Mi piacerebbe chiudere con un'ultima domanda un po' più pragmatica, ci stavo ragionando prima ma ho visto che nel frattempo hai risposto.
Metto qui per comodità di non dover girare pagina per il lettore.
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1] intuitivamente l'ho sempre interpretato come dire: dato R vero posso avere P vero e se non ho P posso (alternativamente) avere Q vero, o anche assieme ovviamente essendo un or non esclusivo. Questa eventualità rende il teorema ovviamente verificato.
Quindi erroneamente mi pareva di poter concludere che in fin dei conti sia P che Q hanno "pari diritto" di esser veri, uno dei due lo sarà sicuramente ma pensavo che in questo tipo di teoremi tutti e due potessero e dovessero esserlo.
2]invece, per il discorso fatto sopra, mi sono accorto che questa conclusione (sul fatto che sia P che Q diventano veri "alternativamente" è falsa), infatti se ammettiamo di avere un teorema R⇒(PorQ) e di poter dimostrare che R⇒P è vero, beh ci accorgiamo che Q può anche essere falsa sempre e il teorema funziona benissimo.
In forza ai punti 1] e 2] del mio ultimo post sostanzialmente per dimostrare un generico:
Si abbia un teorema della tipologia:
$P=> (Q or R or S or T)$ si hanno due casi e due possibili modi comodi per dimostrarlo:
1] se intuisco a priori che (come nel punto 1) in modo alternato possono sussistere Q, R , S , T veri agisco come consiglio di otta dimostrando: $(P and ¬Q and ¬R and ¬S) => T$
2] se invece intuisco che voglio dimostrare un teorema $P=> (Q or R or S or T)$ dove mi accorgo che intuitivamente Q è sempre vera (e ad esempio T sempre falsa anche), e riesco poi a mostrare semplicemente che $P=>Q$ sempre, beh ho già finito così e il teorema è dimostrato.
Mi sembra tutto sommato corretto come "schemino", so che non ha molto senso farne in generale però mi piacerebbe cercare di racchiudere in una "casistica" pur conscio non sia una verità assoluta.
Grazie ancora a voi!