Messaggioda ... » 26/01/2007, 00:23

Ho seguito il discorso fino ad ora, vi espongo delle risposte per come ho appreso io la faccenda:
Nello studiare il Net Present Value di un investimento mi sono reso conto di non aver capito a pieno il motivo per cui i cash flow Ricavi(t)-Costi(t) devono essere attualizzati ad un prefissato saggio di interesse.

Prima di buttarsi sui numeri credo sia necessario capire la filosofia su cui si basa questo procedimento.
L'utilità di una moneta oggi è maggiore dell'utilità della stessa moneta domani. La ragione più banale è l'aumento del prezzo dei beni nel tempo, ma si aggiungono avversione al rischio, il presupposto che il consumo di oggi sia più utile del consumo di domani ecc ecc.
Nel valutare un investimento, quindi dobbiamo utilizzare dei coefficienti che permettano di misurare la perdita di valore numerario del capitale utilizzato.
ora mi chiedo ma il tasso di interesse che uso per attualizzare deve essere un tasso di interesse lato debitore o per esempio il tasso di interesse di un investimento alternativo?

La scelta del tasso di interesse non è così banale come sembra, in realtà è molto difficile.
L'ipotesi teoricamente corretta è che il tasso i sia interpretato come costo-opportunità del capitale. Dato che è difficile fare riferimento al costo-opportunità come miglior investimento alternativo possibile, in pratica si utilizzano indicatori finanziari stabili come i tassi sui titoli a lunga scadenza.
Ultima avvertenza: non so se è chiaro che i è un tasso di interesse attivo e non passivo, mi sembrava giusto sottolinearlo dato che spesso si interpreta come costo delle risorse finanziarie mentre il costo-opportunità è attivo.
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Messaggioda bb155 » 30/01/2007, 22:16

Con attivo intendi derivante per esempio da investimenti alternativi come titoli ecc.? Ma se io mi indebito per fare l'investimento, i costi derivanti dagli oneri finanziari dove li includo nell'NPV?
bb155
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Messaggioda Marvin » 30/01/2007, 23:54

secondo la metodologia che mi è stata insegnata gli OF vanno inseriti nei costi.

riassumendo in breve la metodologia :

devo valutare un investimento su t anni : primo passo è identificare il CASO BASE e il CASO INVESTO.

ora per il calcolo del NPV ci si basa su un'analisi differenziale, ovvero le voci vanno calcolate come :
CASO INVESTO - CASO BASE :

per ogni anno seguo la seguente metrica :

delta RICAVI = RICAVI inv - RICAVI cb
delta COSTI = COSTI inv - COSTI cb => in questa voce vanno inseriti gli OF
delta CAPITALE CIRCOLANTE NETTO = delta CREDITI - delta DEBITI + delta SCORTE =>
CASH FLOW LORDO = delta RICAVI - delta COSTI - delta CAPITALE CIRCOLANTE NETTO
delta REDDITO IMPONIBILE = delta RICAVI - delta COSTI - delta AMMORTAMENTI
delta IMPOSTE = delta REDDITO IMPONIBILE * pressione fiscale
NET CASH FLOW (t) = delta REDDITO IMPONIBILE - delta IMPOSTE - INVESTIMENTO (se c'è) + VALORE TERMINALE (se c'è)

alla fine si attualizzano tutti i NCF con la ben nota formula del NPV.

il metodo di operare che mi hanno insegnato per la valutazione degli investimenti attraverso il NPV è questo, se ti dovesse interessare particolarmente fammi sapere.
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Messaggioda ... » 31/01/2007, 22:27

bb1552 ha scritto:Con attivo intendi derivante per esempio da investimenti alternativi come titoli ecc.? Ma se io mi indebito per fare l'investimento, i costi derivanti dagli oneri finanziari dove li includo nell'NPV?

Risposta:
[quote"Marvin"]delta COSTI = COSTI inv - COSTI cb => in questa voce vanno inseriti gli OF [/quote]
Nel saldo finanziario sono già contenuti i costi di rimborso e di remunerazione degli interessi per i prestatori di fondi.
Nel mio post precedende mi sono espresso male: come tasso di interesse intendevo il tasso di attualizzazione che è presente direttamente nella formula del NPV.
Riprendendo la domanda iniziale quindi ti dovrebbe essere ormai chiaro il motivo per cui nel NPV i saldi finanziari devono essere attualizzati, ovvero per il motivo da me già descritto (costo opportunità).
Ora ho capito che confondi il tasso (i) presente nella formula del NPV con il costo dell'indebitamento e quindi del pagamento dell'interesse ai creditori. Il primo è il costo opportunità dell'investimento (rappresentato per comodità dai tassi di interesse di lungo periodo dei titoli senza rischio), il secondo è il costo del finanziamento già calcolato negli esborsi finanziari e quindi nel saldo.
Ricordati che lo scopo del NPV non è calcolare quanto costa il denaro, ma valutare un investimento.
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Messaggioda kinder » 01/02/2007, 10:20

mi sembra che sul tasso di sconto utilizzato per il calcolo del NPV ci sia ancora qualche incomprensione. Tale tasso non è il tasso risk-free, né il ROD. E' quello indicato nel mondo anglosassone come WACC, di cui ho trattato in un post più sopra.

Ogni azienda ha il suo, e lo calcola ogni anno, su base budget, in relazione alle previsioni di struttura patrimoniale media nell'esercizio, dei tassi attivi, passivi e al cost-of-equity. Non fate confusione su questo punto, perché è importante per capire il funzionamento di un'azienda.

Un'azienda ha due principali capital providers:
1) gli azionisti: apportano capitale a titolo di rischio;
2) i finanziatori a titolo di credito (obbligazionisti, banche etc.).

Quindi il suo costo del capitale risulta da una media ponderata dei costi del capitale che sono generati dalla remunerazione dei capital providers (quelli citati). Ai primi si riconosce il cost-of-equity, ai secondi il ROD. Anche quest'ultimo è il risultato di una media ponderata dei costi di finanziamento che variano a seconda della fonte, del livello di indebitamento dell'azienda, delle garanzie offerte, della natura del debito, etc.

Quando si valuta un'ipotesi di investimento, imlicitamente si suppone che il progetto chieda quattrini all'azienda (alla tesoreria), la quale li dà senza attribuire a tali quattrini la fonte che li ha messi a disposizione. In altre parole, non è possibile dire se il progetto è stato finanziato con soldi dell'azionista o delle banche. Una volta entrati in cassa, i soldi perdono il loro marchio di origine, e diventano tutti uguali.

Riguardo, invece, il raffronto tra performance dell'investimento e costo del capitale, si utilizza l'IRR (la radice dell'equazione $NPV(i)=0$), il cui spread rispetto al WACC dà l'effettivo "guadagno" generato dall'investimento. Se non ricordo male Cheguevilla in qualche topic ha parlato di questo importante indicatore (più importante del NPV): andatevelo a leggere.
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Messaggioda ... » 01/02/2007, 13:02

Le incomprensioni sono dovute al modo in cui si interpreta il tasso di sconto (i) nella formula del NPV.
Io lo interpreto come costo opportunità (ed utilizzo un indicatore stabile come i tassi sui titoli a lunga scadenza), Kinder ed altri come costo medio del capitale (utilizzando il WACC).
Le due interpretazioni non sono mutualmente errate, semplicemente ognuna presenta dei pro e dei contro.
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Messaggioda kinder » 01/02/2007, 13:31

Davide11

non sono un cultore dell'economia, quindi non sto proponendo un'interpretazione del tasso disconto. Sto solo spiegando come si fa in un'azienda che opera nel settore industriale. Credo possa interessare, per lo meno a chi ha in prospettiva un lavoro in azienda, o con essa un rapporto di consulenza o simili. In azienda non si fanno interpretazioni; queste vengono demandate agli accademici. Se un ragazzo va a fare un colloquio per essere assunto nel Finance di un'azienda, gli conviene sapere ciò che all'azienda interessa che lui sappia. E' un consiglio d'amico.
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Messaggioda Marvin » 01/02/2007, 14:34

kinder ha scritto: In azienda non si fanno interpretazioni; queste vengono demandate agli accademici.


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