno mai dovuto porsi problemi di tal fatta; i miei amici si trovano un po' nella mia stessa barca, o magari studieranno senza farsi troppi problemi ciò che amano; insomma, non ho praticamente nessuno con cui confrontarmi seriamente.
Per quanto riguarda matematica, so bene che è come dice lei, ma d'altra parte le basi bisogna averle. Poi, io sono sempre stato uno che detesta ripetere a pappagallo ciò che sta sul libro; se non vado oltre mi prende male. Quindi, per me approfondire matematica, fisica, ma anche filosofia, storia ecc... è inevitabile (a meno che non ne abbia proprio il tempo, ma lì, insomma, posso farci poco.) Anche psicologicamente, se iniziassi matematica dicendo "Ho delle buone basi", di certo partirei con maggiore sicurezza. Oltretutto, in matematica e fisica ho imparato a non dare assolutamente nulla di scontato; se guarda tra i miei post, ne troverà uno dove chiedo persino quanto facesse -cos360 gradi (anche se lì è stata una disattenzione mia
il problema è quando si ha cos(-a) che fa cosa, non -cosa, come potrebbe sembrare di primo acchito.)
Quanto al vivere di rendita, ahimè non posso permettermelo. Difatti, spesso, come dire, non è che io invidi, perché sono contento di quello che ho, ma, comunque, penso a quante tranquillità potrei concedermi se fossi un mio compagno: sto qui è pieno di soldi e non fa un cavolo dalla mattina alla sera; sempre a festeggiare. Quando si dice che la vita è ingiusta! Quanto a statistica, sono cosciente di quanto dice lei; infatti, già nei post precedenti avanzavo qualche dubbio riguardo alla possibilità di fare un cdl in cui si studi sia statistica sia economia. Insomma, per ora la scelta del cdl resta sospesa, finché non avrò capito cosa cavolo voglio fare. Una costante, invero, c'è ed è quella della ricerca: inizialmente, avrei voluto laurearmi in lingue e letterature straniere, per poi divenire professore universitario. Solo che ho abbandonato il progetto perché so bene che, in Italia, per fare il dottorato serve fare, come dire, captatio benevolentiae (per usare un eufemismo) ai professori; senza questo, si può essere Natalino Sapegno, ma non si verrà mai ammessi. Se fosse solo un luogo comune, anche qui ben venga. Dunque, lo stesso timore si applica alla ricerca in matematica, fisica, statistica, economia ecc... Dunque, guardando alle professioni, tendo ad escludere aprioristicamente la ricerca; se poi dovessero prendermi al dottorato, ok, lì non avrei problemi e non mi si porrebbe nemmeno il bivio esposto sopra: lavorerei studiando quel che mi piace; se non avessi poi il tempo di leggere, pazienza, mi basterebbe lavorare a matematica, fisica, economia o quel che sceglierò (piccola nota: ho abbandonato definitivamente l'idea di darmi alle materie umanistiche per una varietà di ragioni che non espongo ché, altrimenti, qua davvero scrivo un romanzo.)
Quanto agli altri paragrafi, beh, prima mi conviene decidere cosa voglio diventare; soltanto dopo potrò pensare se allargare i miei orizzonti e andare all'estero, in cosa specializzarmi ecc...
Scusi l'enorme papiro, ma, insomma, sono un po' il tipico adolescente che si ritrova a prendere decisioni infinitamente più grandi di lui e, conseguentemente, il tutto si riversa nei papiri che scrivo. Le auguro una buona giornata e la ringrazio per il messaggio e per il tempo dedicatomi!