Re: Dimostrazione algebrica semplicissima (tramite inverso del gruppo R)

Messaggioda axpgn » 16/08/2023, 13:38

Desisto. :(
Probabilmente ha ragione Martino quando ti ha suggerito di rileggere la teoria degli insiemi su qualche buon libro.

Cosa c'entra la doppia inclusione quando si sta definendo un insieme? Non è che ogni insieme che definisci deve coincidere per forza con un altro o addirittura con i reali.
La notazione che si usa per definire gli insiemi sta a significare che gli elementi dell'insieme che stiamo costruendo sono quelli e solo quelli che rispettano le condizioni date. Nient'altro.
Nel caso in questione gli elementi di $A$ son tutti i prodotti risultanti dalla moltiplicazione di un numero reale fissato diverso da zero ($m$) con un qualsiasi numero reale ($x$). Finish.
Per la costruzione di un insieme non serve altro.
È ovvio che le condizioni date devono essere chiare e precise in modo da stabilire se un elemento appartiene o meno all'insieme che si sta costruendo.
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Re: Dimostrazione algebrica semplicissima (tramite inverso del gruppo R)

Messaggioda sisterioso » 16/08/2023, 13:46

@Martino
Sì, allora non credo di aver semplicemente capito l'appunto di Alex. Mi sembrava stesse sindacando sulla 1 delle:

Scrivere $A={mx : x in RR}$ è equivalente a scrivere le seguenti due cose.

1) Per ogni $a in A$ esiste $x in RR$ tale che $a=mx$.
2) Per ogni $x in RR$ si ha $mx in A$.


Io dicevo (in precedenza) che il mio problema era semplicemente l'essermi accorto che nella dimostrazione A⊆R si "sceglieva un elemento di A e si notava che esisteva una x e quindi bla bla..." il mio dubbio era che così facendo non era detto che per ogni x mi garantisse che mx fosse un elemento di A.
Con la parte nel quote mi hai fatto vedere che questo è garantito dal punto 2) (che appunto inizialmente non consideravo) della DEFINIZIONE di A. Fine.

Non vedo perché Alex non fosse d'accordo su questo, mi sembra lineare come ragionamento :(.

Avevo creato tutto l'impianto mentale del mio ultimo post per cercare di rispondere al suo appunto, e accorgendomi che 1) e 2) potevano anche essere viste come doppia inclusione. Maquel discorso è del tutto inutile se appunto come dici è una DEFINIZIONE. Quindi lasciamolo perdere!
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Re: Dimostrazione algebrica semplicissima (tramite inverso del gruppo R)

Messaggioda axpgn » 16/08/2023, 14:01

L'appunto che ti faccio non è tanto su quell'enunciato in sé ma sul tuo approccio, nel quale hai mescolato varie cose e nell'insistenza nel seguire quello che avevi in mente senza riflettere a sufficienza (a parer mio) su quello che ti veniva detto.
Tutto qui.
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Re: Dimostrazione algebrica semplicissima (tramite inverso del gruppo R)

Messaggioda sisterioso » 16/08/2023, 14:35

Ho capito ora, ti ringrazio.
Beh ma in realtà eran due giorni che ci riflettevo, un po' mi pareva di averci messo del mio, solo non ci arrivavo :D.
Ad ogni modo, a livello intuitivo avevo capito, era nella gestione delle formule che non mi ci trovavo per nulla per quello volevo andare a fondo.
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Re: Dimostrazione algebrica semplicissima (tramite inverso del gruppo R)

Messaggioda pistacios » 24/08/2023, 15:25

Non sono sicuro di far bene a scrivere qui perché non vorrei sia considerato OT, però avevo un dubbio che settimana scorsa mi attanagliava e forse ho trovato una soluzione qui proprio adesso. Però vorrei chiedere se qualcuno potesse dirmi se ho compreso correttamente.

Mi ero fissato a non capire una dimostrazione onestamente banale ma non mi ritrovavo con i quantificatori e la definizione insiemistica.

Nel mio caso ho l'insieme "complemento ortogonale" dell'algebra lineare a il professore considerava l'immagine tramite f di tal sottoinsieme:
$f(W^⊥):={f(x)|x in W^⊥}$ dove con f ho un endomorfismo simmetrico.

Quello che voleva dimostrare è che se ho un endomorfismo simmetrico per cui W sottospazio di V è invariante (ossia per definizione $f(W)$ è ancora sottospazio di $W$) allora anche $W^⊥$ è invariante per f.

DIM:
il prof dice che per farlo ci basta mostrare che, se $x in W^⊥$ allora $f(x) in W^⊥$

Il mio problema era simile a quello del topic perché dicevo
MA, io voglio dimostrare che se $y in {f(x)|x in W^⊥}$ [*] allora $y=f(x) in W^⊥$?. Quindi perché posso prendere la x, cosa c'entra? La x mi dà solo alcune f(x) dell'insieme mica tutte.

Difatti leggevo la [*] come: $y in {f(x)|x in W^⊥} <=> ∃ x | x in W^⊥$, cioè a parole: "quando ho un elemento y dell'insieme => esiste una x" dalla definizione (però ho alcune x non per ogni x!), mentre il prof prendeva tutte le $x$ e sembrava che questo mi desse tutte le f(x) di quell'insieme e non capivo proprio perché funzionasse.

Leggendo il messaggio di Martino mi sono però reso conto che forse posso trovare soluzione al mio problema così, e sono qui per chiedervi se è corretta come idea:

$f(W^⊥):={f(x)|x in W^⊥}$ è per definizione

1) Per ogni $y in f(W^⊥)$ => esiste $x in W^⊥$.
2) Per ogni $x in W^⊥$ => $y:=f(x) in f(W^⊥)$.

Equivalentemente,

$y in {f(x)|x in W^⊥} <=> ∃ x | x in W^⊥$.

Tornando a noi, quando scrivo: se $x in W^⊥$ allora $f(x) in W^⊥$ il "se $x in W^⊥$" per la (2) ci garantisce che $f(x)in f(W^⊥)$, pero così facendo (contrariamente a quanto pensavo) in realtà assumo tutti gli elementi di ${f(x)|x in W^⊥}$ e questo solo grazie alla (1) infatti ho che per ogni elemento di y esiste una x: $y in f(W^⊥)$ => esiste $x in W^⊥$. Quindi se assumendo un qualunque insieme y ho una x, dal punto (2) quando assumo tutte le x sto assumendo tutte le y=f(x).

E' proprio per questo motivo che assumete $x in W^⊥$ mi garantisce di star prendendo con y=f(x) tutti gli elementi di quel sistema.

Però volevo capire se ho ben compreso.

C'è però una cosa che non capisco, e mi riallaccio al discorso della dimostrazione vostra
Siccome a∈A, esiste x∈R tale che a=mx (perché gli elementi di A sono di questo tipo). Essendo quindi a un prodotto tra due numeri reali (perché anche m∈R), deduciamo che a è un numero reale, cioè a∈R.

Questo perché preso un elemento di ${mx : x∈R}$ so che esiste una x, benissimo, però questo ragionamento sembra solo dire che "esiste una x", ma non che assumo tutti i numeri reali.
perché non si esplicita anche questo ragionamento? "siccome ogni elemento di A si ottiene (per le due definizioni di insieme) scegliendo una qualsiasi $x∈R$ tramite $a=mx∈A$, allora ogni a in A è dato da tutti i reali come a=mx". O comunque qualcosa del genere; invece solitamente si salta come hai fatto tu, però, da definizione di quantificatore essitenziale, a me non sembra così ovvio che "Siccome a∈A, esiste x∈R tale che a=mx" garantisca che questo valga per ogni $x in R$ anche se poi è così proprio per via della (2) Per ogni x∈R si ha mx∈A.
Ammetto che questa cosa mi lascia un poco confuso.
pistacios
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Re: Dimostrazione algebrica semplicissima (tramite inverso del gruppo R)

Messaggioda Martino » 27/08/2023, 00:38

pistacios ha scritto:Quello che voleva dimostrare è che se ho un endomorfismo simmetrico per cui W sottospazio di V è invariante (ossia per definizione $f(W)$ è ancora sottospazio di $W$) allora anche $W^⊥$ è invariante per f.
La frase tra parentesi è sbagliata. $W$ è detto invariante se $f(W)=W$.

Di tutto quello che segue purtroppo non capisco niente. Però mi sembra che ti sei chiarito alla fine.

Siccome a∈A, esiste x∈R tale che a=mx (perché gli elementi di A sono di questo tipo). Essendo quindi a un prodotto tra due numeri reali (perché anche m∈R), deduciamo che a è un numero reale, cioè a∈R.

Questo perché preso un elemento di ${mx : x∈R}$ so che esiste una x, benissimo, però questo ragionamento sembra solo dire che "esiste una x", ma non che assumo tutti i numeri reali.
perché non si esplicita anche questo ragionamento? "siccome ogni elemento di A si ottiene (per le due definizioni di insieme) scegliendo una qualsiasi $x∈R$ tramite $a=mx∈A$, allora ogni a in A è dato da tutti i reali come a=mx". O comunque qualcosa del genere; invece solitamente si salta come hai fatto tu, però, da definizione di quantificatore essitenziale, a me non sembra così ovvio che "Siccome a∈A, esiste x∈R tale che a=mx" garantisca che questo valga per ogni $x in R$ anche se poi è così proprio per via della (2) Per ogni x∈R si ha mx∈A.
Ammetto che questa cosa mi lascia un poco confuso.

Non "si salta" niente, cosa intendi con "ogni a in A è dato da tutti i reali come a=mx"? Cosa significa "è dato da tutti i reali"?

Quello che non hai capito riguarda la notazione. Come ho già detto, quando si scrive
(*) $A = {mx : x in RR}$
questo significa le seguenti DUE cose.

1) Per ogni $x in RR$ si ha $mx in A$.
2) Per ogni $a in A$ esiste $x in RR$ tale che $a=mx$.

Il fatto che (*) significhi (1) e (2) è una notazione, quando si scrive (*) si intende (1)+(2). A quanto capisco, la tua confusione nasce dal fatto che per te (*) significa solo uno tra (1) e (2), invece significa entrambi.
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Re: Dimostrazione algebrica semplicissima (tramite inverso del gruppo R)

Messaggioda pistacios » 27/08/2023, 10:49

Ciao, rispondo alle tue gentilissime repliche.

La frase tra parentesi è sbagliata. W è detto invariante se f(W)=W.

Ok ho capito, forse questa è la definizione più corretta, però di fatto si tratta di definizioni e il mio Prof chiama invariante la situazione da me esposta. Vabbé poco male, basta sapersi raccapezzare all'occrrenza.

(nel prosieguo chiamerò invariante il caso del Prof. Ti prego di accettarlo, solo per non dover riscrivere tutto)

Quello che voleva dimostrare il Prof. è che se ho un endomorfismo simmetrico per cui W sottospazio di V è "invariante" (ossia per definizione $f(W)$ è ancora sottospazio di $W$) allora anche $W^⊥$ è invariante per f.

DIM:
E il problema è molto simile a quello che identifichi con la notazione. Perché scrivere: $f(W^⊥)⊆W^⊥$ tecnicamente vuole dire dimostrare che se $y in {f(x)|x in W^⊥}$ [*] allora $y=f(x) in W^⊥$.

Bene, qui iniziava il problema perché la notazione $f(W^⊥):={f(x)|x in W^⊥}$ vuol dire similmente al vostro caso:
1) Per ogni $y in f(W^⊥)$ => esiste $x in W^⊥$.
(+)
2) Per ogni $x in W^⊥$ => $y:=f(x) in f(W^⊥)$.

Però il prof dice che per dimostrare quella inclusione (per avere un invariante) ci basta mostrare che, se $x in W^⊥$ allora $f(x) in W^⊥$, e quello che mi lascia un poco perplesso da questa dimostrazione è che io sto usando solo la 2) così facendo, ma non la 1).
Infatti prendo un qualunque x in $W^⊥$ e per la 2) so che $f(x)$ è elemento di $ f(W^⊥)$ però così facendo NON sto prendendo tutti gli elementi di $ f(W^⊥)$, per averli tutti dovrei applicare anche la 1) cosa che non faccio nella DIM.


Similmente
Quello che non hai capito riguarda la notazione. Come ho già detto, quando si scrive
(*) $A = {mx : x in RR}$
questo significa le seguenti DUE cose.

1) Per ogni $x in RR$ si ha $mx in A$.
2) Per ogni $a in A$ esiste $x in RR$ tale che $a=mx$.

Il fatto che (*) significhi (1) e (2) è una notazione, quando si scrive (*) si intende (1)+(2). A quanto capisco, la tua confusione nasce dal fatto che per te (*) significa solo uno tra (1) e (2), invece significa entrambi.

Qui il problema è molto simile e notazionale come dici tu probabilmente, grazie al vostro discorso sono riuscito a fissarmi in mente che (*) vuol dire 1)+2) però, quando vado a dimostrare, seguendo la tua strada

Testo nascosto, fai click qui per vederlo
Prima inclusione: $A subseteq RR$. Per dimostrarla dobbiamo prendere un qualsiasi $a in A$ e dimostrare che $a in RR$. Siccome $a in A$, esiste $x in RR$ tale che $a=mx$ (perché gli elementi di $A$ sono di questo tipo). Essendo quindi $a$ un prodotto tra due numeri reali (perché anche $m in RR$), deduciamo che $a$ è un numero reale, cioè $a in RR$.


A me sembra che si stia prendendo una qualsiasi a in A, e questo per la 2) ci dice che esiste x in R, benissimo, però non sto usando la 1) (quella che mi garantisce che ogni x in R tramite mx mi dà un elemento di A), non dovrei parimenti mostrare che per ogni x in R avendo una a in A allora bla bla...
Con questa dimostrazione (spolier!) infatti non mi pare di garantire che otni x dei reali mi dia un elemento di A, perché non uso 1)
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Re: Dimostrazione algebrica semplicissima (tramite inverso del gruppo R)

Messaggioda Martino » 27/08/2023, 11:44

Devo correggermi su quanto ho scritto sopra, di solito quando si dice che $W$ è invariante per $f$ si intende che $f(W)$ è contenuto in $W$ (non necessariamente uguale), cioè $f(W) subseteq W$. Questo significa che, per ogni $w in W$, si ha $f(w) in W$. Vedi per esempio qui (clic). Detto questo, in alcuni testi si dice che $W$ è invariante se (**) $f(W)=W$, e ho l'impressione che sia proprio quest'ultima la definizione data dal tuo professore, anche perché per dimostrare che $W$ invariante implica $W^(bot)$ invariante si deve usare la (**). In ogni caso, per favore vai alla fonte, rileggi la definizione di sottospazio invariante nel tuo testo.

pistacios ha scritto:il mio Prof chiama invariante la situazione da me esposta.
Ti sbagli, e ti dò 2 argomenti per dimostrarti che ti sbagli (spero che siano sufficienti).

1. Se $f:V to V$ è un endomorfismo dello spazio vettoriale $V$ e $W$ è un sottospazio vettoriale di $V$ allora $f(W)$ è un sottospazio vettoriale di $V$ (facile esercizio, prova a farlo). Quindi se davvero per te dire che $W$ è invariante significa dire che $f(W)$ è sottospazio di $V$ allora ogni sottospazio di $V$ è invariante e quindi la nozione di "invariante" perde totalmente di significato.

2. Se leggi quello che tu stesso scrivi in seguito per dimostrare che $W^(bot)$ è invariante, ti accorgerai che quello che cerchi di dimostrare non è che $f(W^(bot))$ è sottospazio di $V$, è invece che $f(W^(bot)) subseteq W^(bot)$ (cioè stai seguendo la definizione di invariante che ti ho dato io, e che ti ha dato anche il prof, e che tu hai probabilmente frainteso).

1) Per ogni $y in f(W^⊥)$ => esiste $x in W^⊥$.
(+)
2) Per ogni $x in W^⊥$ => $y:=f(x) in f(W^⊥)$.
Ok, ma il punto (1) non significa niente. Devi dire "per ogni $y in f(W^(bot))$ esiste $x in W^(bot)$ tale che $y=f(x)$.

ci basta mostrare che, se $x in W^⊥$ allora $f(x) in W^⊥$, e quello che mi lascia un poco perplesso da questa dimostrazione è che io sto usando solo la 2) così facendo, ma non la 1).
Fermati qui. Quello che stai dicendo nella parte sottolineata è che basta mostrare che $f(W^(bot))$ è contenuto in $W^(bot)$. Domanda: perché ti interessa mostrare che $f(W^(bot)) subseteq W^(bot)$? Risposta: perché questa è la definizione di sottospazio invariante (pensaci!).

per averli tutti dovrei applicare anche la 1) cosa che non faccio nella DIM.
Ma infatti il ragionamento per esteso è: dobbiamo dimostrare che $f(W^(bot)) subseteq W^(bot)$, prendiamo quindi un qualsiasi $y in f(W^(bot))$ e mostriamo che $y in W^(bot)$. Per (1) esiste $x in W^(bot)$ tale che $y=f(x)$, e ora si prosegue normalmente.

A me sembra che si stia prendendo una qualsiasi a in A, e questo per la 2) ci dice che esiste x in R, benissimo, però non sto usando la 1) (quella che mi garantisce che ogni x in R tramite mx mi dà un elemento di A), non dovrei parimenti mostrare che per ogni x in R avendo una a in A allora bla bla...
Con questa dimostrazione (spolier!) infatti non mi pare di garantire che otni x dei reali mi dia un elemento di A, perché non uso 1)
Di nuovo, faccio moltissima fatica a capire di cosa stai parlando. Per dimostrare che $A$ è contenuto in $RR$ si prende un qualsiasi $a in A$ e si dimostra che $a in RR$. Tu dici "eh ma così non sto usando (1)", e quindi? Non sei obbligato a usare (1), non sei obbligato a usare niente, devi solo dimostrare un fatto usando delle cose di cui sei a conoscenza. Se riesci a dimostrarlo senza usare (1) tanto meglio.

Prima di rispondere per favore pensa un po' a quanto ti ho scritto.
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Re: Dimostrazione algebrica semplicissima (tramite inverso del gruppo R)

Messaggioda pistacios » 27/08/2023, 16:04

Martino ha scritto:Devo correggermi su quanto ho scritto sopra, di solito quando si dice che $W$ è invariante per $f$ si intende che $f(W)$ è contenuto in $W$ (non necessariamente uguale), cioè $f(W) subseteq W$. Questo significa che, per ogni $w in W$, si ha $f(w) in W$. Vedi per esempio qui (clic). Detto questo, in alcuni testi si dice che $W$ è invariante se (**) $f(W)=W$, e ho l'impressione che sia proprio quest'ultima la definizione data dal tuo professore, anche perché per dimostrare che $W$ invariante implica $W^(bot)$ invariante si deve usare la (**). In ogni caso, per favore vai alla fonte, rileggi la definizione di sottospazio invariante nel tuo testo.

pistacios ha scritto:il mio Prof chiama invariante la situazione da me esposta.
Ti sbagli, e ti dò 2 argomenti per dimostrarti che ti sbagli (spero che siano sufficienti).

1. Se $f:V to V$ è un endomorfismo dello spazio vettoriale $V$ e $W$ è un sottospazio vettoriale di $V$ allora $f(W)$ è un sottospazio vettoriale di $V$ (facile esercizio, prova a farlo). Quindi se davvero per te dire che $W$ è invariante significa dire che $f(W)$ è sottospazio di $V$ allora ogni sottospazio di $V$ è invariante e quindi la nozione di "invariante" perde totalmente di significato.

Sai che non ho capito bene perché dici questo, non ho capito dal mio discorso dove hai dedotto quelle considerazioni, a me sembrava di aver detto fin dall'inizio che $f(W)⊆W$ è la definizione di sottospazio invariante, in particolare f(W) è sottospazio di W :oops:. Non ho davvero capito le tue obiezioni perché ho sempre detto la tua stessa cosa nei post prima. In che punto ho detto la stupidaggine?

Ok, ma il punto (1) non significa niente. Devi dire "per ogni $y in f(W^(bot))$ esiste $x in W^(bot)$ tale che $y=f(x)$.

Sì, qui mi sono mangiato delle parti, forse più correttamente era (e questo intendevo):
1) Per ogni $y$, $y$ in $f(W^⊥)$ => esiste $x in W^⊥$ t.c. $y=f(x)$
Fermati qui. Quello che stai dicendo nella parte sottolineata è che basta mostrare che $f(W^(bot))$ è contenuto in $W^(bot)$. Domanda: perché ti interessa mostrare che $f(W^(bot)) subseteq W^(bot)$? Risposta: perché questa è la definizione di sottospazio invariante (pensaci!).

Sì, esatto, al di fuori della incomprensione che dicevo qui a inizio messaggio è proprio quel che ho detto, devo dimostrare quello perché è la definizione di sottospazio invariante. perfetto!

Esplicitamente cioè devo dimostrare che per ogni $y in {f(x)|x in W^⊥}$ allora $f(x)=y in W^⊥$.

a) La dimostrazione del prof invece parte da per ogni $x∈W^⊥$ e giunge a $f(x)∈W^⊥$.

che dici essere uguale a
b) prendiamo quindi un qualsiasi $y in f(W^(bot))$ e mostriamo che $y in W^(bot)$. Per (1) esiste $x in W^(bot)$ tale che $y=f(x)$, e ora si prosegue normalmente.

E non riesco a capire bene perché sono uguali a e b.
Riprendo i due punti
$f(W^⊥):={f(x)|x in W^⊥}$ è per definizione

1)per ogni $y in f(W^(bot))$ esiste $x in W^(bot)$ tale che $y=f(x)$.
(+)
2) Per ogni $x in W^⊥$ => $y:=f(x) in f(W^⊥)$.

La differenza mi sembra di poterla individuare tra a) e b) per via dell'ipotesi di partenza:
a) dimostra come HP: per ogni x in $W^⊥$ valga $f(x)=y in W^⊥$, mentre la b) ci dice che HP: per ogni y esiste (un qualche) $x in W^(bot)$ (per la 1 del quote)
Inoltre tornando al punto a) se noti noi diciamo solo che assumiamo per ipotesi che ogni $x in W^(bot)$ ma questa messa così non ci garantisce che abbiamo preso tutti gli elementi di $f(W^⊥)$, possiamo dire di averli presi Tutti solo se consideriamo la 2 (del quote).

Quindi mi verrebbe da scrivere in modo completo: per ogni $x in W^⊥$ so per la 2. che $y:=f(x) in f(W^⊥)$, inoltre per la 1. per ogni elemento di $f(W^⊥)$ ho una $x in W^⊥$ tale che y=f(x) (solo a questo punto ho equiparato a) e b)) quindi è vero a questo punto che assumendo una x qualsiasi so che è collegato biunivocamente un elemento y di $f(W^⊥)$, e quell'elemento di y dimostro che appartiene a sua volta a $W^⊥$ (che è l'inclusione). Solo così ho mostrato che per ogni $y in {f(x)|x in W^⊥}$ => $y in W^⊥$, procedere unicamente come fa in a) che per HP assume tutte le x in W ortogonale, non mi sembra dimostrare una appartenenza di $y$ a $W^⊥$, perché a priori mica so che ho preso tutte le $y in {f(x)|x in W^⊥}$ con la scelta di tutte le x in W ortogonale. Non so se mi spiego.


In questo il dubbio è davvero simile:
Di nuovo, faccio moltissima fatica a capire di cosa stai parlando. Per dimostrare che $A$ è contenuto in $RR$ si prende un qualsiasi $a in A$ e si dimostra che $a in RR$. Tu dici "eh ma così non sto usando (1)", e quindi? Non sei obbligato a usare (1), non sei obbligato a usare niente, devi solo dimostrare un fatto usando delle cose di cui sei a conoscenza. Se riesci a dimostrarlo senza usare (1) tanto meglio.

Qui noi abbiamo ={mx : x∈R}:
1) Per ogni a∈A esiste x∈R tale che a=mx.
2) Per ogni x∈R si ha mx∈A.

Il punto che mi confonde è questo: come dicevate all'inizio si vuole dimostrare che assumendo $a=mx$ ponendo al posto di x tutti gli elementi nei reali trovo varie a che sono nuovamente dei reali, ma non solo sono alcuni reali, sostituendo tutti i numeri reali in x trovo tutti i reali come "output" su a. Questo è il concetto di retta passante per l'origine: sostituendo in x l'insieme reale (le ascisse) trovo con mx l'insieme "retta passante per l'origine", che è ancora tutto l'insieme reale. (la retta delle ascisse e la retta a=mx sono l'insieme reale entrambe).

Come si dimostra questo? Per farlo suggerivi che si deve mostrare che assunto $A={mx : x∈R}$ si conclude che $A=R$.
Si comincia con A⊆R.
Però come io ho anticipato vorrei che OGNI x nei reali per cui scrivo $mx$ ho un elemento di A.
Mentre nella dimostrazione proposta per A⊆R noi sfruttiamo 1) e diciamo: prendiamo ogni $a∈A$, da cui esiste $x∈R$ tale che $a=mx$, ecco, noi sfruttiamo l'"esiste un x", ma facendo così potrei obiettare che per trovare ogni elemento a, ossia la retta a=mx, mi bastano solo alcune x reali (non tutti i reali, ho detto che esistono alcuni reali per tutte le $a$) mentre so che servono tutti i reali che andrò a sostituire nella x di $mx$ per avere tutta la retta $a=mx$. Ci inserisco tutte le x reali! Se io invece per ipotesi prendo tutti gli elementi a di A e sfrutto 1) io asserisco che per ogni elemento di A trovo alcuni reali x per cui vale bla bla... ma così facendo mostro solo che bastano alcune ascisse x per avere tutte le a(=mx).

In definitiva col tuo metodo mostro che A⊆R, e questo è sacrosanto, però con questa dimostrazione non so se ogni $x$ sostituita in $mx$ mi darà un $a$ elemento di A, questo in realtà sappiamo che è vero solo e unicamente per via del punto 2) che ci garantisce che per ogni x∈R si ha mx∈A. E a me sembra giusto dover specificare questo passaggio logico, perché io voglio provare che non solo c'è quell'appartenenza di ogni elemento a di A che sta anche in R, bensì vorrei altresì che quell'inclusione sia data assumendo che per ogni x nei reali allora mx sarà elemento di A. E questo si può sapere solo dal punto 2)

Ho ripetuto più volte lo stesso concetto in modi diversi sperando che uno sia più comprensibile dell'altro.
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Re: Dimostrazione algebrica semplicissima (tramite inverso del gruppo R)

Messaggioda Martino » 27/08/2023, 16:34

Sulla definizione di invariante hai ragione, ho letto male io. Avevo capito che per te $W$ si dice invariante se $f(W)$ è sottospazio di $V$. Invece avevi scritto che $W$ si dice invariante se $f(W)$ è sottospazio di $W$, che è equivalente alla mia definizione.

Quindi adesso mi sono capito :)

Riguardo il resto di cui parli, non ti so aiutare. Per me è ovvio che per dimostrare che $A subseteq RR$ si prende un qualsiasi $a in A$, d'ora in poi fissato, ora esiste $x in RR$ tale che $a=mx$ (ovviamente $x$ dipende da $a$) ed è chiaro che $a=mx in RR$ essendo un prodotto di numeri reali. Fine.
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