Re: Un'ultima domanda sulle dimostrazioni

Messaggioda Martino » 20/05/2023, 17:10

serafinon ha scritto:$(AA x AA y, phi(x,y)=0 => x=0 or y=0) => [AAx, (AA y in V,phi(x,y)=0) => x=0]$

questo è logicamente equivalente a dire:

$[(AA x AA y, phi(x,y)=0 => x=0 or y=0) and (AAx, (AA y in V,phi(x,y)=0))] => x=0$

No, questo è falso. Le due formule che hai scritto sono ben lontane dall'essere logicamente equivalenti, sono proprio due cose diverse. Inoltre, la seconda non è ben formulata perché a sinistra $x$ è una variabile muta (cioè esiste solo nella porzione di formula in cui è quantificata), che ricompare a destra.

Occhio perché questa idea di riformulare le cose e leggere tutto alla lettera ti porta facilmente fuori strada. Leggere tutto alla lettera e riformulare sono cose che fa bene un calcolatore, ma noi esseri umani preferiamo il linguaggio naturale, perché è molto più chiaro nel momento in cui il senso della tua formula logica viene potenzialmente compromesso da cose come l'aver dimenticato una parentesi o l'aver collocato un quantificatore nel posto sbagliato.

Quindi: spiegaci per favore quello che vuoi dimostrare in linguaggio naturale, cioè in italiano corrente.
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Re: Un'ultima domanda sulle dimostrazioni

Messaggioda serafinon » 20/05/2023, 17:46

Ciao, grazie per il tuo intervento :D
Cercherò di rispondere alle tue richieste così da agevolare l'aiuto.

1) Per prima cosa volevo chiederti come mai non fossero equivalenti, in particolare ho solo usato la legge di importazione-esportazione: $P=>(Q=>R)≡(P and Q) =>R$,

ove:
- $P:=(∀x∀y,ϕ(x,y)=0⇒x=0ory=0)$
- $Q:=∀x,(∀y∈V,ϕ(x,y)=0)$
- $R:=x=0$

Applicando alla lettera quella legge, non dovrei porprio compiere errori :D
Posso chiederti gentilmente se, riguardandola in quest'ottica, torna?

2)
la seconda non è ben formulata perché a sinistra x è una variabile muta (cioè esiste solo nella porzione di formula in cui è quantificata), che ricompare a destra.


Come andrebbe quindi riaggiustata? Almeno mi alleno :D


3) Per rispondere invece alla domanda linguaggio naturale:
La mia idea era voler dimostrare in principio:
"Sia ϕ una forma bilineare simmetrica, se $ϕ(x,y)=0⇔x=0ory=0 $ allora ϕ è non degenere."

ricordando la definizione di phi non degenere:
"ϕ forma bilineare è non degenere se $∀x,(x∈Vand(f(x,y)=0,∀y∈V))⇒x=0$", al solito

Testo nascosto, fai click qui per vederlo
Mettendolo in formule avrei che devo dimostrare:

$(AA x AA y, phi(x,y)=0 => x=0 or y=0) => [AAx, (AA y in V,phi(x,y)=0) => x=0]$
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Re: Un'ultima domanda sulle dimostrazioni

Messaggioda Martino » 20/05/2023, 19:04

serafinon ha scritto:$P=>(Q=>R)≡(P and Q) =>R$,
ove:
- $P:=(∀x∀y,ϕ(x,y)=0⇒x=0ory=0)$
- $Q:=∀x,(∀y∈V,ϕ(x,y)=0)$
- $R:=x=0$

Il problema sta nell'uso dei quantificatori, e tra l'altro non è chiaro cosa indichi $P$. Cioè il tuo $P$ è
$forall x forall y$ $phi(x,y)=0$ $=>$ $x=0 or y=0$
Ma scritto così vuol dire
"SE ($phi(x,y)=0$ per ogni $x$, per ogni $y$) ALLORA ($x=0$ oppure $y=0$)
che non ha senso perché a sinistra $x,y$ sono variabili mute e non possono ricomparire a destra.

Deduco che quello che intendi con $P$ è
$forall x$ $forall y$ ($phi(x,y)=0$ $=>$ $x=0 or y=0$)
che in linguaggio naturale significa
Per ogni $x$ e per ogni $y$ vale che (se $phi(x,y)=0$ allora $x=0$ oppure $y=0$)

In ogni caso, quello che vuoi formulare non è $P => (Q => R)$ perché ci sono di mezzo i quantificatori, che non hai parentesizzato correttamente. Infatti il modo corretto sarebbe definire
$Q(x)$ = "$forall y$ $phi(x,y)=0$"
$R(x)$ = "$x=0$"

e poi riformulare quello che vuoi scrivere come

$P =>$ ($forall x$ ($Q(x) => R(x)$))

Cioè in generale $forall x$ $Q(x)$ $=>$ $R(x)$, oltre ad essere formalmente scorretto (perché $x$ è una variabile muta a sinistra e non muta a destra) è ben diverso da scrivere $forall x$ ($Q(x) => R(x)$)

Ripeto che cercare di scrivere tutto in formule logiche ti incasina la vita e basta, a mio modo di vedere, perché è facilissimo perdersi una parentesi o un quantificatore e va tutto a monte (basta una parentesi sbagliata per mandare tutto a monte!).

3) Per rispondere invece alla domanda linguaggio naturale:
La mia idea era voler dimostrare in principio:
"Sia ϕ una forma bilineare simmetrica, se $ϕ(x,y)=0⇔x=0ory=0 $ allora ϕ è non degenere."
Benissimo, questo è elementarissimo e si dimostra così: supponiamo che valga $ϕ(x,y)=0⇔x=0ory=0 $ e prendiamo $x$ tale che $phi(x,y)=0$ per ogni $y$ allora ovviamente esiste $y$ tale che $phi(x,y)=0$, e applicando l'ipotesi otteniamo $x=0$. Quindi $phi$ è non degenere. Fine.
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Re: Un'ultima domanda sulle dimostrazioni

Messaggioda serafinon » 20/05/2023, 20:01

Grazie mille. Ovviamente, come dici tu, mi è ormai chiaro grazie ai tuoi esempi quanto sia scomodo lavorare così; però vorrei chiarire che sono si scemo (sia chiaro non lo nego :-D) ma non così tanto da pensare di farlo sempre. Piuttosto sentendomi molto carente ho deciso di giocarci un po' per prenderci la mano, per capire meglio... ma poi abbandonerò questa onerosa strategia. Tuttavia credo almeno una volta nella vita vada un po' capita se, come nel mio caso, non viene naturale di suo :D. Ho fatto questa doverosa premessa per non esser preso più testardo/mulo di quello che sono, ho ben compreso il tuo valido insegnamento di semplificarsi la vita e non vorrei apparisse che mi ostino a non seguirlo! Al contrario.

Detto ciò, giusto per far un po' di palestra replico a quanto mi dicevi poiché ho capito l'errore delle parentesi, che lì per lì mi sembrava una inezia... ma non lo è.

Replico ai due argomenti in essere:

1)
Direi che posso riscrivere in modo più preciso:
$[AA x, AA y, (phi(x,y)=0 => x=0 or y=0)] => {AAx, [AA y, (phi(x,y)=0) => x=0]}$ (*)

Mi rimane però la voglia di capire come rendere la legge che citavo: $P⇒(Q⇒R)≡(PandQ)⇒R$, ricordando però come giustamente dici che qui abbiamo variabili mute e quantificagtori correlati, e quindi P dipende da x: P(x). (aggiungo nota edit:)1

Ora se prendo la (*) e provo a applicare quella regola di importazione-esportazione mi areno al punto:
${[AA x, AA y, (phi(x,y)=0 => x=0 or y=0)] and [AAx, (AA y, (phi(x,y)=0))]}=>x=0$ perché qui non posso portare il per ogni a sinistra come ho fatto, perché mi rimarrebbe evidentemente monca la parte a destra $=>x=0$ senza il suo quantificatore che è in parentesi graffa.

Ho pensato allora di poterlo rendere così:
$AA x,{[(AAx,AA y, (phi(x,y)=0 => x=0 or y=0)) and (AA y,( phi(x,y)=0))] => x=0}$
ma non mi sembra anche qui affatto convincente data la ridondanza di per ogni x in varie parti dell'asserto.

In poche parole mi chiedo come si rende un asserto come il nostro
$AA x P(x)=> (AAx(Q(x)=>R(x))$

o forse dovrei ancora meglio dire
$AA y P(y)=> (AAx(Q(x)=>R(x))$ dato che a dx e sx le variabili mute sono slegate.

Diventa forse: $AAx,[(AA y, P(y)) and Q(x))=>R(x)]$? O se casomai fosse scorretto usare x e y diverse avrei: $AAx,[(AA x, P(x)) and Q(x))=>R(x)]$?

Ho un po' di incertezze al riguardo


2)
Benissimo, questo è elementarissimo e si dimostra così: supponiamo che valga $ϕ(x,y)=0⇔x=0ory=0 $ e prendiamo $x$ tale che $phi(x,y)=0$ per ogni $y$ allora ovviamente esiste $y$ tale che $phi(x,y)=0$, e applicando l'ipotesi otteniamo $x=0$. Quindi $phi$ è non degenere. Fine.

Qui invece vorrei capire se ho ben compreso il passaggio "logico", noi sappiamo (hp) che
$ϕ(x,y)=0⇔x=0ory=0 $ per ogni x, y. fisso allora la x (tanto vale per ogni) e assumo y variabil tali che $phi(x,y)=0$, a questo punto ho per hp che x=0 oppure y=0, tuttavia y varia (y non è fissa/identicamente nulla) quindi deduco che solo x può essere nulla. E' corretta come interpretazione?

Grazie Martino

Note

  1. Perché in qualche modo continua a valere, infatti nella versione nel linguaggio naturale a fine del tuo messaggio sfrutto proprio un and in un certo senso: assumo x e prendo y variabile and $[AA x, AA y, (phi(x,y)=0 => x=0 or y=0)] $. Quindi devo poterlo scrivere in formule, essendo valido.
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Re: Un'ultima domanda sulle dimostrazioni

Messaggioda Martino » 20/05/2023, 20:39

Sulla prima parte, ti avevo già risposto: le proposizioni coinvolte sono

$P$ = "$forall x$ $forall y$ ($phi(x,y)=0$ $=>$ $x=0 or y=0$)"
$Q(x)$ = "$forall y$ ($phi(x,y)=0$)"
$R(x)$ = "$x=0$"

Quello che vuoi dimostrare, in formule, è

$P =>$ ($forall x$ ($Q(x) => R(x)$))

e quindi osserva in particolare che NON è della forma $A => (B => C)$.

serafinon ha scritto:
Martino ha scritto:Benissimo, questo è elementarissimo e si dimostra così: supponiamo che valga $ϕ(x,y)=0⇔x=0ory=0 $ e prendiamo $x$ tale che $phi(x,y)=0$ per ogni $y$ allora ovviamente esiste $y$ tale che $phi(x,y)=0$, e applicando l'ipotesi otteniamo $x=0$. Quindi $phi$ è non degenere. Fine.

Qui invece vorrei capire se ho ben compreso il passaggio "logico", noi sappiamo (hp) che
$ϕ(x,y)=0⇔x=0ory=0 $ per ogni x, y. fisso allora la x (tanto vale per ogni) e assumo y variabil tali che $phi(x,y)=0$, a questo punto ho per hp che x=0 oppure y=0, tuttavia y varia (y non è fissa/identicamente nulla) quindi deduco che solo x può essere nulla. E' corretta come interpretazione?

Non esattamente, nel quote a cui hai risposto ho dimenticato di scrivere che scegliamo un qualsiasi $y ne 0$ (ho dimenticato di scrivere che scegliamo $y$ diverso da zero, non un $y$ qualsiasi). Allora per ipotesi $phi(x,y)=0$ e quindi $x=0$ oppure $y=0$. Ma siccome abbiamo scelto $y ne 0$, deduciamo che $x=0$.
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Re: Un'ultima domanda sulle dimostrazioni

Messaggioda serafinon » 20/05/2023, 20:48

Martino ha scritto:Quello che vuoi dimostrare, in formule, è

$P =>$ ($forall x$ ($Q(x) => R(x)$))

e quindi osserva in particolare che NON è della forma $A => (B => C)$.

Ok, certo quello sì, mi ero espresso male... quello che volevo dire è che pensavo però si potesse trovare un modo per portarci ad avere qualcosa del tipo:

$AAx,[(P and Q(x))=> R(x)]$ (è solo che nel nostro esempio non riuscivo a trovare qualcosa di simile1)

quest'ultima prendila con le pinze, ma era per rendere l'idea, cioè pensavo esistesse una "generalizzazione" della importazione-esportazione che permettesse di avere P and Q(x) come ipotesi. Perché di fatto, quella al punto 2)(cioè la tua dim in linguaggio naturale) mi sembra proprio di leggerla con un and tra le due ipotesi "(P and Q(x))".
La mia domanda voleva solo essere: si ma come fare?

Invece mi par di capire che mi stai dicendo che i tentativi sono destinati a fallire essendo impossibile?

serafinon ha scritto:
Martino ha scritto:Benissimo, questo è elementarissimo e si dimostra così: supponiamo che valga $ϕ(x,y)=0⇔x=0ory=0 $ e prendiamo $x$ tale che $phi(x,y)=0$ per ogni $y$ allora ovviamente esiste $y$ tale che $phi(x,y)=0$, e applicando l'ipotesi otteniamo $x=0$. Quindi $phi$ è non degenere. Fine.

Qui invece vorrei capire se ho ben compreso il passaggio "logico", noi sappiamo (hp) che
$ϕ(x,y)=0⇔x=0ory=0 $ per ogni x, y. fisso allora la x (tanto vale per ogni) e assumo y variabil tali che $phi(x,y)=0$, a questo punto ho per hp che x=0 oppure y=0, tuttavia y varia (y non è fissa/identicamente nulla) quindi deduco che solo x può essere nulla. E' corretta come interpretazione?

Non esattamente, nel quote a cui hai risposto ho dimenticato di scrivere che scegliamo un qualsiasi $y ne 0$ (ho dimenticato di scrivere che scegliamo $y$ diverso da zero, non un $y$ qualsiasi). Allora per ipotesi $phi(x,y)=0$ e quindi $x=0$ oppure $y=0$. Ma siccome abbiamo scelto $y ne 0$, deduciamo che $x=0$.

Ah ok, pensavo fosse il poter scegliere un y variabile che imponeva che solo x fosse nullo.
In sostanza dovrei riformulare così:
$ϕ(x,y)=0⇔x=0ory=0 $ per ogni x, y. fisso allora la x (tanto vale per ogni) e assumo y non nullo (tanto vale per ogni) tale che $phi(x,y)=0$, a questo punto ho per hp che x=0 oppure y=0, tuttavia $y!=0$ quindi deduco che solo x può essere nulla. Forse ora è giusto :D

Note

  1. o meglio la cosa più simile che mi veniva in mente era qualcosa del genere: $AA x,{[(AAx,AA y, (phi(x,y)=0 => x=0 or y=0)) and (AA y,( phi(x,y)=0))] => x=0}$, ma non mi convinceva
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Re: Un'ultima domanda sulle dimostrazioni

Messaggioda Martino » 20/05/2023, 21:07

serafinon ha scritto:la cosa più simile che mi veniva in mente era qualcosa del genere: $AA x,{[(AAx,AA y, (phi(x,y)=0 => x=0 or y=0)) and (AA y,( phi(x,y)=0))] => x=0}$, ma non mi convinceva
In realtà questo va bene, ma è scritto male perché stai quantificando $x$ due volte. Lo puoi scrivere così:
$AA x,{[(AA a,AA b, (phi(a,b)=0 => a=0 or b=0)) and (AA y,( phi(x,y)=0))] => x=0}$
Se la cosa non ti è chiara, pensa bene a cosa significa che una variabile è muta. Quando quantifichi una variabile, alla fine della frase quella variabile sparisce, esiste solo all'interno della frase.

$ϕ(x,y)=0⇔x=0ory=0 $ per ogni x, y. fisso allora la x (tanto vale per ogni) e assumo y non nullo (tanto vale per ogni) tale che $phi(x,y)=0$, a questo punto ho per hp che x=0 oppure y=0, tuttavia $y!=0$ quindi deduco che solo x può essere nulla. Forse ora è giusto :D

Va abbastanza bene, tranne il "(tanto vale per ogni)". Qui mi sembra che non sia passato il concetto. Quello che devi dimostrare è che, dato $x$ tale che $phi(x,y)=0$ per ogni $y$, si ha $x=0$ (definizione di forma non degenere). Quindi la prima cosa da fare è prendere un $x$ tale che $phi(x,y)=0$ per ogni $y$ (quindi non prendi un $x$ qualsiasi, prendi un $x$ con questa particolare proprietà!). Ora scegli un qualsiasi $y ne 0$. Bene. Per come hai scelto $x$ si ha $phi(x,y)=0$ (proprio per il quantificatore "per ogni" applicato all'$y$ particolare che hai scelto). Ma questo implica per ipotesi che $x=0$ oppure $y=0$. Siccome $y ne 0$, necessariamente $x=0$. Questo dimostra che quell'$x$ particolare che hai scelto (e quindi non ogni $x$) è uguale a $0$.
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Re: Un'ultima domanda sulle dimostrazioni

Messaggioda serafinon » 21/05/2023, 09:11

Ti ringrazio moltissimo per le spiegazioni.

1) Ok ho capito la tua scrittura e mi torna, quindi giusto per raicapitolare quando ho qualcosa tipo:
$$P =>$ ($forall x$ ($Q(x) => R(x)$))$ lo rendo con quella "generalizzazione" della I-E come: $AAx,[(P and Q(x))=> R(x)]$. Col caveat di dare i giusti "nomi" alle variabili mute (cosa che non avevo fatto).
Qui ora mi pare che ci siamo no? :D

2) Per il secondo punto avrei un ultimo dubbio, che è proprio quello che avevi evidenziato tu come "concetto non passato".
E credo sia il dubbio radicato nel capire meglio il concetto di "per ogni", che proverò a esprimere con due esempi.

a) nella dimostrazione io prendo: "per ogni x, (per ogni y, ϕ(x,y)=0)", o detto meglio, "per ogni x tale che ϕ(x,y)=0 per ogni y". Fatico un po' a capire quella serie di per ogni $AAx,(AAy, P(x,y))$.
Perché la formula mi sembra dire per ogni x che prendo, succede che per ogni y ho nullità della forma. Invece andrebbe letto come "assumo un x tale che ϕ(x,y)=0 per ogni y".
Quindi io scrivo in formule "per ogni x" ma poi di fatto "assumo un particolare x che rispetti la condizione su y" e questa cosa mi confonde un po'

b) qualcosa di analogo mi fa incastrare invece nella: $AA x, AAy, [ϕ(x,y)=0=>x=0ory=0]$, io starei dicendo: per ogni x e per ogni y (quindi QUALSIASI che assumo), vale che $ϕ(x,y)=0=>x=0ory=0$, ma allora non sono x e y qualsiasi. Perché in realtà per ogni x che prendo ho le mani legate sulla y dato che x o y è nullo.
In questo secondo caso mi pare di vedere meglio una spiegazione dicendo: è vero che prendi qualunque x e y, ma qualuneuq x e y che rispettino la condizione ϕ(x,y)=0 (quindi per ogni x,y che permetano ϕ(x,y)=0), ma nella domanda a) non riesco invece a trovare una giustificazione sensata del genere.


Direi che finalmente in questi giorni ho eviscerato tutti i dubbi che mi portavo avanti da mesi e non sapevo davvero mai a chi chiedere. Un gran sollievo :D
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Re: Un'ultima domanda sulle dimostrazioni

Messaggioda Martino » 21/05/2023, 12:56

Faccio una premessa sull'implicazione logica. Date due proposizioni $P$ e $Q$, la proposizione $P \Rightarrow Q$ ("$P$ implica $Q$") è definita come

$\neg ( P \wedge ( \neg Q ) )$,

cioè negando che valgano contemporaneamente $P$ e la negazione di $Q$. In particolare, questo implica che se $P$ è falsa, allora $P \Rightarrow Q$ è VERA indipendentemente dal valore di verità di $Q$ (!!!). Pensaci bene, perché questo manda molti in confusione.

Questo si può anche formulare per mezzo di una tabella di verità, che trovi qui.

Ora, quello che mi sembra che tu stia chiedendo è la cosa seguente:

(D) "supponiamo di voler mostrare

$forall x$ ($P(x) => Q(x)$). (*)

Allora perché dimostriamo questo prendendo non un $x$ qualsiasi ma un $x$ che soddisfa $P(x)$, per poi dimostrare $Q(x)$ per questo $x$ particolare?"

E' questo che stai chiedendo?

Bene, se è questo che stai chiedendo allora la risposta sta semplicemente nella definizione di implicazione logica che ti ho riportato sopra (e se ti crea confusione ti consiglio di concentrarti solo su quella per un certo tempo).

Per dimostrare (*) prendiamo un $x$ qualsiasi. Poi andiamo a dimostrare $P(x) => Q(x)$. Ora, è naturale dividere la dimostrazione in due casi.

Caso 1. $P(x)$ è falsa. In questo caso $P(x) => Q(x)$ è vera automaticamente, non dobbiamo nemmeno preoccuparci del valore di verità di $Q(x)$ (vedi la definizione di implicazione logica che ti ho scritto sopra). Questo significa che se $P(x)$ è falsa, allora $P(x) => Q(x)$ è vera e non c'è nient'altro da fare in questo caso.

Caso 2. $P(x)$ è vera. Procediamo con la dimostrazione supponendo $P(x)$ vera.

Il punto è che quando si dimostrano le implicazioni logiche, si saltano tutte le (potresti considerarle) chiacchiere dei due casi sopra e si passa direttamente al caso 2 (proprio perché se $P(x)$ è falsa non c'è niente da dimostrare).

Quindi per rispondere alla tua domanda (D), in realtà non è vero che prendiamo un $x$ che soddisfa $P(x)$, prendiamo un $x$ qualsiasi e poi dividiamo la dimostrazione in due casi, quello in cui $P(x)$ è falsa e quello in cui $P(x)$ è vera. Poi però ci accorgiamo che nel primo di questi due casi non c'è nulla da dimostrare, quindi passiamo direttamente al secondo caso.

Spero sia più chiaro adesso.
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Re: Un'ultima domanda sulle dimostrazioni

Messaggioda matos » 21/05/2023, 19:02

Scusate se entro a gamba tesa con un paio di domande un po' lunghe, tuttavia ho seguito fin dal principio la discussione attendendo lo sviluppo poiché su alcuni di questi discorsi ci ho perso la salubrità mentale giusto nei mesi scorsi. Ho atteso l'esaurirsi delle domande per scrivere e non disturbare l'OP.
Alcune cose sono riuscito a metterle a posto, altre meno, e notando la competenza di @Martino mi piacerebbe moltissimo poter chiedere alcune informazioni e spunti di riflessione che credo in topic con l'argomento. Sempre se la mia non risultasse una domanda troppo stupida o, peggio ancora, noiosa :-).

******************************
Inizio in questa sezione con la prima domanda:

Il tutto era sorto poiché mi era capitata una dimostrazione di questo tipo: $AAx, (P(x)=>(Q(x) or R(x)))$, nulla di troppo strano.
Con vari passi logici partendo da P ipotesi giungeva a dimostrare che Q è sempre vera, essendo Q sempre vera ed essendoci un "or" nella tesi evidentemente il teorema è vero. Quindi sto a conti fatti dimostrando solo: $AAx, (P(x)=>(Q(x))$
(Altresì si può notare che: un altro modo di scrivere $P⇒(Q∨R)$ è $(P⇒Q)∨(P⇒R)$ e quindi basta dimostrarsi la prima delle due: P=>Q per far si che valga il thm)

In questo mi era sorta una curiosità: ma se io riesco a dimostrare un teorema in questo modo, cioè dimostrando che P implica sempre Q, allora per quanto ne so R(x) potrebbe non verificarsi mai (cioè R(x) potrebbe essere sempre falsa per ogni x, e il teorema funzionare benissimo).

Assumiamo quindi questo particolare caso e che vogliamo dimostrare un asserto: $AAx, (P(x)=>(Q(x) or R(x)))$ con R(x) sempre falsa, dalla tavola di verità sappiamo che
$P=>(Q or R)$ equivale logicamente a $P=>(¬Q=>R)$ (1)
Ora, qui ci intravedevo un problema, perché quando assumo di voler dimostrare
$AAx, (P(x)=>(¬Q(x)=>R(x))$, dovrei dimostrare di nuovo che avendo antecedente P vero, allora il conseguente $(¬Q⇒R)$ è sempre vero, ma questo non mi sembrava fattibile dato che l'implicazione $(¬Q⇒R)$ mica è detto sia sempre vera, infatti dato che R è sempre falsa nel nostro esempio, se avessi $¬Q$ vera sarei belle che fregato! L'unica soluzione pareva essere quella di mostrare che $¬Q$ fosse sempre falsa così da avere (F=>F) che restituiva vero.

E' a questo punto che è giunto in soccorso un utente con cui avevo discusso e mi aveva fatto notare il seguente fatto:
Se $R$ è sempre falsa va da sé che se voglio dimostrare vero $(¬Q(x)⇒R(x))$ questa sarà riscrittura elaborata del semplice $Q(x)$, questo perché io devo mostrare che quando $P(x)$ vera allora $(¬Q(x)⇒R(x))$ è vera, ma $(¬Q(x)⇒R(x))$ è vera solo quando $Q(x)$ è vera, evidentemente.
Praticamente mi sono ridotto a dover dimostrare nuovamente: $AAx, (P(x)=>(Q(x))$, come deve essere data l'equivalenza (1).


Ho fatto tutta questa lunga introduzione perché leggendo questa discussione mi sorge la domanda, ma allora come dovrei gestire la riformulazione del teorema (che apprendo dal vostro scambio) in $AAx, ((P(x) and ¬Q(x))=>R(x))$, sempre sotto l'idea di R sempre falsa? Non riesco cioè a vedere, quando riscritta in tal modo, che sto dimostrando la solita $AAx, (P(x)=>(Q(x))$.


[N.B: Mi scuso se ho usato alcune volte P,Q,R snobbando i relativi quantificatori e altre volte il più corretto P(x), Q(x), R(x) ma essendo chiaro dal contesto ho alleggerito la notazione]

*****************************

La seconda domanda riguarda un fatto un po' differente, ossia vorrei capire come vedere il funzionamento di un teorema con la tavola di verità dell'implicazione, perché la seconda riga mi crea problemi.
Per fissare le idee assumo il seguente teorema, dimostrabile in un certo senso: "ogni individuo padre è maschio", in formule: per ogni x, A(x) => B(x), con A= x padre e B= x maschio.

Quando io vado a dimostrare, ciò che faccio è che ogni volta che A(x) è vera mostro la verità di B(x), e come diceva Martino ci interessa poco nulla se A è falso (trascuriamolo quindi); se però se prendo la tabella dell'implicazione avrei:

A....B....A=>B
V....V.......V
V....F.......F
F....V.......V
F....F.......V

E la mia domanda è, ma se io nel processo dimostrativo di solito dimostro che appunto se A vera allora B è vera, non dovrei far sparire la seconda riga? Infatti, quella non esiste più, perché so che se vera A per forza di cose B è vera. Il teorema quindi è una tavola di verità dell'implicazione in cui "elimino" la secodna riga grazie ai processi dimostrativi?
In altre parole: la seconda riga mi è possibile "levarla" proprio per via degli assiomi che agiscono sul mio universo delle x?

*****************************

Su questi due dubbi mi avvito da un po' e finora non sono sicuro di sapermi rispondere come funziona. Magari riuscirai tu.
matos
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