Caro Tibe2003,
le cose che hai dette in questa discussione, personalmente e citando, sono molte e andrebbero non poco analizzate, ma qui saremmo OT e mi piacerebbe, invece, che si tornasse all'argomentare scaturito a seguito della questione posta da nato_pigro. Per quel che mi riguarda, ho voluto definire 'metafisica' una personalissima interpretazione del gioco del Bianco e del Nero (sono quasi certo, peraltro, già immaginata da altri e migliori di me).
Con l'aggettivo 'metafisica', però, mi accorgo di aver dato proprio uno schiaffo alla Metafisica, poiché ho usato il termine a sproposito, quale sinonimo di indimostrabilità e di pura e semplice fantasiosità, tutto sommato in un senso non distante dal tuo giudizio sulla filosofia: un chiacchierare che non porta a nulla. Da ignorante quale sono, anche in Metafisica oltre che in Matematica, forse dovrei moderare i termini, nel senso che non è così assodato che metafisico possa valere per fantasioso. Ma non è qui il discorso.
Dicevo che, pur non essendoci attualmente dimostrazione di una strategia vincente per l'uno o l'altro, gli scacchi possono esser visti come una guerra che il Bianco intraprende per la vittoria sull'avversario e il Nero per la sconfitta del Bianco. Sono e non sono la stessa cosa e sembrano definire perlomeno una forza diversa e data come 'a priori'.
Ora, non sono un esperto di arte militare, ma è certo che l'avvio di una partita a scacchi può essere paragonato al primo attacco di un'armata e che colui che subisce l'attacco non si trova assolutamente in condizione neutra, ovvero deve muovere in ragione del primo passo compiuto dall'altro.
Prescindendo da una interessante annotazione della saggezza orientale, non ricordo se rinvenibile in 'L'arte della guerra' di Sun-Tzu o non nel Tao-Te-King di Lao-Tze (se non addirittura nel 'I King', Libro dei Mutamenti), secondo la quale se si vuol vincere bisogna prima lasciar vincere l'avversario - annotazione che qui, tuttavia, potrebbe anche non aver motivo - sostenevo in buona sostanza che il Nero muove in ragione della strategia del Bianco e, dunque, ch'egli è su posizioni molto, ma molto diverse da quelle dell'avversario.
Riconosco che un tale discorso sugli scacchi possa, come probabilmente la stessa arte militare, non esser più di una facezia, o chiacchiera, se lo si vuol paragonare alla Matematica ed alla sua inconfutabilità e, tuttavia, non credo che anche in questioni di etica militare o scacchistica non possa venir buono un qualche uso della Matematica, ad esempio nel cercare l'infondatezza dell'argomentare altrui. Ma, se mi permetti, il matematico che intende confutare può e deve farlo mediante la Matematica, con lo scopo fondamentale di rendere un servizio alla Verità e così mostrando gli errori altrui che, se non sono dei tromboni, non potranno che essergliene grati.
Pertanto hai, e abbiamo tutti, due possibilità, ugualmente valide e importanti: tacere o parlare da matematici.
[Mi accorgo, però, che le certezze della matematica derivano in gran parte dalla sua formalizzazione. Sarà possibile intendersi senza formalizzare anche gli interventi nel forum? Credo di si, e solo continuando a parlare, perlomeno per chiarire. O almeno lo spero].
@nato_pigro
Hai controbattuto all'argomentazione portando esempi relativi alla necessaria sconfitta di colui che muove per primo. Mi riferivo, però, all'incipit del giocare, ovvero a situazioni non compromesse. Non volevo minimamente sostenere che chi muove per primo, ad inizio partita, ha un vantaggio certo, inconfutabile, ma che Bianco e Nero affrontano il gioco molto diversamente ed ho così cercato di definire, con l'ipotesi 'metafisica' proposta, due diverse, possibili filosofie della guerra dei due colori. Mi accorgo di non saper dire di più.
Scusate il niente della cosa.
Grazie e ciao a tutti.