Conoscenza ed economia

Messaggioda ... » 20/05/2006, 15:18

Le economie sono sempre più basate sulla conoscenza.
Sappiamo infatti che nel lungo periodo il progresso tecnologico è il principale, se non l’ unico, fattore di crescita.
Questo a causa dei rendimenti marginali decrescenti del capitale e dei costi di ammortamento dello stesso.
Detto in parole povere: trovare un modo migliore per fare le cose che ci servono è il vero segreto della crescita.

Ora, gli economisti si trovano a volte in imbarazzo con la conoscenza, dato che essa sembra rifiutare la legge economica fondamentale della scarsità.
Ad esempio: se vendo una mela cesso di possedere la mela stessa, ma se vendo un software (o meglio la sua licenza d’ uso), io ho ancora la possibilità di venderlo un numero infinito di volte, quindi ho rendimenti di scala crescenti.
Questo spiega il monopolio Microsoft e come esso sia stato capace di imporre uno standard mondiale.

Questo discorso è molto importante alla luce del tanto discusso declino italiano attribuito, dall’ uomo della strada, a fattori esterni come ad esempio l’ euro o la Cina.
In realtà l’ Italia, nel contesto europeo, si è specializzata nella produzione di beni a medio-basso contenuto di conoscenza mantenendosi competitiva su questa fascia di beni grazie al basso costo della mano d’ opera dell’ Italia meridionale.
Il vero trauma è stata quindi la globalizzazione totale.

Quanta conoscenza c’ è in quello che facciamo?

Ciao
...
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Messaggioda FIDELIO » 24/05/2006, 13:11

Direi poca conoscenza. Purtroppo non siamo lungimiranti come popolo, ci affidiamo alla genialità dei singoli e non a progetti di lungo periodo investendo sulle capacità umane.
FIDELIO
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