Ciao,
cercavo di capire una cosa di cui non sono canto certo.
Mi accorgo che definendo una applicazione lineare f(x,y)=2x ad esempio essa si può vedere in due modi:
1 - in teoria prendo proprio un vettore di R2 ed f lavora sulle componenti del vettore (componenti intese come slot della dupla e non come coordinata della base).
2 - oppure posso vedere la dupla come f(xe_1+ye_2)=2x in questo caso la f lavora sulle coordinate x e y del vettore (x,y) rispetto alla base canonica.
Posso quindi definire f sfruttando il vero vettore R3 (passatemi il termine "vero") oppure il vettore di componenti (x,y) rispetto alla base canonica.
Benissimo.
3- Provaimo ora a prendere una f così definita sullo spazio dei polinomi: f(v)=f(1+x)=2x, qui mi sembra di avere una definizione di f solo con una lettura per coordinate e non "lavorando sul vero vettore", cerco di chiarire:
v=1+x non è altro che il vettore scritto sfruttando la base dello spazio dei polinomi B={1,x}, quindi quando scrivo f=2x io ho la f la definisco sfruttando le coordinate rispetto a B e non le componenti del vettore (le componenti di (x,y) ci sono a prescindere dalla base scelta, sono insite nella definizione stessa di vettore (x,y) ), con componenti intese come "parti del vettore".
Mi pare che nello spazio dei polinomi non ci sia modo di lavorare per componenti, perché rispetto alla n-upla in tal caso non riesco a vedere cosa siano le componenti (intese come parte intrinseca della costruzione del vettore)
NB: ho usato coordinate con senso diverso da componenti: le coordinate le intendo come coefficienti della base per scrivere il vettore, le componenti del vettore sono invece gli slot della n-upla del vero vettore.
Non capisco bene come districarmi da queste cose.