Caro Sidereus - cerco di tirare delle conclusioni dal nostro discorso. Come avevo detto all'inizio mi interessava capire il tuo punto di vista per vedere
se era riconducibile a qualcuno degli schemi che conosco. Se devo trarre una morale dalla discussione ho invece l'impressione che "capirsi" sia difficile,
e mi pare sempre piu' utopia cio' a cui ho per lungo tempo creduto, e cioe' che l'adozione di un linguaggio formalizzato potesse dirimere le questioni, permettendo di
arrivare al "nocciolo" dei problemi . Peraltro il ricorrere a un linguaggio (piu' o meno) formalizzato e' cio' a cui sono stato abituato da piu' di trent'anni per cui non
riesco a fare altro.
Ti ringrazio, in ogni caso, per avermi fatto riflettere su queste problematiche, cosa che mi ha portato tra l'altro a farmi rivedere l'approccio dell'analisi non standard
(che - ti assicuro - ho gli strumenti per comprendere).
Ti mando comunque - cosi' "per parlare" - alcuni commenti che mi suscitano le tue risposte
1) Il tuo ultimo messaggio, con l'esempio relativo a $e$, mi fa sostanzialente capire che tu vedi i numeri reali come le successioni di razionali che verificano
la proprieta' di Cauchy, modulo la relazione di equivalenza $(a_n)\sim(b_n)$ se e solo se $a_n-b_n\to0$. Mi va benissimo, ma non vedo come questo abbia a che fare
con i $dx$ (quel $dx$ che si mette nell'integrale o nel segno di derivata). Dunque la relazione di equivalenza di cui parlavi riguarda I REALI e non gli
infinitesimi - questo va d'accordo con la mia obiezione
e allora con l'equivalenza di prima c'e un solo infinitesimo
in effetti tutte le successioni equivalenti individuano un unico numero reale.
Fammi peraltro dire che a me la scrittura $a_n+dx$ appare insensata - o scrivi $a+dx$ o
scrivi $a_n+dx_n$; capisco di apparire forse troppo formale, ma in questioni come queste come si fa a cavare qualcosa se si confondono pere e mele?
2) Il tuo esempio riguardante la derivata di $x\mapsto x^3$ e' perfetto e mi sembra un ottimo modo di concepire la derivata mediante i differenziali - oltretutto
e' l'approccio giusto in piu' variabili. A me i differenziali sono chiarissimi: se $f$ e' una funzione e $x_0$ e' un punto il suo differenziale $df(x_0)$ e'
un'applicazione lineare tale che $f(x)=f(x_0)+df(x_0)(x-x_0)+o(x-x_0)$. Se intendi che $dx$ e' il differenziale della funzione identica (che e' il linguaggio delle
forme differenziali) mi sta bene, anche se la notazione e' per me orrida, in quanto non mi consente piu' di usare $x$ come variabile $dx(x)=x$????.
La coerenza imporrebbe di scrivere, per esempio $df(x_0)=f'(x_0)di(x_0)$ , dove $i(x)=x$. Riconosco che se $dx$ e' il differenziale della funzione identica la scrittura
$f'=\frac{df}{dx}$ -che io scriverei $f'(x_0)=\frac{df(x_0)}{di(x_0)}$ e' perfettamente sensata e stabilisce che la funzione $\frac{df(x_0)}{di(x_0)}$, che e' definita in ogni $x\ne 0$ e' costantemente eguale a $f'(x_0).
Mi chiedo se il $dx$ che si mette negli integrali vada/sia (??) inteso in questo modo
3) In altri momenti mi pare che con $dx$ tu intenda solo una variabile, cioe' un simbolo come quello usato nella formula $f(x_0+dx)=f(x_0)+f'(x_0)dx+o(dx)$, formula che
sarebbe lo stesso scrivere $f(x_0+"alejandro")=f(x_0)+f'(x_0)"alejandro"+o("alejandro")$, a parte che forse e' piu' espressivo indicare un
incremento con il simbolo "$dx$" invece che con "$"alejandro"$". In questo caso il $dx$ che si mette nell'integrale non mi pare altro che un orpello grafico
che puo' ricordare intituivamente come l'integrale e' stato introdotto, ma privo di un suo senso individuale - voglio dire che nella
scrittura $\int_E f(x) dx$ il senso e' "globale" ( che come e' stato detto all'inizio del thread dipendente solo da $f$ e da $E$) e non e' l'unione
dei pezzi $\int$, $E$, $f(x)$ e $dx$ aventi ognuno un senso individuale (tutte nozioni da precisare ...)- sarebbe lo stesso scrivere $INT(f(x),x,E)$
(come si fa in Mathematica e programmi simili) o $INT(f,E)$, come suggerisce F.P.
4) Sia il punto di vista 2) che il punto di vista 3) non mi sembrano dare una consistenza a una nozione "attuale" (??) di infinitesimo, quella che viceversa mi
sembrava di capire maneggiassero i fisici, che - mi sembra - pensano al $dx$ come un oggetto. Forse non e' e' nelle tue intenzioni considerare una nozione di questo tipo dato che dici
A mio modo di vedere, non c'è ragione di pensare agli infinitesimi come dei numeri.
Ma allora tutti le nozioni di limite/derivata/integrale sono sempre basati sugli $\epsilon$/$\delta$ di Weierstrass. In effetti se per te infinitesimo e' sinonimo di
successione infinitesima, allora la nozione di limite c'e' l'hai gia' (e deve essere fatta in termini di $\epsilon$/$\delta$ ) o no?
Dunque tutti questi discorsi sui $dx$ non sono sostanziali ma solo una questione di notazione piu' o meno espressiva. Bada che non sottovaluto assolutamente la
bonta' o meno della notazione. Oltretutto -lo confesso . anch'io uso la regoletta " se $y=g(x)$, allora $dy=g'(x)dx$ nel'integrazione per sostituzione (ma so che dietro c'e' un teorema) ; diro' di piu': dato che la regola funziona mi piacerebbe molto trovarrne un fondamento teorico.
Concludendo non so bene che conclusioni tirare .... Mi pare che oltre all'analisi non standard ci sia poco di formalmente corretto che sia alternativo alla "machinery" dei limiti,
anche se non ho ancora capito se l'analisi nonstandard traduca veramente le intuizioni "dei fisici" (dico cosi' perche' mi pare siano i fisici a usare in maniera disinvolta i $dx$).
Questo tipo di discussioni mi lascia sempre con un po' di amaro in bocca perche' ho sia l'impressione di non essermi spiegato e contemporaneamente quella di non aver
capito perfettamente. Personalmente non potrei fare a meno di notazioni coerenti ma ho un po' paura di perdermi qualcosa. Probabilmente (e ridico qualcosa che ho gia espresso)
per capire "i fisici" dovrei ristudiare un po' la fisica - che ho invece abbandonato da un po' di tempo - ma non si puo' fare tutto....
Va beh - scusate la prolissita' - aspetto le prossime bordate
P.S. Ringrazio F.P. (ex cattivissimo) per aver preso le mie difese. In realta' dietro un vizioso nick preso da un adventure game dei primi anni ottanta
(giocato su un mitico z80 spectrum) si nasconde un canuto cinquantenne professore di Analisi presso la facolta' di Ingegneria (prima Parma e ora Pisa).
Non voglio reclamare autorita' - pero' l'esortazione di " imparare bene l'analisi ortodossa, prima di cimentarti in queste varianti sul tema"
mi ha fatto un po' sorridere (ma non arrabbiare - tendenzialente sono un "buono").
You are in a comfortable tunnel like hall.
To the east there is a round green door.
>OPEN DOOR
>GO EAST
静かに時の傷に苦しむ
群れを組んでわ飛ばない鷹