Prologo
Probabilmente non mi sarei mai accorto di un breve articoletto, del quale parlerò in seguito, se non fosse stato per Wikipedia.
Nel senso che la voce "Teoria dei giochi" è tra i miei "osservati speciali" e quindi, quando faccio il login, vedo se ci sono state delle modifiche recenti.
Così mi sono imbattuto in:
http://www.lucapoma.info/archive/Teoria ... Giochi.pdf
Questo link esterno era stato inserito da "un IP", come si usa dire tra wikipedisti, ovvero da un utente non registrato, che aveva cercato di fare un po' di pubblicità a varie cose legate a Luca Poma e alla organizzazione "Giù le Mani dai Bambini"® (notare il marchio registrato): vedasi
http://it.wikipedia.org/wiki/Discussion ... 156.52.126
Cosa ho fatto? Un rollback, naturalmente. E con questo finisce il prologo, legato a Wikipedia.
Però quel link mi ha incuriosito, anche perché giracchiando in rete trovo (nel sito della campagna (?) "Giù le Mani dai Bambini"®):
http://www.giulemanidaibambini.org/doc/CV_LucaPoma.pdf
in cui viene detto:
"
E autore dell’innovativo saggio "La Teoria dei Giochi: dalla strategia militare alle Relazioni
Pubbliche", pubblicato sul settimanale FERPI Notizie."
E allora me lo sono scaricato, questo innovativo saggio e me lo sono letto. Scoprendo alcune cose interessanti. Tante, direi, per un saggio di tre pagine scarse(*).
1.
"
John Nash, noto al grande pubblico per il film biografico "A Beautiful Mind", nel quale ritira l’Oscar praticamente in preda alla schizofrenia"
??? mi sa che voleva dire che ritira il "Nobel". Vabbé, un errore di stumpa capita a tutti.
2.
"
in estrema sintesi [...] Nash elaborò un sistema di regole tale da permettere - tramite l’attenta disamina delle forze in campo in un dato scenario di conflitto puro - una determinazione preventiva degli esiti di un confronto, in tutte le sue diverse varianti.
" (1)
Il primo commento che mi viene da fare è che forse Nash arrossirebbe di fronte a una simile descrizione del suo contributo, dallo stile improntato a "le magnifiche forze e progressive". Volendo volare bassi, quanto meno la molteplicità degli equilibri di Nash, che è un fatto tipico, è ben nota a chi si occupa di teoria dei giochi: già solo per questo motivo a me l'uso del termine "determinazione" mette soggezione. Non lo userei mai, per questo e per altri motivi (tra cui i risultati della teoria dei giochi sperimentale).
Il secondo commento è di natura più tecnica, ma fondamentale. Fondamentale per la comprensione del valore effettivo del contributo di Nash. "Scenario di conflitto puro"? Beh, il passo molto importante fatto da Nash consiste nell'estendere il risultato di von Neumann del 1928, che valeva per i giochi a somma zero (quindi in condizione di "conflitto puro") al caso in cui questa ipotesi viene abbandonata. Sarebbe un po' come dire che Copernico combatté l'ipotesi eliocentrica, per capirci.
3.
"
Collega di corso di Nash era Robert Aumann"
??? A me risulta che Nash abbia studiato a Carnegie Tech (B.Sc. e M.Sc.) e a Princeton (Ph.D), e che Aumann invece abbia studiato al City College di NY (B.Sc.) e al MIT (M.Sc. e Ph.D.).
4.
"
Tra i molti contributi interessanti di Aumann e Shelling spicca certamente [...] quella dell’"equilibrio correlato""
A parte il fatto che è Schelling (ovviamente errore di stampa, visto che poi è riportato correttamente), che c'entra Schelling?
L'equilibrio correlato è un contributo di Aumann:
Aumann, Robert J. [1974]: Subjectivity and correlation in randomized strategies, Journal of Mathematical Economics, 1, 67-96.
5.
"
Thomas Schelling - che collaborò proficuamente con Aumann per implementare ulteriormente la Teoria dei
Giochi -"
E ridaie. Per quel che ne so, Aumann e Schelling non hanno MAI collaborato tra loro per sviluppare la teoria dei giochi ("sviluppare" è certo termine più adeguato di "implementare"). E' un fatto curioso, se si vuole, visto che hanno ricevuto assieme il "Nobel" per l'economia, ma a me non risulta, né sono riuscito a trovare taccia di questa collaborazione. Non hanno lavori scientifici in comune, né una loro collaborazione è menzionata in occasione del conferimento del "Nobel", né (ad esempio) in interviste che Aumann concesse a Eric van Damme e a Sergiu Hart.
6.
Basta così.
Però una cosa la voglio ancora dire. E riguarda due passaggi:
Nella citazione (1), la parte tagliata ([...]) in quanto irrilevante lì, dice:
"
- cercando di rendere l’idea con un linguaggio divulgativo, e non me ne vogliano fisici e matematici -"
Non vedo cosa c'entrino i fisici. Ma, comunque, al di là di questa marginale notazione, noto che i tentativi di "rendere un'idea" accessibile ai non specialisti sono da considerare apprezzabilissimi (per questo motivo, nel mio piccolo, anch'io ci provo). Però sarebbe meglio cercare di "rendere" l'idea giusta e non quella sbagliata. Forse per renderla bene sarebbe meglio conoscerla prima, l'idea.
Qui la citazione ha da essere un po' lunga.
"
Proviamo a chiarire, anche a costo di banalizzare. Aumann ad esempio sostiene che i vantaggi immediati di certe azioni "opportunistiche" - od aggressive - vanno confrontati con i possibili svantaggi futuri dovuti all’ impatto sul comportamento della controparte. Ecco che quindi le variabili aumentano considerevolmente, in quanto ogni nostra azione non risolutiva modifica significativamente lo scenario e complica non poco il "gioco", aumentando il grado di complessità della nostra previsione a medio-lungo termine: a mio avviso, è un chiaro invito all’addetto alle RP a "vedere ben oltre ciò che si percepisce in un dato momento" del confronto con gli stakeholders, una vera e propria evoluzione dallo step-by-step all’analisi strategico-matematica di lungo periodo."
"Chiarire"? Si sta parlando dell'equilibrio correlato (come ognuno può verificare, leggendo il documento di cui mi sto occupando qui). Ma queste considerazioni riguardano
un'altra cosa: i giochi ripetuti. O, più in generale, la ripetizione della interazione. Di nuovo, per divulgare le cose bisognerebbe averle prima comprese.
Per questo motivo, trovo estremamente irritante l'inciso "anche a costo di banalizzare". Da che pulpito...
PS: Marco Lo Calzi si chiama
Li Calzi, nonostante le tre volte in cui è menzionato compaia sempre il "Lo"
(*)
Che, già, un saggio di queste dimensioni lascia un po' perplessi: io, povero vecchietto, credevo che un "saggio" fosse qualcosa di diverso da un breve articoletto divulgativo. Tre pagine sono lo standard dei miei interventi nella rubrica che tengo su "Lettera Matematica PRISTEM" e non mi sono mai sognato di chiamarli "saggi".