Messaggioda Camillo » 19/01/2007, 13:02

Non se ne parla già più !
Avete qualche info su come procede ?
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Messaggioda kinder » 20/01/2007, 20:53

le mie opinioni in merito sono le seguenti:
1) il fatto di gran lunga più importante è che, a mio avviso, in Italia non c'é concorrenza nel settore della telefonia radiomobile (e non solo). E' sufficiente una sola constatazione: dal bilancio consolidato del 2005 del Gruppo Telecom Italia si ricava che Tim Italia SpA ha relizzato nel 2005 un EBIT pari a 3856 milioni di Euro, il 38% dei ricavi. Un EBIT pari al 38% dei ricavi non è realizzabile in un mercato competitivo. Non lo è neanche la metà di questo valore. E' inutile menarla su questo tema; quando un mercato è oligopolistico, è inevitabile che le aziende scendano a patti di spartizione del mercato e non belligeranza sui prezzi; con un po' di pragmatismo è anche possibile non scandalizzarsi. Quello che invece scandalizza è come ciò sia possibile, quando esistono le autorità anti-trust preposte al controllo di questi fenomeni;
2) tornando al tema del costo fisso di ricarica, a mio avviso è chiaramente un balzello, che persegue due obiettivi principali: spillare più soldi possibili al cliente; spingere il cliente a comprare la maggior ricarica possibile per ridurne l'incidenza, con i benefici finanziari che l'azienda ottiene con tutte le forme di "prepagato".
C'è da dire, però, che gli operatori telefonici (ma in genere tutte le aziende che hanno un'importante componente di costo fisso all'interno del costo industriale del prodotto, vedi anche ENEL) hanno sempre avuto, in passato, la tendenza a strutturare la tariffa in modo che riflettesse in qualche modo la struttura dei costi sottostante. Si osserva questo ancora nei contratti di telefonia fissa, col canone base. Chi eroga un servizio che necessita di significative infrastrutture si ritrova nel conto economico l'ammortamento degli impianti, per esempio, che non dipende dal volume di servizio venduto. La strutturazione della tariffa sulla base di una quota fissa ed una variabile consente all'azienda di coprire adeguatamente le risorse infrastrutturali impegnate col cliente, senza affidare ciò agli effettivi consumi. Questo fa sì che le disefficienze di impiego delle infrastrutture ricadono sull'utente e non sull'azienda. Comunque, nel caso della ricarica credo che questo discorso risulti una forzatura.
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Messaggioda Cheguevilla » 21/01/2007, 03:29

In Italia il concetto di Anti Trust non è chiaro a nessuno.
Basti ricordare le posizioni dell'allora Ministro delle Telecomunicazioni dopo l'acquisto di Olimpia da parte di Olivetti, o ancora, le sue posizioni riguardo alla concorrenza nel mercato: http://www.rainews24.rai.it/Notizia.asp?NewsID=13981
Io passo sempre come quello di parte che non capisce niente di economia, ma dal dire che un settore è a rischio crisi a vedere un EBIT di 3900 milioni di euro da parte di un operatore...
Siamo d'accordo kinder sul fatto che in realtà il mercato non sia assolutamente in condizioni di concorrenza, ma tornando alla domanda principale:
ritieni che l'eliminazione del costo di ricarica (o della struttura a due parti della tariffa) contribuirebbe ad un aumento dell'efficienza del mercato?
In altre parole, se consideriamo vero che le aziende in questione abbiano un patto di spartizione del mercato (ipotesi assai verosimile, a mio parere), siamo sicuri che eliminando il costo di ricarica questo patto verrebbe meno o verrebbe in qualche modo attenuato?
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Messaggioda kinder » 21/01/2007, 09:42

Cheguevilla ha scritto:... ma tornando alla domanda principale:
ritieni che l'eliminazione del costo di ricarica (o della struttura a due parti della tariffa) contribuirebbe ad un aumento dell'efficienza del mercato?
In altre parole, se consideriamo vero che le aziende in questione abbiano un patto di spartizione del mercato (ipotesi assai verosimile, a mio parere), siamo sicuri che eliminando il costo di ricarica questo patto verrebbe meno o verrebbe in qualche modo attenuato?


Io non vedo nessuna correlazione tra comportamenti di cartello e costo di ricarica. Penso che, se in maniera forzosa tale balzello fosse eliminato, vedremmo un graduale recupero dello stesso sui costi delle chiamate, spalmato in qualche modo nel tempo, sicuramente vantaggioso per le aziende. Le quali, probabilmente aspetterebbero che il polverone si sia diradato, prima di intervenire. Se proprio si vuol cercare un aspetto positivo nell'eliminazione del costo di ricarica, penso lo si possa trovare nel "beneficio" ottenuto da parte dei clienti che di solito comprano ricariche di piccole dimensioni. Penso, cioè, che non avrebbe impatto sul "size" totale del mercato radiomobile (in termini di ARPU), mentre invece modificherebbe leggermente la sua struttura microscopica.
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Messaggioda Cheguevilla » 22/01/2007, 00:40

Bene, questa è anche, grosso modo, la mia idea.
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Messaggioda Marvin » 27/01/2007, 12:36

io avevo una domanda: voi ritenete che il mrk delle telco sia un oligopolio e che le poche imprese "si mettono d'accordo" sui prezzi da effettuare. La vostra opinione tralatro è stata vittima di un dibattito tra me e un mio amico che tempo fa difendeva la vostra idea, allora io sapevo ben poco sulle forme di mercato e controbattevo dicendo che qualcosa non mi tornava: ovvero non mi spego tutto questo loro "marketing aggressivo" nel strappare clienti da una compagnia all'altra.
tutti abbiamo visto pubblicità del tipo "passa a xxx e ti daremo yyyy".
Io quindi non mi spiego come mai questa battaglia "sulla quota di mercato" e se soprattutto il fatto di "concorrere" sul numero dei clienti sia coerente con la forma di mercato da voi ipotizzata (oligopolio collusivo).

spero di essere stato chiaro,
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Messaggioda Cheguevilla » 27/01/2007, 15:02

Ad esempio: io oggi da XXX passo a YYY.
Posso tornare a XXX o passare a ZZZ senza cambiare il mio numero?
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Messaggioda kinder » 27/01/2007, 19:14

Marvin

la mia modesta opinione in risposta al tuo dubbio è la seguente.

Analizziamo il problema con un approccio classico, considerando il marketing-mix di un mercato quale quello che stiamo considerando, limitandoci alle 4p (product, price, propotion and place). Le aziende possono battagliare sul mercato agendo su tutti i drivers di posizionamento a disposizione. Considerando i 4 citati, vedi che la leva del prezzo, anche se molto efficace, è quella che impatta direttamente sul conto economico (ogni euro di sconto fatto sul prezzo diventa un euro di utile perso, perchè la base dei costi rimane invariata). A questo si aggiunge che se una delle aziende volesse imbarcarsi in una strategia aggressiva di prezzo, proprio per la sua efficacia (abbiamo visto che ci sarebbero ampi margini di sconto rispetto alle attuali tariffe, visto il 38% di ROS fatto da TIM) costringerebbe gli altri ad inseguire, per non perdere mercato. Questo porterebbe ad un livellamento in basso dei prezzi, al fine del quale si ripristinerebbe lo stesso equilibrio di market share pre esistente (a parità degli altri fattori di posizionamento competitivo). L'unico effetto risultante sarebbe, per le aziende, una perdita cospiqua di utile. Naturalmente ciò sarebbe proprio quello che ci si aspetta da un mercato competitivo perché questo danno per le aziende diventerebbe un beneficio per i clienti. Dal punto di vista delle aziende, però, vedi che è molto meglio accordarsi sul mantenimento di un certo livello delle tariffe, pur lasciandosi libere di battagliare con le altre armi. Restano quindi, sostanzialmente, prodotto (in pratica servizi offerti) e comunicazione/promozione.
Ma le mie, comunque, sono solo congetture.
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Messaggioda Cheguevilla » 27/01/2007, 20:12

In generale, un livello di redditività così elevato di un mercato è indice di scarsa efficienza dello stesso.
Se esiste un margine di extraprofitto, questo è sempre (in un mercato privato) a danno del consumatore.
Che si tratti di un mercato oligopolistico, c'è poco da discutere: 4 operatori su 50 milioni di utenti...
Sulla competitività ci sarebbe da discutere ampiamente, ma il 38% di ROS ha la voce potente nella eventuale discussione che si andrebbe ad approntare...
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Messaggioda ... » 27/01/2007, 22:18

Un caso molto simile avviene per il prezzo della benzina.
http://www.lavoce.info/news/view.php?id=&cms_pk=1544
Come scrive Marvin l'aggrassività e la presenza sui media della campagne pubblicitarie della compagnie sembrerebbe una realtà in contraddizione con la struttura stessa del mercato.
Anche Enel è molto presente sui media. Credo che molte siano campagne di fidelizzazione oppure mirate ad un particolare segmento di popolazione di cui i concorrenti non hanno soddisfatto a pieno i bisogni.
Sappiamo anche che l'elasticità della domanda gioca un ruolo fondamentale, un operatore può rilevare prima di un altro la variazione di questa ed agire di conseguenza.
Ora hanno abolito i costi di ricarica...vedremo finalmente cosa succede.
...
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