axpgn ha scritto:@matos, gabriella
Beati voi ma siete mosche rare
Ho visto le peggiori/migliori nefandezze pur di sfuggire ad una interrogazione
Eh, sono cose del tutto soggettive. Io all'orale non che non avessi ansia, però rendevo, alle volte mi ricordavo cose che nemmeno credevo di sapere.
Ricordo il più odiato egli esami, ragioneria, esame del primo anno che feci come ultimo. 1500 pagine di ragioneria + 300 di computisteria (nemmeno comprato il libro, ignoro tuttora che sia la computisteria) preparato in venti giorni con la forza dell'odio, molte parti giusto una lettura veloce una volta.
Mi chiesero le riserve occulte, roba che non avevo per niente studiato, solo una lettura frettolosa all'inizio: beh, con mia sorpresa cominciai a parlare delle riserve occulte, e intanto pensavo: "Ma com'è che le so?"
Allo scritto invece era uscita computisteria, non potevo nemmeno avere ansia perché non ne sapevo niente, me lo inventai facendo un po' di addizioni e sottrazioni a caso.
Pensavo che all'orale avrebbero preso il mio compito con due dita come un topo morto per la coda, dicendo:"Che è questo schifo?", invece non dissero niente e si vede che mi riscattai con l'orale.
matos ha scritto: tic-tac-tic-tac, e la falce
Esatto... quello è il gran problemone.
Per fortuna invece nell'orale non ho sperimentato quella paura, anzi ero proprio contento di andarci, non so spiegarlo.
Non è facile capirlo. A me forse era il fatto che all'orale c'è comunque una presenza, uno che ti ascolta, che io non ho mai vissuto come il nemico. Infatti, l'unica cosa che mi bloccava era se il professore si distraeva e non ascoltava, mi era difficile parlare al muro.
Allo scritto è più uno stato di abbandono, solitudine in questo deserto ostile e persecutorio del tic tac dell'orologio e la mannaia del 'time expired'
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Easy reading is damned hard writing. (Nathaniel Hawthorne, The Scarlet Letter)