Messaggioda eafkuor » 23/04/2005, 14:10

mi sembra che michelson e morley (se si scrivono cosi') nel 1887 abbiano dimostrato sperimentalmente la non esistenza dell' etere.
in pratica hanno messo due aste della stessa lunghezza perpendicolari tra di loro, e due raggi di luce hanno impiegato lo stesso tempo per partire, arrivare alla fine dell' asta e tornare indietro.
se ci fosse stato l' etere il raggio di luce che ha percorso l'asta perpendicolare allo spostamento della terra nell' etere sarebbe arrivato per primo.

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Messaggioda prime_number » 25/04/2005, 20:53

Beh Einstein ha dimostrato definitivamente la non-esistenza dell'etere, proprio basandosi sull'esperimento citato da eafkuor... D'altronde l'etere doveva essere solo il mezzo attraverso il quale la luce doveva propagarsi (essendo un'onda non poteva viaggiare nel vuoto). In seguito alla Teoria dei Quanti non c'è più stato questo problema e l'etere non è più servito [:)].

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Messaggioda david_e » 25/04/2005, 21:23

Il bello della fisica e' proprio questo:

Non serve ==> Non esiste

:)

(addio pomeriggi a buttare via le vecchie cianfrusaglie dalla soffitta)
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Messaggioda eafkuor » 26/04/2005, 11:02

<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by david_e</i>

Il bello della fisica e' proprio questo:

Non serve ==> Non esiste
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
io penso che sia il bello della natura =)

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Messaggioda prime_number » 26/04/2005, 12:32

Beh nella Fisica ci sono anche molti "serve => esiste" [:P]!!

Vedi l'energia oscura... Nessun astrofisico sa cosa sia però ci deve essere, se no i calcoli non tornano, serve assolutamente.. allora esiste! eheh fortuna che ci sono i matematici a guidarli almeno un po' [:P]

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Messaggioda wedge » 26/04/2005, 17:27

attenti, secondo me state correndo il rischio di confondere la realtà fisica con i modelli con cui i fisici cercano di descrivere il mondo. non per buttarla sul filosofico, ma ad esempio quark, pacchetti d'onde eccetera non esistono nel senso stretto del termine, bensì rappresentano il miglior modello matematico ed intuitivo che possediamo per descrivere i fenomeni della realtà.
dunque è vero che "non serve=>non esiste", ma sul "serve=>esiste" andrei più cauto... anzi se non ricordo male per le leggi della logica dalla prima relazione deriva esattamente il contrario, vale a dire "esiste=>serve", e non a caso compito dello scienziato è quello di produrre una teoria che spieghi i fenomeni conosciuti (esistenti).
(si confrontino Mach, Popper, Bohr, Heisenberg)
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Messaggioda Elijah82 » 26/04/2005, 18:28

sono d'accordo con wedge. ci sono due filosofie di fondo: quella secondo cui le equazioni della fisica (o matematica) sono "scoperte" in quanto già esistenti nella realtà e quella secondo la quale sono "ideate" dall'uomo come strumento per descrivere relazioni circa grandezze fisiche misurabili. prima ero un forte sostenitore della prima, ma adesso non ne sono più convinto. il mio scetticismo mi spinge ad accettare solo ciò che mi è evidente, e mi è evidente che sono uomini quelli che formulano le leggi, che tali leggi sono state oggetto di evoluzione nel tempo e che rappresentano una buona approssimazione della realtà. ma di più io non sono in grado di dire. quando si arriva a parlare di implicazioni del tipo "serve ==> esiste" e "non serve ==> non esiste" ecc. stiamo tirando in ballo convinzioni personali, che derivano da una personale metafisica, che può essere la fiducia in un principio di "economia", di "bellezza", di "simmetria" o altro ancora, ma che a rigore non ha una giustificazione razionale. ma il bello è anche questo, seguire il nostro istinto per comporre una poesia che parli dell'universo un cui viciamo, affidandoci a tutti i nostri cinque sensi, e usare la ragione non per bandire tali sensi, ma usarla come se fosse un sesto.
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Messaggioda david_e » 27/04/2005, 18:34

non serve ==> non esiste

E' il "rasoio di Ockham"

serve ==> esiste

E' il cosi' detto "contro-rasoio di Chatton"

Secondo me piu' che ontologicamente vanno interpretate come un principio di sanita' mentale. Un po' come scrivere 0.5 come 1/2 piuttosto che come 1111/2222. In altre parole fra due equazioni equivalenti e' meglio la piu' semplice o se hai 2 equazioni in tre incognite scrivine un altra (e spera che sia indipendente).
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Messaggioda Elijah82 » 27/04/2005, 21:31

Chiaro, e sono d'accordo con te. Ma queste scelte derivano da un ragionamento di tipo "interpolatorio": se dobbiamo scegliere una funzione che passi per due punti, è immediato prendere una retta, perché non lascia spazio all'arbitrarietà, mentre la scelta di una parabola non è univocamente determinata. Però questo non significa che la funzione che abbiamo campionato sia necessariamente una retta. Tuttavia noi costruiamo modelli, e dal momento che in questo contesto non ha senso scegliere una parabola, usiamo la retta, e anche perché è più semplice.
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